VOCI
dalle
TENEBRE
P I K I N S
A Jack FOLLA,
fratello in Alcatraz
BREVE NOTA INTRODUTTIVA
Sono di norma personaggi noti ed autorevoli a presentare al lettore libri ed opere letterarie, soprattutto se nuovi e sconosciuti al pubblico.
Questo breve mio lavoro non rifiuterebbe certamente una calorosa e proficua recensione, ma nella sua piccola onestà trova la forza di autopresentarsi e di porsi all’attenzione in punta di piedi, consapevole delle difficoltà.
La riflessione è la traccia unica, la guida nel percorso del pensiero, l’invito alla lettura.
L’augurio con cui accompagno queste righe, è che il lettore possa trarne un significato personale, soggettivo e possa cogliere nelle parole spesso trucide, violente e macabre, l’immagine di una realtà osservata dall’altra prospettiva dell’anima, dalla parte malvagia che in ognuno c’è.
Infine, riesca ad interagire col suo tempo e con se stesso.
VOCI dalle
TENEBRE
Benvenuto! Benvenuto!
Dico a te lettore distratto, a te. Benvenuto nel mondo dell’essere, nel mondo abbandonato dall’esistenza, nel mondo della mente, nel mondo conosciuto mai abbastanza e preda dell’apparenza.
Il tuo mondo caro mio lettore, il tuo, solamente il tuo.
Bassa la voce, non bisogna dar da ascoltare, l’intero universo sente, ascolta e parla invano.
Silenzio, silenzio, trattenere il vero segreto, il nostro segreto eterno vincitore.
La lucida mente vuole scoprire l’identità perduta, la parte abbandonata vuole resuscitare e gridare che è viva, è viva e pulsa, è viva e si nutre.
Nello specchio davanti vedrai la composizione della tua anima, piangerai, riderai, maledirai forse, ma il riflesso sei proprio tu, sono io, siamo noi, attento lettore.
L’identità perduta si svelerà e crederai per una attimo che l’immagine sia mia.
Vincere la falsa arresa!
Viaggerà l’intelletto ferito, infuriato, e troverà, troverà la meta del tempo e giunto si riconoscerà nella superficie specchiante.
Guarda, alza gli occhi, guardati, guardati, sono tue le parole, perché le hai scritto, folle, pazzo, chi sei, chi credi di essere.
Infedele svelo il segreto che invitai a celare. Scuse sussurrano al cuore che ascolta, odono il battito, l’energia che dà respiro, la tua libertà, la mia voce dentro il tuo corpo.
Breve il viaggio a cavallo di numeri senza significato, attraverso il colore della vita, attraverso il giorno, la notte, lungo le strade della quotidianità, lungo odissee del pensiero.
Ti lascerò solo lettore, con la pazienza, con il desiderio, con la voglia di dire esisto oltre quello che credevo di esistere, col diritto di denigrare, di stracciare, di riflettere, di fotografare l’esistenza.
Esortato il coraggio, slacciata la fune terrena, spenta l’ultima luce, navigare alla scoperta di se stessi, guardarsi fino in fondo, sorprendersi così come l’attenzione del lettore sorprende la mia timidezza.
Uccisa la paura, sarò verità al tuo fianco, riuscirò ad amare, ad amarti, ti amo perché…………
IMPATTO
-17
Mi hanno affondato
in una corrente dipinta
di gocce di sangue.
Il mio nudo corpo
avvolto da membra
viscide senza nome.
Teste, occhi,
cuori,
fegati di nessuno.
La fiumana mi spinge
con violenza
verso una cascata silenziosa.
Attendo che si sfracelli
e si disperda
in questo gelido inferno.
-16
Serpeggiante
sul corrimano
di ferro scolpito,
un braccio da rifiuto
trasporta
l’umana bestia.
Vane fughe
chiamano scanna
spalancando l’incubo.
Sfregia la bestia
la folla impazzita
e tracanna assetata
zampilli di umori.
Tutto tace.
