GLI ORRORI DEL MULINO INSANGUINATO

DI FRANCESCO CIMMINIELLO
Campa chiara, paesino in provincia di Cosenza, 1999. Antonio, studente alla facoltà di lettere, è tornato a Campa chiara a trovare la sua vecchia nonna. Ma lì un gruppo di contadini ha scoperto, nel seminterrato di un mulino a vento, una tomba murata, contenente cadaveri mummificati di alcuni frati francescani. Subito dopo l’abbattimento del muro, i cadaveri si sono riversati sul pavimento, all’interno del seminterrato è stata trovata un’enorme bara sfondata, come se, anni prima, i morti fossero tornati in vita ed avessero cercato d’abbattere il muro. I frati erano sei fratelli cresciuti nel tardo medioevo, fattisi monaci dopo che il loro fratello maggiore ereditò tutto il patrimonio. Anni dopo i sei fratelli, ormai già monaci, rapirono il fratello, lo violentarono e straziarono il cadavere. Poi, scoperto il misfatto, vennero condannati a morte da consumarsi sulle pale di un mulino, legati fino al raggiungimento della fine, come desiderava il fratello maggiore. Adesso Antonio, presente agli scavi, ricorda il suo passato…
Da bambino, aveva sette anni, con Michi ed Arianna, due suoi compagni di giochi, andava nei pressi di quel mulino a vento, dove si diceva che ci fosse l’infestazione dei fantasmi dei frati morti in quel posto 400 anni prima. La nonna aveva sempre sconsigliato loro di andare a giocare lì non solo per la leggenda dei fantasmi ma anche per la presenza di un burrone, un vallone con degli spuntoni di roccia nel fondo. Una volta Toni si rifiutava di seguire Michi al mulino perché Arianna, per la quale aveva sempre covato un debole, lo aveva invitato a casa. Michi allora si allontanava da solo sentendo che qualcosa si era intromesso fra lui ed il suo migliore amico. Senza accorgersene si ritrovava al mulino e restava a vagare fino a sera quando entrava persino nella costruzione. Presto udiva dei passi alle sue spalle mentre continuava a ripetersi che si trattava solo di suggestione. Ad un certo punto si arrestava poco prima degli spuntoni di roccia, in fondo ad un vallone, solo allora quei passi si udivano più nitidi. Il terrore lo spingeva verso il basso a morire. La sua spina dorsale si spezzava in due. Quella sera la madre di Michi telefonava Toni per sapere notizie del figlio, Toni guardava istintivamente la strada dalla finestra ed avvistava un ombra. Era Michi, gli veniva barcollando incontro con il busto e le gambe stranamente fuori asse. Il ragazzetto morente gli preannunciava il decesso della madre e poi moriva dicendo che le vittime dei frati diventavano "le marionette di Lucifero"! Toni fuggiva in casa ad abbracciare la madre, poi rimasto solo con la nonna, pensando che gli assassini di Michi fossero gli spettri dei frati, le aveva chiesto cosa fossero i fantasmi e la nonna gli aveva risposto che così come i vivi che nascono e non ricordano nulla della loro precedente "esistenza" nell’aldilà, così i morti non ricordano niente della loro precedente vita ed ogni tanto tornano sulla terra e possiedono i vivi per "assaporare" le dimenticate esperienze! Giorni dopo la madre di Toni moriva per infarto. Una notte Toni aveva un incubo e, preso dallo sconforto, inviava un messaggio d’aiuto alla mamma in paradiso: faceva volare un "petalo" di un soffione, dalle campagne di Campa chiara fino al cielo, ma il ragazzetto non ebbe mai alcuna risposta. Già più grandicello si trasferiva alla città di Napoli per gli studi superiori.
Adesso Toni è tornato al suo paese. Lì ci sono ancora sua nonna, la cugina sposata, con una figlia, Irene. E’ proprio la famiglia di Arianna che, da quando è morto il padre di Antonio, ospita il ragazzo tutte le volte che torna a Campa chiara. Antonio ama cantare vecchie canzoni ad Irene, tenendola in braccio e suonando una vecchia chitarra acustica. Iniziano degli strani delitti: Ferdinando, occhiali tondi e libri sotto il braccio, sta aspettando che la madre lo venga a prenderlo all’entrata della scuola media "G. Falcone" ma una voce di un bambino lo trascina fino ad una classe vuota, quando un uomo vestito di nero gli compare dietro le spalle e lo ammazza orrendamente. La scomparsa di Ferdinando viene denunciata, le forze dell’ordine si mettono inutilmente all’opera. Successivamente è la volta di una bambina, Nadia, timida e spaventata che si rincantuccia finché non viene rapita dal suo letto; poi è la volta di un altro bambino, Mimmo, un teppistello che sevizia le lucertole nel parco. Antonio comincia ad intuire qualcosa, ma ricordare gli è troppo doloroso. Una notte Irene è nel suo letto e non riesce a dormire, vede una figura incappucciata che s’avvicina alla finestra della sua cameretta, la figura si toglie il cappuccio e mostra le sue orribili sembianze; Irene piange segretamente. La mattina dopo la bambina è scomparsa nel nulla.
