LUIS BUÑUEL

(filmografia commentata, bibliografia, saggi critici, documenti)

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a cura di Francesco Patrizi

“vorrei fare dei film che, oltre a divertire il pubblico, gli infondessero l’assoluta certezza di non vivere nel migliore dei mondi possibile. Oggi i film, compresi quelli che si definiscono neorealisti, si propongono il fine opposto. Come è possibile sperare in un miglioramento del pubblico quando ogni giorno il cinema ci racconta, persino nelle commedie più insipide, che le nostre istituzioni sociali, i nostri concetti di Patria, Religione, Amore eccetera, sono forse imperfetti ma sono unici e necessari? Il vero oppio del pubblico è il conformismo e l’intero gigantesco mondo del cinema è impegnato nella propagazione di questo confortevole atteggiamento, celato a volte sotto la maschera insidiosa dell’arte”  Luis Buñuel

FILMOGRAFIA COMMENTATA

A cura di Francesco Patrizi.

1926        Mauprat

Regia e sceneggiatura: Jean Epstein.

Nel 1926 Luis Buñuel, da poco stabilitosi a Parigi, si iscrive ai corsi di regia tenuti da Epstein e partecipa, come assistente alla regia, al film.

1927        La sirène de tropiques

Regia e sceneggiatura: Henri Etiévant e Mario Napals.

Luis Buñuel partecipa al film in qualità di assistente alla regia. L’esperienza lo lascia a dir poco disgustato. È un tipo di cinema esclusivamente commerciale, concepito in funzione dell’attrice in voga nel momento: Josephine Baker. Sul set del film prende contatti con la futura troupe di Un Chien Andalou.

1928        La chute de la maison Usher

Regia e sceneggiatura: Jean Epstein

Luis Buñuel partecipa al film in qualità di assistente alla regia. Si conquista la stima di Epstein. Sicuramente è un’esperienza formativa importante per il futuro regista; si notano, infatti, nel film liberamente ispirato al racconto di Poe, degli elementi figurativi che saranno poi ricorrenti nelle opere messicane di Buñuel, come ad esempio alcune inquadrature di alberi secchi stagliati contro le nuvole, la presenza dei ragni (si veda l’impianto figurativo di Cumbre Burrascosas o Abismos de pasion – t.l. Cime tempestose, 1953). In seguito, Epstein romperà i rapporti con il suo giovane assistente in seguito alla dichiarata disistima di Buñuel nei confronti di Abel Gance.

1929        UN CHIEN ANDALOU (t.l. Un cane andaluso)

soggetto e sceneggiatura : Luis Buñuel e Salvador Dalì; montaggio: Luis Buñuel; fotografia: Albert Duverger; musica: frammenti di Tristan und Isolde di Wagner e tanghi argentini; scenografia: Pierre Schilzneck; interpreti: Pierre Batcheff (il giovane), Simone Mareuil (la ragazza), Jaime de Meravilles, Salvador Dalì (uno dei preti trascinati), Luis Buñuel (l’uomo che taglia l’occhio alla ragazza); produzione: Luis Bunuel (il film è stato interamente prodotto dalla madre di Buñuel); origine: Francia; durata17min.

Primo film di Luis Buñuel, scritto a quattro mani con Dalì, attribuibile, in alcune trovate, al genio dell’uno e dell’altro: le formiche nella mano, la bicicletta, i pianoforti, l’illustrazione della Merlettaia di Vermeer, lo shaker/campanello, l’abbigliamento del ciclista, il mare, sono simboli tipici del mondo di Dalì. Gli asini putrefatti appartengono, invece, all’immaginario di Buñuel (e sono entrati a far parte anche dell’immaginario di Dalì), così come sono simboli tipici di Buñuel la mano tagliata, i libri/pistole, gli oggetti che cadono dal balcone, la farfalla testa-di-morto, i due che spiano dalla finestra in strada e la scena del bosco. Dalì non partecipò alle riprese, visitò solo un giorno il set ed impersonò uno dei giovani preti. Buñuel curò da solo tutto il film e modificò in alcuni punti la sceneggiatura ed il montaggio: ad esempio, l’occhio tagliato doveva essere l’ultima scena e non la prima. Ed è comunque un’immagine ricorrente negli scritti giovanili di Buñuel che in seguito entrò anche nell’immaginario visivo di Dalì (vedi ad esempio la sequenza degli occhi tagliati che Dalì scrisse per Io ti salverò di Hitchcock).

Purtroppo non è pervenuta la colonna sonora, poiché il film era registrato senza traccia sonora e Buñuel stesso, in sala, provvedeva alla musica. L’effetto doveva essere comunque straniante ed ironico; il regista più amato da Buñuel in quel periodo era Buster Keaton. Auro Bernardi, in un recente saggio, ha ravvisato interessanti e sorprendenti richiami tra alcune inquadrature del film e alcune scene dei film di Keaton.