-14
LA BIBLIOTECA DESOLATA
HA SUSSURRATO
ECHI DI MALEFICIO
AL DEVOTO SCHERNITO.
GLI SCALINI CENTENARI
DI QUERCIA,
ASSAGGIANO
CARCASSE OMICIDE.
MUOVE IL VERDETTO
VERSO LA PRIGIONE DEL SUICIDIO
ED IL GREGGE DIVORA
LA PECORA TRADITA.
-15
Baciano
il freddo suolo
libri al braccio
del fanciullo,
giulivo a suoni
di campanelle.
Lucifero
ha urlato
drammi di famiglia,
ed il postino,
perfido servo,
consegna
pagine di tragedia
nel tempio dell’esecrazione.
-13
Dormo,
veglio in questo mio buio,
solitario su una
branda devastata.
Avverto brividi
e morbidi movimenti sul viso,
antenne sottili
intrecciano pelosità trascurata.
Amici, unici miei amici,
compagni del degradato tempo.
Scarafaggi, blatte generose
nutrono il mio corpo ed i miei sensi,
penetrando con delicatezza
nella mia bocca ingorda e vorace.
-12
Trasuda la salma
massacrata
dal pugnale bianco.
Calore emanano
nuovi orifizi
al primo attore
della goduria.
Entusiasti applausi
provengono dalla fossa
ed esaltano
la smarrita schizzofrenia.
-11
La spada
dell’angelo delle tenebre
ipnotizza
l’estremo suicida,
slanciato nel vuoto
sorretto da corvine
ali di avvoltoio.
Invano,
la vita richiama
lo spirito posseduto.
Trionfanti iene
pregustano
quel che resterà
sull’asfalto del trapasso.
-10
Boia senza cappuccio
ha reso rovente
l’amato attrezzo
mosso abile
nell’aria scottata
che inorridita si dirada.
Il cielo dona l’alba
e la tana
sprigiona per noi
misture di fumo acre
e pelle arsa.
………… ti amo perché nei tuoi occhi rivive il sogno, perché sulla tua bianca carta l’inchiostro riscrive la ricetta dell’umanità e l’uomo assaggia le colpe dell’esistenza, condannando se stesso, cessando di additare calunnie, recuperando il valore.
Il tempo divora ingordigia, prepotenza, indifferenza.
Noi siamo il tempo, noi la cura, noi la medicina del pensiero, dell’azione.
Pazzia di vivere incoscienti delle proprie pazzie, immersi nella solitudine, nel vortice che schiaccia l’un con l’altro, ed a testa alta sbandierando bontà.
Muore nel buio la speranza che l’egoismo ha troppe volte venduto agli altri, scambiata e barattata la superbia sui banconi del mercato impazzito. Il prezzo supera e distrugge l’onesta particella travestita di macabri veli.
Cercare nella folla l’uomo vero, trovare maghi ed indovini, felicità che diviene improvviso suicidio, trovare la verità, ferita ed incapace di vincere il falso.
Raggiante l’interrogativo torna con prepotenza: ma, chi di noi è uomo ingordo e vorace, chi uomo bestia, o siamo tutti blatte e scarafaggi ?
E’ giunto il momento di fuggire, scappare da avvoltoi, iene, sciacalli, scardinare la porta del tempio, tracciare la rotta evitando la perdurante tempesta, correre verso la libertà.
Sono io il fanciullo giulivo a suoni di campanelle, e dietro il tuo portone è già pronto a bussare il servo postino.
Corri finché c’è tempo, salvati, salvami ………….
LA META
-9
In fondo a quel
corridoio di ragnatele
si increspa la pelle,
si scioglie la carne
di un corpo
che occhi ciechi
hanno appeso
ad una trave stridula.
Tra pipistrelli appiccicati
si mostra divorato il suo capo
penzolando nel vuoto
ed abbracciato
ad un cappio di fune marcia.
-8
La mente concepisce
il nefasto sogno;
regista di terrore
va in scena,
un misero cadavere
emerso dal nulla,
allungato
a mani pulsanti
di vita perduta,
divenute furtive
della mia anima.
