L'ordine monastico -
militare dei cava1ieri templari fu fondato in Terrasanta al tempo
delle Crociate. Secondo una tradizione, accettata dalla maggioranza
degli storici e riportata attraverso i secoli, l'Ordine fu costituito
nel 1119 da Hugues de Payns o Payens, cavaliere
della Champagne, assieme ad altri otto nobili francesi. I loro
scopi erano quelli di difendere le strade d'accesso ai luoghi
santi dai banditi e dalle incursioni saracene, di accompagnare
i pellegrini che ripetevano il rito del battesimo di Cristo, immergendosi
nelle acque del Giordano, e di presidiare i pozzi e le sorgenti.
Una cronaca dell'epoca, scritto da Michele il Siriano e riferito
del recente testo di Edward Hurman ("I Templari - L'Ordine
dei Poveri Cavalieri del Tempio di Salomone", ed. Corvino,
1988), ci presenta la fondazione dell'Ordine in maniera del tutto
diversa. Dalla sua lettera si apprende che Hugues de Payns non
era un semplice cavaliere, ma un gran signore feudale che si recò
in Terrasanta con trenta vassalli per mettere la sua spada al
servizio del regno di Gerusalemme, facendo voto di non ritornare
più nelle sue terre. Sembra che il fatto sia avvenuto nel
1116.
Forse agli inizi gli scopi di questo sodalizio non erano ancora
ben definiti; solo dopo i primi anni della loro permanenza in
Oriente, consci della situazione di estremo pericolo in cui versavano
sia gli abitanti sia i pellegrini, essi decisero di fondare un
gruppo di monaci-soldati che sostituisse la spada all'inerme bastone
del pellegrino. Baldovino II, re di Gerusalemme, donò a
Hugues ed ai suoi compagni, come sede, la Moschea Al-Aqsa, che
sorgeva sulle rovine del tempio di Salomone nei pressi del palazzo
reale.Do qui il nome di Cavalieri del Tempio o Templari. I nove
gentiluomini francesi, o i trenta, secondo le due versioni prospettate,
si presentarono dinanzi a Germondo,
patriarca di Gerusalemme, e pronunciarono i consueti voti monastici
di povertà, castità ed obbedienza, aggiungendone
un quarto: quello di combattere le crociate contro gli infedeli
e difendere le strade e i pellegrini. All'inizio seguirono la
regola di Sant'Agostino, come i canonici di S. Sepolcro. In questo
primo periodo vivevano di elemosine, vestivano abiti secolari
e per la loro semplicità di vita erano chiamati "Poveri
Cavalieri di Cristo". Nel 1128, essendo la Terrasanta carente
di difensori, il re di Gerusalemme, Baldovino II, inviò
Hugues de Payns con alcuni cavalieri in Occidente per portare
messaggi al Papa ed ai monarchi europei. In tali messaggi veniva
sollecitato l'invio di contingenti militari per arginare I'avanzata
delle truppe musulmane, nonchè l'approvazione ufficiale
del nuovo ordine già benemerito in Terrasanta. Nel Concilio
di Troyes del medesimo anno, tenutosi sotto l'alto patrocinio
del conte di Champagne, uno dei più grandi signori della
Francia di allora, e sembra, parente dello stesso Hugues de Payns,
L'Ordine fu ufficialmente riconosciuto da Matteo d'Albano, cardinale
legato del Papa Onorio II, alla presenza di diversi signori feudali,
dignitari ecclesiastici e degli abati cistercensi, tra i quali
San Bernardo di Chiaravalle. I Cavalieri presentarono la loro
primitiva regola, lasciando facoltà al Papa e all'autorità
della Chiesa di accettare quanto in essa vi era di buono e di
giusto, e di respingere quanto non era concorde alla loro duplice
attività religiosa e guerriera. Dopo il Concilio, il de
Payns viaggiò per l'Europa, facendo proseliti e ricevendo
numerose donazioni sia da laici che da prelati. In questa occasione
lasciò in Francia uno dei suoi primi compagni, Payen de
Montdidier, detto Nivard, nominandolo Maestro di Francia,
quindi, con le: forze raccolte, ritornò in Terrasanta.
