Cronaca Seria

 Di Una Vacanza Non Seria 

(o il contrario)

in Thailandia

27 dicembre 1999

Li ho sempre ammirati e definiti coraggiosi, ma anche un po’ coglioni, coloro che sin dalla tenera età hanno avuto l’impulso di scrivere un diario, e poi, ancora più coglioni, di non distruggerlo. 

A dirla tutta, ci avevo anche provato. Per tre settimane mi ero fatto due palle così a scrivere quant’era buono il mio Catechista, le buone azioni che avevo inventato, nominare tutte le vecchine che avevo aiutato ad attraversare la strada.

Omettevo, però, tutte le altre azioni, comprese quelle impure, che mi toccava poi confessare nel pomeriggio del sabato, vigilia della comunione domenicale.

Eh sì, perché ogni tre o quattro giorni, l’insegnante di religione raccoglieva i diari e coloro che si erano resi meritevoli potevano entrare gratis al cinema Concordia, la domenica pomeriggio.

Allora era una corsa a trovare tutti i poveretti, inventati, bisognosi di elemosina, mentre le vecchine, ormai inflazionate, non se ne trovavano più.

Poi il Catechista, un giorno, pellegrinando lungo la strada di Damasco, ebbe l’illuminazione che era più saggio lasciar correre, perché quello che leggeva era un po’ diverso da quello che sentiva nel confessionale.

E non si chiedeva neppure quale delle due versioni fosse quella giusta.

Ma quello che mi disturbava maggiormente erano le domande "quante volte, in che modo, ti penti, lo farai ancora ?".

Ma chi si ricordava quante volte e se pensavi a qualcuno!!

Ve l’immaginate averlo scritto sul diario "con Fedora abbiamo pensato bene di giocare a dottori, dal momento che il Monopoli l’ha preso Matteo".

Ritenni così che era più consono non tenere alcun giornale, in maniera tale che tutte le mie emozioni, i miei sentimenti, i miei primi passi, me li sarei tenuti per me e basta; tutt’al più avrei visto qualche films in meno.

Ora ho un’età in cui mi vergogno di altro, ma non delle mie emozioni e dei miei pareri, e se per caso qualcuno ha il coraggio di leggerlo, sono solo affari suoi; tanto al cinema non ci vado più da parecchio tempo ed il diario serve a me.

Perché serve a me ?

Durante questo mese, mi sono soffermato a lungo, per decidere di organizzare la solita vacanza invernale con la mi’ moglie ed ho avuto tempo di risoffermarmi sulle immagini fotografiche o filmate di viaggi fatti assieme in precedenza.

Tutti bellissimi e pieni di ricordi, ora meravigliosi.

Perché le contrarietà, sul momento ingigantite, sono state dimenticate o sottovalutate.

Mi sono più volte chiesto: 

"ma lì in quel momento, cosa pensavo e come vivevo il quotidiano tran – tran del turista medio ?

Quei colori, quei tramonti, quelle piazze, quei mercati, erano veramente sublimi, come le foto asettiche me le facevano rivivere, o c’era tanta puzza che mi faceva vomitare ed i rumori assordanti mi scassavano il sistema nervoso ?

Quella foto al mercato di Mombasa esprimeva il benessere di un ricco e satollo Bwana in visita alle miseria del Kenia, ma traspariva anche l’incazzatura per tutti quei rompi zibidei, che mi ronzavano intorno per offrirmi servizi inutili e mai richiesti ?

Quella gita in barca privata, alle Seichelles , bella, bella, ma quanto ci è costato il trofeo del ^pesce corallo^?

Quelle trentasei ore di volo,  sballottato fra  sale attesa degli aeroporti, non tutti confortevoli, bivaccando anche come nomadi, disgustato dalla mia stessa puzza, senza avere l'opportunità di una doccia disinfestante, non me le ricordo più, eh?"

Ho deciso, quindi che quest’anno le nostre vacanze saranno affiancate da una cronaca quotidiana, che servirà a ricordare obiettivamente come si è svolta, senza ricordi caramellosi, anche con crudezza di immagini, se necessario.

Ovviamente, non racconterò tutto tutto, ma solo l’essenziale.

 

Ma non tutto l’essenziale, ma quel poco, anche con dovizia di particolari, che servirà a ricordarsi bene come si è svolta, fra qualche tempo, e senza che la mi' moglie si incazzi, come magari ha fatto in quel momento.

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