Era l'estate del 1972, avevo 16 anni , la musica era (ed è tuttora) il mio hobby, ascoltavo Beatles, Rolling e italiani, sentivo alla radio di questo gruppo, i Genesis, che stavano uscendo.
Non mi piacevano, erano melensi.
Poi mio cugino (che ringrazio infinitamente) mi diede la cassetta di "Nursery Cryme" con l'avvertenza: "sentila anche con il cuore". La luce!!!
Ne andai matto, e pochi giorni dopo andai al concerto qui a Rimini (era il 14 agosto del 1972).
Non suonarono, per i soliti problemi tecnici, ma rimasero lì con noi fans a parlare e mangiare pizza.
Ecco, questo fu il momento della scoperta, della convinzione che oltre che per la loro musica mi piacevano per la loro simpatia, la loro umanità, la loro disponibilità.
Da allora sono sempre con me, nella mia mente come nel mio cuore. Sono stati la colonna sonora della mia esistenza.
Ho pianto quando Peter ha lasciato i Genesis.
Ho pianto quando l'ho rivisto a Firenze il 28 settembre del 1980.
Ho pianto quando gli ho parlato a Firenze il 20 novembre del 1993, (anche se è stato per poco).
Non mi prendete per stupido, ma posso sostenere che se non avessi amato la loro/sua musica mi sarei sicuramente drogato, o sarei diventato un alcolizzato, tante sono state le disavventure successe nella mia vita: un divorzio, la perdita del lavoro, un padre malato che c'è fisicamente ma non mentalmente, la difficoltà di dialogare (per via di un difetto di pronuncia) con l'altro sesso, le prese in giro degli amici...
Per fronteggiare questi problemi ho Peter e la sua grande musica.
Don't Give Up, Ale!
Questo è diventato il mio motto...
Non-Mollare-Mai.
Un solo rammarico: che Peter sia così parco nell'incidere dischi (ci fa attendere anni). Ma la sua vera forza, ed è per questo che mi piace, sta proprio in questo "darsi" poco, così da non sembrare una rockstar, un divo. Proprio perché non è conosciuto da molti, uno dei motivi fondamentali che lo fa diverso da tutti, unico e irraggiungibile. (Scusatemi l'euforia...).
Aleardo Cecchi
(Rimini)
Per raccogliere il tuo appello e quello di Luca Pierantoni, che invitava ad una partecipazione attiva i lettori di Intruder, mi piacerebbe che le opinioni che tra poco esporrò venissero anche solo in parte pubblicate, sempre ricordando che io esprimo solo punti divista (POV) personali, e che chi non fosse d'accordo con me può benissimo ribattere amichevolmente.
Il primo argomento di cui vorrei discutere è la brillante introduzione di tale Gregorio Samsa al libro dell'Arcana con le traduzioni dei testi dei Genesis. Lo stesso Giammetti, oltretutto, definisce questo signore "uno pseudo-giornalista che non ha avuto nemmeno il coraggio di firmarsi, coperto dallo pseudonimo Gregorio Samsa" (...) Questi i punti principali sui quali mi trovo in disaccordo.
1) Le più tipiche pagine del complesso non hanno retto il confronto con il tempo...
Ma come!!? I Genesis, nel passato, ci hanno regalato pagine di storia musicale fra le migliori di tutti itempi, e Samsa fa una sparata del genere? Secondo me, pur facendo un tipo di musica diverso da quello attuale, la musica dei Genesis ha retto più che egregiamente il passaggio del tempo. Purtroppo la cruda realtà è che il tempo non ha retto il confronto coi Genesis!! Gli anni '80 e '90 hanno creato e soprattutto appoggiato gruppi che si sarebbero dovuti nascondere e basta. La pseudo-musica che ha invaso il mondo ha preso il sopravvento, e adesso non viene resa giustizia ai Genesis o ad altri gruppi in confronto ai quali quelli attuali fanno schifo. Data la mia giovane età (ho 15 anni), a volte, musicalmente, mi sento un diverso, e arrivo in certi casi quasi a vergognarmi di dire ad alcuni miei coetanei che ascolto Genesis, Battiato, eccetera... Il più delle volte mi sento dire "ma chi sono?", e a me tocca rispondere "ma dai! quelli con Phil Collins!", e solo così mi capiscono... Una volta andai in un negozio di dischi e chiesi di vedere cosa avevano di Peter Gabriel, al che mi chiesero "e chi è? terzo mondo?". Per dirla alla Tommaso: bah! coglionazzi!
2) A ficcare oggi la testa in certi solchi dei primi anni '70 viene un'irrefrenabile nausea e cefalea, e voglia di mordere pietre per compensare in qualche modo il dolce, dolcissimo o comunque il troppo di inutile che ne viene...
Cazzata stratosferica! Non ho idea di quali album stia parlando Samsa, ma personalmente quando ascolto vecchi album - e devo dire che questo accade molto spesso - la mia emozione è sempre tanta. Che vomiti pure o morda pietre Samsa: io sinceramente ascolterei e riascolterei all'infinito ogni singolo brano dei Genesis...
3) In poche parole, Samsa dice che Peter Gabriel I è un album non ricco.
Anche qui non sono d'accordo: è un album che mescola rock, blues (Waiting For The Big One), qualche sprazzo di Genesis (Humdrum, Down The Dolce Vita) e altro ancora. Basta per considerarlo ricco?
