Reincarnazione, rinascita e continuazione
Prima Parte


Ricordiamo che “Percorsi” è una raccolta di condivisione e non una serie di insegnamenti dottrinali. Nessun percorso rappresenta una definitiva e inappellabile risposta alla riflessione di partenza. Non si stupiscano i lettori, se non troveranno qui espressi dei principi non relativi e non opinabili, come alcuni preferirebbero. Il Buddhismo è un sentiero che creiamo con i nostri stessi passi, facendo esperienza di quella realtà così com’è nel qui ed ora che chiamiamo Dharma, non un insieme di dogmi.


Riflessione

Non credo alla reincarnazione, dato che il sé personale è illusorio, 'chi' dovrebbe reincarnarsi?
Inoltre, nelle oltre 600 pagine del Pi Yen Lu (La Raccolta della roccia blu) testo importantissimo dello Zen, che raccoglie koan e insegnamenti memorabili di grandi maestri illuminati, non c'è una sola riga o parola che si riferisca con certezza alla rinascita.
Infine, nella mia quindicennale umile esperienza meditativa non ho mai avuto sentore di vite precedenti.


Primo Percorso:

Penso che il fatto che noi non si ricordi o non si abbia sentore di vite precedenti non significa necessariamente né che queste non ci siano state, né che ci siano state.
Significa solo che non le possiamo ricordare. Ed anche se ci sembrasse di ricordarle, resterebbe il dubbio che non siano ricordi autentici.

Gli scritti buddhisti sono veramente tanti, anche il solo codice Pali è vastissimo, non saprei se proprio non ci sia traccia del concetto di rinascita in nessuno degli scritti, perché sono ben lontano dall’averli letti tutti!
In ogni caso, poiché la tradizione di innesto storico del buddhismo è l’induismo, anche in questo caso, sia che ci siano, sia che non ci siano, il fatto non ci direbbe ancora nulla di certo.
Ci direbbe solo che il Buddha scelse di conformarsi o meno ad un modo di esprimersi e di sentire del suo tempo e della cultura del luogo in cui insegnava e, volta per volta, all’uditorio che aveva di fronte.

Per quanto riguarda gli insegnamenti del mio presente, devo dire che in diversi anni che ascolto e leggo il Maestro Thich Nhat Hanh, questi non ha mai parlato di reincarnazione, ma di “continuazione” che è qualcosa di più sottile e che non è riferito ad una personalità o ad una memoria che “trasmigra” da qualche parte, in un nuovo corpo o che viene assorbita in un nuovo stato mentale o “reame”.

Mi sembra piuttosto riferito ad un manifestarsi vasto e continuo della coscienza che non ha mai una vera interruzione (morte) e una ripartenza (rinascita), né può riferirsi ad un "io".

Personalmente, credo che la reincarnazione non sia, di per sé, un insegnamento assolutamente indispensabile.
Peraltro, esso non rientra nei tre principi fondamentali (o tre Sigilli del Dharma), non sé, impermanenza e dukka – nirvana, per cui penso si possa tranquillamente essere buddhisti anche senza credere nella reincarnazione.


Secondo Percorso:

Tutto quanto detto mi trova d’accordo. E' anche vero che nello zen la questione delle vite precedenti è di minore importanza. Però a volte mi sembra che le persone per cui furono scritti i kongan già conoscevano benissimo i fondamenti del Buddhismo e per questo non c'era bisogno di spiegarli. Forse il Pi Yen Lun non ne parla, ma ne parla, per esempio, il Wumenguan (che mi sembra un’importante raccolta di kongan), vedi il secondo caso.

La differenza tra la nozione buddhista della rinascita e la versione popolare (che ha più a che fare con la filosofia induista) è veramente grande fino al punto che paragonarle non ha senso. Nonostante il Buddha parlasse di continuazione mi sembra che il sentiero buddhista non sia limitato ad una vita. I testi pali ne parlano chiaramente. Qui ti do un link di un discorso di un bhikku che parla di karma e rinascita. Il secondo capitolo lo spiega bene e fa riferimenti ai sutta pali:   Nyanatiloka


Terzo Percorso:

La reincarnazione, rinascita o altre teorie simili, non finiranno mai di affascinare la gente semplice. Dopo la morte ci aspetta un grande mistero, e i misteri sono un vuoto da riempire nella mente di ognuno.

La paura della morte è una pulsione che ereditiamo dal regno animale ed ogni animale reagisce con le armi di cui la natura lo ha dotato. Chi scappa e chi fa della filosofia metafisica.

La pratica di consapevolezza non è essere nel qui e ora? Non me lo vedo il Maestro Buddha a raccontare ai discepoli le sue avventure nelle vite passate. Penso piuttosto che si trattasse di un modo per proporre insegnamenti senza turbare le fedi che a quel tempo rappresentavano un patrimonio culturale.

