Il racconto

di Annalisa Garetto

 

Ho sempre avuto la passione per le storie nere, amo inventarle e scriverle per il solo gusto di essere trasportato dalla fantasia nei miei stessi racconti. Ma non avrei mai potuto credere che un giorno il personaggio a cui io stesso avevo dato vita, l’avrebbe alla fine sottratta a me.

Tutto cominciò qualche tempo fa. Io stavo fantasticando su un nuovo racconto da scrivere e il mio protagonista era un giovane impiegato. Non avevo avuto tempo di riflettere oltre, perche’ ero sato richiamato dallo squillo del telefono, ma mentre mi dirigevo frettolosamente verso l’apparecchio, mi era balenata l’idea di porre come protagonista un personaggio che avesse le mie stesse caratteristiche, che mi somigliasse. In questo modo, pensai, mi sarebbe stato più semplice immedesimarmi nella vicenda. Quando tornai al mio tavolo da lavoro, il mio stupore fu immenso nel constatare che sul mio taccuino degli appunti, accanto a ciò che avevo scritto: "giovane impiegato sui 30 anni", si era aggiunto: "appassionato di racconti neri". Ero sicuro di non aver aggiunto quell’annotazione. Tuttavia mi convinsi a restare calmo, così mi tranquillizzai pensando di averlo scritto soprappensiero. Il personaggio doveva essere simile a me, e sul taccuino degli appunti era misteriosamente apparso il mio hobby preferito. Mi accorsi che era molto tardi, perciò decisi di andare a letto.

Nella notte sognai la mia prossima storia: "Un uomo si sentiva perseguitato da presenze sovrannaturali, misteriose e inquietanti. Ogni alito di vento lo faceva rabbrividire e il fruscio delle foglie secche in autunno lo terrorizzava, facendolo sobbalzare. Temeva ogni uomo, ogni creatura; in ogni individuo vedeva la presenza di un essere diabolico. Nonostante tutto era appassionato di letteratura nera: egli sperava in questo modo di scongiurare la paura, combattendola e vincendola".

Mi svegliai di scatto, con uno strano presentimento. Era già mattina inoltrata, così dopo una rapida colazione, mi sedetti alla mia scrivania per continuare il racconto. Il mio terrore fu immenso quando mi accorsi che la narrazione era già stata continuata. All’improvviso sentii intorno a me una presenza, impalpabile, ma vicina. Terribilmente vicina. Uscii affannosamente dalla mia casa, avevo bisogno di aria, ma non mi sentivo sicuro. Ad ogni fruscio di foglie mi voltavo in fretta per assicurarmi di non essere seguito. Un alito di vento mi fece rabbrividire, come se una mano gelida mi avesse sfiorato il viso con una carezza. Calò la notte, così mi decisi a tornare a casa. Mi tranquillizzai pensando che mi ero semplicemente lasciato coinvolgere troppo nella vicenda. Volevo proseguire il racconto, così, una volta giunto nel mio appartamento, mi misi a all’opera: "Un giorno l’uomo conobbe una donna bellissima, dai profondi occhi azzurri, quasi trasparenti, e dai lunghi capelli neri. Se ne innamorò perdutamente. Il suo sguardo lo incantava, gli annullava totalmente la sua volontà. L’uomo l’amava, ma allo stesso tempo se ne sentiva terrorizzato, sapeva che qualcosa in lei l’avrebbe finalmente annientato. Rabbrividiva quando le gelide mani della fanciulla gli carezzavano dolcemente il viso, ed era lo stesso timore, lo stesso fremito impulsivo che egli provava ad ogni soffio di vento. Infine i due giovani decisero di sposarsi, ma dopo qualche tempo l’uomo fu colto da un male inspiegabile che lo indebolì sempre più, sottraendogli piano piano l’alito vitale, fino alla morte. Della giovane donna non si seppe più nulla."

Poco tempo dopo aver terminato il racconto, mi capitò di conoscere una donna bellissima, dai lunghi capelli scuri e dagli occhi di un azzurro chiaro come il ghiaccio. E dal tocco dolcissimo, come quello che in autunno mi sfiora il volto. Il suo sguardo mi catturò come il ragno cattura la sua vittima. Me ne innamorai e decisi di sposarla.

Ho segnato il mio destino. Sento che le forze mi stanno abbandonando. La giovane donna mi sta accanto, fissandomi col suo sguardo di ghiaccio, sottraendomi ogni respiro. Tra poco sarò nel vento con lei, la creatura a cui avevo donato la vita. La mia vita.

Annalisa Garetto

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