Il CD del Mese - Luglio 1998 - a cura di Meriadoc

Mark Knopfler - "Golden heart"

Parcheggiata in garage la spettacolare macchina da soldi, quale è ormai diventato il gruppo dei Dire Straits, alla fine del tour che ha seguito la pubblicazione dell’album "On Every Street", Mark Knopfler ha deciso di divertirsi ; in verità non si tratta della prima volta che il chitarrista e leader della formazione inglese cerca distrazioni dalla routine quotidiana del gruppo: lo aveva già fatto nel 1990 prima con i Notting Hillbillies nell’album "Missing... Presumed Having Good Time" (ed il titolo la dice lunga), e poi con Chet Atkins in "Neck And Neck". Dato alle stampe l’ottimo album live "On The Night" (anche se in sostanza inutile, dopo "Alchemy"), il nostro eroe è apparso come ospite in diversi lavori di altri artisti : tra questi sono da citare i Chieftains, che nel loro "The Long Black Veil" hanno incluso il brano "The Lily of The West" scritto e cantato proprio da Mark Knopfler ; e proprio partendo da questo episodio è nato il nuovo disco di Mark Knopfler: "Golden Heart" si apre con il single hit "Darling Pretty", preceduta una breve introduzione suonata con arpa celtica e tin whistle, strumenti che caratterizzano il sound dei Chieftains e dei molti altri musicisti che hanno care le proprie radici in Irlanda e nel nord della Gran Bretagna. Non vi illudete, il disco non è solo questo : è anche tante altre cose, come la chitarra distorta in "Imelda" e "No Can Do", oppure la chitarra acustica in "Je Suis Désolé", brano in perfetto stile cajun, o ancora lo swing dolce di "Are We in Trouble Now". Molti dei brani richiamano le atmosfere di quelli contenuti in "On Every Street" ("Vic and Ray", "Rudiger"), alcuni altri richiamano "Missing..." ("Nobody’s Got The Gun") : proprio in questo eccessivo richiamare lavori precedenti, sta, secondo noi, il limite di questo album, che però si lascia apprezzare per tante altre buone cose. Una di queste è la chitarra di Mark Knopler, che ormai ha abbandonato il sound dei primi album dei Dire Straits ; se questi album erano caratterizzati dal timbro cristallino di una Stratocaster appena filtrata da un digital delay ed un compressore, ora il timbro è affidato a chitarre Pensa-Shure, costruite appositamente per Knopfler dagli omonimi liutai di New York ; non sappiamo quali effetti un musicista di questo calibro possa utilizzare in sede di incisione di un album, ma saremmo pronti a giurare che, nel suo caso, la dotazione del suo rack sia ridotta al minimo, anche se negli ultimi album l’indulgenza verso sonorità più sporche, quasi cattive, è stata sempre maggiore ; per quanto riguarda lo stile, il cambio di sonorità negli anni ha portato il nostro a delle piccole modifiche tecniche, ma anche quando il suono è più corposo e saturo di armoniche, l’uso delle dita nude e di alcuni particolari fraseggi conferiscono alle note di Knopfler un marchio di fabbrica difficilmente imitabile. Compagni di lavoro del chitarrista inglese in questo lavoro sono musicisti già noti a chi segue i Dire Straits : Guy Fletcher, che è ormai un collaboratore inseparabile di Knopfler, si occupa delle tastiere, non solo elettroniche (si ascolti il pianoforte di "Are We in Trouble Now"), mentre Paul Franklin dà a buona parte delle canzoni un tocco folk-country con la sua steel guitar, come ha già fatto su "On The Night" rielaborando alcuni successi dei Dire Straits, come "Brothers in Arms" e "Walk of life". In conclusione, anche se questo disco non raggiunge le vette creative di "Sultans of Swing" o di "Romeo and Juliet", è un ottimo lavoro sotto molti punti di vista, non ultimo quello dell’incisione con tecnologia HDCH, e può offrire settanta minuti di ottima musica anche a chi non è, come noi, un adoratore delle dite fatate di Mark Knopfler. Imperdibile, per chi lo trova, il singolo "Darling Pretty", contenente due inediti non presenti nell’album: "Gravy train" e "My claim to fame"


Ritratto di un artista - Mark Knopfler

Quando ascoltate un brano di musica pop, sapreste distinguere un chitarrista da un altro? Certo se la canzone che state ascoltando fa parte della categoria ascolta-e-dimentica, sarà anche difficile che vi poniate la domanda "Chi può mai essere il chitarrista in questo brano?".

La domanda se la deve essere posta quel produttore inglese che nell’ormai lontano 1977 ascoltò un demo tape di un nuovo gruppo, che si distingueva dal marasma di rumore che la musica punk offriva allora sul mercato. Quel demo tape conteneva una prima versione di "Sultans of Swing", ed il gruppo si chiamava Dire Straits, e le sonorità pulite e cristalline che le chitarre di Mark e David Knopfler offrivano erano in perfetta antitesi con lo stile imperante: si pensi ai Clash ed ai Sex Pistols, i gruppi che andavano per la maggiore allora, che si offrivano al pubblico con suoni (e non solo quello) provocatori, distorti, e con voci sguaiate per gridare tutta la loro rabbia, sull’onda delle manifestazioni giovanili (e, diciamolo, anche per captatio benevolentiae nei confronti del target del mercato discografico).