L'Ordine era alle dirette dipendenze dei pontefici, che lo colmarono
di privilegi, fra cui l'esenzione dal
pagamento delle decime, la facoltà di costruire cappelle
a loro uso esclusivo, di seppellire nei propri cimiteri i morti
scomunicati e non, e di riscuotere la quarta parte delle tasse
mortuarie. Le donazioni fatte all'Ordine non consistevano solo
in elargizioni in terre o in denaro, ma anche in alcuni diritti
feudali, quali i diritti di fienagione, di pascolo, di taglio
dei boschi, di pedaggio, di traghetto, di pesca, di caccia, di
uso dei mulini, eccetera. In Oriente, i Templari rappresentarono
la crociata permanente. Combatterono la loro guerra
santa
coprendosi di gloria e pagando ad ogni crociata un pesante tributo
di sangue: dall'assedio di Ascalona alla battaglia di Hattin,
dalla cruenta campagna di Damietta alla caduta di Gerusalemme,
dalla battaglia di Mansurah all'olocausto di Acri.
Per la migliore difesa del Regno di Gerusalemme costruirono grandi
fortezze dislocate in punti strategici. Le più famose furono
Baghras, nell'Amano, che controllava il passaggio obbligato dalla
Siria, Saphet, che dominava il Giordano e arginava le avanzatedegli
emiri damasceni, e l'imprendibile e mai conquistato Castel Pellegrino
o Athlit, costruito su un promontorio dominante la zona costiera
tra Acri e Haifa.
Nell'ultimo baluardo cristiano, San Giovanni d'Acri, i cavalieri
possedevano un intero quartiere presidiato
da una fortezza sul mare. In Occidente, dove si diffusero rapidamente,
i Templari compirono un'opera altamente civilizzatrice. Furono
"pontifices" cioè costruttori di ponti, di quei
rari ponti in pietra di cui si possono ancora vedere gli avanzi.
Edificarono chiese, ospizi, strade e villaggi; bonificarono terreni
paludosi ed incolti, seguendo i sistemi cistercensi; svilupparono
il commercio, contribuirono all'emancipazione delle città
e delle Campagne, e in alcuni territori affrancarono i servi della
gleba, che divennero liberi lavoratori alle dipendenze del Tempio.
Una fitta rete di case forti templari ricopriva tutta l'Europa
, dalla Svezia all'Inghilterra, dalla Francia all'Italia , dalla
Germania all'Ungheria e alla Russia.
In Spagna e in Portogallo gli insediamenti del tempio erano delle
vere e proprie fortezze, impegnate nella lotta contro i mori .
In Francia erano dette " Commanderies", in Italia "Precettorie"
e "Mansioni", a seconda della loro importanza.
Erano dei complessi autosufficienti,
difesi da alte mura, comprendenti il convento con torri di vedetta
ai lati, la cappella (le precettorie cittadine, oltre alla cappella
dei cavalieri, avevano anche chiese aperte al pubblico), la scuderia,
la selleria, l'armeria, la fucina, il mulino, la cantina, i magazzini
per la conservazione delle derrate alimentari, l'infermeria, la
foresteria, il cimitero e il "vivarium", o pescheria,
dove si allevavano i pesci, di cui i Templari facevano largo uso
in quanto la loro astinenza dalle carni durava da Ognissanti a
Natale e per tutta la Quaresima. Gli insediamenti templari sorge-
vano dappertutto: alla confluenza dei fiumi, lungo le antiche
vie consolari romane, sui monti, nelle campagne, nei villaggi
e nelle città. Nei centri più importanti ve n'erano
due, a volte tre. Dalle città portuali salpavano le navi
templari per L'oriente, cariche di crociati, di pellegrini e di
cibarie per uomini ed animali. Dopo la perdita della Terrasanta
con la caduta di San Giovanni d'Acri, nel 1291, i Templari posero
il 1oro quartier generale a Cipro, prodigandosi per la riconquista
del regno di Gerusalemme. Il centro finanziario - politico ed
economico dell'Ordine era, però, Parigi, dove i cavalieri
possedevano una parte della città, "le Temple",
con un complesso di edifici vastissimo e fortificato che durante
le sommosse popolari ospitò perfino il re di Francia. La
cessata attività militare 1n Oriente pur continuando la
lotta in Spagna e in Portogallo indirizzò i Templari verso
il campo amministrativo-finanziario. Banchieri e tesorieri di
re, di papi, di principi e di signori feudali, furono gli inventori
della lettera di credito, grazie alla quale il denaro poteva circolare
ovunque con sicurezza. Le redditizie operazioni bancarie, le proprietà
terriere grandi come feudi, le immense ricchezze e i privilegi
acquisiti nei due secoli di vita dell'Ordine suscitarono l'invidia
di ecclesiastici e di laici. Tra essi il più accanito era
il re di Francia, che doveva ingenti somme al Tempio di Parigi,
dove era custodito anche i1 tesoro reale. Per abbattere la Potenza
politica - economica del tempio, che era diventato uno stato grande
dentro il suo stato grande, Filippo il Bello lo accusò
di eresia, sfruttando e deformando alcune dicerie messe in giro
da tempo dai detrattori dei Templari. Li si accusava di rinnegare
Gesù Cristo, la madonna e i Santi, di sputare sulla croce,
di non consacrare l'ostia durante la messa, di praticare la sodomia,
di idolatrare una divinità chiamata "Baphomet".
