BALDISSERO CANAVESE

Provincia

Torino

Abitanti

615

Superficie

Kmq. 7,16

Altitudine

m. 360

Denominazione Abitanti

Baldisseresi


Baldissero è situato in una valletta, ai piedi del caratteristico gruppo di colline magnesiache dette, per il loro aspetto brullo e desolato, Monti pelati o bruciati, che culmina a metri 581 nella medievale Torre Cives. Nel suo territorio sono stati trovati numerosi reperti Romani.

L'origine del toponimo non è chiara. Secondo alcuni deriverebbe da Baloardus per indicare il "baluardo", un'antica fortificazione che dominava l'abitato.

Quantunque non si possa conoscere l'epoca precisa della sua origine, si hanno memorie negli antichi manoscritti della Curia Vescovile d'Ivrea da cui si deduce essere anteriore all'anno mille. Nel 1127 il Vescovado d'Ivrea considerava Baldissero suo feudo minore, nel 1190 appare sotto la giurisdizione dei Conti del Canavese, Pietro fu Giordano di Baldissero e Oberto di Castel Romano. Nel 1227 passò ai Conti San Martino di Rivarolo e di Castelnuovo, quando nel 1265 questi ultimi cedettero i beni di Baldissero ai figli di Alberto San Martino, Guglielmo divenne capostipite dei conti San Martino di Baldissero, che si estinsero nel secolo XVII.


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Il Castello, forse ricostruito riadattando la fortificazione della collina, è ricordato già in documenti pubblici del 1190. Quando la popolazione si sollevò verso la fine del 1300, nei moti del cosiddetto tuchinaggio, subì gravi danni ma, a rivolta domata, venne ricostruito e ampliato. 

Nel 1190 ne era proprietario un certo Oberto di Castel Romano, dal 1253 passò ai Conti S. Martino che , per successione, continuarono ad esserne proprietari fino al termine del secolo XVII, in cui si estinse Lucia, figlia del Conte Giorgio Giacinto, membro del Senato di Piemonte ai tempi di Vittorio Amedeo II. A Lucia succedeva la figlia secondogenita, Contessa Maddalena, sposa del Marchese Agostino Ripa di Gaglione e Meana. 

Dai Ripa di Meana passò al Conte Giuseppe Adami di Bergolo che lo vendette al francese Conte Dorè, dal quale passò al signor Brossa Stefano, che nel 1858 lo vendette al Cav. Felice Oddone di Feletto.

Le casate dei Ripa di Meana e degli Oddone di Feletto accentuarono il carattere residenziale dell'edificio trasformandolo in villa. Ebbe ospiti illustri: fra gli altri, nel 1825, Carlo Felice e, nel 1866, la duchessa di Genova.

Nel 1888 fu acquistato e ampliato dall'ingegnere navale e ammiraglio Giacinto Pullino, costruttore, nel 1891, del primo sommergibile della Marina Italiana, il "Delfino". Va ricordato, a questo proposito, che il nome di Pullino venne dato al sottomarino comandato da Nazario Sauro.


chiesa1.jpg (27540 byte) La Chiesa Parrocchiale dedicata all'Assunta e a San Martino, fu costruita nel 1815 in stile barocco su progetto dell'architetto Vittorio Alli, sui resti di un precedente edificio; la chiesa che è a croce greca allungata, ha tre altari. Il maggiore è dedicato ai due Santi titolari e Patroni, la Vergine e San Martino, raffigurati nella nuova icona fatta dal pittore Giovanni Stornone nel 1907; il secondo a destra è dedicato alla beatissima Vergine del SS. Rosario; il terzo è stato dedicato a San Giuseppe , a Sant'Antonio Abate e a Sant'Antonio da Padova. 

 


 

  La Cappella Santa Maria di Vespiolla è un oratorio posto a circa due chilometri dal paese. Monumento nazionale, è una delle chiese più antiche della regione: faceva parte delle prime dieci pievani della diocesi Eporediese. 

Nel 1122 era già parrocchia: nel 1360 aveva ancora giurisdizione, come pieve, sulle chiese di Castellamonte e della valle del Piova. 

Precede la costruzione, ingentilendola, un portichetto rettangolare. Della struttura romanica della chiesa originaria rimane solo l'abside nel cui catino si trovano affreschi del XIV secolo raffiguranti gli apostoli; nella volta il Cristo è inserito tra i simboli degli Evangelisti. 

 



Chiesa di San Martino della Cella, detta anche di Genizasco, era situata dove ora si trova il Cimitero Comunale, ed apparteneva ai Monaci della Novalesa, ossia Benedettini. Nel 1396 il Priore di San Pietro del Monastero della Novalesa rinunciava ai diritti che gli spettavano sulla chiesa a favore del Pievano di Santa Maria di Vespiolla, Don Vercellino. Nel secolo seguente, essendosi costruita l'antica Chiesa di San Martino Vescovo nel centro del paese, restrinsero a San Martino della Cella la celebrazione delle feste di San Sebastiano il 20 Gennaio, San Rocco il 16 Agosto e San Martino l'11 di Novembre. Nel 1705 veniva interdetta da Mons. Alessandro Lambert perchè pericolante. Dopo essere stata abbandonata per 25 anni, si ripristinò nel 1730 dedicandola a San Rocco per la festa del 16 Agosto ma sul finire del secolo fu abbattuta.



L'antica Chiesa di San Martino Vescovo, ora distrutta, era accanto all'attuale campanile ed occupava in parte il giardino parrochiale. Non si conosce l'anno della sua costruzione ma è certo che non esisteva ancora nel 1396. In essa vi erano quattro altari; il maggiore aveva l'icona di noce, parte dorata e parte miniata, con colonne laterali, in mezzo un quadro rappresentante Maria SS. Addolorata . Il secondo altare a destra era dedicato alla Vergine del SS. Rosario; il terzo a sinistra dedicato a Sant'Antonio da Padova; il quarto a San Donato.


Nel XIX secolo Baldissero godette di notevole fama tra i geologi Piemontesi; sui Monti pelati si rinvennero e furono studiati notevoli depositi di magnesite - detta poi "Giobertite" dal nome di uno degli studiosi - abbondantemente usata dalle industrie ceramiche di Castellamonte e per la produzione di porcellane e di prodotti medicinali sino all'esaurimento dei giacimenti all'inizio del secolo XX.

Con legge regionale n° 29 del 14 Giugno 1993 si è istituita la Riserva naturale speciale dei Monti Pelati e Torre Cives con lo scopo di:
a) - Tutelare il peculiare ambiente in cui, per la particolarità degli eventi storici, della posizione geografica e del clima si sono insediate biocenosi ( associazione di diverse specie animali e vegetali) uniche dal punto di vista naturalistico;
b) - Tutelare,valorizzare e ripristinare il paesaggio e i beni storici presenti;
c) - Promuovere attività di ricerca scientifica;
d) - Organizzare il territorio a fini ricreativi e didattici;
e) - Garantire il recupero delle aree soggette ad attività estrattiva.

Le funzioni di direzione e di amministrazione sono esercitate dall'Ente di gestione dei Parchi e delle Riserve naturali del Canavese.