Dedichiamo questo Vademecum agli Amici Scrittori, agli Allievi di Piera Rossotti, a tutti

i Collaboratori del Rifugio e di Danae,

che ci sono cari e preziosi.

 

La macchina pigra

 

Esprimere un giudizio sui testi che ci vengono inviati in lettura non è sempre facile!

A volte la difficoltà è legata al loro allo scarso valore letterario, beninteso; altre volte, forse, siamo semplicemente noi a non sapere che cosa valutare.

Proviamo a vedere insieme se, procedendo a piccoli passi, riusciamo a costruire una specie di questionario - guida per la lettura di un testo narrativo.

Secondo Umberto Eco, il testo è una "macchina pigra", cioè qualcosa che richiede che il lettore faccia la sua parte per poter essere compresa.

Noi lettori abbiamo almeno tre modi per far funzionare questa macchina: possiamo lasciarci avvincere dalla vicenda e leggere esclusivamente per il nostro piacere, oppure fare una lettura più attenta e consapevole che vada oltre la semplice comprensione della storia, si soffermi sul modo di scrivere, sugli avvenimenti, sui personaggi, sull'epoca storica, sempre, comunque, ancora dal punto di vista di fruitori dell'opera. Ma possiamo anche andare oltre, ed essere critici veri, indagare sul testo, valutarlo, mettere in luce i vari aspetti ed i meccanismi nascosti, al fine di coglierne proprio tutti i significati e gli aspetti.

In questo vademecum, cercheremo di approfondire il modo corretto in cui il lettore dovrebbe muoversi in ciascuno di questi tre livelli di lettura. Scopriremo le domande alle quali dovrebbe dare una risposta per effettuare una corretta valutazione del testo a ciascuno di questi livelli, e nello stesso tempo impareremo a capire qual è il livello di lettura che meglio si addice alle nostre predisposizioni naturali e all’impegno che vogliamo dedicare alla lettura di un’opera.

 

 

Primo livello di lettura: lo spettatore

Se vogliamo fermarci al primo livello di lettura, quello che denomineremo dello spettatore, possiamo cominciare a leggere il testo senza alcun obiettivo particolare, soltanto perché ci va di farlo. Al termine della lettura di primo livello, la prima valutazione che ci viene richiesta è la risposta alla più naturale e spontanea delle domande: "mi è piaciuto?", in genere, è "mi piace", oppure "non mi piace". Soltanto dopo aver risposto a questa domanda , possiamo anche provare a rispondere a qualche semplice domanda a contorno, per esempio: la lettura è stata faticosa o abbiamo letto il testo tutto d'un fiato? L’abbiamo letto, con piacere o comunque curiosi di sapere come sarebbe andato a finire o soltanto perché dovevamo giungere alla fine? Che cosa ci è piaciuto di più, (o di meno, nel testo che abbiamo letto?) Per essere un po' più accurati in queste risposte, possiamo poi pensare di rispondere a ciascuna di queste domande con un punteggio, piuttosto che con un semplice sì o no, in modo da chiarire a noi stessi quanto l’autore sia riuscito a soddisfare le nostre aspettative di lettori.

A questo punto, possiamo riprendere da capo la lettura del testo e cercare di eliminare gli eventuali errori ortografici o di battitura, anche quelli evidenziati da un controllo automatico di ortografia di un word processor, per poterli segnalare all'autore ed aiutarlo così ad ottenere effettivamente un testo migliore. E questo perché, vale la pena di ricordarlo, fornire elementi utili a migliorare l’opera in esame è, e deve essere sempre, l’obiettivo principale di Lettura Incrociata.