Inoltre, si imputava ai cavalieri il fallimento delle crociate
, dovuto alle loro "pseudo" intese con i musulmani.
Quest'ultimo punto è assolutamente privo di fondamento
in quanto buona parte delle tregue ed alleanze trattate con gli
infedeli fu firmata da re e da principi Cristiani e non dai templari.
Nel medioevo l'accusa di eresia era la più grave e veniva
spesso usata per distruggere grandi avversari e personaggi politici.
Inoltre, per la legge canonica dell'inquisizione agli eretici
non si pagavano i debiti: questa clausola risolveva i problemi
finanziari di Filippo il Bello. Il 13 ottobre 1307 i cavalieri
francesi furono arrestati simultaneamente in tutto il territorio
nazionale e rinchiusi nelle carceri reali dove furono ripetutamente
torturati e interrogati confessando tutto ciò che i carnefici
imponevano loro di dire. Coloro che in seguito ritrattarono le
confessioni - irelapsi - furono condannati al rogo. Inoltre, molti
cavalieri stremati dalle torture dalla fame e dalle abbiette condizioni
delle prigioni, perirono in esse. Due anni dopo l'arresto, circa
seicento templari si presentarono di fronte alle commissioni inquisitoriali
papali, dichiarando di voler difendere I'Ordine, negando tutto
ciò che avevano confessato sotto le torture. Nonostante
queste numerose dichiarazioni, l"affaire" si trascinò
per altri due anni, senza portare alcun vantaggio all'Ordine ed
ai suoi membri, che compresero come il processo fosse una farsa
e la loro sorte stata decisa in precedenza. Il Papa Clemente V,
succubo del re francese, cui doveva la sua elezione, tergiversò
ancora qualche anno tra ripensamenti vari. Per porre fine alla
questione, convocò un concilio a Vienne, nel Delfinato.
I cardinali e gli alti dignitari ecclesiastici ivi presenti erano
concordi, tranne i prelati francesi, ad assolvere l'Ordine da
ogni accusa. Filippo il Bello, avutone sentore dai suoi informatori,
si presentò a Vienne con un forte contingente di armati
e con intenti minacciosi. Il Papa, intimorito, decise allora di
sciogliere la Milizia del Tempio con la bolla "Vox clamantis
in excelso" senza peraltro condannarlo, per mancanza di prove
"certe e documentarie". Era il 3 aprile 1312. L'u1timo
atto del dramma templare si concluse il 18 marzo 1314 con gli
ultimi bagliori del rogo su cui arse Jacques de Molay, ultimo
Gran Maestro dell'Ordine, il quale, nonostante sapesse la fine
che l'aspettava, ritrattò tutte le confessioni e proclamò
ad alta voce l'innocenza dei cavalieri del Tempio.
I TEMPLARI IN ITALIA
Non si sa con precisione quando
I'Ordine del Tempio si insediò in 1talia. Gli storici sono
discordi: chi ritiene quale primo insediamento italiano Messina
nel 1131, chi S. Maria dell'Aventino in Roma nel 1138, chi S.
Maria de1 Tempio in Milano nel 1134. Comunque, si può dire
che intorno al ll30 ebbe inizio 1'espansione dell'Ordine nella
nostra penisola. Fedeli al loro voto di proteggere i pellegrini
e i luoghi santi, i Templari costruirono precettorie e magioni
lungo gli itinerari medievali più frequentati dai pellegrini
e dalle armate crociate che transitavano per l'Italia e raggiungevano
gli imbarchi per la Terrasanta. Li troviamo, dunque, sulle grandi
arterie consolari romane, allora ancora in uso: la Francigena
o Romea con le sue diramazioni, che dalla Francia raggiungevano
Roma, ricalcando tratti della Cassia, dell'Emilia, ecc.; la litoranea,
Aurelia, che arrivava anch'essa a Roma; l'Ongaresca, che in alcuni
punti sfruttava la Claudia Augusta e le strade del Norico; l'Appia,
che conduceva all'importantissimo porto crociato di Brindisi.
