VOCI

dalle

TENEBRE

 

 

P I K I N S

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

A Jack FOLLA,

fratello in Alcatraz

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

BREVE NOTA INTRODUTTIVA

Sono di norma personaggi noti ed autorevoli a presentare al lettore libri ed opere letterarie, soprattutto se nuovi e sconosciuti al pubblico.

Questo breve mio lavoro non rifiuterebbe certamente una calorosa e proficua recensione, ma nella sua piccola onestà trova la forza di autopresentarsi e di porsi all’attenzione in punta di piedi, consapevole delle difficoltà.

La riflessione è la traccia unica, la guida nel percorso del pensiero, l’invito alla lettura.

L’augurio con cui accompagno queste righe, è che il lettore possa trarne un significato personale, soggettivo e possa cogliere nelle parole spesso trucide, violente e macabre, l’immagine di una realtà osservata dall’altra prospettiva dell’anima, dalla parte malvagia che in ognuno c’è.

Infine, riesca ad interagire col suo tempo e con se stesso.

Fabio Portaro

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

VOCI dalle

TENEBRE

 

 

 

 

 

 

Benvenuto! Benvenuto!

Dico a te lettore distratto, a te. Benvenuto nel mondo dell’essere, nel mondo abbandonato dall’esistenza, nel mondo della mente, nel mondo conosciuto mai abbastanza e preda dell’apparenza.

Il tuo mondo caro mio lettore, il tuo, solamente il tuo.

Bassa la voce, non bisogna dar da ascoltare, l’intero universo sente, ascolta e parla invano.

Silenzio, silenzio, trattenere il vero segreto, il nostro segreto eterno vincitore.

La lucida mente vuole scoprire l’identità perduta, la parte abbandonata vuole resuscitare e gridare che è viva, è viva e pulsa, è viva e si nutre.

Nello specchio davanti vedrai la composizione della tua anima, piangerai, riderai, maledirai forse, ma il riflesso sei proprio tu, sono io, siamo noi, attento lettore.

L’identità perduta si svelerà e crederai per una attimo che l’immagine sia mia.

Vincere la falsa arresa!

Viaggerà l’intelletto ferito, infuriato, e troverà, troverà la meta del tempo e giunto si riconoscerà nella superficie specchiante.

Guarda, alza gli occhi, guardati, guardati, sono tue le parole, perché le hai scritto, folle, pazzo, chi sei, chi credi di essere.

Infedele svelo il segreto che invitai a celare. Scuse sussurrano al cuore che ascolta, odono il battito, l’energia che dà respiro, la tua libertà, la mia voce dentro il tuo corpo.

Breve il viaggio a cavallo di numeri senza significato, attraverso il colore della vita, attraverso il giorno, la notte, lungo le strade della quotidianità, lungo odissee del pensiero.

Ti lascerò solo lettore, con la pazienza, con il desiderio, con la voglia di dire esisto oltre quello che credevo di esistere, col diritto di denigrare, di stracciare, di riflettere, di fotografare l’esistenza.

Esortato il coraggio, slacciata la fune terrena, spenta l’ultima luce, navigare alla scoperta di se stessi, guardarsi fino in fondo, sorprendersi così come l’attenzione del lettore sorprende la mia timidezza.

Uccisa la paura, sarò verità al tuo fianco, riuscirò ad amare, ad amarti, ti amo perché…………

 

 

 

 

 

 

 

 

IMPATTO

 

 

 

-17

 

Mi hanno affondato

in una corrente dipinta

di gocce di sangue.

Il mio nudo corpo

avvolto da membra

viscide senza nome.

Teste, occhi,

cuori,

fegati di nessuno.

La fiumana mi spinge

con violenza

verso una cascata silenziosa.

Attendo che si sfracelli

e si disperda

in questo gelido inferno.

 

 

 

 

 

 

-16

 

Serpeggiante

sul corrimano

di ferro scolpito,

un braccio da rifiuto

trasporta

l’umana bestia.

Vane fughe

chiamano scanna

spalancando l’incubo.

Sfregia la bestia

la folla impazzita

e tracanna assetata

zampilli di umori.

Tutto tace.