Per semplificare la nostra valutazione, possiamo preparare, per nostro uso e consumo, una tabella. Quella che segue è puramente indicativa. Essa dovrà raccogliere, trasformandoli in parametri di lettura, le risposte alle domande più semplici e ricorrenti che il lettore intende porsi per esprimere una valutazione di primo livello di un testo narrativo. Per rendere la nostra analisi un Po’ più incisiva e soggettiva, possiamo integrare le domande "standard" della tabella che segue con una breve lista di domande personali più "creative", ma sempre legate ad un’analisi del testo dal punto di vista dello spettatore.

Parametro di lettura:

Esito

Piacevole

Voto da 1 a 10

Facile da leggere

Voto da 1 a 10

Avvincente

Voto da 1 a 10

Cosa ci è piaciuto di più

 

Cosa ci è piaciuto di meno

 
   

Il nostro invito non è però certamente quello di ridurre l’analisi di un testo alla semplice compilazione di una tabella come quella indicata! Al contrario, la tabella è solo un mezzo, e deve diventare per il lettore soltanto una linea guida, cioè uno strumento preliminare per formulare poi un proprio giudizio, discorsivo ed articolato sul testo che ha letto.

A questo punto, proviamo a vedere i lati positivi e gli eventuali errori, per poterli segnalare all'autore ed aiutarlo così effettivamente a migliorare, perché ricordiamoci che questo è il vero valore della Lettura Incrociata!

 

 

Secondo livello di lettura: lo scrittore

Se vogliamo portare la nostra lettura ad un livello più alto, dopo aver effettuato una lettura di primo livello, cioè da spettatore, dobbiamo riprendere in mano il testo e rileggerlo con gli occhi di uno scrittore. Così come un tecnico analizza un prodotto della concorrenza, smontandolo nelle singole parti per capire quali siano le soluzioni che il progettista ha escogitato per risolvere vari problemi, e come poi queste parti siano state assemblate insieme per costituire l’oggetto finale, allo stesso modo un lettore di secondo livello dovrà smontare il testo in esame, scomporlo nei suoi componenti di base, ed analizzare ciascun elemento ed il modo in cui essi vengono composti insieme nel testo. Definiremo quindi questo livello di lettura quello dello scrittore. Esso è il più utile per tutti coloro che, oltre che lettori, sono anche scrittori, perché è quello che meglio consente di far tesoro della lettura di un testo per migliorare il proprio livello di scrittura. Riprendiamo ancora il testo, rileggendolo con attenzione per analizzarlo in modo più approfondito.

In prima battuta, gli elementi fondamentali in cui va sezionato un testo prima di analizzarlo in questa fase sono almeno tre:

1. La trama

2. Gli "ingredienti" (personaggi, punto di vista, ambientazione e tempo)

3. Il linguaggio e lo stile

Tuttavia ciascun lettore può incrementare questo elenco aggiungendo gli elementi che ritiene fondamentali nella struttura di un testo [i dialoghi, la punteggiatura ecc.]. In questo vademecum però prenderemo però in considerazione solo questi tre.

1. La trama: possiamo definirla come il filo invisibile che collega tutti gli elementi di una storia, ed in riferimento ad essa è quindi lecito porci le seguenti domande:

- La storia che abbiamo letto ha una trama valida e coerente, con un inizio, uno sviluppo e una conclusione?

- Possiamo rispondere con chiarezza alle famose cinque "W" della scuola anglosassone di giornalismo (who, what, where, when, why)? Ossia: Chi è il protagonista? Cosa succede nella storia? Dove si svolge? Quando si svolgono le vicende della storia? Perché il personaggio agisce in quel modo?

- C'è una sola trama, o ci sono delle trame secondarie?

La risposta a queste, e ad altre eventuali domande a proposito della trama, consentono al lettore di secondo livello di formulare un giudizio su di essa. A questo punto avremo già le idee più chiare: se ci sono dei gravi difetti nella trama [nessi di causalità non rispettati, errata sequenza temporale dei fatti, avvenimenti inspiegabili o non giustificati dai fatti precedenti], anche lo stile migliore difficilmente potrà fare di quella storia una bella storia! Ma procediamo ancora.

