Pinocchio: una fiaba per bambini?

 

Probabilmente qualcuno di voi si sarà chiesto, ma cosa c’entra Pinocchio, il burattino che tanto amavo da bambino, con l’horror? Cosa può esserci di male in un povero burattino che va in giro per il mondo? Tralasciando il fatto che non so a quanti di voi reggerebbe il cuore nel vedere un burattino che cammina e parla come un essere umano, comunque, continuate a leggere questo articolo e comincerete a guardare la fiaba che vi narravano da piccoli e soprattutto il suo autore da un altro punto di vista del tutto inedito.

Si potrebbe iniziare dicendo che il nome dell’autore Collodi, è uno pseudonimo, il vero nome e' Carlo Lorenzini; mai fidarsi di uno che usa un nome falso!!!. Altro punto su cui si potrebbe formulare un’ipotetica "accusa" è il concetto del burattino parlante: perchè utilizzare un pupazzo di legno come protagonista per la storia? Sicuramente perchè più resistente di un essere umano, e quindi possibile vittima di ogni nefandezza ma di questo ne parleremo dopo.

Qualcuno di voi continuerà ancora a non essere convinto, direi allora che è il caso di andare dritti al sodo e citare dei "passi scelti" per mitigare ogni dubbio.

Una delle manie di Collodi è senza dubbio quella del fuoco, le angherie che subisce il povero burattino dalla penna dello scrittore sono qualcosa di davvero terribile, provate a leggere cosa succede a Pinocchio già nelle prime pagine:

"Tornò a casa bagnato come un pulcino, sfinito dalla stanchezza e dalla fame perchè non aveva più la forza di reggersi dritto, si pose a sedere, appoggiando i piedi fradici e impillaccherati sopra un caldano pieno di brace accesa. E li si addormentò; e nel dormire, i piedi che erano di legno, gli presero fuoco e adagio adagio gli si carbonizzarono e diventarono cenere"

Non avete notato una certa dose di cattiveria nel descrivere l’orribile mutilazione subita dal burattino? Ma Collodi, che a pieno diritto diventa uno dei nostri, non termina qui e dalla sua penna crea Mangiafuoco, un terrificante orco che accortosi che il fuoco, con cui cucinava la cena, si stava spegnendo, gli viene la felice idea di utilizzare Pinocchio come legna da ardere. Il burattino riesce a sfuggirgli grazie a un colpo di fortuna, ma le disavventure del nostro tenero e legnoso eroe non finiscono qui, e guardate un po’ cosa gli capita qualche pagina dopo:

"... con sua grandissima meraviglia si trovò rinchiuso dentro ad una grossa rete in mezzo a un brulichio di pesci d’ogni forma e grandezza che scodinzolavano e si dibattevano come tante anime disperate. E nel tempo stesso vide uscire dalla grotta un pescatore così brutto, ma tanto brutto, che pareva un mostro marino. Invece di capelli aveva sulla testa un cespuglio foltissimo di erba verde; verde era la pelle del suo corpo, verdi gli occhi, verde la barba lunghissima, che gli scendeva fin quaggiù. Pareva un grosso ramarro ritto sui piedi di dietro... La rete piena di pesci fu portata dentro la grotta buia e affumicata, in mezzo alla quale friggeva una gran padella d’olio... Come potete immaginarvelo, i naselli, i muggini, le sogliole, i ragnotti e le acciughe andarono tutti alla rinfusa nella conca a tener compagnia alle triglie. L’ultimo che restò nella rete fu Pinocchio... E perchè si divincolava come un’anguilla e faceva sforzi incredibili, per sgusciare dalle grinfie del pescatore verde, questi prese una bella buccia di giunco, e dopo averlo legato per le mani e per i piedi come un salame, lo gettò nel fondo della conca cogli altri. Poi tirato fuori un vassoiaccio di legno, pieno di farina, si dette a infarinare tutti quei pesci; e man mano che li aveva infarinati li buttava nella padella. I primi a ballare nell’olio bollente furono i poveri naselli: poi toccò ai ragnotti, poi ai muggini, poi alle sogliole e alle acciughe, e poi venne la volta di Pinocchio. Il quale a vedersi così vicino alla morte fu preso da tanto tremito e da tanto spavento, che non aveva più né voce né fiato per raccomandarsi. Il povero figliolo si raccomandava con gli occhi! Ma il pescatore verde, senza badarlo neppure, lo avvoltò cinque o sei volte nella farina, infarinandolo così bene dal capo ai piedi, che pareva diventato un burattino di gesso. Poi lo prese per il capo e... "

... e si salva!!! Collodi, probabilmente immaginando gli occhietti teneri del povero Pinocchio decide di dargli un’altra "possibilità", poi rendendosi conto di essere stato troppo buono decide di farlo finire fra le feroci fauci di un mastino. Parlando dell’immonda figura del pescatore, non credo ci sia da aggiungere qualche commento, sembra una creatura partorita dall’insana mente di un genio dell’orrore come Lovecraft.

Le incursioni nel mondo dell’horror/splatter da parte di Collodi non finiscono qui, infatti dopo qualche pagina si legge:

"Aveva veduto un grosso serpente, disteso attraverso la strada, che aveva la pelle verde, gli occhi di fuoco e la coda appuntita, che gli fumava come la cappa di un camino. Impossibile immaginarsi la paura del burattino... Il serpente si rizzò all’improvviso, come una molla scattata e Pinocchio, nel girarsi indietro spaventato, inciampò e cadde a terra. D per l’appunto cadde così male, che restò col capo conficcato nel fango della strada e con le gambe ritte su in aria. Alla vista di quel burattino che sgambettava a capofitto con una velocità incredibile, il serpente fu preso da una tale convulsione di risa, che ridi, ridi, ridi, alla fine dallo sforzo del troppo ridere gli si strappò una vena sul petto e quella volta morì davvero."

