Il Manoscritto


di Pasquale Francia

 

"Cos’è la razionalità? Una vaga ombra creata in un mondo
d’incertezze…"
Frank Pask




I.

Una fredda giornata di dicembre, sul far della sera, venne a bussare alla mia porta il dottor Arnold Betsinger. Aveva l'aria piuttosto afflitta e tirava grosse e nervose boccate dalla sua pipa di radica. Si svestì del pesante cappotto color grigio che appese senza molta premura all'attaccapanni, poi, si abbandonò pesantemente sul piccolo divanetto di pelle che tenevo sistemato vicino alla libreria.
-Robert, scusami per l'ora tarda ma devo parlarti di una faccenda piuttosto seria.
-Che faccenda?- dissi porgendogli un bicchierino di sherry.
Arnold sospirò stanco.
-Vengo or ora da Lancaster...
-Lancaster ?! Cosa ci sei andato a fare in quel paese di sciacalli?
-Mi ci ha portato un brutto affare amico mio! Tu conoscevi il vecchio Isaia Jones?
-Certo! Credo che qui a Stokonrige lo conoscano in molti...gli è accaduto qualcosa?
-E' morto.
-Morto?
-Morto stecchito, me ne sono accertato personalmente. L'ispettore Raywan, del locale distretto, mi ha telegrafato per compiere un sopralluogo come di rito. Ho potuto costatare che la morte è avvenuta intorno all'una della notte scorsa. Il cadavere presentava una rigidità molto accentuata, tutti i muscoli erano incredibilmente contratti ed i pugni talmente chiusi e stretti da renderne impossibile la distensione...che orrore! Se avessi visto anche tu...
-Buon Dio...
-Non vorrei sbagliare, ma ho l'impressione che il suo cuore abbia ceduto a seguito di un grosso spavento...
-E la causa?
-Eh, è proprio questo il punto! Forse una causa l'abbiamo trovata ma come il solito tutta la dannata faccenda subirebbe delle complicazioni!
-Che intendi dire?
-Vedi, Jones è morto tra i grossi scaffali di libri di cui la sua bottega era piena. Ora, intorno al corpo abbiamo notato delle impronte che sembrerebbero appartenere ad uno strano animale. Queste impronte percorrono un po' tutto l'emporio per poi terminare in un angolo seminascosto dall'oscurità e dal ciarpame. E' come se questo dannato animale sia all'improvviso sparito nel nulla! E guarda che non esiste alcuna via d'uscita ad eccezione della porta d'ingresso, sprangata dall'interno, e della porticina che conduce ai piani superiori dell'abitazione, anch'essa chiusa a chiave.
-C'è dell'altro?
-Sì. Ecco, questo l'ho trovato vicino al cadavere del vecchio. Guarda! -
Esaminai attentamente ciò che Arnold mi porse. Si trattava indubbiamente di un grosso foglio manoscritto, lungo tre volte un normale protocollo, che sulla sommità destra recava un numero d’inventario in inchiostro blu mentre sulla sinistra un titolo in latino: "Magica Evocatio".
A dispetto del titolo, però, il testo era riportato in francese arcaico sicché mi fu impossibile riuscire a capirne il contenuto.
-E' sicuramente originale -dissi- direi databile intorno al 1700 se non anche più vecchio. Sembrerebbe che sia stato copiato in tutta fretta dall'amanuense che se ne occupò, come dimostrano molti caratteri dello scritto che, come puoi anche tu notare, sono alquanto dozzinali.
Cosa abbiamo qui? Sembra un timbro a pressione...fammi vedere un po'...- Tirai fuori della credenza la lampada a petrolio ed alla luce di quella riuscì, non senza difficoltà, a leggervi: "MISKATONICHA UNIVERSITAS" in quello che era un piccolo ovale ben definito.
-Perbacco Arnold! Pare che si tratti di un documento proveniente dalla biblioteca della Miskatonic University. Se non abbiamo difronte un falso ben fatto, credo proprio di avere in mano una antichità da duemila ghinee e più.
-Strano per un antiquario come lo era il povero Isaia possedere roba del genere, non trovi?
-Effettivamente...uhm...guarda guarda! Qui dietro c'è un sigillo di ceralacca. E' stato rotto di recente vedi? Si capisce dalle due estremità dello stampo che se riunite combaciano precisamente.
-E con ciò ?
-Beh! Penso che il vecchio Jones stava dando un'occhiata a questo prima di morire, anche se qui abbiamo un testo in francese arcaico che personalmente mi risulta ostico da tradurre...
-E come si fa a sapere cosa c'è scritto?
-Uhm...come si fa...come si...ma certo! Una persona può senz'altro aiutarmi! Domattina porto questo da Jean Frantes il copista della biblioteca di Point Hope e vedrò se potrà capirci qualcosa. Ma per ora, mio caro amico, non possiamo fare altro che salutarci! Domani ti faro' sapere.
-Bene, allora buonanotte!
-Buonanotte...

