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Dario Argento nasce a Roma il 7 settembre
1940 da Salvatore, famoso produttore cinematografico, e
Elda Luxardo, fotografa brasiliana di grande talento.
Grazie ai genitori e al nonno, distributore di film in
Brasile, Dario entra in stretto contatto con il mondo del
cinema, e sempre grazie a loro apprende i trucchi del
mestiere: dalla madre soprattutto ereditera' il gusto per
l'inquadratura e la fotografia. In tutta la sua carriera Dario e' rimasto sempre coerente all'idea che non si puo' dirigere un film gia' sceneggiato, quindi l'unica soluzione e' la produzione indipendente. Egli vuole considerarsi padrone dei propri lavori e non scende a compromessi nemmeno con il cinema americano, al quale ha rifiutato moltissime proposte. E' stato invitato anche ad insegnare al Centro Sperimentale di Cinematografia e alla Columbia University, ma anche in questa occasione non ha ceduto. Dario pero' non ha iniziato la sua carriera come regista, bensi' come giornalista e critico cinematografico per Paese Sera. La svolta avviene dopo l'incontro con Sergio Leone che lo invita a sceneggiare " C'era una volta il west" con Bertolucci. Da qui inizia la sua splendida carriera cinematografica, apprezzata piu' all'estero che in Italia. Il suo primo film e' " L'uccello dalle piume di cristallo" che si rivela da subito un grande successo. Anche il suo secondo film " Il gatto a nove code" non delude il pubblico, infatti riesce ad incassare 750 milioni solo nelle citta' capozona. In "Quattro mosche di velluto grigio" si puo' notare l'abilita' di Dario nella rappresentazione degli omicidi e nella dettagliata analisi della psicologia dell'assassino. Nel 1973 Dario si allontana dal cinema horror e si dedica ad un film" Le cinque giornate" di satira politica che non ottiene pero' un grande successo, non essendo un genere a lui congeniale. Dopo questa breve parentesi ritorna alla ribalta con uno dei suoi piu' grandi capolavori: "Profondo rosso", con il quale entra per la prima volta in contatto con il mondo dell'occulto. La descrizione degli omicidi e' sempre piu' meticolosa e le vittime muoiono solo dopo estenuanti torture. Con "Suspiria" raggiunge l'apice della violenza e l'originalita' dei delitti e' senza pari; in Giappone ha talmente tanto successo che "Profondo rosso" viene distribuito con il nome di "Suspiria part2" . Con questo film Dario si permette una digressione nel gotico, grazie anche a Daria Nicolodi, che del film cura sia il soggetto che la sceneggiatura. Anche in "Inferno" insiste su queste atmosfere anzi con esso raggiunge il punto piu' alto della cinematografia fantastica e surreale da lui creata. Purtroppo pero' la critica guarda al film con aria di sufficienza e a volte anche di irrisione e il pubblico lascia poi intravedere una flessione nel suo interesse. Per questo il regista abbandona il genere horror e ritorna al thriller metropolitano con "Tenebre" film in cui i colpi di rasoio e di accetta si sprecano. La violenza qui raggiunge i massimi livelli, ma il pubblico non sembra stancarsene. Nel 1985 il regista gira " Phenomena" con la collaborazione di Franco Ferrini( sceneggiatore di film come "La cicala" di Lattuada e "etoile" di Peter Del Monte) che pero' si presenta come un remake scombinato e delirante di "Suspiria". Due anni dopo il regista ritorna alla ribalta con "Opera", film interamente girato nel Teatro regio di Parma. Il film e' ispirato ad una vicenda accaduta allo stesso Argento: il teatro Sferisterio di Macerata gli aveva infatti offerto la regia del "Rigoletto" di Verdi ma , dopo aver saputo che Argento voleva rappresentare il duca di Mantova come un vampiro, gliela aveva ritirata. Inoltre il ruolo di Betty inizialmente doveva essere interpretato da Giuliana De Sio, che all'ultimo momento, per vicende mai del tutto chiarite, si ritira . E' un film che nasce quindi all'insegna dello scandalo e del pettegolezzo ma alla fine il successo arriva. Nel film "Due occhi diabolici" egli dirige uno dei due episodi , quello intitolato "Gatto nero" ispirato al famoso racconto omonimo di Poe. Segue poi "Trauma" , un giallo terrificante e claustrofobico interamente girato a Minneapolis. Negli ultimi due film "La sindrome di Stendhal" e "Il fantasma dell'opera" Argento sembra aver perso tutto il suo genio creativo infatti entrambe le pellicole sono confusionarie e spesso illogiche. |