 

 

 

 

 

-14

LA BIBLIOTECA DESOLATA

HA SUSSURRATO

ECHI DI MALEFICIO

AL DEVOTO SCHERNITO.

GLI SCALINI CENTENARI

DI QUERCIA,

ASSAGGIANO

CARCASSE OMICIDE.

MUOVE IL VERDETTO

VERSO LA PRIGIONE DEL SUICIDIO

ED IL GREGGE DIVORA

LA PECORA TRADITA.

 

 

 

 

 

 

 

 

-15

 

Baciano

il freddo suolo

libri al braccio

del fanciullo,

giulivo a suoni

di campanelle.

Lucifero

ha urlato

drammi di famiglia,

ed il postino,

perfido servo,

consegna

pagine di tragedia

nel tempio dell’esecrazione.

 

 

-13

 

Dormo,

veglio in questo mio buio,

solitario su una

branda devastata.

Avverto brividi

e morbidi movimenti sul viso,

antenne sottili

intrecciano pelosità trascurata.

Amici, unici miei amici,

compagni del degradato tempo.

Scarafaggi, blatte generose

nutrono il mio corpo ed i miei sensi,

penetrando con delicatezza

nella mia bocca ingorda e vorace.

 

 

-12

 

Trasuda la salma

massacrata

dal pugnale bianco.

Calore emanano

nuovi orifizi

al primo attore

della goduria.

Entusiasti applausi

provengono dalla fossa

ed esaltano

la smarrita schizzofrenia.

 

 

-11

 

La spada

dell’angelo delle tenebre

ipnotizza

l’estremo suicida,

slanciato nel vuoto

sorretto da corvine

ali di avvoltoio.

Invano,

la vita richiama

lo spirito posseduto.

Trionfanti iene

pregustano

quel che resterà

sull’asfalto del trapasso.

 

 

 

 

 

 

-10

 

Boia senza cappuccio

ha reso rovente

l’amato attrezzo

mosso abile

nell’aria scottata

che inorridita si dirada.

Il cielo dona l’alba

e la tana

sprigiona per noi

misture di fumo acre

e pelle arsa.

 

 

 

 

 

 

 

………… ti amo perché nei tuoi occhi rivive il sogno, perché sulla tua bianca carta l’inchiostro riscrive la ricetta dell’umanità e l’uomo assaggia le colpe dell’esistenza, condannando se stesso, cessando di additare calunnie, recuperando il valore.

Il tempo divora ingordigia, prepotenza, indifferenza.

Noi siamo il tempo, noi la cura, noi la medicina del pensiero, dell’azione.

Pazzia di vivere incoscienti delle proprie pazzie, immersi nella solitudine, nel vortice che schiaccia l’un con l’altro, ed a testa alta sbandierando bontà.

Muore nel buio la speranza che l’egoismo ha troppe volte venduto agli altri, scambiata e barattata la superbia sui banconi del mercato impazzito. Il prezzo supera e distrugge l’onesta particella travestita di macabri veli.

Cercare nella folla l’uomo vero, trovare maghi ed indovini, felicità che diviene improvviso suicidio, trovare la verità, ferita ed incapace di vincere il falso.

Raggiante l’interrogativo torna con prepotenza: ma, chi di noi è uomo ingordo e vorace, chi uomo bestia, o siamo tutti blatte e scarafaggi ?

E’ giunto il momento di fuggire, scappare da avvoltoi, iene, sciacalli, scardinare la porta del tempio, tracciare la rotta evitando la perdurante tempesta, correre verso la libertà.

Sono io il fanciullo giulivo a suoni di campanelle, e dietro il tuo portone è già pronto a bussare il servo postino.

Corri finché c’è tempo, salvati, salvami ………….

 

 

 

 

 

 

LA META

 

 

 

 

 

-9

 

In fondo a quel

corridoio di ragnatele

si increspa la pelle,

si scioglie la carne

di un corpo

che occhi ciechi

hanno appeso

ad una trave stridula.

Tra pipistrelli appiccicati

si mostra divorato il suo capo

penzolando nel vuoto

ed abbracciato

ad un cappio di fune marcia.