Vaga la ragione
fedele suddita
del cavaliere del male.
-7
Gira la giostra,
gira al canto infernale
dell’ago.
Il vizio risorge
complice dell’orgia
tra pattume di vita.
Le fiamme perenni
scorrono
nelle vene bucate
e bruciano ai miei occhi
fratelli mascherati
di satanici sguardi,
morti da sempre.
-6
Il sommo padrone
sguinzaglia
segugi accecati
a cacciare panico
sul prato degli aquiloni.
Cala il sipario
tra canini
avvelenati da furia.
Cessano i pianti
al cascare di estremità,
custodite
da calzini ricamati.
-5
Fermo, pietrificato,
ricerco con sgomento
effusioni di sudori,
ma quella lama eccitata
indaga le mie viscere
strappando all’intelletto
i sapori della mia dolce morte.
-4
Mormorii di defunti
sotto il pavimento erboso
maledicono
l’umano calpestio,
eterno violentatore di pace.
Spalanca le fauci
la terra arida e matrigna,
ed ovunque
un risucchio
di grida e disperazione.
-3
Spento il lume
di questo cubo
di mattoni grigi,
schizzano
frenetici oggetti
animati da caos.
Turbinii,
vortice senza tregua
trascina
la freddura del panico
agli occhi indiavolati
di bianche statuine
di porcellana,
accarezzate
da lacrime di sangue.
-2
La selva maligna
trasforma
il fiore profumato.
Condannato,
prigioniero
di radice evase
dal carcere degli inferi,
spappolato
da spine che strillano
stregonerie.
Il cobra
striscia sulla cute,
mi sevizia,
ritma i battiti
dell’interminabile tormento.
-1
Mura rosee di marmo,
ornate di nere candele
sorreggono
corpicini gocciolanti,
figli dell’ultimo delirio.
Bambole senza capelli
contano impassibili
i frutti del maniaco strazio,
e su stropicciate lenzuola,
impolverate di tarli,
giacciono insonni
mani collezioniste
di infantili vite.
…………donami il bisogno di sentire comune il linguaggio, ora, che il cammino ha raggiunto il punto zero, quello dell’arrivo e della partenza.
Riusciremo a volare sullo stesso binario e procedere all’infinito.
Ogni meta custodisce il suo significato, purché essa sia meta, purché diventi convinzione del percorso, ed insegua il punto luminoso.
La parola è divenuta schiava della mente, la malvagità prolifica sulla dolcezza, sul tramonto, sull’amore, e soccombe contro se stessa. E soccomberà quando lo specchio l’avrà ammirata ed il masso avrà lasciato polvere di vetro.
Combattere la trasparenza è solo rappresentare l’ennesima scena dell’ennesimo dramma e dopo il lungo giro nevrotico ritornare al punto zero e ricominciare insensate peregrinazioni delle spirito. Il nulla.
Il nulla è l’abbandono, è il distacco ipocrita da anime condannate dopo che la condanna le ha già schernite spartendo razzisti fardelli.
Questo nulla droga la ragione, scatena frenesia, genera pianti di lacrime inventate per rubare l’uomo.
Acceca l’ingenuità, rifletti su parole imparate a memoria, spolvera gentile lettore la parte grigia, ricostruisci il difetto, vinci la paura, l’incubo.
Ognuno ha proprie risposte a proprie domande.
Solo il silenzio è padre della morte.
resurrezioni
+1
Nebbia
impedisce il mio sguardo
oltre decrepiti plotoni di cipresso.
Movimenti di anime macabre,
occhi trafitti da rami infuocati
e grida e pianti,
e lupi che ululano,
lasciando cadere
teste divorate senza occhi.
Tutto intorno odo
suoni maledettamente meravigliosi.
+2
Morbide trecce
sull’allungato collo
dirigono gracili dita
al clavicembalo arrugginito.
