NEW: Per esprimere il tuo giudizio e leggere quello degli altri
Di Francesco Patrizi
LA
PRIMA IMMAGINE
La prima immagine che irrompe tra i titoli di testa su fondo nero, mostra la Kidman di spalle mentre si spoglia nuda; i titoli poi continuano. La scena è inserita così, quasi facesse parte anch’essa dei titoli, quasi fosse un titolo di testa. Ed in effetti lo è: più che una scena da collegare alla storia, è un corollario a quel “Occhi spalancati chiusi”.
La Kidman si mostra come
oggetto erotico, nuda, ma di spalle, chiunque la stia guardando, in quel
momento, non è visibile da lei. Che questo soggetto sia il marito o che
l’inquadratura non sia una soggettiva diretta, poco importa; proprio per la
sua ambiguità, la scena si arricchisce di un forte ed inequivocabile valore
semantico: il tema enunciato è il voyeurismo. E’ solo un indizio lanciato
prima ancora che la storia abbia inizio.
L’ULTIMA
IMMAGINE
L’ultima
immagine del film ci mostra la Kidman avvolta da un cappotto, in primo piano,
mentre dice al marito “resta da fare una sola cosa, scopare”. Riparte quindi
il valzer di apertura, quel valzer che il protagonista, Bill, aveva interrotto,
spegnendo lo stereo, per andare alla festa. La Kidman frontale e il valzer
rimandano quindi all’inizio e il finale si rivela essere l’esatto speculare
della prima immagine. La’ la Kidman era l’oggetto erotico che attivava la
libido attraverso il voyeurismo, nel finale, è un oggetto de-erotizzato,
oggetto non più “desiderabile” alla vista, censurato, vestito, simbolo
della famiglia; quell’incitamento a scopare è un richiamo al dovere
coniugale. Se dunque la prima immagine poteva annunciare una storia di
deviazione della libido, il finale riporta invece il protagonista al rapporto
socialmente obbligato con l’eros, ovvero l’energia della libido deve essere
canalizzata unicamente nel campo “protetto” dell’alcova coniugale. Questo
è, in sintesi, il tema portante del film; Bill non sprofonda negli abissi della
depravazione, tutt’altro; assiste piuttosto alla materializzazione dei suoi
desideri più repressi, vede i suoi tabù messi in scena durante l’orgia, ma
non vi può partecipare, non può infrangerli. Il film traccia così un
possibile percorso iniziatico di “presa di coscienza” inesorabilmente
interrotto e vanificato dal sopraggiungere dei doveri morali, di una “morale
di classe”! Kubrick ci parla di “occhi che non vedono”, di una “censura
dell’occhio”!
IL
VOYEURISMO
Il
voyeurismo è una deviazione della libido che ha luogo quando il desiderio non
mira al possedimento materiale dell’oggetto di piacere, ma si sofferma alla
sua pura visione. L’Atto di Visione si sostituisce così all’Atto Erotico.
L’Occhio si sostituisce al Fallo. E’ chiaro che quando si tirano in gioco
simboli universali, il discorso rischia di perdere la sua specificità. Il
Fallo, archetipicamente, simboleggia la creazione storico-biologica. L’Occhio
è il simbolo della Divino. Rispetto all’atto erotico, l’atto di visione
esercita un Potere assoluto. L’Occhio può “controllare” sempre tutto, ha
il potere del Tempo. Diciamo, in altre parole, che il voyeurismo porta con sé
un segreto e represso delirio di onnipotenza, e concepisce l’oggetto del
desiderio quasi fosse un’emanazione della stessa visione, un’emanazione
dell’occhio; insomma, in quel momento quell’oggetto visto esiste ed è così
perché Io lo sto guardando. La realtà è Immagine, soggiace all’atto di
visione, esiste in virtù della sua visibilità ed è visibile in quanto è
“desiderabile”. In pratica la libido, deviata dal voyeurismo, sprigiona una
capacità illimitata di cogliere la realtà come immagine potenziale, l’atto
di visione, attimo dopo attimo, si fa atto sovversivo, immagina, progetta,
desidera una realtà diversa; in altre parole, l’accadimento, il dato di
fatto, diventa, per l’occhio, “potenzialità”, “possibilità”! La
libido può così stravolgere, sovvertire, rivoluzionare, nella Teoria, la realtà.
La datità storica viene proiettata su un piano di astrazione, l’oggetto si
muove ora sul piano del desiderio. L’oggetto “dato” viene spogliato della
sua “Materia” e viene colto come “Spirito in atto di compiersi”.