 

 

 

-8

 

La mente concepisce

il nefasto sogno;

regista di terrore

va in scena,

un misero cadavere

emerso dal nulla,

allungato

a mani pulsanti

di vita perduta,

divenute furtive

della mia anima.

Vaga la ragione

fedele suddita

del cavaliere del male.

 

 

-7

 

Gira la giostra,

gira al canto infernale

dell’ago.

Il vizio risorge

complice dell’orgia

tra pattume di vita.

Le fiamme perenni

scorrono

nelle vene bucate

e bruciano ai miei occhi

fratelli mascherati

di satanici sguardi,

morti da sempre.

 

 

-6

 

Il sommo padrone

sguinzaglia

segugi accecati

a cacciare panico

sul prato degli aquiloni.

Cala il sipario

tra canini

avvelenati da furia.

Cessano i pianti

al cascare di estremità,

custodite

da calzini ricamati.

 

 

-5

 

Fermo, pietrificato,

ricerco con sgomento

effusioni di sudori,

ma quella lama eccitata

indaga le mie viscere

strappando all’intelletto

i sapori della mia dolce morte.

 

 

 

 

-4

 

Mormorii di defunti

sotto il pavimento erboso

maledicono

l’umano calpestio,

eterno violentatore di pace.

Spalanca le fauci

la terra arida e matrigna,

ed ovunque

un risucchio

di grida e disperazione.

-3

 

Spento il lume

di questo cubo

di mattoni grigi,

schizzano

frenetici oggetti

animati da caos.

Turbinii,

vortice senza tregua

trascina

la freddura del panico

agli occhi indiavolati

di bianche statuine

di porcellana,

accarezzate

da lacrime di sangue.

 

-2

 

La selva maligna

trasforma

il fiore profumato.

Condannato,

prigioniero

di radice evase

dal carcere degli inferi,

spappolato

da spine che strillano

stregonerie.

Il cobra

striscia sulla cute,

mi sevizia,

ritma i battiti

dell’interminabile tormento.

 

-1

 

Mura rosee di marmo,

ornate di nere candele

sorreggono

corpicini gocciolanti,

figli dell’ultimo delirio.

Bambole senza capelli

contano impassibili

i frutti del maniaco strazio,

e su stropicciate lenzuola,

impolverate di tarli,

giacciono insonni

mani collezioniste

di infantili vite.

 

 

 

 

 

…………donami il bisogno di sentire comune il linguaggio, ora, che il cammino ha raggiunto il punto zero, quello dell’arrivo e della partenza.

Riusciremo a volare sullo stesso binario e procedere all’infinito.

Ogni meta custodisce il suo significato, purché essa sia meta, purché diventi convinzione del percorso, ed insegua il punto luminoso.

La parola è divenuta schiava della mente, la malvagità prolifica sulla dolcezza, sul tramonto, sull’amore, e soccombe contro se stessa. E soccomberà quando lo specchio l’avrà ammirata ed il masso avrà lasciato polvere di vetro.

Combattere la trasparenza è solo rappresentare l’ennesima scena dell’ennesimo dramma e dopo il lungo giro nevrotico ritornare al punto zero e ricominciare insensate peregrinazioni delle spirito. Il nulla.

Il nulla è l’abbandono, è il distacco ipocrita da anime condannate dopo che la condanna le ha già schernite spartendo razzisti fardelli.

Questo nulla droga la ragione, scatena frenesia, genera pianti di lacrime inventate per rubare l’uomo.

Acceca l’ingenuità, rifletti su parole imparate a memoria, spolvera gentile lettore la parte grigia, ricostruisci il difetto, vinci la paura, l’incubo.

Ognuno ha proprie risposte a proprie domande.

Solo il silenzio è padre della morte.

 

 

 

 

 

 

 

 

resurrezioni

 

 

 

+1

 

Nebbia

impedisce il mio sguardo

oltre decrepiti plotoni di cipresso.

Movimenti di anime macabre,

occhi trafitti da rami infuocati

e grida e pianti,

e lupi che ululano,

lasciando cadere

teste divorate senza occhi.

Tutto intorno odo

suoni maledettamente meravigliosi.

 

 

 

 

+2

 

Morbide trecce

sull’allungato collo

dirigono gracili dita

al clavicembalo arrugginito.