Dopo che Arnold se ne fu andato, sprofondai pensieroso nella mia poltrona accendendomi una sigaretta. Rimuginai per un po' di tempo sulle nuove circostanze che così improvvisamente avevano animato quella mia monotona serata invernale.
Avevo davanti un antico manoscritto francese dal titolo alquanto bizzarro, uno dei più forniti antiquari del Lancashire era morto di paura ed il dottor Betsinger era convinto che sotto vi fosse qualchecosa di arcano.
Con simili pensieri in testa andai dunque a coricarmi, addormentandomi, peraltro, abbastanza rapidamente.

 
 
II.


Per giungere a Point Hope, è necessario un breve viaggio in treno della durata di circa un'ora. Si attraversa una campagna brulla e desolata, a tratti punteggiata da vecchi e nuovi casolari colonici, una piccola cittadina di nome Newton e poi, improvvisamente, si rimane stupiti dal mutamento repentino del paesaggio. La campagna si fa sempre più rada, aumentano le strade lastricate e si vedono gruppi di persone affaccendate che camminano velocemente lungo ampi marciapiedi grigi, intonati ad una serie di grossi e tozzi edifici dello stesso colore. Questa è Point Hope, una massa abnorme di squallidi edifici grigi.
La biblioteca è situata nelle immediate vicinanze della piazza, a poca distanza dalla stazione. E' questa un edificio severo, con un grande portone centrale ed una luminosissima serie di finestroni in stile gotico.
Come entrai all'interno, un forte odore di cera penetrò nelle mie narici e mi resi conto che erano in corso grandi opere di pulizia, pertanto tutto o quasi era stato messo a soqquadro. Un piccolo ometto baffuto, che si rivelò essere il custode, mi venne incontro con passo svelto...
-Deve consultare dei testi? - mi chiese.
-No grazie! Piuttosto cerco il signor Frantes, può dirmi gentilmente dove lo posso trovare?
-Il copista?
-Sì, proprio lui.
-Dunque, Frantes il copista...mi faccia pensare...come vede stamani c'è un po' di confusione...è tutto sottosopra, anche il personale!
-Mi rendo conto...
-Può darsi, ma non lo giurerei, che si trovi al piano superiore, se non vado errando doveva controllare dei libri da avviare al restauro. Si diriga verso la sala grande di lettura, sarà sicuramente da quelle parti! -