Un pomeriggio la nonna di Antonio chiama a telefono un suo vecchio amico e parlano di qualcosa attinente al cimitero. Ma lo spettro di un frate è lì in casa con lei e le spezza la colonna vertebrale. Antonio va a casa della nonna e la trova morta. La cornetta telefonica è ancora fuori posto, quindi colui che aveva ricevuto la telefonata della nonna aveva avuto la linea bloccato per tutto il tempo. Antonio sente una voce dall’altra parte e riconosce il vecchio Pietro, il custode del cimitero di Campa chiara.
Antonio va dal vecchio Pietro. L’uomo gli dice che da alcuni mesi, da quando i cadaveri dei frati sono stati sepolti nel cimitero, sente di notte lamenti, rumori di passi e rumori di colpi all’interno delle bare. Era uscito dalla sua custodia ed aveva visto la morte, un essere incappucciato con una falce in mano, ma tutto era solo un incubo. La sera alcuni bambini stanno giocando su delle vecchie giostre. Sentono un vecchio canto si guardano intorno non vedendo nulla. Improvvisamente quattro uomini incappucciati compaiono dal nulla ed ammazzano i bambini spezzandoli la colonna vertebrale.
E’ notte, Antonio è nel suo letto e non riesce a dormire, chiede ad Arianna se vuole dormire con lui ma lei rifiuta per paura delle reazioni del padre. Antonio è adesso solo nel suo letto, è notte fonda ed il ragazzo ha veramente paura. Vede una figura incappucciata avvicinarsi alla finestra della sua stanza, l’essere ha in braccio sua nipote Irene, poi lo spettro si toglie il cappuccio e mostra un teschio al posto del viso. Antonio sguscia dal letto e cerca di fuggire ma i piedi gli si incollano sul pavimento, il mostro sfonda la finestra e posa il cadavere sanguinante della bambina sul pavimento, ha la schiena spaccata in due! Antonio afferra una mazza da baseball dal portaombrelli e colpisce lo zombi al capo, la creatura va a terra. Antonio si sveglia, era tutto un incubo. Anche Arianna s’è svegliata, entrambi vedono a terra il corpo della piccola Irene.
La mattina dopo, al funerale della bambina, Antonio viene messo al corrente anche delle morti dei bambini nel parco giochi, lascia parenti ed amici e fugge sulla collina dove da bambino andava a giocare col suo amico Michi; lì, dove c’è il mulino a vento dei frati assassini. Arianna cerca di fermare il suo amico ma non c’è verso. Ormai Antonio è sotto al mulino. Lì trova dei segni di unghie sulle pale, intuisce che la leggenda dei frati pedofili e lasciati morire di sete sulle pale del mulino era vera! Il ragazzo decide di reagire a quelle orribili morti.
Il giorno dopo Antonio ed Arianna vanno a casa di Pietro, il ragazzo gli dice di aver capito il sogno da lui avuto settimane prime, l’essere incappucciato non era la morte bensì uno dei frati pedofili che voleva far capire che loro non vogliono che i loro corpi siano seppelliti in terra consacrata. Antonio, Arianna e Pietro vanno al vecchio mulino per porre fine ai fatti di sangue, ma subito si materializzano i fantasmi dei bambini morti e prendono a piangere con strazianti voci infantili. Tutti si ammassano su Antonio che cerca di divincolarsi nonostante l’assurda forza di quelle mani ossute. Quindi il ragazzo, preso da un forte senso d’avvilimento, prende a scalciare e muovendosi scaltro riesce a liberarsi. Afferra una trave di ferro arrugginito e colpisce uno di quei fantasmi. Ad uno ad uno le apparizioni si dissolvono: erano solo allucinazioni prodotte dai frati stregoni. I monaci indemoniati compaiono ed ammazzano il vecchio custode. Antonio afferra Arianna e corre per sfuggire alla furia omicida degli zombi, ma il ragazzo viene colpito al capo e perde i sensi; la ragazza viene anch’ella colpita alla testa da un frate zombi e scaraventata in un burrone.
Il giorno dopo si scatena una tempesta di ossa su Campa chiara. Antonio, preso da un forte sentimento di rabbia e di vendetta va al cimitero del paese. Nel frattempo, al mulino, i fantasmi dei frati impazzano ed infestano il luogo.
Al cimitero, Antonio, ripensando alla piccola Irene ed alla sua amata Arianna, facendosi aiutare dal sostituto custode, trafuga i cadaveri dei frati e ne fa scempio con una scure; infine brucia i corpi mummificati. Nel frattempo, al mulino, i frati morti viventi si dissolvono rispediti nel mondo delle ombre. I loro desiderio era stato esaudito: i loro corpi non dovevano essere seppelliti in terra consacrata!
E’ l’alba ed Antonio va al mulino per ricordarsi di quando, da ragazzetto, ci andava con Arianna e le raccontava le sue storie. Il petalo del soffione che il piccolo Toni aveva inviato alla madre ora discende dal cielo, Antonio lo vede, lo segue con lo sguardo: il petalo va a finire proprio nel burrone accanto al mulino; il ragazzo vede Arianna. E’ ancora viva, la va a raccogliere portandola in all’ospedale.
Torna il sereno a campa chiara e mentre nel giardino accanto al mulino, infiniti semi di soffione s’innalzano fino al cielo, le polveri dei cadaveri mummificati dei frati, li al vecchio cimitero del paese, vengono scaraventate e risucchiate in una crepa infuocata apertasi nel terreno.
FINE
© F. Cimminiello, V. Adinolfi 1999