Rompe il suono assordante

il sonno tenebroso,

pazzia, furore,

inarrestabili note

suonano vendetta.

Uccisa la pazienza,

il demonio

conquista il canto celestiale

e l’eco rimbomba

voci dell’aldilà.

 

 

 

 

 

+3

 

Fantasmi umani

vestiti da foglie del male

cantano

assaporando contorti

e bavosi lombrichi.

Il popolo della morte

riempie

i satanici covi,

e sul petto

inciso da vetri

resuscita brutale

il coro.

Lingue morsicate

da denti

drogati d’odio

gridano "NO SALVATION".

 

+4

 

Ha galleggiato

di lacrime quella donna

straziata da incubo.

Sublimi onde rossastre

fin l’ultimo granello

di sabbia infuocata.

Nello specchio tetro

quei fragili figlioli

hanno lasciato

braccia mozzate

e scempiate gambine,

e nell’oltretomba

che ci circonda

qualcuno raccoglie

membrane ed arti

da ricomporre.

 

+5

 

navigano

linee umane dannate,

solitarie,

tra scheletriche frasche

della infetta palude.

putrefazioni di cadavere

partoriscono gracili larve

ed intorno

zanzare carnivore

suonano remote sinfonie.

immersa fino al ventre scavato,

un’anima vive,

regnando dei della maledizione.

 

 

+6

 

Addossata ad una

parete di lanterne

c’è una bimba

che raccoglie

brandelli di carogne.

Le sue tenere manine

tendono

budella nauseanti

e quei cerulei occhi

di me faranno

nutrimento per vermi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

+7

 

Viaggia l’epidemia

a cavallo del vento;

donne allattano

neonati a due teste,

uomini curvi

scavano, senza sosta,

rosicchiando topi,

sottratti a gatti traballanti.

Sul monte

sono già prenotate le croci.

 

 

 

 

 

Taci, maledetto scrittore, taci!

Il fumo annebbierà il senno, nessuna parola recherà immagine nello specchio.

Resuscita la potenza delle tenebre ed annienta sciocche speranze.

Invano gridi ad orecchie sorde. I tuoi stupidi lettori sono inutili pedine della scacchiera infernale, mosse a caso dal tumore delle loro coscienze, dalla perfidia dei loro animi.

Medicina, cura, salvezza, verbi immaginari nel vocabolario della vita, dipinti nel cuore di scrittori profeti del vento, apparenti eroi di gesta dimenticate da tutti.

Ti dimenticherai di esistere codardo scrittore, tu non esisti, non sei mai esistito.

Dominano spiriti macabri la scena quotidiana; non v’è spazio per fragili sentimenti, la terra risucchia, il demonio annega la saggezza soggiogata dal male, invisibile agli occhi umani.

Rumoreggiano echi di vendetta sfrenata, e la vostra speranza

sparisce alle voci delle tenebre.

Pronuncia l’ultima parola e scompari per sempre forsennato e maniaco scrittore. Il tuo tempo è finito.

Guarda, guarda, alza gli occhi, coraggio.

In quello sterile specchio il sangue scrive: "NO SALVATION" .

La bimba dai cerulei occhi farà di te, scrittore, e del tuo lettore, nutrimento per vermi. Nutrimento per vermi.

Siete solo nutrimento per vermi.

 

 

 

 

 

 

 

SUICIDIO

 

 

 

+8

 

Divampa l’estasi

del diabolico folletto;

fosse liberano serpi,

cortecce prosciugate

sprigionano parassiti,

antiche ragnatele

ospitano vedove nere,

e il cielo sorregge

cavallette divoratrici.

Discende rapido

il mortale paradiso

e l’ultima falsa preghiera

trema e spira

alla sottile risonanza

dello sterminio.

 

 

+9

 

Corre il mio peso smembrato

lungo lampioni spenti

di questo tenebroso

stradone di cemento;

l’aria fetida

trasporta e rimbomba

affanni della mia paura

mentre dietro avverto rasenti

passi ed alito assassini;

la scure nera sul suo viso

benedice il mio ultimo sguardo,

che sparisce

nell’orgasmo di avide unghie

che fuggono stringendo

la mia carotide squartata.

