(di Roberto Pinotti)
Fu nel dicembre del 1954 che il Consiglio nazionale di sicurezza degli USA creò l'organismo di coordinamento ad alto livello denominato «Gruppo Speciale» (o «Gruppo 54/12»), formato dal direttore del servizio informazioni, dal consigliere del presidente per le questioni della sicurezza nazionale, dal vice segretario alla Difesa e dal sottosegretario di Stato per gli Affari Politici o dal suo sostituto.
La composizione di questo comitato ha subito qualche modifica con l'andar del tempo, ma di esso fanno parte in linea di massima il direttore dell'apparato informativo, il sottosegretario di Stato per gli Affari Politici (o il suo vice), nonché il segretario e il vice segretario alla Difesa. I capi della CIA si riferiscono quasi sempre al «Gruppo Speciale» quando insistono a proclamare che l'Ufficio Centrale Informazioni non si è mai sognato di fissare direttive politiche, ma ha sempre agito per incarico di un'autorità più elevata.
Ma che cosa c'entra tutto questo con gli UFO?
Nel 1987 gli ambienti ufologici USA furono scossi dalla notizia che Jaime H. Shandera aveva ricevuto uno sconcertante documento riferito all'attività di un fantomatico Gruppo super-segreto apparentemente composto di il persone che riferivano in via diretta ed esclusiva al solo presidente degli USA in merito alla questione degli UFO: il fantomatico «Majestic-12». Una fuga di notizie dagli archivi CIA? Ci trovavamo a Washington proprio nei giorni in cui, nel corso del Congresso sui Fenomeni Aerei Non Identificati al quale ci eravamo recati su invito in rappresentanza dell'Italia, il documento veniva reso noto alla stampa, e fummo colpiti sia dal fatto che il «Majestic-12» si riferisse alla presidenza Eisenhower e quindi risalisse, più o meno, alla costituzione del «Gruppo Speciale» denominato anche «Gruppo 54/12» (dove «54» sembra indicare l'anno di nascita e «12» la quantità dei suoi componenti) sia dal fatto che i due gruppi fossero caratterizzati apparentemente dallo stesso numero di membri: il, appunto. Ma non era tutto: quel che più importava era ben altro, e si riferiva ai nomi dei il personaggi che figuravano menzionati nel documento pervenuto anonimamente a Shandera.
I dodici nomi menzionati nel documento «Majectic-12» sono: L'Ammiraglio Roscoe H. Hillenkoetter, il Dr. Vannevar Bush, il Sottosegretario James V. Forrestal, il Generale Nathan F. Twining, il Generale Hoyt S. Vandenberg, il Dr. Detlev Bronk, il Dr. Jerome Hunsaker, il Sig. Sidney W. Souers, il Sig. Gordon Gray, il Dr. Donald Menzel, il Generale Robert M. Montague e il Dr. Lloyd V. Berkner.
Gli ambienti ufologici furono scossi principalmente dal nome del Dr. Donald Menzel, il famoso astronomo di Harvard considerato il negatore n. 1 dell'esistenza degli UFO negli anni '50 e '60. Egli dunque era solo un «negatore d'ufficio» che invece, dietro le quinte, come sostiene il «Majestic-12», si occupava di studiare i presunti rottami di UFO precipitati suggerendo un'origine extraterrestre per i corpi dei piloti rinvenuti?
Alla luce della «congiura del silenzio» della autorità USA sugli UFO tutto ciò era tutt'altro che improbabile. Ma a noi, fin dall'inizio, fu un altro di questi li nomi che fece colpo. Vediamo chi e perché.
Com'è noto, nessuna «ondata» ufologica ha avuto l'impatto che ebbe in USA quella della fine del 1952. Di fronte ad un'opinione pubblica scossa ed allarmata, le autorità statunitensi corsero necessariamente ai ripari. E così, dal 11 al 17 gennaio 1953 si riunisce al Pentagono una Commissione di esperti per affrontare la questione. La presiede il fisico H.P. Robertson, del California Institute of Technology, e ne fanno parte Lloyd V. Berkner della Associated Universities, Luis W. Alavez della University of California, S.A. Goudsmit della Brookhaven National Laboratories e Thornton Page della Johns Hopkins University. Ma sono presenti anche il generale Garland, direttore del Centro Informazioni Aerotecniche dell'USAF ed i signori H.M. Chadwell, R.L. Clark e P-G. Strong della «Central Intelligence Agency» (CIA), il Servizio Segreto degli Stati Uniti. Il loro apporto sarà determinante.
A conclusione dei propri lavori, la Commissione affermerà infatti che «le prove presentate relative alla questione degli UFO non indicano in alcun modo che questi fenomeni costituiscano una diretta minaccia fisica alla sicurezza nazionale»; peraltro, «l'enfasi continuata caratterizzante il segnalarsi del fenomeno costituisce una minaccia al funzionamento ordinato degli organi posti a protezione dello Stato. Citiamo come esempi l'ostruzione dei canali di comunicazione a seguito di segnalazioni irrilevanti, il pericolo di essere portati dai continui falsi allarmi ad ignorare indizi effettivi di attività ostili, e l'incoraggiamento di una psicologia nazionale morbosa in cui un'abile propaganda ostile potrebbe originare comportamenti isterici ed una pericolosa sfiducia nelle autorità costituite».