Il film venne proiettato indipendentemente in una piccola sala parigina ed in seguito al successo i due spagnoli vennero presentati a Breton. Il film dunque non può dirsi surrealista, giacché non concepito da nessuna delle menti del movimento di Breton. Purtroppo il mito che vede Un Chien Andalou come manifesto del surrealismo ha fuorviato gran parte della critica, rendendo quasi impossibile la giusta lettura del livello simbolico dell’opera: ad esempio, la donna nuda seduta di spalle nel bosco, il ragazzo/studente, i riferimenti all’onanismo, appartengono ad un discorso che ha come referente la cultura spagnola di quel periodo. È giusto allora studiare quali siano i rapporti tra il film e la poesia di Lorca e dei poeti della Generaciòn 27, piuttosto che rintracciarvi provocazioni tipiche del gruppo di Breton.

Definire il film surrealista o dadaista è fuorviante…si legga in proposito la biografia di Buñuel nella parte dove specifica come il film fosse pensato esclusivamente per stupire e scandalizzare il pubblico madrileno: l’oscurità di alcuni simboli è dovuta a questa sorta di linguaggio codificato indirizzato ad un certo ambiente culturale, ad esempio la “donna nuda” non è un simbolo astratto, ma è la definizione che dava della poesia pura Jimenez (maestro dei poeti della Generación 27, disprezzato da Buñuel e da Dalì), così come l’asino putrefatto è probabilmente un’allusione all’asino di Platero y yo di Jimenez (“putrefatto” era il termine usato da Buñuel e dai suoi amici per indicare il poeta decadente). Per altre immagini (il rasoio, la farfalla eccetera) si leggano gli scritti giovanili di Buñuel (Luis Buñuel: Scritti letterari e cinematografici edito dalla Marsilio) e specialmente la raccolta di poesia El Perro Andaluz, che darà poi il titolo al film; il legame tra le poesie giovanili e il film è molto eloquente e chiarificatore.

Da notare che Buñuel si sta specializzando come montatore, qualifica che gli permetterà di lavorare negli anni ’30 in America.

Vedi sezione “documenti” - POESIE DI BENJAMIN PERET

1930        L’AGE D’OR (t.l. L’età dell’oro)

soggetto e sceneggiatura: Luis Buñuel e Salvador Dalì; montaggio: Luis Buñuel; fotografia: Albert Duverger; musica: brani Sinfonia Italiana di Mendelssohn, Ave Verum Corpus di Mozart, Debussy, Tristan und Isolde di Wagner, George van Parys, Concerto in do maggiore per violino e orchestra e brani dalla Sinfonia n.5 di Beethoven, un pasodoble e i tamburi di Calanda; scenografia: Pierre Schilzneck; assistenti alla regia: Jacques Brunius, Claude Heyman; interpreti: Lya Lys (la ragazza), Gaston Modot (l’uomo), Caridad de Labarquesque, Pierre Prevert, Max Ernst (il celebre pittore compare all’inizio come capo dei briganti);origine: Francia; produzione: Charles e Marie-Laure de Noailles; durata: 62 min.

 

Secondo film di Buñuel, durante la stesura della sceneggiatura rompe con Dalì: il pittore tende verso un simbolismo esclusivamente personale e autobiografico e non concorda con l’attacco alla religione di Buñuel; si dissocia pubblicamente dal film e lo definisce con disprezzo “ateo!”.  Buñuel si muove quindi da solo. Rimangono alcuni simboli daliniani come la giraffa infiammata che vola dalla finestra (immagine che tra l’altro ricorre anche negli scritti giovanili di Buñuel; non va dimenticato che i due amici hanno un retroterra culturale in comune) o anche la pubblicità in vetrina di un prodotto con la raffigurazione del cigno di Leda, nome mitologico che Dalì, in quel periodo, dava a sua moglie Gala.

Buñuel viene finanziato dai visconti di Noailles, mecenati dei surrealisti. Il legame tra Buñuel e Breton è stretto, ma non troppo vincolante: lo spagnolo entra ed esce subito dal gruppo. L’influenza di Breton si deve rintracciare nelle letture, nei testi proibiti che presta a Buñuel: le 120 giornate di Sodoma del marchese de Sade, che Buñuel non poteva conoscere poiché il libro non era in circolazione (l’edizione che possiede Breton era stata manoscritta da un amico) e Les Chants de Maldoror di Lautremont, testo quasi sconosciuto che era diventato una specie di Bibbia per i surrealisti. Le immagini di malvagità, come il cane preso a calci e l’uccisione del piccolo ritardato, appartengono (in senso lato) al libro di Lautremont. La scena dello specchio con le nuvole e del vestito “animato” si devono ricondurre alla conoscenza e alla frequentazione che proprio quell’anno Buñuel instaura con Magritte. In altre parole, il film è un crogiolo di idee e di riferimenti che rimanda ai fermenti culturali parigini di quegli anni.

In seguito al sequestro del film per ordine del prefetto Chiappe (la folla che invade le vie nell’ultima scene di Un Journal d’une femme de chambre, t.l. Diario di una cameriera, 1963, grida “viva Chiappe!”) viene pubblicato il Secondo Manifesto Surrealista, dove si difende lo spirito dell’opera di Buñuel e il diritto alla libertà d’espressione. 

