L'autrice Poppy Z. Brite


Nata nel 1967 a New Orleans dove vive e ha ambientato le sue opere. Nonostante la giovane età, è già nota da alcuni anni al pubblico degli appassionati, grazie al suo romanzo "Cadavere squisito" che le è valso il soprannome di "regina necromantica" della letteratura. Personaggio singolare, fuori dagli schemi, bizzarra e anticonformista, cerca di stupire con i suoi atteggiamenti, oltre che con i personaggi e con il linguaggio dei suoi romanzi. Della scrittrice sono in commercio in Italia le seguenti opere:

  • Anime perse (Ed. Bompiani 1996)
  • Cadavere squisito (Ed. Frassinelli 1997)
  • Courtney love. La sua vera storia (Ed. Sperling & Kupfer 1998)
  • Nel cuore dell’eternità (Ed. Sperling & Kupfer 1999)
  • Revelations di AA. VV. (*) (Ed. Sperling & Kupfer 1999)
  • (*) contiene il racconto "Triade" di Poppy Z. Brite e Christa Faust



    Il libro Cadavere squisito

    di Poppy Z. Brite (Ed. Frassinelli-Strade - £ 24.000)



    Un fatto è certo. "Cadavere squisito" non è un romanzo per neofiti. Per iniziare a leggere, continuare la lettura e giungere fino all’ultima pagina, occorre essere adeguatamente attrezzati. E’ necessario possedere stomaco forte e una consolidata esperienza nel campo della letteratura pulp e dello splatter-horror. Ed essere in grado di fare tabula rasa di ogni tabù e di tutti i preconcetti culturali.
    Se pensate di possedere questi requisiti, potete intraprendere un viaggio in un mondo inconsueto e sconosciuto, guidati da una Poppy Z. Brite scatenata.
    Nel romanzo si parla di serial killer, non di un isolato omicida seriale, bensì di due; per giunta, necrofili e cannibali e, come se non bastasse, anche omosessuali. Il tutto ambientato tra la popolazione gay di New Orleans e del Quartiere Francese. Non ci sono donne nel romanzo e gli eterosessuali appaiono come pallide ombre diafane e quasi inopportune.
    In una intervista a Poppy Z. Brite, diffusa da "La settimana letteraria" [L’intera intervista si trova in rete sul sito http://www.alice.it ; altra intervista si trova su http://www.fabula.it/it/it07/interv_02.html ], alla domanda: "Perché i personaggi che descrive sono tutti uomini e omosessuali?", la scrittrice ha risposto:
    "Io sento dentro di me sempre, quando scrivo, la voce di un ragazzo omosessuale; non so perché, ma non sento altre voci. Io ho avuto e ho molti amici gay e per questo credo di conoscerne bene le caratteristiche psicologiche, ma quella che parla nei miei romanzi è proprio la mia voce interiore."
    Una specie di spirito guida, dunque, che muove la mano della Brite, di là dalla sua volontà. Solo che i gay descritti nel romanzo sembrano afflitti da un pensiero ossessivo: sesso e droga. Non fanno, non pensano e non desiderano altro, senza limiti né cautele. Quasi cercando, con l’uno e l’altra, di accostarsi alla siero-positività e all’AIDS: un’autopunizione, vissuta però con rabbia da riversare sul mondo intero che non li comprende e non li giustifica.
    Nell’insieme, però, possono apparire privi di sentimenti, se non quelli epidermici o viscerali suscitati dalle sostanze stupefacenti o dai rapporti sessuali, questi ultimi descritti spesso nei minuti particolari. Come pure particolareggiate sono le descrizioni di omicidi, vivisezioni, mutilazioni e smembramenti che risultano invero agghiaccianti. Ancor di più perché la scrittrice racconta la storia e descrive i personaggi con una sorta di neutralità giornalistica, scindendo i fatti dai commenti. Non li giudica, non entra nel merito delle loro azioni, lasciando che siano i lettori a formulare un’opinione.
    Adesso siete avvertiti. Se volete, potete staccare il biglietto.

    Andrea Didato



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