Ivan Graziani
Oggi 1 Gennaio 1997 la musica italiana ha perso Ivan Graziani. Inutile stare a scrivere frasi formali e preconfezionate tipo "è stata una grande perdita per la cultura" oppure "mancheranno a tutti le sue canzoni". Infatti Ivan Grazianti non era molto conosciuto e non è mai arrivato al grande successo. Io amo molto e seguo la musica italiana e se avessi il talento per diventare un cantante vorrei essere come lui. Non era per me un idolo né un anti-idolo. Semplicemente lo apprezzavo più di ogni altro perché più di ogni altro era se stesso e cantava quello che gli pareva.
Ho visto un solo concerto di Ivan Graziani, tre anni fa al festival dell'Unità di Modena: tra i quaranta e più che ho visto nella mia vita è stato forse il più bello di tutti e me lo ricordo come fosse ieri. Perché lo stile di Ivan Graziani era inconfondibile anche sul palco dove il grande chitarrista diventava un vero e proprio animale da palcoscenico.
Ivan Graziani era una di quelle persone testarde e bizzarre che si era fatto conoscere all’inizio come suonatore di chitarra. Aveva suonato anche per Lucio Battisti. Aveva iniziato a cantare in un complesso beat, l’Anonima Sound, di cui difficilmente potrò ascoltare un giorno qualche canzone. Nel 1974 il suo primo disco non era stato neppure distribuito. Poi per la Numero Uno di Mogol ha pubblicato, dal 1976 al 1983 nove dischi, probabilmente i più belli. Ma anche dopo aver cambiato due volte casa discografica lo stile delle sue canzoni era sempre lo stesso.
Purtroppo la legge del mercato costringe molti cantanti a rinnovare il loro stile e spesso con risultati che mi deludono amaramente. Sempre meglio di quelli che un proprio stile non l’hanno mai avuto: è la musica da supermercato, come la chiamo io, ed è quella che senza avere il minimo contenuto artistico alla fine vende di più.
Ecco Ivan Graziani era l’esatto contrario: vendere gli era importato sempre poco. Così le sue canzoni famose o meno sono tutte delle piccole storie che lui ha vissuto o ha immaginato di vivere. E` bello ascoltarle immaginandosi lo svolgersi della scena come in un fumetto che stai sfogliando. Ivan Graziani racconta tutte queste piccole avventure senza voler giungere ad una conclusione: si limita a narrare. Forse anche per questo non è stato apprezzato: la gente viene più facilmente colpita da una canzone senza contenuto ma che dice "l’amore è bello" piuttosto che dalla storia di una spogliarellista che lui incontra su un treno, di un ragazzo che si fa rubare la moto da una sventola, o di lui che va a trovare la sua amante a Siracusa. Forse l’ho apprezzato tanto perché mi è sempre piaciuto ascoltare la gente.
Il mercato oltre a canzoncine esige persone con una ben precisa identità. Ivan Graziani alternava storie violente in chiave rock a canzoni d’amore melodiche. Per questo è stato sempre considerato contraddittorio, non abbastanza trasgressivo. Perché credeva in ciò che faceva, amava esprimersi liberamente. Sono tanti quelli partiti con queste intenzioni che poi non hanno resistito al facile successo: basti pensare ad Alberto Camerini. Alberto Fortis era così poi si è perso per strada. Claudio Lolli è durato poco. Eugenio Finardi ha ceduto ma si è risollevato.
In conclusione vorrei salutare questo vero artista rock e che ha vissuto davvero "on the road" sempre in giro per l’Italia con il testo di una canzone molto meno conosciuta di "Agnese", "Lugano addio", "Firenze", "Signora bionda dei ciliegi", "Maledette Malelingue", "Modena Park" o "Pigro": è una canzone dall’album "Ivangarage" del 1989.
RADICI NEL VENTO
E` vicino il confine e già vedo più in là
getterò i miei vestiti e nudo sarò
io nudo sarò...
Questo viaggio è un’idea
e durerà la mia vita
ogni amore è una strada
l’orizzonte è laggiù
Perché Francesco è un pastore
e ha vissuto trent’anni
in un deserto di pietre per la sua verità
si, ma quei suoi fragili fiori
hanno messo radici
son sbocciati nel vento
infiniti nel blu, infiniti nel blu...
Noi tutti siamo in città
una sola età
tanta gente che viene e se ne va
acqua e fuoco noi, odio e amore noi
dentro gli occhi miei e le distese infinite
e i campi di sole, eterne ballate
noi vento e radici, vento e radici...
ho radici nel vento
ho imparato da te
sono fedele a me stesso
non ti tradirò mai
io non ti tradirò mai...
Ciao Ivan, io di certo non ti dimenticherò mai. Spero di non essere il solo.
Valerio Nardi, musicista fiorentino, per ricordare Ivan Graziani mi ha mandato il bellissimo testo di una canzone che non ho mai potuto ascoltare perché non ho quel disco.
IL MIO CERCHIO AZZURRO (da "Ballata per 4 Stagioni"; 1976)
Vuoi conoscere tu il mio cerchio azzurro
ne farai ornamento ai tuoi seni
se ti chiamo tu vieni
non avere paura
e vivrai anche tu nel mio cerchi azzurro
Affiderò i tuoi sogni più puri
alla follia di un destriero di nebbia
come un lento ricordo
frugherò la tua mente
e la tua anima avrò nel mio cerchi azzurro
Io come un gitano in metrò
porto al collo conchiglie
traccio dei simboli oscuri
riempio il tuo cuore d'amore e di vento
Tu lievi e colorati sussurri
avrai sulle candide spalle
finché la tua pelle non avrà desiderio di me
Dino Marsan, disegnatore di Ferrara che ha lavorato anche per la discografia, vuole ricordare l'amico Ivan Graziani con il bozzetto di una illustrazione che lo stesso Ivan gli chiese perché spesso pensava al momento in cui sarebbe riuscito a raggiungere il tetto del grattacielo Pirelli, e che avrebbe potuto diventare la copertina di un disco.