TROMEO AND JULIET



Sono circa 20 anni che la Troma, mitica casa di produzione e distribuzione di film spazzatura e schifezze varie, ci propina divertimento e risate facendoci assistere a scene atroci, feroci e repellenti.
Il trucco della Troma è quello di mettere insieme tutti i luoghi comuni dei film horror e di fantascienza, massicce quantità di violenza e sangue, tante belle ragazze reduci dalle copertine di Penthouse e Playboy, innumerevoli dosi di sesso sadico e perverso, attori falliti e morti di fame ripescati chissà dove, e tanti altri elementi cinematografici demenziali considerati di serie "zeta", infilati tutti di prepotenza in quel grande "cesso" che è il prodotto finito, il film targato "Troma". Si perché ormai questo nome è un’etichetta, una garanzia. Chi si prepara a vedere una pellicola (ma anche tanto, tanto video) della Troma, sa e deve sapere a che cosa andrà incontro: un universo delirante e indecente, una forza distruttrice che va contro ogni tipo di perbenismo e morale, un ammasso di situazioni e personaggi all’insegna del "non-cinema".
Eppure, in tutti questi anni di produzione selvaggia (si parla di qualcosa come una settantina di pellicole prodotte, comprese quelle girate da altre produzioni e acquistate, rimaneggiate, rititolate e ridistribuite), la Troma ha ricevuto un successo dietro l’altro, collezionando milioni di appassionati in tutto il mondo. E sono proprio questi appassionati, i teen-agers, che la Troma fa a pezzi nei suoi film, che pullulano di ragazzini e adolescenti imbranati e dementi che fanno una brutta fine o finiscono per essere trasformati in mostri ributtanti. O vengono uccisi da surfisti nazisti, torturati da infermiere lesbiche e sadiche, violentati da nani-zombi, divorati da dinosauri (anzi "tromasauri"), fatti a pezzi da vecchie megere indemoniate, evirati da preservativi-killer, e chi più ne ha più ne metta.
L’universo Troma non ha confini. Ogni idea mai pensata o mai ritenuta realizzabile perché troppo delirante, la Troma ce la mette su un piatto d’argento, anzi che dico, in una tazza piena di cacca. E come nei film di fantascienza degli anni ’30, dove il successo delle pellicole era atribbuito all’incontro fra la bellezza femminile e l’orrido, fra la bella e la bestia, come in "KING KONG" del 1933 o "DRACULA" del ’31, nei film della Troma troviamo "fiche" d’eccezione e mostri schifosi (anche perché si vede, sono ammassi di plasticaccia).
Ma la Troma uccide, distrugge, disintegra la bellezza femminile. C’è una forte componente misogina in tutti questi film, dove la bellezza diventa pretesto di feroce vendetta da parte di mostri-maschi incazzati per la frustrazione di aver ricevuto l’ennesimo no.
Così il corpo della donna viene mutilato, coperto di sangue, trasformato in qualcosa da odiare e distruggere. Ma le bellocce non sono solo feticci sulle quali sfogare le prorie frustrazione e rabbie represse. In queste pellicole vi sono anche donne incazzate nere e ultra-femministe, che distruggono gli uomini (dopo averli violentati magari) e che gli fanno leccare i loro tacchi a spillo. E poi le lesbiche, grandi protagoniste dei film Troma, ed i politici, fatti passare per idioti o per mafiosi senza scrupoli, e i nuclei familiari, covi di belve assatanati di eredità o di incestuosi rapporti sessuali. Insomma, il mondo della Troma è il ritratto di un mondo perso e perverso, sull’orlo della fine.
Un concentrato di rapporti violenti, gratuiti, un abisso infinito senza alcuna logica o valore morale. Non si riesce a capire bene se questi film ci dovrebbero far ridere o far piangere, far arrapare o scandalizzare. Ne è esempio il film "TROMEO AND JULIET" diretto nel 1995 dal "papà" della Troma, Lloyd Kaufman, che vorrebbe essere un rifacimento di "ROMEO E GIULIETTA" di Shakespeare, ma che Kaufman trasforma in qualcosa di indescrivibile, inspiegabile, mantenendo solo i nomi dei protagonisti e delle casate rivali e l’amore impossibile dei due ragazzi.
Il resto del film è da vedere (scene iper-violente, rapporti saffici, alcool, droga, trasformazioni, e demenzialità a go-go). La sceneggiatura è qualcosa di facoltativo in questo film. Del resto lo stesso Kaufman ha sempre ribadito che i suoi sceneggiatori sono i classici tizi che rimangono seduti al bancone del bar fino alla chiusura, o "signori per bene" che dormono in scatole di cartone davanti ai "Troma-Studios", o relitti umani che sbiascicano parole senza senso parlando da soli sui ponti da cui stanno per buttarsi, salvati all’ultimo momento con la frase "scusi, ha mica voglia di sceneggiare un film?".


Francesco Cappa


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