Per quanto riguarda i vari gruppi di indagine privati sugli UFO, il rapporto conclusivo della Commissione Robertson sottolinea come essi debbano essere costantemente tenuti d'occhio «a causa della loro grande influenza potenziale sull'opinione delle masse qualora il fenomeno abbia a manifestarsi diffusamente. Di tali gruppi si devono tenere presenti l'apparente irresponsabilità e la possibile utilizzazione a fini sovversivi».
Quanto alle sue conclusioni, la Commissione sollecita «Che: a) gli Enti preposti alla sicurezza nazionale provvedano immediatamente a spogliare la questione degli UFO dalla veste speciale che ha assunto e dell'aura di mistero che ha sfortunatamente acquistato.
b) Gli Enti preposti alla sicurezza nazionale stabiliscano delle direttive relative all'informazione, all'addestramento e all'istruzione del pubblico allo scopo di preparare le difese materiali e il morale del Paese a riconoscere prontamente e a reagire con efficacia ai vari indizi di intenti o azioni ostili. Suggeriamo» conclude il rapporto «che questi scopi vengano perseguiti attraverso un programma integrato ideato per rassicurare il pubblico della totale mancanza di prove indicanti delle forze ostili dietro tali fenomeni, per addestrare il personale a riconoscere e a scartare prontamente ed efficacemente ogni falsa indicazione, e per rafforzare i normali canali preposti alla valutazione di reali indizi di attività ostili e alla pronta reazione contro di esse».
Particolarmente, è l'invito testuale del rapporto, «l'obbiettivo 'discreto' dovrebbe risolversi in una riduzione del pubblico interesse per i 'dischi volanti' che oggi evoca una forte reazione psicologica. L'istruzione in discorso dovrebbe concretizzarsi attraverso mezzi di comunicazione di massa quali la televisione, il cinema e la stampa popolare, basandosi su esempi di casistica che, dapprima enigmatici, sono stati successivamente spiegati ... Tale programma dovrebbe mirare a ridurre l'attuale credulità del pubblico o di conseguenza la sua suscettibilità ad essere influenzato da un'abile propaganda ostile... ».
Il rapporto segreto della Commissione Robertson, declassificato e reso noto solo a 14 anni di distanza dalla sua stesura, non è soltanto un indicativo esempio dell'atmosfera comunistofoba che il Senatore repubblicano Joseph McCarthy, dal 1950 al 1954 capo della Commissione senatoriale per le attività antiamericane, aveva imposto agli Stati Uniti nel dopoguerra; è un'affermazione, decisa e preàsa, della politica che gli Usa hanno assunto e mantenuto al riguardo. Quella che è stata poi definita «flying saucers conspiracy», «debunking», ovvero «congiura del silenzio» sugli UFO.
Orbene, a questo punto memorizziamo uno dei nomi dei componenti della Commissione Robertson: quello di Lloyd V. Berkner della Associated Universities. Si dà il caso che esso sia infatti l'ultimo dei 12 nominativi menzionati anche nel «Majestic-12».
Una semplice coincidenza? Abbiamo ragione di dubitarne.
In USA la legge nazionale per l'aeronautica e lo spazio del 29 luglio 1958 imponeva «studi ad ampio raggio» sui vantaggi e sugli ostacoli connessi con le attività spaziali. Conformemente alla legge, la NASA fondò un comitato di studio e assegnò un contratto di ricerca alla Brookings Institution. Oltre 200 specialisti vennero intervistati da un gruppo guidato da Donald N. Michael, un socio-psicologo che divenne poi direttore dell'Istituto per le ricerche di pace a Washington. Le diverse parti del rapporto conclusivo vennero riviste da esperti come Lloyd V. Berkner, capo della sezione di scienze spaziali, Caryl P. Haskins, presidente della Carnegie Institution di Washington, James R. Killian, presidente della Corporazione del M.I.T., Oscar Schachter, direttore della Divisione legale generale delle Nazioni Unite, e Margaret Mead antropologa.
Il documento fu presentato alla NASA pochi mesi dopo il tentativo contemplato nel Progetto Ozma di intercettare segnali da due stelle vicine e quelli che lo avevano redatto si chiedevano con interesse che cosa sarebbe accaduto se si fosse scopeaa un'altra civiltà molto più progredita. Il rapporto non escludeva la possibilità di un contatto diretto, come quello reso così efficacemente da Orson Welles, e avanzava l'ipotesi che manufatti lasciati da esploratori di un altro mondo «potessero venir scoperti in seguito alle nostre attività spaziali sulla Luna, su Marte o su Venere». Tuttavia, diceva, se una vita intelligente venisse individuata fuori dalla terra nei prossimi vent'anni, molto probabilmente si troverebbe in un lontano sistema solare e si manifesterebbe via radio. Tali circostanze, aggiungeva, non escluderebbero necessariamente effetti rivoluzionari.
