Chicken run- galline in fuga - di Francesco Patrizi

 

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Il film d’animazione, realizzato “a passo uno” con modellini in plastilina dai registi inglesi Peter Lord e Nick Park, racconta l’evasione da un allevamento di un gruppo di galline destinate a diventare pasticcio di pollo.

Il leader del gruppo, la gallina più intelligente e intraprendente, non vuole salvarsi da sola, ma portare le altre con sé. Un maldestro gallo sbruffone le illude che è possibile volare. Alla fine le galline voleranno, non con le proprie ali, ma con un macchinario complesso, un aliante artigianale.

Insomma, l’unione fa la forza.

L’originalità del film sta nell’impiego, oltre della plastilina, degli oggetti d’uso comune riadattati dalle galline e dai topi. Una gallina fa la maglia utilizzando due stuzzicadenti veri, un topo porta per cravatta una vera chiusura lampo e così via…

È l’idea che gli oggetti possano avere un’altra vita, un’altra destinazione, diversa da quella comune, che possano essere reinventati. Tutto sta nell’approccio, nell’uso, nel modo di vedere le cose. Uno sguardo diverso sugli oggetti ha permesso ai registi di ricreare un mondo in miniatura non in scala, ma reale che adopera gli oggetti che per noi sono minuti e che lì sono grandi.

La stessa macchina volante che costruiscono le galline è un assemblaggio di oggetti banalissimi e quasi inutili perché rotti o difettosi che utilizzati con arguzia rendono addirittura possibile il volo.

Il grande ingegno dei film d’animazione sta proprio nel farci scoprire la possibilità illimitata dell’oggetto, l’identità come il semplice riflesso dell’uso comune, come convenzione.

Serpeggia sotto questo semplice gioco di “rinominare” le cose (la lampo diventa cravatta, per esempio) una filosofia implicita, tutt’altro che ludica, la possibilità di rovesciare, di rivoluzionare il senso comune.

D’altra parte la polisemia dell’oggetto è una delle rivoluzioni non solo estetiche delle avanguardie storiche del Novecento e ci restituisce a pieno la dimensione del pensiero moderno, la relatività.

La storia di Chicken run ci parla di una rivoluzione che porta le galline in un mondo migliore (un parco naturale dove non saranno macellate), mentre il riciclare gli oggetti quotidiani nella piccola dimensione del mondo in plastilina tacitamente rifà il verso alla vera rivoluzione estetica del secolo, una rivoluzione ludica, ironica, che svuota il senso e lo riempie di nuovo dichiarando che tutto è possibile.

Quella rivoluzione che ha permesso a Duchamp di mostrare un bidet come un’opera d’arte.   

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