 

 

 

 

+10

 

Scorrono perpetue

sulle nude schiene

le legioni dell’ombra

armate d’ascia.

Attendono insonni

ore di sepolcri

per condurre

alle fiamme del lago

spiriti spaccati

da corpi tremuli.

Attende l’ascia,

paziente,

senza fine,

senza tregua.

Attende.

Ti attende….

 

+11

 

Vaga

intorno

a macerie di terremoto

un velo bianco

senza volto,

scuotendo le chiavi

del feretro.

Teschi schiacciati

da travi e tetti sbriciolati

conservano

sbarrato lo sguardo

e santificano

l’arca di caronte

gettando nelle acque

bottiglie ripiene

di muto dolore.

 

 

+12

 

Recinto dei ferro spinato

lungo l’orizzonte,

incartato

di materia grigia.

Occhiate sbiadite

inseguono

pioggia di cecchini

che spaccano,

perforano,

sbriciolano,

brandellano.

Padri mitragliano figli,

figli violentano madri.

I fantasmi delle fogne

popolano le nostre città

plebee del nobile maleficio.

 

+13

 

Oltre l’uscio

tracce di fango

segnalano

il mio sgomento.

La furia

ricerca il presagio.

Raccolgo dal suolo

la mia donna,

alleggerita del capo

eretto solitario

sulla seggiola di velluto.

Il silenzio accompagna

i miei sensi,

sepolti alla vista

di palpebre

che innocue

si spengono nell’arcano.

+14

 

Brivido, tremore

di questa maledetta oscurità.

Percorro viali

vestiti di decesso

e l’ossigeno che respiro

ha sapore di sangue

sangue, sangue.

Sangue sotto i miei piedi

che calpestano

corpi putrescenti

senza più identità.

 

 

 

 

+15

 

Nel campo fiorito

danza splendente

la farfalla atomica

sulla tenerezza

dell’innocenza,

glaciale,

richiamando schiamazzi.

Giunta l’ora

schiacciato il tasto,

barattiamo

tenera carne di macello

con agnelli scannati.

 

 

 

+16

 

Il carro funebre

conduce nella cassa

l’ultimo superstite

della iettatura.

L’uomo vivo

respira

rinchiuso e scatolato

dal corteo degli zombies.

Attaccato

alle catene del peccato

sudicie del putiferio.

Il silenzio ordina

ed arruola

un’altra lingua

sradicata.

 

 

 

+17

 

Il diabolico tribunale

delle anime

ha pronunciato

estreme unzioni.

Si ereggono

cappi usurati,

si riempiono

fosse comuni,

scende

l’imbrunire violento

al muto tocchettio

di campane stonate.

Solo lui ha giustizia,

tra la folla,

nel branco.

 

 

 

 

 

Non ascoltare! Non ascoltare!

L’altra parte di me urla inferocita, prepara il sepolcro, maledice l’intenzione, vaneggia rendendomi demente.

Distinguere, distinguere, scacciare il frutto avvelenato, scurire le voci delle tenebre, sanare il tumore.

Non c’è ossigeno ai miei dintorni, sono solitario e vagabondo, stanco, preda del saccheggio, spinto dal corteo degli zombies nella fredda cassa.

L’inconscio incatenato esplode, si scaglia impavido contro la coscienza soggiogata, strappa l’orgoglio assassino.

Il turbolento viaggio rivendica riposo, il sonno eterno ipnotizza, mio fedele lettore, unico amico della mia vita, bocca che deve ruggire.

Mi spengo in questo mondo infernale, suicida della verità, figlio della speranza, nemico della mia parte nascosta, nemico della tua parte nascosta.

Muoio mio lettore, muoio respirando.

Abbandono il tuo sogno, l’incubo che risveglia, ti lascio solo nei tuoi pensieri, meraviglioso viaggiatore, scudiero del mio passaggio e del mio ritorno.

Guarda lo specchio quando puoi, non aver timore di liberarti.

Abbi, infine, cura delle mia parole, delle nostre parole. Il mio testamento ha un unico erede universale.

Ti voglio bene lettore, ti amo come amo la mia libertà.

Vivremo insieme per sempre.

the end

 

 

 

 

 

 

 

LIBERTA’




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