1933-34 LAS HURDES o TIERRA SIN PAN (t.l. Terra senza pane)

soggetto e sceneggiatura: Luis Buñuel, Pierre Unik e Julio Acìn; aiuto regista: Pierre Unik, Rafael Sanchez Ventura; fot (b/n) : Eli Lotar; montaggio: Luis Buñuel; musica: frammenti dalla Sinfonia n.4 di Brahms; voce narrante: Abel Jacquin; interpreti: abitanti della città di La Alberca e dei villaggi delle Hurdes, in Estremadura; produzione: Ramon Acìn; origine: Spagna; durata: 27min.

Per la sua terza opera, Buñuel realizza un documentario su una delle zone più povere della Spagna. Il film è finanziato da una vincita alla lotteria di Ramon Acìn.

Las Hurdes è l’esito inevitabile e ideologicamente coerente di l’Age d’or. Mai sullo schermo, fino a quel momento, era stata rappresentata con tanta decisione la precarietà della vita, la crudeltà della miseria e della società capitalista. Se il film precedente accusa i vizi e la falsa coscienza dei valori borghesi, questo documentario addita impietosamente l’inconscio della Spagna e di tutta la società del progresso: com’è possibile che nel ‘900 ancora si viva in queste condizioni?

La terza opera di Buñuel, surrealista nello spirito, mette a fuoco le strutture portanti della poetica del regista: l’entomologia applicata all’uomo (!), l’osservazione scientifica (tipica dello stile di Buñuel), l’apparente cinismo carico, in realtà, di una grande tensione etica.

Il periodo alla Filmófono

“Buñuel, nel maggio del 1935 investe 75.000 pesetas, certamente di origine materna, nella Filmòfono, una società del suo amico Ricardo Urgoiti, proprietario di sale in Spagna e America Latina, che si è finora occupata di edizioni sonore, realizzando fra l’altro una versione sonora di Un Chien Andalou, e vuole ora passare alla produzione. Buñuel si stabilisce a Madrid per lavorarvi a tempo pieno. In poco più di un anno la società produce quattro film di cui egli è formalmente produttore esecutivo ma spesso anche supervisore o vero e proprio regista. Un ruolo che negli anni è stato sempre riconosciuto al punto che i libri più recenti inseriscono i quattro titoli della Filmòfono nella filmografia ufficiale di Buñuel, insieme alle altre regie e non nelle appendici destinate alle collaborazioni diverse.” Alberto Farassino, Tutto il cinema di Luis Buñuel, Baldini & Castaldi, 2000, p.45)

1934 Don Quintin el amargao

regia: Luis Marquina; produttore esecutivo: Luis Buñuel.

1935 La hija de Juan Simon

Regia: Josè Luis Saenz de Heredia; produttore esecutivo: Luis Buñuel.

Fino al 1946  Buñuel non riesce a girare, lavora come montatore e come produttore esecutivo di film commerciali messicani. Impara a conoscere i sistemi produttivi e, soprattutto, come realizzare un film in breve tempo. Alcuni critici attribuiscono a questi film dei momenti buñueliani; non è escluso che l’artista spagnolo abbia aiutato nelle riprese Marquina e Heredia.

Durante questi anni scrive dei progetti insieme a Man Ray e a Juan Larrea (uno dei principali poeti surrealisti spagnoli), nonché rielabora un soggetto del 1926 sulla vita di Goya e scrive un trattamento di Cime Tempestose.

1935 quien me quiere a mi?

Regia: Josè de Heredia; sceneggiatura: Enrique Pelayo, Caballero, Ugarte, Luis Buñuel; produttore esecutivo: Luis Buñuel.

Buñuel collabora con i vecchi amici delle riviste letterarie di Madrid per una pellicola puramente commerciale.

1936 sentinella alerta!

Regia: Jean Gremillon; produttore esecutivo: Luis Buñuel.

1937 espagne 1937

materiale documentario raccolto da Buñuel.

Montaggio: Roman Deyfuss; supervisione al montaggio: Luis Buñuel; commento: Pierre Unik, Luis Buñuel.

In questi anni una casa di distribuzione americana gli commissione il montaggio della versione ridotta de Il Trionfo della volontà di Leni Riefenstal.

Il periodo messicano

Vedi sezione “saggi critici” - AUGUSTIN SANCHEZ VIDAL

1946        GRAN CASINO

soggetto: dal racconto Il Ruggito del paradiso di Mauricio Veber (o Weber); sceneggiatura: M.Magdaleno; fot (b/n) : Jack Draper; musica: Manuel Esperòn; montaggio: Gloria Schoemann; assistente alla regia: Moisès Delgado; scenografia: Javier Torres Torija; interpreti: Libertad Lamarque, Jorge Negrete, Mercedes Barba. Produzione: Oscar Dancingers per Peliculas Ananhuca; origine: Messico; durata: 93 min. o 101 min.

Unico musical diretto da Buñuel, girato per esigenze finanziarie. Benché costretto a lavorare su un copione imposto e con un produttore che vuole un prodotto commerciale, Buñuel inserisce qua e là piccole finezze di antica matrice surrealista (automatismo dei gesti) e dettagli che saranno poi tipici della sua maturità (un personaggio parla ad una donna ed intanto, con un bastoncino, fruga nel fango). In controtendenza rispetto al musical tradizionale, il regista sottolinea sempre la provenienza realistica della fonte sonora, tenendo sempre nell’inquadratura i musicisti che suonano.

