"Le avventure di Artur Gordon Pym" di Edgar Allan Poe


 

Il romanzo "Le avventure di Artur Gordon Pym" è l’unico scritto da Edgar Allan Poe che, nel corso della sua vita, ha scritto in gran parte racconti e poesie.

Il romanzo fu scritto a cavallo tra il 1837 e il 1838 e narra le grottesche avventure marine del giovane Artur Gordon Pym, che, attratto dal mare insieme al suo amico Augustus, s’imbarcherà, nascosto nella stiva dal suo amico, sulla baleniera Grampus e inizierà così una lunga avventura ricca d’orrori e misteri.

Secondo diversi pareri, "Le avventure di Artur Gordon Pym" è un romanzo formato dall’associazione di tanti racconti e, in effetti, qualcosa di vero in quest’affermazione c’è, ma va anche detto che c’è un filo che collega tutta la vicenda, un filo abbastanza robusto costituito da un fitto strato di orrore, quell’orrore tipico di Poe che non ha bisogno né di fantasmi e né di fenomeni paranormali, perché nasce dall’uomo, l’uomo che di per se, senza bisogno di evocare nulla di ultraterreno, può risultare orribile, sia nelle fattezze fisiche che nella mente. Inoltre va ricordata la maestria di Poe, presente in tutte le sue opere, nel descrivere scenari inquietanti e misteriosi.

La vicenda è narrata in prima persona dal protagonista, che la scrive per un giornale diretto, fino a poco tempo prima che Pym iniziasse a narrare la storia, dal signor Poe. Come già detto Gordon Pym s’imbarca sulla baleniera Grampus, nascosto nella stiva, poiché la sua famiglia non lo vuole fa partire e porta con se anche il suo cane terranova Tiger.

In questa prima parte il protagonista descrive le prime giornate trascorse nella buia stiva, parlando tra l’altro delle visite ricevute dall’amico Augustus, che lo rifornisce di viveri. Successivamente la storia comincia a diventare misteriosa, Augustus non si fa più vivo e Pym, senza viveri, inizia a soffrire la fame insieme al suo cane e solo più tardi saprà che la nave è stata vittima di un ammutinamento, grazie a un messaggio scrittogli con il sangue da Augustus su di un foglio di carta e lasciatogli nella stiva. L’ammutinamento a bordo del Grampus è descritto in modo molto grottesco da Poe. Viene capitanato da un grosso cuoco negro dalle orribili fattezze, che fa ammazzare a colpi di sprangate alla testa decine di marinai, che poi vengono buttati in mare. In seguito Gordon Pym, insieme ad Augustus, Parker (un ammutinatore pentito) e a Peters, un grosso meticcio dalla forza inimmaginabile, riuscirà a riconquistare il controllo della nave, che però verrà danneggiata da una terribile bufera che ridurrà i quattro alla fame fino ad arrivare ad un gesto estremo: uno di essi, infatti, propone di tirare a sorte per vedere chi deve essere mangiato dagli altri. La permanenza sul Grampus dura ancora parecchio tempo, durante il quale ci saranno diversi avvistamenti di navi che potrebbero salvare i naufraghi, tra cui l’avvistamento di una nave fantasma piena di carogne, che rappresenta una delle parti più belle del romanzo. Gordon Pym e i suoi compagni di sventure, sono poi salvati dalla Jane Guy, una goletta di passaggio, quando erano oramai convinti della loro capitolazione.

In questa parte la narrazione è maggiormente simile a quella di un romanzo di avventure marine, fino a che la nave non si imbatte in un’isola abitata da una strana popolazione di indigeni sconosciuta. La popolazione indigena è una delle migliori fantasie che Poe mette nel romanzo: sono tutti neri, compresi i loro denti e non sopportano la vista di qualsiasi cosa che non sia nera e, d’altronde, tutta l’isola in cui vivono e nera o scura, vegetazione e rocce comprese.

Gli indigeni all’inizio sembrano buoni, poi si rivelano capaci di orrende crudeltà, fino a ridurre l’equipaggio della nave a un pugno di uomini. I superstiti, tra cui naturalmente Gordon Pym, intraprendono un viaggio su di un’imbarcazione arrangiata alla meglio, proseguendo verso il polo sud, dal quale l’isola non distava molto e il romanzo sarà concluso bruscamente da un’apparizione celestiale.

Posso dire con sicurezza che l’ambientazione marittima riesce ad ispirare Poe meglio di qualunque altra, "Una discesa nel Maelstrom" e "Un manoscritto trovato in una bottiglia" ne sono sicuramente la prova e in tutte queste opere prevale un’idea del mare come luogo che nasconde nella sua immensità, resa spesso grottesca e terribile dalle descrizioni di Poe, orribili segreti e grandi insidie. Del resto sono sicuro che chiunque leggerà parti del romanzo come quella riguardante l’avvistamento della nave fantasma o la lotta tra Gordon Pym e il suo cane Tiger, diventato rabbioso per la mancanza duratura d’acqua, non potrà mai dimenticarle.

"Le avventure di Gordon Pym" raccoglie in un solo libro un po’ tutti i generi di fantasie macabre di Poe, dai personaggi strani e inquietanti ai comportamenti contro natura (come il cannibalismo), dagli equivoci dai risvolti macabri all’inspiegabilità e all’illogicità d’alcuni eventi, il tutto narrato in modo chiaro e sorprendentemente lucido dal protagonista della vicenda Artur Gordon Pym.

LoKi




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