Il fenomeno Montalbano


Rapida escursione di Montalbano (con ripensamento ) nello splatter-horror


Sconosciuto ai più per tutta la sua vita, da un paio d’anni Andrea Camilleri è divenuto un fenomeno letterario senza precedenti e forse senza spiegazioni. Da quando è comparso in libreria "Trenta giorni con Montalbano" che è andato inaspettatamente in testa alla classifica di vendite e c’è rimasto per oltre un mese, sono sorti i Fans Club con Montalbano e Camilleri anche in Rete:

http://www.angelfire.com/pa/camilleri

Non sorprende il successo del personaggio. In Italia, da sempre, le forze dell’ordine sono tanto vituperate nella realtà, quanto amate nella rappresentazione fantastica. Tralasciando gli "stranieri", ricordiamo soltanto i nostrani e recenti "maresciallo Rocca" e "Capitano Ultimo". Nessuno però quanto il commissario Montalbano, la versione italianizzata di Maigret: amante della buona tavola e di qualche sigaretta; permissivo e permaloso al punto giusto; in perpetuo amorevole antagonismo con la sua donna; comprensivo con i deboli e intransigente con i potenti. Insomma, un simpaticone.

Sorprende semmai il successo letterario di Andrea Camilleri. Il "camillerese" è, tutto sommato, il linguaggio del siciliano colto il quale parla italiano senza dimenticare d’essere siciliano: un misto di lingua madre e di termini dialettali gettati qua e là. Dovrebbe risultare incomprensibile a chi è nato fuori della Sicilia. Invece no: il successo è nazionale. Dalle Alpi a Pantelleria, forse più al nord che al sud, e non è episodico. A distanza di un anno esce una seconda raccolta di racconti, "Gli arancini di Montalbano", e subito balza in testa alla classifica.

Cosa c’entra tutto questo con l’horror? Vegnu e mi spiego, per dirla alla Camilleri.

Tra i 20 racconti ce n’è uno che rappresenta una piccola perla. In "Montalbano si rifiuta", tutto sembra cominciare come il solito. Il commissario va in giro senza una precisa meta, pensando ai fatti suoi (tampasia), quando assiste da lontano al rapimento di una ragazza per opera di due uomini. Li segue, li perde di vista, gira alla loro ricerca, finché li rintraccia grazie all’auto parcheggiata davanti una casa fuori mano. Scruta all’interno osservando i due uomini intenti a cucinare; penetra nell’abitazione e qui il racconto prende una piega inaspettata. Montalbano trova il cadavere della ragazza immerso in un lago di sangue e inorridisce. Camilleri descrive una scena, che neppure Laymon o Lansdale oserebbero: "La ragazza, o almeno quello che ne restava, era stesa per terra, completamente nuda. Avevano lavorato di fino col coltello: le avevano cavato gli occhi, tagliato intero il polpaccio della gamba mancina, amputato la mano destra. Avevano anche cominciato ad aprirle la pancia, poi avevano lasciato perdere".

Montalbano comprende ciò che sta avvenendo di là, in cucina: il ratto non è avvenuto a scopo di riscatto o di stupro. I due hanno ucciso la ragazza e se la stanno mangiando. Orrore! Il commissario torna fuori, si arma di una rivoltella, male intenzionato nei confronti dei due farabutti; poi ci ripensa, si mette al telefono e chi chiama? Udite, udite.

"Montalbano sono. Con chi parlo?"

"Sono Camilleri. Che vuoi?"

"Cosa stai facendo?"

"Sto scrivendo un racconto su di te."

"E perché scrivi queste schifezze?"

"Per restare alla moda." - cerca di giustificarsi Camilleri - "Capisci, ora come ora, se non c’è un po’ di splatter e di cannibalismo, uno scrittore rischia di essere considerato arretrato."

"Si, ma questi argomenti non sono cosa mia." - replica Montalbano - "Quindi, o cambi il racconto o ti cerchi un altro personaggio."

E riattacca.

In puro stile pirandelliano. Il personaggio cerca l’autore per dirgli che non ci sta. Tempi duri per gli scrittori.


Andrea Didato


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