Merita una menzione particolare la Postumia, sia per l'alto numero
di insediamenti templari su di essa stanziati, sia per una sua
importante caratteristica, quella di essere la sola strada che,
attraversando l'Italia settentrionale da ovest ad est, consentiva
di raggiungere i porti d'imbarco, e di proseguire il ,viaggio
via terra, lungo la penisola Balcanica fino a Gerusalemme. L'Ordine
aveva diviso il territorio italiano in due province templari:
I'Italia (più spesso denominata semplicemente Lombardia),
che comprendeva le regioni centro-settentrionali e la Sardegna,
e la Pug1ia, che comprendeva le regioni
meridionali e la Sicilia. Ogni provincia aveva un maestro, dal
quale dipendevano numerosi precettori delle case templari. Talune
precettorie erano delle vere e proprie fortezze. In tali case
il precettore aveva il titolo di comandante e sotto di lui militavano
non solo cavalieri e sergenti templari, ma anche cavalieri ausiliari
laici. In diversi casi i Templari furono preposti dal Papa, o
da autorità civili, al comando di fortezze. Il castello
di Monte Cocozzone, nei pressi di Civitavecchia, fu comandato
per circa vent'anni da frate Paolo della Milizia del Tempio. L'importanza
delle case italiane era legata soprattutto a due fattori: la posizione
geografica rispetto alle terre crociate e la presenza del Papa
sul territorio nazionale. La posizione geografica della penisola
italiana era quanto mai invidiabile, tenendo conto in primo luogo
dei molti porti e, come già accennato, del notevole sviluppo
della viabilità, che consentiva di limitare al minino il
pericoloso tragitto via mare. La vicinanza della Sede Apostolica
favoriva l'Ordine, che beneficiava di donazioni e di privilegi
, inoltre, la stima e la considerazione di Pontefice davano lustro
e potere ai Templari. Essi avevano notevoli insediamenti nei porti
di Venezia, Genova, Pisa, Brindisi, Messina, Civitavecchia, eccetera.
Altre sedi prestigiose erano quelle situate in zone strategicamente
importanti (Asti, Milano, Treviso, Verona, Moncalieri, Osimo),
o poste su grossi incroci stradali (Bologna, Piacenza, Perugia,
Matera, Potenza).Santa Maria dell'Aventino Roma, data la sua vicinanza
dal papa, era il centro strategico-politico dell'Ordine in Italia,
sebbene alcuni storici siano più propensi a considerare
di maggiore importanza il complesso templare di Bologna, dove
si svolsero numerosi capitoli italiani. Come nel resto d'Europa,
anche da noi i Templari erano suddivisi in Cavalieri (nobili,
fratelli d'arme o sergenti ), fratelli di mestiere o serventi
(liberi o affrancati) e cappellani. Gli schiavi facevano parte
del bottino di guerra, ma venivano impiegati nel solo Regno di
Gerusalemme e nella penisola iberica. Ogni precettoria o magione
era amministrata in modo da essere, non solo autosufficiente,
ma tale da produrre un soprappiù in derrate alimentari,
denaro e bestiame da mandare ai fratelli combattenti. Il reclutamento
della milizia templare (combattenti e non) era in genere locale,
anche se spesso alcuni elementi venivano inviati, a seconda delle
necessità, presso altre precettorie o in altre province.