I Dire Straits, invece, tornavano qualche anno indietro, rifacendosi ad un genere musicale morto, o comunque moribondo, già dalla prima metà degli anni sessanta: gruppi come i Credence Clearwater Revival, gli Almann Brothers o la musica di Duane Eddy doveva essere rimasta nel cuore dei fratelli Knopfler, voci e chitarre dei Dire Straits, che comunque non si limitarono ad un semplice revival: la loro musica era profondamente innovativa, ed insieme ai Police, i Dire Straits possono essere considerati le uniche novità proposte dagli anni settanta, che poi sono diventate cult band degli anni ottanta. Ma mentre i Police rimanevano nell’ambito piuttosto ristretto del loro particolare ed innovativo mix di reggae e punk, per poi scomparire, i Dire Straits hanno seguito una strada tutta loro, e, pur non offrendo innovazioni stilistiche radicali, si sono sempre distinti dal marasma della musica che il mercato ci ha offerto nei primi anni ottanta (pensiamo un attimo ai Duran Duran e poi facciamo cinque minuti di vergogna).

Quello che secondo noi ha contribuito in modo sostanziale all’affermarsi del loro stile è stata la chitarra di Mark Knopfler: Non a caso sulla copertina di "Brothers in arms", il loro album di maggior successo, è ritratta la chitarra resofonica National: questo genere di chitarra, dal timbro molto particolare e utilizzata soprattutto nel country e nel blues, ha marcato indelebilmente il sound di molti pezzi di questo gruppo, in particolare il loro maggiore hit single, "Romeo & Juliet", contenuto nell’album "Makin’ movies". Ricordiamo anche la loro apparizione al festival di Sanremo, in cui suonarono, purtroppo in playback, la medesima canzone: erano altri tempi per Sanremo, se consideriamo che l’anno successivo apparve Peter Gabriel appeso ad una liana a cantare "Shock the Monkey".

In seguito i Dire Straits sono andati arenandosi nelle secche a cui porta il successo mondiale, mentre Mark Knopfler ha continuato per la sua strada, o meglio per le sue molteplici strade: lavori solisti, colonne sonore (bellissima quella del film altrettanto bello "Local hero", fino alla recentissima soundtrack del film "Sesso e potere"), collaborazioni con altri artisti del calibro di Sting ("Nothing like the sun") o Bob Dylan: per quest’ultimo artista ha prodotto due album (quelli del periodo "mistico", per i dylaniani convinti), suonando magistralmente la chitarra in "Infidels".

E proprio qui arriviamo al punto: il "tocco" di Knopfler sulla chitarra è perfettamente identificabile in tutte le canzoni in cui è apparso come musicista. Ma cos’è che rende inconfondibile questo chitarrista? Perché, almeno a chi ha le orecchie allenate e non solo per esperti chitarristi, tali risultano i suoi fraseggi: il suo mix tra stile chitarristico (per gli invidiosi, Knopfler non usa MAI il plettro, suona sempre con le dita nude) e ricercatezza musicale, unite alla sua passione per un certo stile di musica (che può identificarsi con quella specie di country che sostanzialmente rappresenta la musica popolare degli stati del sud est statunitense), sono tutte cose che contribuiscono indissolubilmente a creare uno stile sicuramente inconfondibile, anche in quei pezzi che invece potrebbero essere quanto di più lontano dal country: ascoltare, ad esempio, "Money for nothing", in cui la chitarra distorta segue riff completamente al di fuori degli schemi della migliore tradizione rockkettara/metallara.

Infine, consigli per gli acquisti: per chi non conoscesse il nostro chitarrista (empietà!), consigliamo vivamente i primi due album dei Dire Straits, sul secondo dei quali, "Communique", c’è una splendida "Angel of mercy": tra i dischi più recenti, sono assolutamente imperdibili "Alchemy – Dire Straits Live" e "Golden Heart", il suo lavoro solista, in cui spicca "Are we in trouble now?", un dolce swing, in cui la chitarra suona quasi sottovoce, ideale per momenti di intimità. Per le colonne sonore, esiste una raccolta dei migliori brani estratti dalle colonne sonore scritte da Knopler ("Local hero", "The Princess bride", tradotto in italiano in "La storia fantastica", "Cal" e "Last exit Brooklin"): l’acquisto di una colonna sonora intera, con l’unica eccezione dell’ottimo "Wag the dog" (soundtrack dell’omonimo film, uscito in Italia col titolo di "Sesso e potere"), è sconsigliato, dato che risultano per lo più noiose, se private delle immagini.

Tra le collaborazioni, suggeriamo "The long black veil" degli irlandesi Chieftain, in cui Knoplerf scrive, suona e canta la dolcissima "The lily of the west", ballata di sapore celtico dedicata all’isola del quadrifoglio; "Missing… presumed having good times" dei Notting Hillbillies, disco in cui si respire l’aria delle praterie (tutti traditional riarrangiati, tranne "Your own sweet way", brano inconfondibilmente knopfleriano), anche se un po’ artificiale nel sound; il già citato "Infidels" di Bob Dylan, se piace il genere; ed infine, per gli amanti del country, "Neck vs Neck", un duello tra "manici", in cui l’altro manico è il vecchio Chet Atkins; in questo disco c’è una chicca, e cioè la canzone "Yakety axe" suonata e cantata dai due chitarristi: per chi non la conoscesse (di nome), la musica di questa canzone fa da colonna sonora alle comiche di Benny Hill, ed è uno standard dello western country.

Links

Sito ufficiale di Mark Knopfler (ancora in costruzione) : http://www.mark-knopfler.com

Sito della Warner Bros. Records: http://www.wbr.com/markknopfler

Maurizio Firmani

Per suggerimenti, richieste, insulti o pacche sulle spalle, scrivetemi: meriadoc@tin.it