Gli schedari antropologici (diceva il rapporto) contengono numerosi esempi di società, sicure del loro posto nell'universo, che si sono disintegrate quando hanno dovuto associarsi con società che prima ignoravano abbracciando idee differenti e diversi modi di vita; le civiltà sopravvissute a questa esperienza, normalmente ne hanno pagato il prezzo sacrificando valori, atteggiamenti e comportamento validi fino allora. Poiché una vita intelligente può venir scoperta in qualsiasi momento attraverso la ricerca radiotelescopica oggi in atto, e poiché non si possono al momento prevedere le conseguenze di una simile scoperta, data la nostra limitata conoscenza su reazioni a circostanze anche solo vagamente così drammatiche, si possono raccomandare due ordini di ricerca:
1) Continuazione degli studi per determinare la comprensione e gli atteggiamenti emotivi e intellettuali (e le eventuali successive alterazioni) riguardo alla possibilità e alle conseguenze della scoperta di una vita extraterrestre intelligente.
2) Studi storici ed empirici del comportamento di popoli e dei loro capi di fronte a eventi drammatici e inconsueti o a pressioni sociali...
Tali studi, continuava il rapporto, dovrebbero tener conto delle reazioni delle masse alle burle o alle notizie di «dischi volanti» e ad incidenti come la trasmissione radiofonica di Orson Welles sull'invasione marziana. Dovrebbero studiare la maniera di annunciare al pubblico un eventuale contatto, oppure di nasconderglielo se ritenuto più opportuno. L'effetto sulle relazioni internazionali potrebbe essere rivoluzionario, concludeva il rapporto.
Il punto, comunque, non è questo. Il fatto è che fra i revisori del rapporto conclusivo della Brookings Institution sui vantaggi e gli ostacoli connessi con le «attività spaziali figura ancora una volta un nome ben noto : e cioè sempre Lloyd V. Berkner, stavolta coinvolto come «capo della sezione di scienze spaziali. Un filo sottile lega dunque il «Majestic-12», la Commissione Robertson sugli UFO e la NASA?
Sembra proprio di sì. Ma c'è di più. Già abbiamo menzionato il Documento Bissel facendo riferimento agli otto tipi di attività camuffata portati avanti dalla CIA in tutto il mondo. Orbene, ci sembra estremamente interessante il fatto che la riunione dell'8 gennaio 1968 alla Pratt House, in cui venne formulata la «dottrina Bissel», abbia avuto luogo, in effetti, davanti al Consiglio per i Rapporti con l'Estero (Council on Foreign Relations), organismo tutto particolare. Questo Ente, la cui costituzione risale in effetti aI 1921, è divenuto nel corso degli anni un braccio invisibile, economico ma anche politico, della presenza degli USA all'estero. Tanto è vero che nel 1962, di fronte alla constatazione del suo enorme potere, lo scrittore Dann Smoot pubblicò un libro bianco che curiosamente anticipava il titolo che Wise e Ross, qualche anno dopo, dovevano scegliere per il loro «bestseller» sulla CIA: The Invisible Government, il governo invisibile. Il volume di Smoot è estremamente ben documentato, con numerose note e appendici. E riporta altresì, nella appendice I, la lista nominativa dei membri (1960-61) del potente organismo. Orbene, vale la pena di rilevare che fra i membri «non residenti» figura ancora una volta lo stesso nome: Lloyd V. Berkner.
Quest'uomo, quindi, era coinvolto anche con tale Ente fiancheggiatore della CIA. Se a questo colleghiamo l'interesse ed il noto coinvolgimento di Bissel nel settore aerospaziale, il quadro è completo. Le attività della CIA, del Consiglio per i Rapporti con l'Estero, della Commissione Robertson, della NASA e del fantomatico «Majestic-12» risultano dunque collegate attraverso il nome ricorrente di un Lloyd V. Berkner?
Indubbiamente, se consideriamo il fatto che i verbali della riunione alla Pratt House dell'8 gennaio 1968 in cui fu formulata la «dottrina Bissel» destinata ad informare le successive attività della CIA erano conservati nel Centro per gli Affari Internazionali dell'Università di Harvard, la stessa Università dove operava il Dr. Donald Menzel che figura anch'egli fra i 12 nomi menzionati nel «Majestic-12», il minimo che si possa dire è che tutto ciò ben difficilmente può definirsi casuale.
In ogni caso tutto questo non deve sorprenderci troppo. Se gli UFO sono - come sono - materia Top Secret per le autorità statunitensi è evidente che quello che abbiamo intravisto costituisce solo la punta dell'iceberg. Sotto vi è certo ben altro.
(Fonte: Il Giornale dei Misteri n.216/217)