Senza ogni traccia di dubbio la morte del serpente deve essere stata proprio un bello spettacolo per tutti gli amanti dell’horror, e fortuna vuole che Pinocchio continui a salvarsi, ma grazie al nostro sadico scrittore le sue disavventure continuano, di male in peggio:

"Allora Pinocchio ricominciò a correre per arrivare alla casa della Fata prima che si facesse buio. Ma lungo la strada non potendo più reggere ai morsi della fame, saltò in un campo con l’intenzione di raccogliere poche ciocche di d’uva moscatella. Non l’avesse mai fatto! Appena finito sotto la vite, CRAC... sentì stringersi le gambe da due ferri taglienti, che gli fecero vedere quante stelle c’erano in cielo. Il povero burattino era rimasto preso da una tagliola apprestata da alcuni contadini per beccarvi alcune grosse faine, che erano il flagello di tutti i pollai del vicinato. "

Il rumore onomatopeico che Collodi ci fa quasi ascoltare, è un qualcosa di terribile, l’idea della morsa d’acciaio che si conficca nella gamba colloca Collodi fra i nostri beniamini. Il povero Pinocchio continua a subire per mano della penna dello scrittore ogni sorta di angheria e tortura, egli è si un burattino, ma comandato da oscuri fili tenuti in mano da un atroce burattinaio, infatti le disavventure non finiscono qui e qualche pagina dopo si ha il famoso incontro con la Balena che probabilmente molti di voi ricorderanno:

" Quand’ecco uscire fuori dall’acqua e venirgli incontro un’orribile testa di mostro marino con la bocca spalancata, come una voragine a tre filari di zanne, che avrebbero fatto paura anche a deverle dipinte... Quel Mostro marino che veniva soprannominato l’Attila dei pesci e dei pescatori, tirando il fiato a sè, bevve il povero burattino, come avrebbe bevuto un uovo di gallina; e lo inghiottì con tanta violenza e avidità, che Pinocchio cascando giù in corpo al Pescecane, battè un colpo così screanzato, da restare sbalordito per un quarto d’ora! "

Nonostante sia stato inghiottito dalla Balena, come probabilmente molti di voi ricorderanno, riesce a salvarsi. Le sue disavventure però sono tutt’altro che finite, e poco dopo incontrerà due personaggi che definire ambigui è poco : il Gatto e la Volpe. Guardate un po’ che cosa gli fanno:

"Impicchiamolo! Impicchiamolo - ripetè l’altro. Detto fatto, gli legarono le mani dietro le spalle, e passatogli un nodo scorsoio intorno alla gola, lo attaccarono penzoloni al ramo di una grossa quercia, detta la Quercia Grande. Poi si posero là, seduti sull’erba, aspettando che il burattino facesse l’ultimo sgambettio: ma il burattino dopo tre ore aveva sempre gli occhi aperti, la bocca chiusa e sgambettava più che mai... Intanto s’era levato un vento impetuoso di tramontana, che soffiando e mugghiando con rabbia, sbatacchiava in qua e in là il povero impiccato, facendolo dondolare violentemente come il battaglio di una campana che suona a festa. E quel dondolio gli cagionava acutissimi spasimi, e il nodo scorsoio, stringendosi sempre di più alla gola, gli toglieva il respiro. A poco a poco gli occhi si appannarono, e sebbene sentisse avvicinarsi la morte pure sperava sempre che da un momento all’altro sarebbe capitata qualche anima pietosa a dargli aiuto. Ma quando, aspetta aspetta, vide che non compariva nessuno, allora gli tornò in mente il suo povero babbo... e balbettò quasi morendibondo: Oh, babbo mio! Se tu fossi qui!... E non ebbe fiato per dir altro. Chiuse gli occhio, aprì la bocca, stirò le gambe e, dato un grande scrollone, rimase lì intirizzito... "

Pensate che la sua fine sia giunta? Ebbene no! Collodi evidentemente, non essendosi ancora stancato di massacrare la sua creatura decide come ultima cosa di umiliarlo deformandogli il viso. Tutto questo viene fatto introducendo la figura della "Fatina buona" che attraverso il suo ruolo di educanda cerca di insegnare le buone maniere al povero Pinocchio e soprattutto a non dire bugie. Il risultato è che un uffuciale delle SS sarebbe stato senza dubbio più pacato e comprensivo, leggete un po’ e abbiate il coraggio di darmi torto:

"La Fata lasciò che il burattino piangesse e urlasse una buona mezz’ora, a motivo di quel suo naso che non passava più dalla porta di camera... Ma quando lo vide trasfigurare e con gli occhi fuori dalla testa dalla gran disperazione, allora, mossa a pietà, batte le mani e a quel segnale entrarono in camera dalla finestra un migliaio di grossi uccelli chiamati Picchi, i quali posatisi sul naso di Pinocchio, cominciarono a beccarglielo tanto e poi tanto, che in pochi minuti quel naso enorme e spropositato si trovò ridotto alla sua grandezza naturale"

Dopo tutti questi brani scelti, credo che sicuramente le intenzioni di Collodi erano più che chiare: creare un romanzo horror. I supplizi che ha dovuto passare il nostro povero amico burattino, sono di una cattiveria tale che non le augureremmo neanche al nostro peggiore nemico. Credo che dopo aver letto questo articolo, la prossima volta che vi capiterà di leggere una fiaba a un bambino vi guarderete bene dal leggere Pinocchio, a meno che non vogliate che gli incubi lo perseguitino a vita.

Jason




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