Chiudo qui le critiche a Samsa per aprirne una a Mario Giammetti. La sua fanzine, Dusk, mi ha entusiasmato. Una sola cosa mi ha lasciato alquanto perplesso, e la frase in questione si trova, guarda caso, nella lettera a Tommaso del numero 11. Come mai Giammetti afferma che i singoli di Peter, o per lo meno alcuni, sono pieni di "spazzatura remissata"? Se fa riferimento ai casi limite dei mix di Steam si può discuterne, ma per il resto? Forse ci sono troppi mix di Kiss That Frog? Può darsi, ma quando c'è un mix di Kiss That Frog c'è anche una Across The River da studio; quando c'è il mix di Steam c'è un'incredibile Games Without Frontiers, e allora tutto si dimentica.
Ultimo appunto. Vorrei complimentarmi con l'intera redazione de La Repubblica. Passi il fatto che non pubblica praticamente mai un articolo su Peter (e vabbé, perché dovrebbe?), ma una volta che lo fa si informi almeno prima sul giorno del suo compleanno, che non è il 13 maggio ma il 13 febbraio... Ci avessero pensato tre mesi prima avrebbero fatto certo una miglior figura.
Yuri Calliandro
(Venezia)
Tornare a parlare del concerto di Peter Gabriel quando ormai tutti (o quasi) i fuochi si sono spenti e qualcosa rimane "acceso" solo in noi gabrielofili incalliti è, a mio parere, alquanto singolare. Ma stavolta ho due validi motivi per fare questo.
Il primo, quello di carattere più squisitamente tecnico, lo avrete immaginato un po' tutti: non esistendo, adesso come adesso, materiale inedito da esplorare-proporre-recensire ex novo, e dato che di Peter è stato scritto tutto, è necessario, magari, rischiare di annoiare un poco qualcuno esprimendo la propria opinione (quindi non "recensione" in senso classico) su uno dei tanti live usciti nella passata stagione; il tutto cercando di non incappare nel solito errore di riproporre roba già fritta e rifritta.
Il secondo motivo sta nel fatto che, questa volta, bisogna proprio spezzare una lancia in favore dei produttori di bootleg, che sono riusciti davvero a stupirci.
Non è il caso di dilungarsi ancora sul concerto, perché sia dello spettacolo sia delle canzoni (che sono grossomodo sempre le stesse) è stato già diffusamente parlato altrove - decine di giornali e magazine vari, Tommaso stesso, ecc... - quanto invece è necessario parlare un po' del disco in se stesso, di questo disco: la qualità tecnica è a dir poco eccellente. Caratteristica insolita per un bootleg, dove, generalmente, il casino e il fruscio regnano sovrani; qui, invece, quello che salta subito agli occhi (o alle orecchie?) è la straordinaria vicinanza della voce di Peter, nella maggior parte dei casi forte e chiara, REALE, non rifatta o addomesticata dalla poltrona degli studi Real World o di Ashcombe House: la partenza "sbagliata" di Come Talk To Me è bellissima - se fosse stata "fatta apposta" sarebbe stata molto indovinata, per cui... - e certe parti di Lovetown, che qui è ancora allo stato embrionale, sono molto gradevoli; il tutto amalgamato dagli altri suoni, distribuiti tra di loro nel modo più giusto: in altri dischi di provenienza simile, generalmente, anche se gradevoli e simpatici, il risultato finale dà l'idea di una registrazione realizzata affidandosi al caso, più che alla tecnica e alla professionalità di "chi di dovere".
I... "puristi", quindi, andranno in sollucchero alla scoperta che sono presenti anche - finalmente in un disco dal vivo - Love To Be Loved e Only Us; finalmente potranno ascoltarle "come dio comanda". Due autentiche rarità, a ben guardare: sappiamo tutti che, dopo poche serate, finirono irrimediabilmente nel dimenticatoio, ma, ripeto, su questo è inutile disquisire... Volete però il mio parere personale? Eccolo: la seconda (Only Us) è bella, anche se non superiore - e ci mancherebbe! - alla versione in studio, ma toccante come deve essere; l'altra invece, ahimé, l'ho trovata un po' freddina, sbrigativa, con poche invenzioni (anche ritmiche): speriamo in un "ripescaggio" futuro.
A questo punto, quindi, le conclusioni possono essere due: chi ha registrato questo disco è il fan numero uno di Peter; oppure chi lo ha pubblicato è un professionista. Certo è però che, anche a guardarlo semplicemente, una cosa si capisce: è, finalmente, un bootleg registrato nel totale rispetto dell'artista che vi compare e finalizzato, non di meno, anche al rispetto di chi lo compra: un "grazie!" alla Reel Tapes sembra superfluo; non l'ennesimo inganno all'ennesimo ragazzino che, in preda per chissà quali motivi alla "gabrielmania tremens" (o Pink Floyd-mania, o Prince-mania, o Madonna-mania o Take That-mania, ahimé), alleggerito di una quarantina di mila lire si ritrova tra le mani il... solito bidone.
Era ora!
Luca Pierantoni
(Roma)
live to be loved |
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Come Talk To Me Quiet Steam/Steam Games Without Frontiers Across The River Slow Marimbas Shaking The Tree Blood Of Eden San Jacinto Lovetown Only Us |
Kiss That Frog Washing Of The Water Love To Be Loved Solsbury Hill Digging In The Dirt Sledgehammer Secret World In Your Eyes Biko |
Registrato il 13 aprile 1993 al Globe di Stoccolma, prima data del tour europeo, e "prima" assoluta del Secret World Tour. |