La vicenda ha un vago e sotterraneo sapore anti borghese.

1949        EL GRAN CALAVERA (t.l. lo scapestrato)

soggetto e scen: Raquel e Luis Alcoriza; aiuto regista: M.Delgado; fot (b/n) : Ezequiel Carrasco; mont: Carlos Savage; musica: M.Esperon; int: Fernando Soler, Ruben Rojo, Gustavo Rojo; prod: Oscar Dancigers e Fernando Soler per Ultramar films; or: Messico; dur: 82 min.

Collabora per la prima volta con Luis Alcoriza, lo sceneggiatore con cui realizzerà la maggior parte dei film degli anni ’50.

Film di impianto teatrale, girato su commissione. Qualche tocco buñueliano si può ravvisare nell’uso della sineddoche (un dettaglio delle scarpe per descrivere il personaggio all’inizio del film) e nei dialoghi d’amore tra i due giovani, dal vago sapore di amour fou surrealista.

1950        LOS OLVIDADOS (t.l. i dimenticati; titolo in italiano I FIGLI DELLA VIOLENZA)

soggetto e scen: Luis Buñuel e Luis Alcoriza; fot (b/n) : Gabriel Figueroa; musica: Rodolfo Halfter su temi di Gustavo Pittaluga; mont: Carlos Savage; scenografia: Edward Fitzgerald; assistente alla regia: Ignacio Villareal; int: Estela Inda (la madre), Miguel Inclàn (il cieco), Alfonso Mejia (Pedro), Roberto Cobo (Jaibo); produzione: Oscar Dancingers per la Ultramar Films; origine: Messico; durata 90 min.

Collabora per la prima volta con il grande direttore della fotografia Gabriel Figueroa. Collaborano alla sceneggiatura anche Max Aub e Juan Larrea, ma non possono comparire per motivi sindacali (gli spagnoli rifugiati in Messico non potevano lavorare; Buñuel fa eccezione perché è arrivato nel paese pochi anni prima che entrasse in vigore la legge). Il film viene portato in Francia da Octavio Paz, che riesce a ottenere l’appoggio di molti artisti e intellettuali per presentare l’opera a Cannes; tra i più convinti sostenitori Marc Chagall e Jacques Prevert, il quale scrive un poema in omaggio al regista.

Vedi sezione “documenti” -  POESIA “LOS OLVIDADOS” DI JACQUES PREVERT

1951        SUSANA (titolo in italiano ADOLESCENZA TORBIDA)

soggetto: Manuel Reachi; scen: Jaime Salvador e Luis Buñuel; dialoghi: Rodolfo Usigli; fot (b/n) : José Ortiz Ramos; musica: Raùl Lavista; mont: Jorge Bustos; scenografia: Gunter Gerzso; int: Fernando Soler (Don Guadalupe), Rosita Quintana (Susana); Victor Manuel Mendoza (Jésus); prod: Sergio Kogan per Cinematografica International e Manuel Reachi; or: Messico; dur: 82 min.

1950        LA HIJA DEL ENGANO (t.l. la figlia dell’inganno, altro titolo originale Don Quintin el amargao, t.l. Don Quintin l’amareggiato)

soggetto: dal testo teatrale Don Quintin el amargao di Carlos Arniches e Antonio Estremera; scen: Raquel e Luis Alcoriza; aiuto reg: Mario Llorca; fot (b/n) : José Ortis Ramos; mont: Carlos Savage; scenografia: Edward Fitzgerald; musica: Manuel Esperon e canzoni popolari; int: Fernando Soler (Don Quintin), Alicia Caro (Marta), Frenando Soto (Angelito),Ruben Rojo (Paco); prod: Oscar Dancingers per Ultramar Films; or: Messico; dur: 80 min.

1951        CUANDO LOS HIJOS NOS JUZGAN o UNA MUJER SIN AMOR (t.l. quando i figli ci ingannano o una donna senza amore)

soggetto: Pierre e Jean di Guy de Maupassant; scen: Jaime Salvador; fot (b/n) : Raul Martinez Solares; musica: Raul Lavista; mont: Jorge Bustos; scenografia: Gunter Gerzso; int: Julio Villareal (don Carlos Montero), Rosario Granados (Rosario), Tito Junco (Jlui Mistral); prod: Oscar Dancingers per Internacional Cinematografica; or: Messico; dur: 90min.

1952        SUBIDA AL CIELO (t.l. salita al cielo)

soggetto: Manueo Altolaguirre, Juan de Cabada; scen: Luis Buñuel; fot (b/n) : Alex Philips; scenografia: Edward Fitzgerald, José Rodriguez Granada; mont: Rafael Portillo; dialoghi: Juan de Cabada; musica: Pittaluga; int: Lilia Prado (Raquel), Esteban Marquez (Oliviero), Carmen Gonzales (Albina); prod: Manuel Altolaguirre, per la Isla Films; or: Messico; dur:85 min.