Dire
che il tema di Eyes Wide Shut è il voyeurismo non implica un discorso
prettamente psicanalitico su una malattia o un tabù del protagonista, il tema
è più “astratto” e diffuso, abbraccia l’intero concepimento
dell’opera. La bipolarità strutturale del film, per esempio, la divisione
notte/giorno, si riconduce alla dialettica Spirito/Materia. Il viaggio
iniziatico del protagonista è un’esperienza dello Spirito che si arresta
prima di compiersi, prima di diventare Azione. Il film ruota intorno a questo
movimento hegeliano. Il protagonista giunge alla spoliazione dalla Materia, alla
rinuncia alla sua identità, durante l’orgia, ma la “Coscienza” non si fa
Azione. L’orgia è il “rito di passaggio” che deve concepire una nuova
nascita, Bill si nasconde dietro una maschera, il suo corpo e la sua identità,
la Materia e la Storia, diventano neutri, accede ad una visione pura (di nuovo,
vede senza essere visto in volto), poi qualcosa non va, tutto crolla proprio nel
momento cruciale, quello in cui Bill avrebbe posseduto la prostituta, proprio
nel passaggio dalla visione all’azione, esattamente prima che fosse consumata
la Trasgressione.
E’
a questo mancato salto, a questa Coscienza “inattuata”, a questa visione
incompleta, che allude il titolo, Occhi spalancati Chiusi.
IL
TRADIMENTO IMMAGINATO
E’
la moglie del protagonista ad azionare il motore della storia. La Kidman
confessa di avere “immaginato” un rapporto sessuale con uno sconosciuto; il
tradimento è solo virtuale, ma non importa perché subito l’immaginazione di
Bill ci mostra la Kidman a letto con lo sconosciuto; sul piano visivo, filmico,
il tradimento si materializza, “avviene”. La realtà e la possibilità si
confondono. Kubrick ci mostra la sovrapposizione dei due piani in
sovraimpressione. Di nuovo il discorso si ricollega al tema dell’occhio
desiderante che si astrae verso lo Spirito, che conquista la dimensione della
Possibilità trascendendo la datità storica dell’evento.
LA
NOTTE E IL GIORNO
Come
già scritto, tutto ciò che avviene la notte è mera Possibilità, ma è anche
qualcosa che spaventa, che si connota come pericolo e che fa emergere, in Bill,
un senso di colpa. Potremmo dire con Freud che su quel “senso di colpa” la
società ha edificato i suoi valori! Per restare alla dialettica del film,
appare evidente che tutte le avventure notturne, il giorno successivo, alla luce
del sole (della Ragione) acquistano un Valore. La notte segna il potere
“anarchico” del desiderio, il giorno sancisce il ritorno nella norma
sociale, nella Logica. L’orgia, alla luce del giorno - e della definitiva
mancata possibilità di Azione - diventa Pericolo, edificio inavvicinabile! La
prostituta Domino scompare, diventa Intoccabile, Impura (poiché è
sieropositiva). La prostituta che si sacrifica all’orgia torna ad essere, come
alla festa, corpo morto, corpo definitivamente de-erotizzato (che giace in
obitorio). La figlia dell’affitta-costumi ha acquistato un prezzo!
Tutto
ciò che poteva trasgredire l’ordine dei valori sociali è stato fagocitato,
represso, neutralizzato. Ha vinto la Norma. La dialettica notte/giorno non è più
movimento di Materia/Spirito/Azione, poiché manca il compimento. Gli
accadimenti notturni vengono schiacciati dal giudizio del giorno perché non
sono diventati Trasgressione effettiva, sono rimasti desideri confusi, tabù,
qualcosa che attrae, ma che fa paura.
IN
CONCLUSIONE
Kubrick
è un autore particolare, quasi sempre, nella sua carriera, ha tratto film da
racconti. Quello che lo ha distinto è il modo; al contrario di quello che si
crede, Lolita, 2001, Arancia Meccanica, Shining sono estremamente fedeli al plot
narrativo originale. Il lavoro del regista non è stato svolto quasi mai sul
piano del racconto, a volte ci sono stati dei cambiamenti, sempre in levare, mai
in aggiungere. Kubrick ha rivisitato e completamente trasformato il significato
profondo delle opere che ha trattato attraverso lo stile. Non riscrivendo i
personaggi né cambiando il senso del narrato. Kubrick ha lavorato tramite le
immagini. Questo è il cinema, il cinema d’autore: una scena qualsiasi presa
da un racconto, attraverso le immagini, sprigiona una quantità di segni, di
rimandi, in altre parole acquista una profondità tale da essere sradicata dal
suo originale; diventa “altro”. Il girovagare di un pazzo all’interno di
un hotel diventa “altro”. L’immagine lavora con il tempo, con il colore,
con la musica, con l’immagine-movimento, ogni oggetto, ogni elemento
compositivo si fa segno, tutto cade nel vortice dell’astrazione, della
polisemia, tutto è quello che è più qualcosa d’altro. Così Eyes Wide Shut
va interpretato, approfondito, letto non soffermandosi alla traccia narrativa,
ma scavando nel linguaggio puro delle immagini. Solo così dal cinema di Kubrick
si può estrarre un pensiero, una riflessione critica. Kubrick non è un
semplice racconta storie.
Per maggiori informazioni, commenti o per contattare l'autore degli articoli scrivi a questo indirizzo taiger@iol.it
Il Cast del Film |
|
Alcune foto di scena
Foto1 - Foto2 - Foto3 - Foto4 - Foto5 - Foto6 - Foto7 - Foto8