 

2. Gli "ingredienti"

2.1 I personaggi

Nell'esaminare i personaggi, abbiamo soltanto l'imbarazzo della scelta tra le varie domande che si presentano subito alla mente.

- Quali tipi di personaggi si incontrano (sono esseri umani o fantastici, animali, ecc.)?

- C'è un protagonista?

- Quali sono i personaggi secondari e qual è la loro funzione?

- Ci sono personaggi inutili o non ben delineati?

- Ci sono anche semplici comparse?

- Come vengono presentati i personaggi (attraverso l'azione, la descrizione, o in altro modo)?

- Sono piatti o ben caratterizzati? Sono credibili?

- Sono funzionali al procedere della storia?

- Sono simpatici o antipatici? In che modo l'autore ce li ha resi tali?

Relativamente ai personaggi, un’analisi di secondo livello deve dunque esprimere pareri sul modo in cui essi vengono presentati, segnalare personaggi non ben delineati o che compaiono o scompaiono dal testo in maniera inspiegabile, manifestare la sensazione che alcuni personaggi siano inutili, se non dannosi, al corretto fluire della storia.

 

 

 

2.2 Il punto di vista

Una storia può risultare più o meno coinvolgente per il lettore a seconda del punto di vista da cui è raccontata. Ogni storia, però, ha un punto di vista che le si adatta meglio degli altri. Il lettore di secondo livello ha il compito di valutare , tocca a noi lettori valutare se l'autore ha scelto quello giusto. Anche in questo caso risulta utile porsi qualche domanda. La prima è ovviamente la seguente:

 

 

Solitamente esistono tre punti di vista per raccontare una storia.

 

Individuato dunque il punto di vista, o i punti di vista nel caso ci siano più storie che si intrecciano, che l’autore ha scelto per il suo racconto, ecco, quindi, la domanda fondamentale:

- Il punto di vista scelto dall'autore ci sembra adatto alla storia? La scelta di uno dei punti di vista può infatti rendere più o meno coinvolgente per il lettore l’intera vicenda!

Ed inoltre ci si può chiedere: Il narratore è un "vero" narratore, ossia un essere "fatto di parole", come lo definisce Vargas Llosa, oppure da esso traspare un po' troppo l'autore e il suo modo di vedere le cose? In altre parole il narratore "è" l'autore stesso che non ha saputo liberarsi dalla sua biografia?

 

 

2.3 L'ambientazione

Anche qui, tutto è relativo alla storia che stiamo esaminando. Non si richiede ad un thriller un'ambientazione troppo accurata, perché il lettore cerca in questo tipo di lettura il rompicapo intellettuale, oppure l'intrigo e l'azione. In un romanzo storico, viceversa, l'ambiente è fondamentale e deve tenere conto dell'epoca storica, per non rischiare il ridicolo e l'anacronismo, come nei  vecchi film hollywoodiani ambientati all'epoca dell'impero romano, in cui attrici maggiorate indossano chiaramente il reggipetto sotto le tuniche! E' quasi come scrivere un libro in cui il protagonista sia Robin Hood, ma dotato di cellulare e ghiotto di insalata di pomodori! Comunque, anche senza arrivare a queste esagerazioni, può capitare di leggere dei testi che contengono incongruenze di questo tipo, che un lettore di secondo livello deve senz’altro smascherare.

Le domande che risultano d’aiuto per questa analisi ambientale sono dunque le seguenti

 

 

2.4 Il tempo della narrazione

Prendiamo ora in considerazione l'aspetto temporale della vicenda e proviamo a chiederci:

- In quale epoca sono collocati gli avvenimenti?

- E' facile capirlo, o bisogna intuirlo attraverso i dettagli?

- Quanto durano gli avvenimenti della narrazione?

