BLOOM: I PROTAGONISTI DEL TRIBUTO

LE CORDE DEL MONDO

I tre giorni del Bloom sono stati organizzati, è ovvio, per quello che ormai ovunque viene definito "tributo" a Peter Gabriel. Nelle mie intenzioni, però, più che di un omaggio all'artista e al musicista, si è sempre trattato piuttosto di una celebrazione della persona e dello spirito che fanno di Gabriel un elemento assolutamente unico nel grande circo del rock. Si spiega così la presenza di una prima serata dedicata alla Real World e a quella che se per Peter è solo una attività "secondaria" resta una delle maggiori motivazioni del fascino che dal suo personaggio emana.
I musicisti, che a seconda di quando leggete queste parole si esibiranno/si sono esibiti per l'occasione, sono Vincenzo Zitello e Ayub Ogada.
L'accostamento non è strano come può sembrare a prima vista: Vincenzo è italiano e Ayub kenyota, ma in realtà hanno uno spirito (scusate se insisto su questo termine) e una sensualità che nella loro musica salta all'orecchio in modo straordinario, forse perché entrambi, nel darci la loro arte, accarezzano le corde di strumenti straordinari come l'arpa celtica e la nyatiti. Lascio a chi vuole il giudizio sulla loro qualità artistica: mi limiterò a qualche breve indicazione biografica di entrambi.

 

VINCENZO ZITELLO

DAI CELTI ALL'ALTARE

Al di là del fatto di essere amici da ormai parecchi anni, credo in tutta sincerità che Vincenzo Zitello sia uno dei musicisti, se non il musicista italiano che preferisco in assoluto. Nato a Modena nel 1956, fin da giovanissimo dimostra un talento musicale straordinario, imparando da solo a suonare il flauto traverso. Nel 1970 inizia gli studi classici come violinista e inizia ad esibirsi con piccole orchestre e quartetti d'archi, allo stesso tempo interessandosi a jazz e blues e alla sperimentazione e alla fusione di diversi generi musicali.
Nel 1975 si unisce al gruppo Telaio Magnetico ed entra così in contatto con Franco Battiato. L'anno successivo inizia anche lo studio dell'arpa presso il Conservatorio di Canti Tradizionali di Lorient, in Bretagna, fino a che nel 1980 si perfeziona con un maestro dello strumento quale Alan Stivell. In Bretagna si appassiona anche alla musica tradizionale vocale locale, e inizia una serie di originali concerti per arpa e voce che lo tiene impegnato per i tre anni successivi. Nel frattempo scrive canzoni per Alice e continua a collaborare con Battiato.
Nel 1985 forma insieme a Saro Cosentino un duo chiamato Asciara ("lava" in dialetto siciliano) con il quale l'anno successivo vince la Vela d'argento a Riva del Garda, interpretando un brano tradizionale in gaelico, l'antica lingua dei Celti.
Del 1987 è il suo primo album (uscito all'epoca solo su cassetta ma ristampato successivamente da Virgin) "Et Vice Versa", interamente consacrato all'arpa e contenente composizioni originali in cui Vincenzo continua il suo lavoro di sperimentazione e sviluppa una propria originalissima tecnica esecutiva. Dello stesso anno è la collaborazione con Ivano Fossati per "La Pianta Del The". Con Ivano Vincenzo realizza altri due album ("Lindbergh" e "Macramé") e una serie di entusiasmanti concerti dal vivo culminati nella registrazione del doppio live di Fossati del 1995.

Tornando alla sua carriera solista, comunque, il 1989 vede quello che Vincenzo stesso definisce il suo "vero" primo album: "Kerygma" (Epic-CBS). Il significato della parola greca è il contrario di enigma, e quindi il mistero rivelato e spiegato: e proprio di questo si tratta, perché l'album svela appunto un mu-sicista e soprattutto un autore pienamente maturo, affiancato da musicisti di spicco, capace di portare un soffio di reale novità a un panorama musicale per troppi versi stagnante come quello italiano. Tant'è che il disco incontra subito un buon successo di vendita e di critica, e viene anche stampato in altri paesi europei, e negli Stati Uniti (dalla prestigiosa etichetta Narada).
Oltre alla collaborazione e ai numerosi tour con Fossati, Vincenzo intraprende anche un'estesa attività live per conto suo, mettendo a punto una inedita formula di trio con arpa, chitarra e percussioni (coadiuvato dagli egregi Franco Parravicini e Federico Sanesi): un set live compatto e affiatatissimo.
In alcune occasioni si avventura inoltre in spettacoli multimediali con risultati brillanti, ma che come spesso accade per l'alto costo di produzione sono replicati solo in sporadiche occasioni.
Il suo album successivo, "la Via" (DDD), esce nel 1994, e ancora una volta dimostra la forza della sua personalità e capacità compositiva. E' un album più ricco del precedente, che riesce a spaziare maggiormente fra i generi, spesso mescolandoli con gusto fra loro, con il risultato di rendere impossibile qualsiasi tentativo di etichettatura.