Premio della critica Cannes 1952.

  

Film pensato e prodotto da Manuoe Altolaguirre, poeta della Generacion 27, fondatore della rivista di poesia Litoral molto in voga ai tempi in cui Buñuel era studente alla Residencia des estudiantes di Madrid. Due spagnoli coetanei, amici di vecchi data, si ritrovano in Messico a lavorare insieme.

1952        EL BRUTO (t.l. il bruto)

soggettoe scen: Luis Buñuel e Luis Alcoriza; fot (b/n) : Agustin Jimenenz; musica: Raul Lavista; mont: Jorge Bustos; scen: Gunter Gerzso; int: Katy Jurado (Paloma), Pedro Armedariz (Pedro), Andres Soler (Cabrera); prod: Oscar Dancingers per la Internecional Films; or: Messico; distr: Columbia; dur: 81min.

1952    LAS AVENTURAS DE ROBINSON CRUSOE (t.l. le avventure di Robinson Crusoe)

soggetto: dall’omonimo romanzo di Defoe; scen: Luis Buñuel e Felipe Roll; dialoghi: Luis Buñuel; fot: (Pathècolor) Alex Philips; musica: Anthony Collins, Luis Hernandez Breton; mont: Carlos Savage, Alberto Valenzuela; scen: Edward Fitzgerald; int: Dan O’Herlihy (Robinson), James Fernandez (Venerdì), Felipe Alba (capitano Oberzo); prod: Oscar Dancingers e Henry Ehrlich per la Ultramar Films e la United Atrists; or: Messico/USA; dur:89

Primo film a colori di Buñuel.

1953        EL (t.l. Lui)

soggetto: dall’omonimo romanzo di Mercedes Pinto; sc: Luis Buñuel, Luis Alcoriza; aiuto reg: Ignacio Villareal; fot (b/n) : Gabriel Figueroa; scenografia: Edward Fitzgerald; musica: Luis Hernandez Breton; mont: Carlos Savage; int: Arturo de Cordova (Francisco), Delia Garcés (Gloria), Aurora Walker (sua madre); prod: Oscar Dancingers e Federico Amérigo per Producciones Tepeyac; or: Messico; distr: Columbia; dur: 91 min.

Premio della Fiaf (Federazione internazionale dell’archivio dei film)

1954            CUMBRES BURRASCOSAS o ABISMOS DE PASION (t.l. Cime tempestose o Abissi di passione)

soggetto: dal romanzo Cime Tempestose di Emily Bronte; scen: Luis Buñuel, Julio Alejandro de Castro, Arduino Maiuri; aiuto reg: Ignacio Villareal; fot (b/n): Augustin Jimenez; mont: Carlos Savage; scenog: Edward Fitzgerald; musica: arrangiamenti di Raul Lavista dal Tristan und Isolde di Wagner; costumi: Armando Valdes Peza; int: Irasema Diliàn (Catalina), Jorge Mistral (Alejandro), Lilia Prado (Isabel); prod: Oscar Dancingers e Federico Amérigo per Producciones Tepeyac; or: Messico; dur: 90 min.

1954        LA ILLUSION VIAJA EN TRANVIA (t.l. l’Illusione viaggia in tranvai)

soggetto: dall’omonimo racconto di Mauricio de la Serna; scen: Luis Alcoriza, José Revueltas, Mauricio de la Serna, Juan de la Cabada; dialoghi: José D. Perez; aiuto reg: Ignacio Villareal; fot (b/n): Raul Martinez Solares; mont: Jorge Bustos; scen: Edward Fitzgerald; musica: Luis Hernandez Breton, Rafael Ruiz Esparza; int: Lilia Prado (Lupita), Carlos Navarro (Juan), Fernando “Mantequilla” Soto (Tobia); prod: Armando Orive Alba e Mauricio de la Serna per Clasa Films Mundiales; or: Messico; dur: 82 min.

1955        EL RIO Y LA MUERTE  (t.l. Il fiume e la morte, in italiano LE RIVE DELLA MORTE)

soggetto: dal racconto Muro blanco sobre roca negra (t.l. Muro bianco su roccia nera) di Miguel Alvarez Acosta; scen: Luis Buñuel, Luis Alcoriza, Miguel A. Acosta; aiuto reg: Ignacio Villareal; mont: Jorge Bustos; fot (b/n): Raul Martinez Solares; scenogr: Gunther Gerzso; musica: Raul Lavista; int: Columba Dominguez (Mercedes), Miguel Torruco (Felipe), Joaquin Cordero (Gerardo); prod: Armando Orive Alba per Clasa Films Mundiales; or: Messico; dur: 91 min.

1955            ENSAYO DE UN CRIMEN  o LA VIDA CRIMINAL DE ARCHIBALDO DE LA CRUZ (t.l. Delitto tentato o La vita criminale di Archibaldo de la Cruz, in italiano ESTASI DI UN DELITTO)

soggetto: dall’omonimo romanzo di Rodolfo Usigli; scen: Luis Buñuel, Eduardo Ugarte Pages; aiuto reg: Luis Abadie; mont: Jorge Bustos, Pablo Gomez; fot (b/n): Augustin Jimenez; scenogr: Jesus Bracho; musica: Jorge Perez; costumi: Jesus Lepe; int: Ernesto Alonso (Archibaldo, in italiano Alessandro), Miroslava Stern (Lavinia), Rita Macedo (Patricia); prod: Alfonso Patino Gomez per Alianza Cinematografica; or: Messico; dur: 90 min.      