Jean Frantes effettivamente era al piano superiore. Incurvato su di un vecchio libro marrone, era tutto preso ad esaminarne le pagine più che il contenuto. Non si avvide della mia presenza sino a quando non gli poggiai una mano sulla spalla. A quel punto ebbe un sussulto, si girò verso di me e disse:
-Robert! Diavolo d'un ragazzo, stavi per farmi venire un colpo! -
Risi di cuore. Jean era il tipo d'uomo misantropo, sempre e completamente immerso nel suo lavoro. Una sottile barbetta gli incorniciava il viso pallido e piccoli occhiali dorati inforcavano il suo naso aquilino. Aveva capelli bianchi, radi sulle tempie, ed un corpo sottile e nervoso. La sua mansione in biblioteca consisteva nel ricopiare vecchie carte e manoscritti, preservandoli dalla distruzione, ma era molto più di un semplice copista. Possedeva una cultura a dir poco sterminata, conosceva ben otto lingue ed era un formidabile studioso dell'occulto. Spesse volte, nel corso delle mie indagini, mi sono avvalso del prezioso aiuto di questo uomo e posso in tutta sicurezza definirlo come il mio braccio destro, anche se il suo carattere schivo e modesto gli impedisce di fregiarsi dei suoi innumerevoli meriti.
Aprì la mia borsa estraendo da un tubo di cartongesso l'antico manoscritto. Pochi istanti e già il vetusto oggetto fu sottoposto alla attenta analisi del mio amico.
-Dove l'hai preso?
-Me l'ha portato ieri notte il dottor Betsinger, è stato ritrovato dalla polizia vicino al cadavere di un antiquario morto a Lancaster, in circostanze ancora da chiarire.
-Mmmh...sembra autentico. Ti sei accorto di questo? -mi indicò, sfregandolo con la punta delle dita, il punto in cui la carta era stata pressata dal timbro.
-Sì, se vedi controluce puoi chiaramente leggervi "MISKATONICHA UNIVERSITAS". Non ti sembra strano? -risposi.
-Che possa provenire dalla biblioteca della Miskatonic?
-Beh, si!
-E perchè mai? Ho avuto per le mani molti documenti trafugati dalla biblioteca della Miskatonic. Credimi, non è poi tanto inaccessibile! Quelli che si ostinano ad affermarlo raccontano soltanto un mucchio di balle! Ma lasciamo perdere questo argomento, altrimenti tiriamo fino a domani a far polemica! Dunque. Il titolo è pittoresco, ora bisogna vedere se il contenuto rispetta questa premessa...-
Detto ciò, Jean si concentrò nella lettura della minuta calligrafia francese. Le sue labbra si muovevano impercettibilmente e di tanto in tanto le folte sopracciglia si inarcavano, là dove non comprendeva immediatamente il significato dello scritto. Mentre era così impegnato, ad un tratto, quasi di scatto, si alzò dalla sedia e per un breve attimo scomparve tra gli scaffali pieni di libri che ci sovrastavano.
Quando tornò a sedere, aveva con sé un vecchio libretto con una robusta copertina di cartapecora.
-Forse ho capito di cosa si tratta. - mi disse -Al primo rigo chiaramente si può leggere: <<Glaifues, fleus,eaux. Puis aux nobles Romais >>, a questo punto, come vedi, lo scritto si interrompe e va a caporigo dove si legge: <<Ains mourir voir de son fruit...>>, c'è ancora un'altra interruzione e si riprende al caporigo successivo e così via...Ora, io penso che si tratti delle famose Centurie di Nostradamus. Vediamo se ho ragione... -
Aprì il libro che aveva portato con sé e cominciò a sfogliarlo rapidamente per puntare, ad un tratto, l'indice sulla undicesima quartina, terzo rigo, prima centuria...