Nel Regno di Sicilia vi erano molti cavalieri francesi, soprattutto
negli incarichi di responsabilità. Lo stesso Guillaume
de Beaujeu, prima di diventare Gran Maestro dell'Ordine, era stato
precettore delle regioni meridionali. I Templari italiani, nei
due secoli di vita dell'Ordine (1119-1312), ricoprirono importanti
ruoli sia ecclesiastici che politici. Alti dignitari ebbero prestigiosi
incarichi presso la Santa Sede. Furono "cubiculari",
"ostiari", tutte mansioni di fiducia attinenti alla
persona del Pontefice, ambasciatori della Santa Sede presso altre
potenze straniere, custodi di tregue, esattori per conto del papato
della decima saladina (la tassa della crociata) e delle altre
decime ecclesiastiche. Anche i nobili feudatari e le libere repubbliche
marinare si servirono di templari come ambasciatori, tesorieri,
depositari di ingenti somme di denaro, di preziosi e perfino di
sacre reliquie. Molto spesso erano chiamati come garanti nell'esecuzione
di lasciti testamentari. I Templari italiani instaurarono ottimi
rapporti con i liberi comuni del settentrione, tanto da essere
chiamati a ricoprire cariche pubbliche, quali podestà e
consiglieri comunali. Si cita, come esempio, fra' Rolando Bergognino,
precettore delle case del Tempio di S. Egidio di Testona (poi
Moncalieri) di S. Martino della Gorra, di S. Margherita di Torino
e di S. Leonardo di Chieri, il quale fu eletto podestà
del comune di savigliano (Cuneo). Dagli insediamenti del regno
latino di Gerusalemme e dal contatto con civiltà più
progredite, come l'araba e la persiana, i Templari portarono nelle
loro case europee nuove conoscenze e una disponibilità
a trattare con popoli di culture e religioni diverse. La complessità
delle loro operazioni finanziarie ed il potenziamento delle attività
minerarie, insolite a quell'epoca, ci inducono a pensare che utilizzassero
sia la matematica che la chimica, apprese dag1i Arabi. A questo
proposito giova ricordare che, con tutta probabilità, l'Ordine
iniziò lo sfruttamento delle miniere di allume sui Monti
della Tolfa, nel Lazio.
Anche sulle Colline Metallifere, in Toscana, si ricorda l'esistenza
della casa templare di Frassini, presso Montesiepi. L'influsso
dei disegni geometrici delle moschee arabe è ben visibile
negli affreschi della chiesa templare di S.Bevignate, in Perugia,
ed in alcuni tratti del portico della chiesa di Tempio di Ormelle
di Oderzo. I Templari contribuirono alla manutenzione di strade
e ponti e diedero con la loro flotta impulso ai conmmerci e alla
marineria. Buona parte delle navi dell'Ordine, in servizio sulle
rotte dell'Adriatico meridionale, svernava nel porto di Brindisi,
dove venivano calafatate e rimesse in sesto per riprendere il
mare con i convogli di primavera. Nel nord Adriatico la flotta
templare sfruttava i porti della Repubblica di Venezia. Per quanti
si posero sotto la sua protezione, l'Ordine dei Templari fu garanzia
di sicurezza e di giustizia, al suo riparo essi prosperarono.
Quando la persecuzione si abbattè sui suoi membri, nel
l308, anche i vescovi italiani ebbero l'ordine dal Papa di istruire
dei processi inquisitoriali, ma ben pochi furono gli arresti.
In Italia esistono i documenti degli interrogatori che ebbero
luoghi nella primavera del 1310 negli Stati della (Chiesa (Viterbo,
Penne, Chieti, Palombara Sabina) e nel regno di Sicilia (Brindisi).Il
processo più straordinario fu quello presieduto dall'inquisitore
Rinaldo da Concorezzo arcivescovo di Ravenna, nel l.311, che esaminò
diversi cavalieri delle precettorie di Bologna e di Piacenza,
trattandoli con giustizia ed equità e assolvendoli tutti
perchè risultati innocenti. Questo fu l'unico processo
in cui in in Italia non fu usata la tortura. A nulla valsero le
invettive e le pressioni del Papa, Rinaldo fu irremovibile, e
la sua fu l'unica voce ecclesiastica che osò sfidare Clemente
V, assolvendo un Ordine che era stato, finché visse, il
baluardo della cristianità e del papato. Il Pontefice,
non soddisfatto dell'andamento dei processi italiani, pretese
nuovi interrogatori, imponendo agli arcivescovi inquisitori l'uso
della tortura. Rinaldo da Concorezzo rifiutò di nuovo,
mentre gli inquisitori della Toscana accettarono. In questo nuovo
processo svoltosi a Firenze e a Lucca nel 1312, i Templari confessarono
sotto tortura ogni peccato loro imputato nei 127 articoli d'accusa.
Concludiamo con le parole di uno scrittore ottocentesco, che forse
meglio di altre esprimono il ricordo, tramandato nei secoli, del
prestigioso Ordine del Tempio: "Quest'ordine stava fra il
sacerdotale e il secolare, tenuto in onore del pari che perseguitato
da papi e monarchi. Esso salvava la società civile dai
tristi effetti di una vita spensierata e frivola e lo stato ecclesiastico
dall'ignoranza fratesca e dall'oziosa contemplazione. II brando
era la loro difesa, il mantello con la croce il loro palladio".