Questo è ancora più vero per i suoi ultimi lavori.
Il primo di questi riguarda un cd e uno spettacolo dedicati alla Beat Generation, un lavoro di gruppo del quale Vincenzo è autore della parte musicale che accompagna il cantato/recitato di opere di Ferlinghetti, Corso e Ginsberg. Il quale ultimo ha anche partecipato in prima persona a una delle esibizioni live del gruppo lo scorso anno ai Magazzini Generali di Milano.
Più recente ancora è "Introibo" - vocabolo latino che significa più o meno letteralmente salire all'altare di Dio - una raccolta di composizioni sacre davvero particolari. Partito dalla scrittura di un'"Ave Maria" commissionata appositamente dalle Edizioni Paoline Vaticane (eseguita dal vivo a Loreto di fronte al Papa e trasmessa in Mondovisione), il lavoro si è poi arricchito di "Magnificat", "Agnus Dei" e "Pater Noster" e altri. La registrazione è prevista per la prossima primavera - con una formazione che comprende Parravicini e Sanesi, ma anche Stefano Melone alle tastiere, Tosca alla voce e numerosi altri ospiti - mentre il disco, rigorosamente autoprodotto, dovrebbe vedere la luce entro l'autunno.
Come se tutto ciò non bastasse, infine, in cantiere c'è un nuovo ulteriore progetto dedicato ai druidi (gli antichi maghi/sacerdoti/leader degli antichi popoli celti) che dovrebbe accompagnare un libro sullo stesso argomento.
Per il carattere di Vincenzo è anche possibile che questi progetti si trasformino radicalmente nel giro di qualche mese in cose che neppure lui saprebbe immaginare oggi. Resto convinto che varrà comunque la pena di andare a sentire e verificare con le proprie orecchie qualsiasi cosa deciderà o riuscirà a pubblicare.

 

AYUB OGADA

UNA VOCE DA AMARE

La musica di Ayub Ogada è il frutto di una costante ricerca legata ai ritmi e alle melodie della propria gente, l'etnia Luo del Kenya: Ayub si accompagna con una Nyatiti, la lira tradizionale dei Luo, ma accoglie anche contaminazioni di altre culture africane e occidentali che hanno influenzato il suo modo di scrivere ed arrangiare.
La sua carriera professionale inizia nel 1977, come batterista e percussionista di alcune band di Nairobi, e nell'arco di dieci anni realizza con la African Heritage Orchestra tre album e numerosi tour. Nel 1985 ha alcune esperienze cinematografiche partecipando a film quali "Out Of Africa" e "The Color Purple" di Steven Spielberg.

La collaborazione con Peter Gabriel, il WOMAD e l'etichetta Real World inizia nel 1989, dopo che qualcuno lo scoprì suonare come busker (artista di strada) nella metropolitana londinese, invitandolo a partecipare con un set di dieci minuti al Womad Festival di St. Austell in Cornovaglia.
Con Real World pubblica il suo primo album, "En Mana Kuoyo", nel 1990, partecipando alle Recording Week del 1991 e del 1992 collaborando con lo stesso Peter, The Holmes Brothers, Jah Wobble e Tony Childs (sul cui ultimo album è voce accompagnatrice nel brano I Met A Man).
Con Peter ha lavorato su "US" (ai cori in Only Us) e nella prima parte del Secret World Tour (con il ruolo di supporter lo abbiamo visto anche nelle due date italiane del maggio 1993). In Italia è tornato anche l'anno successivo per una serata organizzata da Romeo Gigli in occasione dell'apertura del suo negozio milanese G di Gigli, e per i più curiosi anche per l'esibizione Sanremese di Mango di due anni fa (confesso che non so se abbia partecipato anche a lavori discografici del musicista italiano).

La sua voce calda e profonda, che Peter stesso ha definito una delle più espressive da lui mai udite, può essere inoltre ritrovata nella splendida improvvisazione del brano Nyatiti, sull'album solo di Tony Levin, e sarà certamente presente anche sul prossimo disco di Peter, cui Ayub sta attualmente collaborando.

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