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A cura di Francesco Patrizi

“Benjamin Péret era per me il poeta surrealista per eccellenza: libertà totale di un’ispirazione limpida, che scorreva come acqua, senza alcuno sforzo culturale, ricreando immediatamente un mondo diverso. Nel 1929, con Dalì, leggevamo a voce alta qualche poesia del Grand Jeu, rotolandoci a volte dalle risate.” (Luis Buñuel Dei miei sospiri estremi, SE, 1991, p.120)

Benjamin Péret

LE GRAND JEU

Le ragazzine torturate

Vicino a una casa di sole e di capelli bianchi

si scopre una selva di possibilità d’amore

e uno spirito scettico

Dov’è il viaggiatore lei domanda

Il viaggiatore foresta si chiede di che cosa sarà fatto domani

Lui è malato e nudo

Chiede delle pillole e gli procurano delle erbe folli

È celebre come la meccanica

Chiede il suo cane

e un assassino viene per vendicare un’offesa

La mano dell’uno è sulla spalla dell’altro

E qui allora interviene l’angoscia una bellissima donna col mantello

di visone

è forse nuda sotto il mantello

è forse bella sotto il mantello

è forse voluttuosa sotto il mantello

Si si e si

È tutto ciò che voi vorreste

È il piacere tutto il piacere l’unico piacere

Quello che i ragazzini aspettano sul limitare della foresta

quello che la foresta attende vicino alla casa

L’impiccato è un pirata

che aveva dei denti

che aveva delle ossa

che aveva delle ossa

con l’acqua dentro

Poi corse come un serpente

scattò la mascella

la lingua salì sull’occhio

Allora le cavallette e le cipolle

le banane e le collane

uscirono dalla sua tasca una ad una

Felicità felicità dicevano

la sua bocca è sorella della mia bocca

ed è bello camminare per la via delle Asine

je sublime

ciao

mio aereo in fiamme mio castello inondato di vino del Reno

mio ghetto d’iris nero mio orecchio di cristallo

mio masso precipitante dalla scogliera per schiacciare la guardia campestre

mia lumaca di opale mio meschino d’aria

mio piumino d’uccelli del paradiso mia chioma di schiuma nera

mia tomba scoperchiata mia pioggia di cavallette rosse

mia isola volante mia uva di turchese

mia collisione d’auto folli e prudenti mia aiola selvaggia

mio pistillo di soffione proiettato nel mio occhio

mio bulbo di tulipano nel cervello

mia gazzella sperduta in un cinema del centro

mia cassetta di sole mio frutto di vulcano

mio riso di stagno nascosto dove si annegano i profeti distratti

mia inondazione di gaggia mia farfalla di spugnolo

mia cascata azzurra come un’onda che fa la primavera

mia rivoltella di corallo la cui bocca m’attira

come l’occhio di un pozzo

scintillante

ghiacciato come lo specchio in cui contempli la fuga

degli uccelli-mosca del tuo sguardo

sperduto in un’esposizione in bianco incorniciata

da mummie

ti amo

je ne mange pas de ce pain-là

l’eroica morte del tenente Condamine de la Tour

Da sette secoli Condamine de la Tour

con le braccia a lancette di pendolo

 che segnano le nove e un quarto

in piedi sul suo capo tricolore

comandano i suoi quattordici gamberi

Nel suo cervello trapassano le brezze cantavano

Scenderai porco d’un venduto

Ma dal cielo nero come la fronte dei suoi padri

nessuna aragosta veniva in soccorso dei suoi gamberi

Soltanto a volte la breve scheggia di un’unghia

l’avvertiva che le pentole cambiavano sesso

e che la lattuga perdendo le sue orecchie

accorreva a domandargli il segreto dei suoi peli

Improvvisamente nell’aria barbuta

un chiodo si conficcò con un rumore di tenebre

un chiodo azzurro e verde come un mattino di primavera

2.437 cimici uscirono dal suo naso

4.628 lampioni penetrarono nelle sue orecchie

Io Condamine de la Tour cerco

massacri

dei fanciulli in scarpe di nuvole

ed il milite ignoto nell’armadio

Ma Gesù ha gettato il milite ignoto nella sua

pattumiera

ed i porci l’hanno mangiato

e gli Alsaziani hanno mangiato i porci

Così tu sei cresciuto Condamine de la Tour

sei cresciuto come un porco

e l’ombelico del milite è diventato

il tuo

ma oggi Gesù ha messo i suoi piedi sporchi

nella sua gidouille (termine usato da Jarry per indicare un enorme ventre ricettacolo dei pregiudizi borghesi)

che gli serve da zoccolo

coi due piedi nello stesso zoccolo

Per questo l’hanno fatto dio

per questo i suoi parroci hanno scarpe

simili al loro viso

Imputridisci Condamine de la Tour

Coi tuoi occhi il papa farà due ostie

Per il tuo sergente marocchino

E il tuo membro diverrà il tuo bastone di maresciallo

Imputridisci Condamine de la Tour

Imputridisci Immondizia senza ossa.

                                                                                                                                    Benjamin Péret

Jacques Prévert

Los olvivdados

Los olvidados

petites plantes errantes

des faubourgs de Mexico City

prématurement arrachés

au ventre de leur mère

au ventre de la terre

et de la misère

Los olvidados

enfants trop tôt adolscentes

enfants oubliés

relegués

pas souhaités

Los olvidados

la vie n’a pas eu le temps de les caresser

alors il en veulent à la vie

et vivent avec elle à couteaux

tirés

Los olvidados

piccole piante erranti

dei sobborghi di Città del Messico

prematuramente strappate

al ventre della madre

al ventre della terra

e della miseria

Los olvidados

bambini troppo presto adolescenti bambini dimenticati

relegati

indesiderati

Los olvidados

la vita non ha avuto tempo di accarezzarli

ed essi si sono risentiti con la vita

e vivono con essa a coltello

sguainato


Jacques Prévert

 

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