Questa durata è chiaramente espressa? [p. es.per esempio nell'Ulisse di Joyce l'"odissea" in cui l’intera vicenda del protagonista dura una sola giornata, la durata e la collocazione temporale del racconto sono chiaramente espressi e già questo la dice lunga sulla visione del mondo dell' autore!] In altri casi, il lettore può avere delle difficoltà a rendersi conto del tempo trascorso da un evento all’altro. È chiaro che anche queste considerazioni possono far parte di un giudizio di secondo livello.

 

 

3. Il linguaggio e lo stile

L’ultimo degli elementi in cui abbiamo scomposto il testo nella nostra analisi è il linguaggio o lo stile. A questo punto sarà bene esaminare l'aspetto linguistico, a cominciare da ortografia e sintassi. E' importante! La presenza di errori, magari banali, potrebbe far cestinare da un editore un racconto o un romanzo di per sé valido. Correggiamo, quindi, anche sugli errori ortografici e sugli errori di battitura che il correttore automatico non può individuare, perché le singole parole sono esistenti, ma mal combinate, come in questa frase di esempio: [p. es. " Il signora entro del bar è Chiese un corvetto".!]

Per quanto riguarda la sintassi, il discorso è più difficile. A volte, infatti, l'errore sintattico è voluto dall'autore per rendere un certo modo di parlare o un certo tono narrativo, altre volte è un vero errore. Tocca al lettore attento distinguere ma, nel dubbio, sarà bene segnalarlo comunque, magari con tanto di punto interrogativo, in modo che sia poi l’autore a decidere sul da farsi, magari ponendo in corsivo o tra virgolette l’errore voluto.

Ci possiamo anche porre alcune domande, per conoscere meglio gli aspetti stilistici e linguistici.

- Quale registro linguistico ha scelto l'autore? (formale, informale, gergale...)

- Le scelte lessicali sono appropriate a tale registro?

- Ci sono descrizioni? Sono poche/molte/troppe/noiose...?

- Ci sono dialoghi?

- Sono credibili?

- Servono anche a far procedere la storia, o si possono eliminare senza grave danno?

Rispondere a queste domande e fornire all’autore anche questo genere di impressioni può voler dire aver fatto davvero una buona analisi di secondo livello.

 

... e adesso?

Adesso, se abbiamo risposto almeno ad alcune domande per ogni punto, possiamo dire di aver fatto assai di più di quanto non faccia abitualmente un lettore qualsiasi.

Se le risposte positive sono molte, tuttavia, forse ci troviamo di fronte ad un'opera veramente valida, ed allora vale la pena di andare oltre, cioè di approfondire l'analisi per coglierne il significato profondo.

 

Terzo livello di lettura: il critico letterario

Se ci siamo spinti fino a fornire del nostro testo un’analisi di secondo livello, possiamo dire di aver fatto assai di più di quanto non faccia abitualmente un lettore qualsiasi.

Spingere ancora oltre la nostra analisi è davvero un lavoro da professionisti. Le cose si fanno complicate, è praticamente impossibile costruire una "griglia" che si adatti a tutti i tipi di opere. La lettura più approfondita deve essere mirata a "quella" determinata opera che si sta leggendo, ed il critico deve costruirsi la sua strada, trovare la giusta angolazione per penetrare più in profondità.

È ovvio che un’analisi di questo tipo è giustificata solo per opere che abbiano lasciato emergere, in un’analisi di secondo livello, un numero di elementi positivi tali da motivarne lo sforzo che l’analisi di terzo livello comporta. E' un lavoro da professionisti.

Un libro che mi sembra illuminante per questi aspetti, (e molto stimolante per chi scrive,!) per quanto riguarda l'analisi del romanzo è Lettere ad un aspirante romanziere di Mario Vargas Llosa: in esso un grande romanziere riflette sul proprio mestiere attraverso una serie di lettere ad un immaginario giovane scrittore. E' un libro breve ma densissimo, senz'altro da leggere!

