Presentazione del libro
Buñuel: dalla poesia al cinema
di Francesco Patrizi Zingarini
edizioni Firenze Libri Atheneum, Collezione Oxenford, 2000
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Per molti anni, la critica ha catalogato i primi film di Buñuel come opere surrealiste o dadaiste. Soltanto in seguito alla pubblicazione dell’Obra Literarìa - in Italia Luis Buñuel : Scritti cinematografici e letterari, Marsilio Editori, 1984 - ovvero dei racconti, delle poesie e delle critiche cinematografiche scritte da Buñuel tra il 1922 e il 1933, è stato possibile ricostruire la genesi della poetica del grande regista.
Durante gli anni trascorsi a Madrid all’università, Buñuel entra a far parte dei circoli letterari più in voga ed è considerato un giovane poeta promettente alla stregua dei suoi amici Garçia Lorca, Rafael Alberti, Gerardo Diego e Altolaguirre.
Il giovane Buñuel è un poeta che ancora non pensa al cinema.
Nell’ambito della sua ricerca letteraria si configurano i lineamenti essenziali del suo superrealismo.
Alla radice dell’arte del grande maestro del cinema, c’è la cultura iberica, la hispanidad.
Un Chien Andalou è incomprensibile se non viene rapportato al dibattito interno che coinvolgeva i giovani poeti dell’avanguardia spagnola.
Il surrealismo di Buñuel ha poco in comune con i dettami di Breton.
L’idea di cinema si configura, nella ricerca personale del futuro grande regista, come “salto” necessario, inevitabile, della poesia del Novecento; l’immagine cinematografica è l’evoluzione naturale della parola poetica, lo strumento espressivo che più si avvicina al linguaggio profondo delle cose e dell’uomo, all’inconscio.
Il saggio ricostruisce il contesto storico (la Spagna degli anni ’20 e la Parigi surrealista) in cui matura la poetica del regista e, soprattutto, avanza delle ipotesi sui referenti e sulle assonanze del pensiero di Buñuel con l’avanguardia protonovecentista, e con il pensiero di Wittgenstein e di Heidegger.
Francesco Patrizi Zingarini
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