1955      CELA S’APPELLE L’AURORE (t.l. Questo si chiama aurora, in italiano GLI AMANTI DI DOMANI)

soggetto: dall’omonimo romanzo di Emmanuel Roblés; scen: Luis Buñuel, Jean Ferry; aiuto reg: Marcel Camus, Jacques Deray; fot (b/n): Robert Lefebvre; mont: Marguerite Renoir; scenogr: Max Douy; musica: Joseph Kosma; suono: Antoine Petitjean; int: George Marchal (dott. Valerio), Lucia Bosé (Clara), Nelly Borgeaud (Angela) Gaston Modot (un contadino); prod: Claude Jaeger perLes Films Marceau/Laetitia Film; or: Francia/Italia; dur: 102 min.

scrive Auro Bernardi  “Il titolo francese del film, ovvero quello del romanzo da cui è tratto, deriva dalla battuta conclusiva dell’Elettra di Jean Giraudoux, ma, come per Claudel, siamo in un orizzonte poetico molto lontano, se non opposto, a quello del regista che peraltro rielabora profondamente il soggetto, in fase di ripresa, modificando intere pagine della sceneggiatura dell’amico (surrealista e patafisico) Jean Ferry” ( A. Bernardi, Luis Buñuel Le Mani, 1998)

L’aiuto regista Marcel Camus è il futuro regista di Orfeo Negro.

 

1956        LA MORT EN CE JARDIN (t.l. La morte in questo giardino, in italiano LA SELVA DEI DANNATI)

soggetto: dall’omonimo racconto di Josè Andrè Lacour; scen: Luis Buñuel, Luis Alcoriza, Raymond Queneau; dialoghi: Raymond Queneau, Gabrile Arout; aiuto reg: Ignacio Villareal, Dossia Mage; fot (Eastmancolor): Jorge Stahl jr; mont: Marguerite Renoir, Denise Charvein; scenogr: Edward Fitzgerald; mus: Paul Misraki; cost: Georgette Somohano; int: Simone Signoret (Gin), Charles Vanel (Castin), George Marchal (Clark), Michel Piccoli (padre Lizzardi); prod: Oscar Dancingers, Jacques Mages per Producciones Tepeyac, Dismage; distr: RKO; or: Francia/Messico; dur: 107 min. in versione francese, 145 min in versione messicana.

Da notare la presenza dello scrittore Raymond Queneau come sceneggiatore e scrittore di dialoghi.

1957        NAZARIN

soggetto: dall’omonimo romanzo di Galdòs; scen: Luis Buñuel, Julio Alejandro de Castro; supervisione dialoghi: Emilio Carballido; aiuto reg: Ignacio Villareal; fot (b/n): Gabriel Figueroa; mont: Carlos Savage; scenogr: Edward Fitzgerald; musica: canzone Dios nunca muere di Macedonio Alcalà, tamburi di Calanda; costumi: Georgette Somohano; int: Francisco Rabal (Nazario), Marga Lopez (Beatrice), Rita Macedo (Andara), Ofelia Guilmain (Chanfa), Jesus Fernandez (Ujo il nano); prod: Producciones Barbachano Ponce; or: Messico; dur: 94 min.

Gran Premio della Giuria, Cannes

Premio Bazin al festival di Acapulco

vedi “Saggi critici” - ARTICOLO DI ALBERTO MORAVIA

1959    A FIEVRE MONTA A EL PAO (t.l. La febbre sale al Pao, titolo messicano Los ambiciosos, in italiano L’ISOLA CHE SCOTTA)

soggetto:  dall’omonimo romanzo di Henri Castillou; scen: Luis Buñuel, Luis Alcoriza, Charles Dorat, Louis Sapin; dialoghi: Josè Gonzales de Leon (Messico), Louis Sapin (Francia); aiuto reg: Ignacio Villareal, Jean-Louis Buñuel; fot (b/n): Gabriel Figueroa; mont: Rafael Lopez Ceballos (Messico), James Cuenet (Francia); scenogr: Jorge Fernandez; mus: Paul Misraki; cost: Ana Maria Jones, Armando Valdes Peza; int: Gerard Philippe (Ramon Vazquez), Maria Felix (Ines Rojas), Jean Servais ((Alejandro Gual); prod: Oscar Dancingers, Raymond Borderie per Cinematografica Filmex, Groupe de quatre; or:Francia/Messico; dur: 97 min

primo film da aiuto regista del figlio di Buñuel, Jean-Louis, e ultimo film del celebre attore Gerard Philippe.