-Ecco, guarda : <<...spade, fuochi, acque: poi ai nobili romani...>>, che è esattamente la traduzione dal francese di quanto riportato dal nostro strano documento, si tratta dunque di Nostradamus!
-Ma non capisco! Le quartine non sono riportate per intero, al secondo rigo...
-Al secondo rigo l'amanuense ha riportato il contenuto di un'altra quartina e precisamente, vediamo...ecco si! Decima quartina, quarto rigo :
<<...ma morire vedere di suo frutto morte e grido.>>
-E' tutto così assurdo. Perché l'autore avrebbe riportato stralci incompleti delle centurie di Nostradamus? Il testo di questo manoscritto non ha alcun senso! - replicai.
Jean scosse il capo, poi appoggiò il proprio mento fra le palme fissando il muro che aveva innanzi.
-Sicuramente -disse - la faccenda è strana. Se hai dato uno sguardo accurato a questa calligrafia avrai potuto notare come appaia confusa in molti passaggi...
-Si, ho fatto caso a questo. Mi dà l'impressione che l'amanuense abbia svolto il suo compito con molta fretta...ma perché?
Jean non rispose ma adesso la sua concentrazione aveva raggiunto il culmine. Le mani, chiuse a pugno, stringevano come in una morsa le tempie ed il suo sguardo correva frenetico da un capo all'altro dello scritto. Poi ad un tratto si irrigidì ed afferrò di scatto la vecchia pergamena. Mi fissò con uno sguardo misto fra stupore ed inquietudine :
-Gran Dio Robert, leggi solo le prime lettere di ogni caporigo! -
Feci come disse.
-G...A...les exiles...L...enton...E...GALE...GALEOCERDUS!!! C'è scritto Galeocerdus! - Con gli occhi seguitavo a decifrare l'empio testo che l'autore aveva cercato di occultare tra le profezie di Nostradamus. Altri abominevoli nomi di demoni ed una strana cantilena in lingua latina, simile alle molte descritte dal terribile De Vermiis Misteriis del folle Prinn, balzarono fuori tra le righe della fitta scrittura francese. Rimasi inorridito.
-Robert, per l'amor di Dio, non continuare! -gridò Jean- O ci ritroveremo ad aver a che fare con lo stesso orrore che ha ucciso quell'antiquario a Lancaster! -
Così dicendo mi strappò dalle mani la pergamena e, dopo aver rapidamente biascicato alcune incomprensibili parole in gaelico sfregando per un paio di volte il proprio orologio d'argento sull'esecrando testo, lo ripose nel tubo di cartongesso, abbandonandolo sul tavolo.
-Jean devi distruggerlo! - gli dissi scuotendolo violentemente per le spalle.
-Questo testo porta con sè il fetore degli inferi! Galeocerdo, Tetragammatron, sono i nomi di due dei quattro spiriti infernali menzionati da Remigius nel suo Daemonolatreia!
-Mio Dio, quell'antiquario...certamente era a conoscenza del segreto del manoscritto ma imprudentemente ha evocato una di queste entità malefiche...
-Io devo tornare in quella bottega! -
-Sei pazzo Robert? Vuoi farti ammazzare? Ricorda, un'entità malefica che varca le soglie di questo mondo diviene folle d'odio nei confronti non solo di chi scelleratamente l'ha invocata ma anche di qualunque altro essere umano, è come una belva famelica assetata di sangue!
-Lo so, ma un rimedio bisognerà pur trovarlo! -
Infilai la scalinata di legno correndo come un pazzo e mi diressi immediatamente verso la stazione prendendo il primo treno a disposizione. Prima di mezzogiorno ero giunto nuovamente a Stokonrige.