Rompe il suono assordante
il sonno tenebroso,
pazzia, furore,
inarrestabili note
suonano vendetta.
Uccisa la pazienza,
il demonio
conquista il canto celestiale
e l’eco rimbomba
voci dell’aldilà.
+3
Fantasmi umani
vestiti da foglie del male
cantano
assaporando contorti
e bavosi lombrichi.
Il popolo della morte
riempie
i satanici covi,
e sul petto
inciso da vetri
resuscita brutale
il coro.
Lingue morsicate
da denti
drogati d’odio
gridano "NO SALVATION".
+4
Ha galleggiato
di lacrime quella donna
straziata da incubo.
Sublimi onde rossastre
fin l’ultimo granello
di sabbia infuocata.
Nello specchio tetro
quei fragili figlioli
hanno lasciato
braccia mozzate
e scempiate gambine,
e nell’oltretomba
che ci circonda
qualcuno raccoglie
membrane ed arti
da ricomporre.
+5
navigano
linee umane dannate,
solitarie,
tra scheletriche frasche
della infetta palude.
putrefazioni di cadavere
partoriscono gracili larve
ed intorno
zanzare carnivore
suonano remote sinfonie.
immersa fino al ventre scavato,
un’anima vive,
regnando dei della maledizione.
+6
Addossata ad una
parete di lanterne
c’è una bimba
che raccoglie
brandelli di carogne.
Le sue tenere manine
tendono
budella nauseanti
e quei cerulei occhi
di me faranno
nutrimento per vermi.
+7
Viaggia l’epidemia
a cavallo del vento;
donne allattano
neonati a due teste,
uomini curvi
scavano, senza sosta,
rosicchiando topi,
sottratti a gatti traballanti.
Sul monte
sono già prenotate le croci.
Taci, maledetto scrittore, taci!
Il fumo annebbierà il senno, nessuna parola recherà immagine nello specchio.
Resuscita la potenza delle tenebre ed annienta sciocche speranze.
Invano gridi ad orecchie sorde. I tuoi stupidi lettori sono inutili pedine della scacchiera infernale, mosse a caso dal tumore delle loro coscienze, dalla perfidia dei loro animi.
Medicina, cura, salvezza, verbi immaginari nel vocabolario della vita, dipinti nel cuore di scrittori profeti del vento, apparenti eroi di gesta dimenticate da tutti.
Ti dimenticherai di esistere codardo scrittore, tu non esisti, non sei mai esistito.
Dominano spiriti macabri la scena quotidiana; non v’è spazio per fragili sentimenti, la terra risucchia, il demonio annega la saggezza soggiogata dal male, invisibile agli occhi umani.
Rumoreggiano echi di vendetta sfrenata, e la vostra speranza
sparisce alle voci delle tenebre.
Pronuncia l’ultima parola e scompari per sempre forsennato e maniaco scrittore. Il tuo tempo è finito.
Guarda, guarda, alza gli occhi, coraggio.
In quello sterile specchio il sangue scrive: "NO SALVATION" .
La bimba dai cerulei occhi farà di te, scrittore, e del tuo lettore, nutrimento per vermi. Nutrimento per vermi.
Siete solo nutrimento per vermi.
SUICIDIO
+8
Divampa l’estasi
del diabolico folletto;
fosse liberano serpi,
cortecce prosciugate
sprigionano parassiti,
antiche ragnatele
ospitano vedove nere,
e il cielo sorregge
cavallette divoratrici.
Discende rapido
il mortale paradiso
e l’ultima falsa preghiera
trema e spira
alla sottile risonanza
dello sterminio.
+9
Corre il mio peso smembrato
lungo lampioni spenti
di questo tenebroso
stradone di cemento;
l’aria fetida
trasporta e rimbomba
affanni della mia paura
mentre dietro avverto rasenti
passi ed alito assassini;
la scure nera sul suo viso
benedice il mio ultimo sguardo,
che sparisce
nell’orgasmo di avide unghie
che fuggono stringendo
la mia carotide squartata.
