Li
ho sempre ammirati e definiti coraggiosi, ma anche un po’ coglioni, coloro che
sin dalla tenera età hanno avuto l’impulso di scrivere un diario, e poi,
ancora più coglioni, di non distruggerlo.
A
dirla tutta, ci avevo anche provato. Per
tre settimane mi ero fatto due palle così a scrivere quant’era buono il mio
Catechista, le buone azioni che avevo inventato, nominare tutte le vecchine che
avevo aiutato ad attraversare la strada.
Omettevo,
però, tutte le altre azioni, comprese quelle impure, che mi toccava poi
confessare nel pomeriggio del sabato, vigilia della comunione domenicale.
Eh
sì, perché ogni tre o quattro giorni, l’insegnante di religione raccoglieva
i diari e coloro che si erano resi meritevoli potevano entrare gratis al cinema
Concordia, la domenica pomeriggio.
Allora
era una corsa a trovare tutti i poveretti, inventati, bisognosi di elemosina,
mentre le vecchine, ormai inflazionate, non se ne trovavano più.
Poi
il Catechista, un giorno, pellegrinando lungo la strada di Damasco, ebbe l’illuminazione
che era più saggio lasciar correre, perché quello che leggeva era un po’
diverso da quello che sentiva nel confessionale.
E
non si chiedeva neppure quale delle due versioni fosse quella giusta.
Ma
quello che mi disturbava maggiormente erano le domande "quante volte, in
che modo, ti penti, lo farai ancora ?".
Ma
chi si ricordava quante volte e se pensavi a qualcuno!!
Ve
l’immaginate averlo scritto sul diario "con
Fedora abbiamo pensato bene di giocare a dottori, dal momento che il Monopoli l’ha
preso Matteo".
Ritenni
così che era più consono non tenere alcun giornale, in maniera tale che tutte
le mie emozioni, i miei sentimenti, i miei primi passi, me li sarei tenuti per
me e basta; tutt’al più avrei visto qualche films in meno.
Ora
ho un’età in cui mi vergogno di altro, ma non delle mie emozioni e dei miei
pareri, e se per caso qualcuno ha il coraggio di leggerlo, sono solo affari
suoi; tanto al cinema non ci vado più da parecchio tempo ed il diario serve a
me.
Perché
serve a me ?
Durante
questo mese, mi sono soffermato a lungo, per decidere di organizzare la solita
vacanza invernale con la mi’ moglie ed ho avuto tempo di risoffermarmi sulle
immagini fotografiche o filmate di viaggi fatti assieme in precedenza.
Tutti
bellissimi e pieni di ricordi, ora meravigliosi.
Perché
le contrarietà, sul momento ingigantite, sono state dimenticate o
sottovalutate.
Mi
sono più volte chiesto:
"ma
lì in quel momento, cosa pensavo e come vivevo il quotidiano tran – tran del
turista medio ?
Quei
colori, quei tramonti, quelle piazze, quei mercati, erano veramente sublimi,
come le foto asettiche me le facevano rivivere, o c’era tanta puzza che mi
faceva vomitare ed i rumori assordanti mi scassavano il sistema nervoso ?
Quella
foto al mercato di Mombasa esprimeva il benessere di un ricco e satollo Bwana in
visita alle miseria del Kenia, ma traspariva anche l’incazzatura per tutti
quei rompi zibidei, che mi ronzavano intorno per offrirmi servizi inutili e mai
richiesti ?
Quella
gita in barca privata, alle Seichelles , bella, bella, ma quanto ci è costato
il trofeo del ^pesce corallo^?
Quelle
trentasei ore di volo, sballottato fra sale attesa degli aeroporti,
non tutti confortevoli, bivaccando anche come nomadi, disgustato dalla mia
stessa puzza, senza avere l'opportunità di una doccia disinfestante, non me le
ricordo più, eh?"
Ho
deciso, quindi che quest’anno le nostre vacanze saranno affiancate da una
cronaca quotidiana, che servirà a ricordare obiettivamente come si è svolta,
senza ricordi caramellosi, anche con crudezza di immagini, se necessario.
Ovviamente,
non racconterò tutto tutto, ma solo l’essenziale.
Ma
non tutto l’essenziale, ma quel poco, anche con dovizia di particolari, che
servirà a ricordarsi bene come si è svolta, fra qualche tempo, e senza che la
mi' moglie si incazzi, come magari ha fatto in quel momento.