2000 Maniacs

di Francesco Cappa

 

Herschell Gordon Lewis viene considerato il padre dello "splatter-movie", ovvero quel tipo di film in cui il sangue umano fa da protagonista. Lo "splatter"  si puo’ in pratica definire "lo schizzare del sangue", sulla faccia dell’assassino, sul pavimento e sulle pareti, sull’obbiettivo della macchina da presa. Il termine viene coniato e utilizzato nel cinema, nei romanzi, nei fumetti, ma trae le sue origini dal "Grand-Guignol", ovvero un tipo di teatro del terrore in voga alla fine del 1800, nel quale vi erano abbondanti scene di sadismo e follia, con squartamenti di corpi umani e tagli di parti anatomiche (infatti il termine "splatter" ha sostituito il termine "granguignolesco").

E’ infatti la trasposizione  cinematografica di quel teatro "Grand-Guignol" che H.G. Lewis mette in atto. Nei suoi film, tutti rigorosamente a basso costo, venivano usate interiora vere (naturalmente di animali) e tanta, tanta ironia e comicità (involontaria, perché Lewis credeva veramente di spaventare coi suoi film del terrore). Nelle sue pellicole la trama è al limite del ridicolo e  l’attore non esprime un bel niente, anzi è quasi sempre un falso eroe idiota, e principalmente un corpo da fare a pezzi e macellare. Ma le vittime di H.G. Lewis erano principalmente le belle ragazze, con le loro urla di terrore mentre i loro corpi venivano segati in due. Comunque H.G. Lewis si cimentò nei più svariati generi, dando vita a piccoli capolavori del cinema "di serie zeta" come "SHE DEVILS ON THE WHEEL", storia di un gruppo di motocicliste che si divertono a terrorizzare i maschi e che fanno feste a base di sesso scegliendosi il ragazzo da "stropicciare". 

Nel 1963 esce "BLOOD FEAST", la storia di un maniaco che cerca di risvegliare una divinità egizia offrendole come sacrificio gli organi di belle ragazze, ed è subito shock. Anche se il film è in bianco e nero, il sangue che schizza non è mai stato così rosso.

Nel 1964, Lewis fa uscire "2000 MANIACS", e questa volta la pellicola è a colori.

La storia narra di sei turisti nordamericani, degli "yankee" insomma, che finiscono in una cittadina del Sud, tale Pleasant Valley, La Valle Del Piacere. Sappiamo subito dai titoli di testa che vengono opportunamente dirottati in questa cittadina da due tizi che spostano i cartelli d’indicazione nei posti giusti. Come entrano a Pleasant Valley vengono bloccati da un corteo di sudisti che li vogliono assolutamente trattenere per farli partecipare all’anniversario del centenario della loro cittadina come ospiti d’onore. Controvoglia i turisti restano. Ma il loro ruolo non sarà quello di fare gli ospiti d’onore, ma l’oggetto della vendetta di Pleasant Valley, che alla fine si rivelerà una città fantasma.

Il film sembra una commedia divertente ai giorni nostri, ma nel ’64 è stato un vero e proprio shock, anche per il tema trattato (ricordiamoci che la gente del Nord-America tutt’oggi non viene vista di buon occhio nel Sud, più bigotto e tradizionalista).

E comunque il cinema di Herschell Gordon Lewis va’ preso così com’è, con le sue trame idiote e i suoi attori tremendi, apprezzando i buoni effetti speciali artigianalissimi e la carica ironica di un regista che ha voluto fare film il suo cinema, a tutti i costi, sfidando i benpensanti e la moralità fanatica dell’America degli anni sessanta.

Francesco Cappa

 

 

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