III.


Quello che avvenne durante la serata a Lancaster è già storia e, per il lettore che voglia approfondire ulteriormente i risvolti di questa misteriosa vicenda, suggerirei la lettura del ben definito articolo di mr. Fargott del locale Lancaster Gazette nonché l'ampio resoconto che lo stesso dottor Betsinger pubblicò in seguito per Gli annali del paranormale della Brenton Publications. In questa sede mi limiterò a descrivervi soltanto i tratti principali di quella che senz'altro fu per me una esperienza raccapricciante.
Quando tornai al mio studio, mi affrettai ad inviare un telegramma al dottor Betsinger ed uno al locale distretto di polizia di Lancaster avvertendo che sarebbe stato indispensabile un secondo sopralluogo nel negozio del povero Jones.
Naturalmente, l'influenza e le alte conoscenze del mio amico Arnold contribuirono senz'altro ad accelerare quello che altrimenti sarebbe stato un complesso e logorante iter burocratico cosicché, prima delle venti, ci trovammo nella bottega d'antiquariato accompagnati dal solo ispettore Raywan, un omone grande e grosso, con due folti favoriti neri stropicciati sulle ampie gote rosate ed un enorme sigaro in bocca che spargeva grosse volute di fumo tutt'intorno. Ogni cosa era rimasta esattamente come era stata trovata durante il precedente sopralluogo della polizia, alcune linee di gesso bianco disegnavano sugli assi del parquet una vaga sagoma umana, il punto in cui era stato trovato il corpo di Jones.
Vecchi libri erano caduti e giacevano in ordine sparso ai piedi dei grossi scaffali di legno. Tutto l'ambiente era circondato da cianfrusaglie di ogni genere : mobili, lumi, casse da imballaggio, stufe...tutto quello che gli snob potevano contendersi in un'asta a suon di quattrini. Ma in tutto quel quadro un colore era di troppo, un odore di zolfo appena percettibile che pizzicava il naso e subito spariva. Ciò bastò a farmi rizzare i capelli in testa ed un lungo brivido mi scosse la schiena.
-Signor Raywan, non mi guardi così. Quello che sto facendo garantirà la salvezza delle nostre vite. - Dissi.
-Ma...che diavolo...cosa fa? Hei, hei, ci sono delle indagini in corso...lei deve lasciare tutto come si trova! -
Avevo cominciato a disegnare rapidamente un grosso pentacolo con del prezioso gesso azzurro, ricavato dalla polvere di lapislazzuli, sulle assi del parquet. Il pentacolo, infatti, è la prima e più efficace protezione contro gli assalti delle entità malvagie, poche volte il mistico cerchio da esso creato può essere infranto.
-Lo lasci fare Raywan! Le assicuro che il signor Price sa quello che fa.
-Ma cosa dice dottor Betsinger! Il suo amico, a mio avviso, sta scarabocchiando con del gesso il parquet di un locale sul quale gravano ancora indagini dell'autorità, ciò è inammissibile!
-Non si preoccupi, il sopraintendente è al corrente di tutto!
-No, mi dispiace, metta via quel gesso, non voglio grane io!
-Caro ispettore, se lei non lascia lavorare Price, a partire da domani ci ritroveremo tutti e tre un paio di metri sottoterra!
-Cos'è una minaccia?
-Ah, lei non capisce!
Mentre l'alterco tra Arnold e Raywan proseguiva io, senza perdere un minuto, continuavo con il porre in essere le necessarie precauzioni del caso. Trassi dalla borsa una bottiglietta di Acqua Santa e, intingendomene l'indice ed il medio incominciai a strofinarmela sul collo, proprio come se si trattasse di un dopobarba. Lo stesso fece Arnold ma l'ispettore Raywan non ne volle sapere e vani furono i miei tentativi di indurlo a farlo. Disse che a simili cialtronerie non si sarebbe mai prestato e che la sua pazienza avrebbe retto ancora per poco a quella che caldamente definì come "la più insulsa pagliacciata di tutti i tempi".
Ma non aspettammo a lungo e, purtroppo, le mie più nere previsioni presero presto forma:
In un buio angolino poco distante da noi, iniziò a materializzarsi una consistente nebbiolina giallastra. Man mano che crescevano, quei vapori cominciarono ad assumere una forma strana, all'inizio indefinibile ma dopo, sempre più netta sino a quando, con grande orrore, ci trovammo innanzi a una spaventosa creatura irta di peli, con due fessure maligne al posto degli occhi ed una grossa trafila di denti acuminati, capaci, a mio parere, di recidere con un solo colpo della mascella anche il più duro dei metalli.
-Dio del cielo! Cos'è !? - urlò Arnold indietreggiando verso la porta.
-Tutti dentro al pentacolo, avanti! -gridai - Raywan! Si muova! Venga qui presto! -
L'ispettore era impietrito dal terrore ed incapace di qualsiasi movimento.
Intanto, grugnendo, l'infernale creatura avanzava verso di noi.
Io ed Arnold ci stringemmo dentro il pentacolo ed eravamo relativamente al sicuro ma Raywan correva adesso un grande pericolo, bisognava che entrasse nel mistico cerchio prima che l'immondo essere avesse potuto raggiungerlo!
Arnold fu più veloce di me, corse verso quel povero uomo tremante e lo afferrò per il colletto del cappotto cercando di tirarselo dietro ma quello si sbracciava ed urlava avendo ormai perso ogni controllo di sé.
Fu in quell'istante che la creatura scelse il momento per attaccare e purtroppo Raywan fu il primo ad abbattersi esanime sul pavimento, con il collo dilaniato dagli affilati artigli di quel mostruoso essere d'oltretomba. Certamente, la stessa sorte sarebbe toccata anche ad Arnold ma per fortuna, e devo dire con molta lucidità, riuscì a tirare il grilletto della mia rivoltella per fare fuoco. Centrai il bersaglio ed improvvisamente il denso vapore giallastro tornò a manifestarsi , in breve, di quell'abominio sconvolgente non rimase più alcuna traccia.
Sul vecchio e screpolato parquet, solo il corpo straziato di Raywan ed una luccicante pallottola d'argento testimoniavano quanto era incredibilmente accaduto.

 
©1998 by Pasquale Francia, Diritti Riservati.
Questo racconto non può essere pubblicato senza
l’espresso consenso dell’Autore.


 



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