+10
Scorrono perpetue
sulle nude schiene
le legioni dell’ombra
armate d’ascia.
Attendono insonni
ore di sepolcri
per condurre
alle fiamme del lago
spiriti spaccati
da corpi tremuli.
Attende l’ascia,
paziente,
senza fine,
senza tregua.
Attende.
Ti attende….
+11
Vaga
intorno
a macerie di terremoto
un velo bianco
senza volto,
scuotendo le chiavi
del feretro.
Teschi schiacciati
da travi e tetti sbriciolati
conservano
sbarrato lo sguardo
e santificano
l’arca di caronte
gettando nelle acque
bottiglie ripiene
di muto dolore.
+12
Recinto dei ferro spinato
lungo l’orizzonte,
incartato
di materia grigia.
Occhiate sbiadite
inseguono
pioggia di cecchini
che spaccano,
perforano,
sbriciolano,
brandellano.
Padri mitragliano figli,
figli violentano madri.
I fantasmi delle fogne
popolano le nostre città
plebee del nobile maleficio.
+13
Oltre l’uscio
tracce di fango
segnalano
il mio sgomento.
La furia
ricerca il presagio.
Raccolgo dal suolo
la mia donna,
alleggerita del capo
eretto solitario
sulla seggiola di velluto.
Il silenzio accompagna
i miei sensi,
sepolti alla vista
di palpebre
che innocue
si spengono nell’arcano.
+14
Brivido, tremore
di questa maledetta oscurità.
Percorro viali
vestiti di decesso
e l’ossigeno che respiro
ha sapore di sangue
sangue, sangue.
Sangue sotto i miei piedi
che calpestano
corpi putrescenti
senza più identità.
+15
Nel campo fiorito
danza splendente
la farfalla atomica
sulla tenerezza
dell’innocenza,
glaciale,
richiamando schiamazzi.
Giunta l’ora
schiacciato il tasto,
barattiamo
tenera carne di macello
con agnelli scannati.
+16
Il carro funebre
conduce nella cassa
l’ultimo superstite
della iettatura.
L’uomo vivo
respira
rinchiuso e scatolato
dal corteo degli zombies.
Attaccato
alle catene del peccato
sudicie del putiferio.
Il silenzio ordina
ed arruola
un’altra lingua
sradicata.
+17
Il diabolico tribunale
delle anime
ha pronunciato
estreme unzioni.
Si ereggono
cappi usurati,
si riempiono
fosse comuni,
scende
l’imbrunire violento
al muto tocchettio
di campane stonate.
Solo lui ha giustizia,
tra la folla,
nel branco.
Non ascoltare! Non ascoltare!
L’altra parte di me urla inferocita, prepara il sepolcro, maledice l’intenzione, vaneggia rendendomi demente.
Distinguere, distinguere, scacciare il frutto avvelenato, scurire le voci delle tenebre, sanare il tumore.
Non c’è ossigeno ai miei dintorni, sono solitario e vagabondo, stanco, preda del saccheggio, spinto dal corteo degli zombies nella fredda cassa.
L’inconscio incatenato esplode, si scaglia impavido contro la coscienza soggiogata, strappa l’orgoglio assassino.
Il turbolento viaggio rivendica riposo, il sonno eterno ipnotizza, mio fedele lettore, unico amico della mia vita, bocca che deve ruggire.
Mi spengo in questo mondo infernale, suicida della verità, figlio della speranza, nemico della mia parte nascosta, nemico della tua parte nascosta.
Muoio mio lettore, muoio respirando.
Abbandono il tuo sogno, l’incubo che risveglia, ti lascio solo nei tuoi pensieri, meraviglioso viaggiatore, scudiero del mio passaggio e del mio ritorno.
Guarda lo specchio quando puoi, non aver timore di liberarti.
Abbi, infine, cura delle mia parole, delle nostre parole. Il mio testamento ha un unico erede universale.
Ti voglio bene lettore, ti amo come amo la mia libertà.
Vivremo insieme per sempre.
the end
LIBERTA’