1960    LA JOVEN o THE YOUNG ONE (t.l. La Ragazza, in italiano VIOLENZA PER UNA GIOVANE)

soggetto: dal romanzo Travellin’ Man di Peter Matthiessen; scen: Luis Buñuel, H.B. Addis (Hugo Butler); aiuto reg: Ignacio Villareal, Jean-Louis Buñuel; fot (b/n): Gabriel Figueroa; mont: Carlos Savage; scenogr: Jesus Bracho; musica: Jesus “Chucho” Zarzosa; canzone Sinner Man di Leon Bibb; int: Zachary Scott (Hart Miller), Kay Meersmann (Evelyn), Bernie Hamilton (Travel), Claudio Brook (padre Fleetwood); prod: George P. Walker per Producciones Olmeca, Columbia; or: USA/Messico; dur: 95 min

Premio speciale della Giuria, Cannes 1960

Unico film di Buñuel girato direttamente in lingua inglese.

1960            VIRIDIANA

soggetto: Luis Buñuel; scen. e dialoghi: Luis Buñuel, Julio Alejandro de Castro; aiuto reg: Jean-Louis Buñuel, Juan Pujol; fot (b/n): Josè Fernandez Aguayo; mont: Pedro del Rey; scenogr: Francisco Canet; musica: brani da Il Messia di Haendel, Sinfonia n.9 di Beethoven, Requiem di Mozart selezionati da Gustavo Pittaluga; int: Silvia Pinal (Viridiana), Fernando Rey (don Jaime), Francisco Rabal (Jorge); prod: Gustavo Alatriste, Uninci; or: Messico/Spagna; dur: 90 min

Palma d’oro, Cannes 1961

Film scandalo che segna il rientro in patria, sia pure solo come produzione. Primo film prodotto da Alatriste. 

1962    EL ANGEL EXTERMINADOR (t.l. L’ANGELO STERMINATORE)

soggetto e scen: Luis Buñuel e Luis Alcoriza, rielaborazione del cinedramma Los Naufragos de la calle Providencia messo in scena per il teatro da José Bergamìn (la notizia in verità è priva di fondamento; il soggetto venne scritto da Buñuel nel 1953; il presunto cinedramma non è mai esistito, il regista chiese a Bergamìn di poter usare il titolo, per altro desunto dalla Bibbia); aiuto reg: Ignacio Villareal; fot (b/n): Gabriel Figueroa; mont: Carlos Savage jr; scenogr: Jesus Bracho; mus: Raul Lavista e brani da Scarlatti, Beethoven, Chopin, Paradisi, canti gregoriani e diversi Te Deum; costumi: Georgette Somohano; int: Silvia Pinal (Leticia, la Valkiria), Enrique Rambal (Edmundo Nobile), Lucy Gallardo (Lucia Nobile); Jacqueline Andere (Alicia de Roc); Claudio Brook (il maggiordomo); prod: Gustavo Alatriste; or: Messico; dur: 93 min.

Premio Fipresci, Cannes 1962

Giano d’oro al Festival Latinoamericano di Sestri Levante

Premio Bazin, Festival di Acapulco

vedi “saggi critici”- ARTICOLO DI ALBERTO MORAVIA

1964        LE JOURNAL D’UNE FEMME DE CHAMBRE (t.l. IL DIARIO DI UNA CAMERIERA)

soggetto: dall’omonimo romanzo di Octave Mirbeau; scen: Luis Buñuel, Jean-Claude Carrière; aiuto reg: Jean Louis Bunuel, Pierre Lary; fot (b/n): Roger Fellous; mont: Louisette Hautecoeur; scenogr. e cost: George Wakhevitch; suono: Antoine Petitjean; int: Jeanne Moreau (Célestine), Michel Piccoli (il sig. Monteil), Françoise Lugagne (la sig.ra Monteil), Daniel Ivernel ((il capitano Mauzer), Jean Ozenne (il sig. Rabour), Muni (Marianne); prod: Serge Silberman, Michel Safra per Speva Films, Ciné Alliance, Filmsonor, Dear film; or: Francia/Italia; dur: 98 min.

Jeanne Moreau miglior attrice al festival di Karlovy Vary, Rep. Ceca, 1964.

Prima collaborazione con Silberman, produttore dei film francesi di Buñuel degli anni 70.

1964        SIMON DEL DESIERTO (t.l. Simon del deserto, in italiano INTOLLERANZA: SIMON DE DESERTO)

soggetto: Luis Bunuel; scen: Luis Buñuel e Julio Alejandro de Castro; aiuto reg: Ignacio Villareal;

fot (b/n): Gabriel Figueroa; mont: Carlos Savage jr; mus: rielaborata da Raul Lavista, Inno dei pellegrini e tamburi di Calanda; int: Claudio Brook (Simon), Silvia Pinal (l’Avversario), Enrique Alvarez Felix (Mattia), Hortensia Santovena (madre di Simon), Jesus Fernandez (il nano); prod: Gustavo Alatriste; or: Messico; dur: 45 min.