Del resto, passato quel tempo ed in altri luoghi, altri Maestri affrontarono di petto il problema. Né nascita, né morte, dissero, gettando nuova luce sul qui ed ora, Dharma, realtà così com'è adesso.

La continuazione, se diventa una filosofia delle vite future, ci distoglie dalla comprensione. Un'etica basata su ricompense e castighi, non è più consapevole; è la solita storia delle religioni, anche se le ricompense le chiamiamo "meriti" e i castighi "demeriti".

Questa discussione, comunque, è molto bella!


Quarto Percorso:

Se non si accetta la dottrina di rinascita si perde una parte importantissima degli insegnamenti come il karma e la manifestazione interdipendente. Questo non mi sembra metafisica, è piuttosto il principio: " Se questo c’è, è perché quello c’è ".
Per inciso, anche gli stadi del sentiero non - Mahayana si definiscono usando le nozioni delle vite prossime - shrotapanna (ancora 7 vite), sakrdagamin (ancora 3 vite), anagamin (ancora una vita) ed arahat (nirvana e parinirvana).

Mi pare abbastanza rischioso scegliere da soli gli insegnamenti da seguire ignorandone altri. Questo può portare a seguire solo quelli che ci piacciono e a trascurare i più scomodi, per esempio la reincarnazione. Così c'e' il rischio di rimanere chiusi nelle proprie idee sbagliate e usare gli insegnamenti solo per giustificarle.


Quinto Percorso:

Penso che i principi importanti del Dharma, come la manifestazione interdipendente (altre volte chiamata co-produzione condizionata), il karma e tutto quanto il resto, si reggono benissimo anche senza la reincarnazione. Posso consigliare “Il Cuore dell’insegnamento buddhista” - neri Pozza, (The heart of the Buddha’s teaching - Parallax) dove il Maestro Thich Nhat Hanh ci dona una delle spiegazioni più ampie e complete dei principi buddhisti senza bisogno del concetto di reincarnazione o di rinascita (non c’è nemmeno nell’indice dei nomi).

Ciò non vuol dire che TNH non ci creda o che ci creda. Significa che vuol farci capire che la chiarezza mentale non c’entra col credere o il non credere alla reincarnazione.


Sesto Percorso:

Una volta Thay, fu interrogato durante un ritiro, sulle vite passate del Buddha. TNH raccontò che una volta il Buddha disse a dei discepoli bambini di essere stato in passato un pesce e che soffrì moltissimo per essere stato mangiato da un altro pesce più grosso. TNH sottolineò, poi, che il Buddha usava questo “mezzo abile” della reincarnazione per suscitare la compassione in coloro che lo ascoltavano e che non dovevamo attaccarci a questo modo di esprimersi usato nei sutra, ma di guardare oltre, profondamente alla sostanza della pratica. Se prendiamo i sutra come lettera scritta ed eterna, siamo fuori strada.

Un’altra volta gli fu chiesto chiaramente se lui stesso credesse alla reincarnazione. Lui rispose che credeva alla consapevolezza del qui e ora.
Una volta ancora, alla stessa domanda, rispose che se i fenomeni sono vuoti di un sé, nulla nasce veramente e nulla muore, tutto si manifesta in completa interconnessione.
Aggiunse, dai sutra:

Se questo c’è, è perché quello c’è.
Se questo non c’è, è perché quello non c’è.


Spiegò:

Ciò che osserviamo e ciò che osserva sono entrambi la manifestazione, la continuazione senza inizio e senza fine della coscienza.

Disse che la manifestazione, a volte, gioca a nascondino, e le cose sembrano sparire per poi apparire altrove, ma mai uguali né diverse. Nascere e morire, uguale e diverso, sono concetti, categorie mentali che non si possono applicare alla realtà così com’è.
E concluse: “Essere o non essere, questo NON è il problema” (To be or not to be. That is NOT the problem). Rimando al suo libro “Il diamante che recide l’illusione” – Ubaldini.

Questa mi sembrò la più bella e chiara spiegazione sulla manifestazione interdipendente mai ascoltata.
Ancora medito sulle sue parole e la chiave non mi sembra sia nel credere o no alla reincarnazione.
Ricordo infine un ultimo insegnamento di TNH:

Le vite di tutti i nostri antenati e di tutti coloro grazie ai quali siamo qui oggi, sono perfettamente presenti in noi, nel qui ed ora. Perché cercare nel passato? Perché cercare nel futuro? Tutto è qui, in questa nostra vita presente!

Solo la nostra capacità di vivere il presente in piena consapevolezza è in questione.
Speriamo di riuscire a perfezionare questa capacità sempre più.


Fine Prima Parte


 


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per favore togliete il mio intervento

 

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