Torniamo però alla descrizione del terzo livello di lettura: essenzialmente, si tratta di riprendere l'esame dei punti elencati in precedenza, tentando di "scavare" a partire dall'analisi della trama, dell'ambientazione, del linguaggio e dello stile., per cominciare. Sarà poi l'opera stessa e la nostra esperienza di critico letterario a suggerirci nuove direzioni.

1. La trama

Più che di trama, sarebbe meglio parlare, a questo livello, di struttura narrativa.

Cominciamo col segmentare il testo in unità narrative, o macrosequenze, di solito coincidenti con l'entrata o l'uscita di scena di un personaggio, o con un cambiamento di luogo o di tempo. Queste unità narrative hanno lunghezze variabili e sono a loro volta frazionabili in nuclei più ristretti, detti microsequenze, che possono essere di vario tipo: ( narrative, descrittive, dinamiche se descrivono azioni, ecc.). Dal punto di vista della narrazione, alcune di queste microsequenze sono più "importanti" di altre ma tutte, nel loro insieme, contribuiscono dare alla storia  un certo ritmo ed un certo tono, ed un buon autore utilizza le microsequenze e la loro successione in modo non casuale. Scoprire ed elencare le macrosequenze e le microsequenze più importanti in un’opera sotto esame, può essere utile all’autore per migliorare il suo testo, quanto una radiografia può essere d’aiuto ad un medico per valutare la gravità di un trauma. Dopo l’analisi, sarà infatti, l’autore a stabilire se è il caso di aggiungere, modificare, o eliminare dal testo qualche microsequenza per dare ad una qualche macrosequenza il taglio desiderato.

Per vedere dare un esempio di come le microsequenze vengano utilizzate dagli scrittori esperti all’interno delle macrosequenze per dare un certo taglio al racconto, facciamo un esempio con una macrosequenza "famosa" e diffusamente studiata (l'abbiamo studiata tutti a scuola!). Si tratta di un brano de "I promessi sposi" di Alessandro Manzoni, che possiamo sicuramente andare a ripescare per capire questo esempio.

La macrosequenza in questione è quella che descrive il tentativo di matrimonio tra Renzo e Lucia ne I promessi sposi di Alessandro Manzoni, che comincia con la celebre frase "Carneade, chi era costui?" e termina con la spropositata richiesta di aiuto di don Abbondio e le campane suonate a martello dall'ancora semiaddormentato Ambrogio, il sagrestano.

Attraverso quali sequenze secondarie essa si sviluppa:?

- La presentazione di don Abbondio.

- L’annuncio da parte di Perpetua  della visita di Tonio.

- La comparsa die Agnese, con lo scopo di "distrarre" Perpetua, cercare di farla allontanare, e dare nel contempo il segnale di "via libera" a Renzo e Lucia.

- L’entrata di Tonio e Gervaso da don Abbondio.

- L’ingresso di Renzo e Lucia, mentre don Abbondio è distratto perché scrive una ricevuta per Tonio.

- Il tentativo di matrimonio.

- La reazione di don Abbondio.

- Le ripercussioni sul paese, quando la gente sente le campane a martello.

La terza e l'ottava scena sono esterne, tutte le altre si svolgono in un interno. Le più importanti, la sesta e la settima, sono particolarmente concitate nel ritmo, le frasi brevi e rapide. In tutta la macrosequenza prevalgono la caratterizzazione dei personaggi e l'effetto comico.

Detto così, l’analisi delle microsequenze e macrosequenze di un testo sembra quasi qualcosa di semplice e scontato! Pensiamo però quale approfondita riflessione strutturale deve aver fatto un autore esperto come Manzoni per creare scene così vive, con quei rapidi passaggi interno-esterno, l'alternarsi di dialogo e di narrazione, che nel caso particolare è fatta da un narratore esterno e onnisciente, che tira i fili come un abile burattinaio!