Premio Fipresci e Leone d’argento, Venezia 1965

(Finisce formalmente il periodo messicano)

1966            BELLE DE JOUR (t.l. BELLA DI GIORNO)

soggetto: dall’omonimo romanzo di Joseph Kessel; scen: Luis Buñuel, Jean-Claude Carrière; aiuto reg: Pierre Lary, Jacques Fraenkel; fot (Eastmancolor, e non Technicolor come indicano i titoli di testa italiani): Sacha Vierny; mont: Louisette Hautecouer; scenogr: Robert Clavel; suono: René Longuet; cost: Hélène Nourry; int: Catherine Denevue (Séverine), Jean Sorel (Pierre), Michel Piccoli (Henri Husson), Genevieve Page (madame Anais), Francisco Rabal (Hyppolite), Muni (Pallas); prod: Robert e Raymond Hakim per Film Production, Five Film; or: Francia/Italia; dur: 100 min.

Leone d’oro, Venezia 1967

vedi “saggi critici” ARTICOLO DI ALBERTO MORAVIA

1969        LA VOIE LACTEE’ (t.l. LA VIA LATTEA)

soggetto e scen: Luis Buñuel, Jean-Claude Carrière; aiuto reg: Pierre Lary, Patrick Saglio; fot (Eastmancolor): Christian Matras; mont: Louisette Hautecoeur; scenogr: Pierre Guffroy; suono: Jacques Gallois; cost: Jacqueline Moreau, Françoise Tournafond; int: Paul Frankeur (Pierre), Laurent Terzieff (Jean), Alain Cuny (uomo con il mantello), Jean-Claude Carrière (Priscilliano); prod: Serge Silberman per Greenwich Film Production, Fraia Film; or: Francia/Italia; dur: 102 min.

vedi “saggi critici”- ARTICOLO DI ALBERTO MORAVIA

Le parole che pronuncia il primo misterioso uomo con il mantello, sono una citazione dai Vangeli (Matteo 25-29) e dal profeta Osea (Osea 1); la frase di Osea è stata cambiata, “andate, prendete una meretrice e generate figli di prostituzione. Chiamerete il primo –tu non sei il mio popolo- e il secondo –non più misericordia” non è una citazione letterale, ma una sintesi che ne modifica totalmente il senso. Osea si riferisce all’infedeltà di Israele verso Javhé e ne auspica la conversione. La citazione del film, mutilata dell’incipit “dicono gli eretici…”, ne rovescia  il senso affermando l’inutilità della conversione e del pellegrinaggio.

1970        TRISTANA

soggetto: dall’omonimo romanzo di Galdòs; scen: Luis Buñuel, Julio Alejandro de Castro; aiuto reg: Jean Pujol, Pierre Lary; fot (Eastmancolor): Josè Fernandez Aguayo; mont: Pedro del Rey; scenogr: Enrique Alarcòn; suono: José Nogueira, Bernardino Fronzetti; cost: Rosa Garcia, Vicente Martinez; int: Catherine Denevue (Tristana), Fernando Rey (don Lope), Franco Nero (Horacio); prod: Juan Esterlich per Epoca Films, Talia Film, Selenia Cinematografica, Les Films Corona; or: Francia/Spagna/Italia; dur: 100 min.

1972    LE CHARME DISCRET DE LA BOURGEOISIE (t.l. IL FASCINO DISCRETO DELLA BORGHESIA)

soggetto e scen: Luis Buñuel, Jean-Claude Carrière; aiuto reg: Pierre Lary, Arnie Gelbart; fot (Eastmancolor): Edmond Richard; mont: Hélène Plemiannikov; scenogr: Pierre Guffroy; suono: Guy Villette; cost: Jacqueline Guyot; int: Fernando Rey (don Rafael Acosta), Paul Frankeur (François Thévenot), Jean-Pierre Cassel (Henri Senechal), Delphine Seyrig (Simone); prod: Serge Silberman per Greenwich Film Production; or: Francia; dur: 102 min.

Oscar miglior film straniero

vedi “saggi critici”- ARTICOLO DI ALBERTO MORAVIA

1974        LE FANTOME DE LA LIBERTE’ (t.l. IL FANTASMA DELLA LIBERTA’)

soggetto e scen: Luis Buñuel, Jean-Claude Carrière; aiuto reg: Pierre Lary, Jacques Fraenkel; fot (Eastmancolor): Edmond Richard; mont: Hélène Plemiannikov; scenogr: Pierre Guffroy; suono: Guy Villette; cost: Jacqueline Guyot; int: Bernard Varley (capitano napoleonico); Paul Frankeur (locandiere); prod: Serge Silberman per Greenwich Film Production; or: Francia; dur: 103 min.

vedi “saggi critici” – estratti dall’articolo di Ugo Finetti.

1977        CET OBSCUR OBJET DU DESIR (t.l. QUELL’OSCURO OGGETTO DEL DESIDERIO)

soggetto e scen: Luis Buñuel, Jean-Claude Carrière; aiuto reg: Pierre Lary, Jean_Louis Buñuel; fot (Eastmancolor): Edmond Richard; mont: Hélène Plemiannikov; scenogr: Pierre Guffroy, Enrique Alarcòn; suono: Guy Villette; musica: brani dalla Walkiria di Wagner e flamencos spagnoli; int: Fernando Rey ((Mathieu), Angela Molina e Carol Bouquet (Concita); prod: Serge Silberman per Greenwich Film Production, Les Films Galaxie; or: Francia; dur: 103 min.

 

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