 

L'analisi accurata della struttura di un'opera, quindi, è utile al lettore, perché  ne rivela i meccanismi e  permette di valutare le scelte dell'autore, al fine di comprenderne meglio gli intenti, ma è utile anche all’autore perché consente a quest’ultimo di verificare quanto i suoi intenti di narratore siano stati raggiunti..

A questo punto, possiamo riprendere il testo nel suo insieme e individuare il livello di fabula e quello di intreccio.

La fabula è l'insieme degli avvenimenti, collegati dai nessi causali e presentati in ordine cronologico: in una parola, il riassunto.

L'intreccio, invece, è la presentazione degli eventi decisa dall'autore secondo l'ordine cronologico e logico che ritiene più opportuno, con digressioni, anticipazioni e flashback. Soltanto lo studio dell'intreccio nel suo insieme ci rivelerà i meccanismi di composizione dell'opera.

Un' opera può avere una buona fabula ed un cattivo intreccio, o viceversa!

 

2. L'ambientazione

Abbiamo già parlato dell'importanza dell'ambientazione nella sezione precedente: ora si tratta di analizzarla più a fondo, esaminandone anche il grado di soggettività o di oggettività e chiedendoci se quello che leggiamo stia diventando parte della nostra esperienza. Se possiamo rispondere di sì, ci troviamo di fronte ad un libro scritto veramente bene.

L'autore può seguire strade diverse per condurci a questa condivisione di esperienza: per esempio, ci può comunicare delle percezioni fisiche attraverso i cinque sensi ( farci "vedere" delle scene, ma anche farci ascoltare suoni e voci, rievocare nella nostra memoria odori, sapori, sensazioni tattili...), o percezioni psichiche. Dovremo, dunque, studiare la presenza di questi elementi, e poi cercare di capire come e se lo scrittore sia riuscito a porgerli.... e probabilmente scopriremo che è riuscito a farlo attraverso precise scelte di lingua e di stile...

 

 

3. Tecniche stilistiche ed aspetti linguistici

3.1 Le tecniche narrative. Chiunque di noi abbia provato a scrivere un testo narrativo sa bene che la scelta di una determinata tecnica è un momento delicato dal quale può dipendere la buona o la cattiva riuscita di un lavoro.

Possiamo scegliere (e, ovviamente, alternare!):

- il semplice discorso narrato;

- il discorso indiretto (utile, ad esempio, per riferire dettagli la cui conoscenza è indispensabile ai fini della comprensione della storia, ma che risulterebbero noiosi se forniti attraverso un dialogo);

- il discorso indiretto libero (il discorso, sempre in forma indiretta, viene in parte slegato dalla proposizione reggente , p. es. "egli dice che...", per lasciare emergere uno stile che mantiene alcuni tratti propri della forma diretta come l'uso dell'indicativo o dello stile a frasi spezzate, anche se è pur sempre il narratore a prestare voce al personaggio. Esempio: "Mi promette mille cose, con le lacrime agli occhi. Sarà più attento, studierà di più, non si lascerà influenzare dalle cattive compagnie...");

- il discorso diretto, con le battute tra virgolette e la presenza di verbi interlocutori (disse, rispose, ribatté, ecc.);

- il discorso diretto libero, in cui mancano virgolette e verbi interlocutori, e in cui le parole pronunciate direttamente dal personaggio non sono quasi distinguibili da quelle riportate dal narratore, se non per piccoli segni. (Un esempio eccellente è fornito dal romanzo Cecità di José Saramago, dove soltanto le maiuscole indicano l'inizio della battuta di un dialogo);

- il monologo interiore ed il flusso di coscienza (sono le grandi novità del romanzo del Novecento, tra Proust e Joyce. Con il monologo interiore, il lettore è direttamente introdotto nel pensiero del personaggio, senza alcun commento esterno; il flusso di coscienza (celebre quello di Molly, insonne, alla fine dell'Ulisse di Joyce) registra le intime divagazioni di un personaggio il cui pensiero non si sviluppa su di un tema preciso, ma procede a ruota libera, per associazioni mentali e con un fraseggio spesso privo di costrutto. E' forse il caso più rappresentativo di lingua che prevale sul racconto.

Il critico letterario, nell’analisi di terzo livello, deve esprimere il suo parere su come e quanto appropriatamente queste tecniche siano state utilizzate all’interno dell’opera.

3.2 La struttura dei periodi e la punteggiatura. Sul piano della struttura sintattica, l'autore può scegliere un periodare costituito da una serie di proposizioni principali accostate o coordinate, che prende il nome di paratassi. Questa scelta rende veloce il ritmo della narrazione. Ne ha fatto grande uso Hemingway, ma lo ritroviamo anche in Manzoni, proprio nel brano del tentativo di matrimonio che abbiamo citato in precedenza. ("Don Abbondio vide confusamente, poi vide chiaro, si spaventò, si stupì, s'infuriò, pensò, prese una risoluzione: tutto questo nel tempo che Renzo mise a proferire le parole..."). La punteggiatura è in genere semplice e ripetitiva.

L'autore può però anche scegliere una struttura del periodo più articolata, una sintassi più complessa, ricca di proposizioni principali e subordinate, detta ipotassi. In questo caso, anche la punteggiatura risulta più abbondante e variata. E, sempre parlando di punteggiatura, ci sono i casi in cui essa viene volontariamente e totalmente soppressa (per esempio nel già citato monologo di Molly dell'Ulisse di Joyce).

Individuare e valutare l’uso della punteggiatura e la struttura sintattica utilizzata dall’autore è un altro degli impegni di un’analisi di terzo livello.

3.3 Scelte lessicali e registro linguistico. In linea di massima, ogni opera presenta un prevalente registro linguistico (formale, informale, familiare, colloquiale, gergale...), ed anche per la caratterizzazione dei personaggi si ricorre ad un registro adeguato. (Un ragazzo di oggi, ad esempio, non dirà "Sono fortemente alterato", ma piuttosto "Sono incazzato nero!").

Le scelte lessicali vanno di pari passo con la scelta del registro linguistico, anche se nei testi di molti autori compare sovente la presenza di più linguaggi. L'esempio più significativo è senza dubbio quello di Gadda, che usa termini arcaici, dialettali, parole straniere, termini tecnici e dà vita ad un pastiche linguistico per ottenere effetti caricaturali o tragicomici.

È chiaro che valutare il corretto assegnamento di un certo registro linguistico a ciascuno dei personaggi è un altro dei compiti del critico letterario che operi un’analisi di terzo livello.

 

34.4 Le figure retoriche. E qui citarle tutte diventerebbe troppo lungo, ma per leggere bene bisogna saperle riconoscere, ed individuarne la funzione e l’opportunità d’impiego (almeno delle principali, come la metafora, il paragone, la preterizione, la litòte, ecc....).

 

....e poi.... tocca al lettore

Ai suoi studi personali e alla sua esperienza è assegnato il compito di completare l’analisi con un giudizio professionale complessivo che aiuti l’autore a comprendere meglio la sua stessa opera e, nel caso, ad intervenire in alcuni punti per rettificarli e rendere in definitiva migliore il suo testo.!

Ogni critico (ed ogni autore) ha un suo bagaglio di conoscenze ed esperienze, ha idee e gusti personali che entrano in gioco quando legge (o scrive) un'opera letteraria.

E' quindi molto difficile - e, forse, neppure giusto - fornire regole di interpretazione rigide e definite una volta per tutte.

Questo vademecum vuole soltanto essere un compagno discreto e modesto, che si può consultare o mettere da parte senza tanti complimenti, nel grande viaggio che è la scoperta di un'opera letteraria.

Per il Rifugio degli Esordienti

                                                            Piera Rossotti & Maurizio J. Bruno