Sono le ore 15.20, sono passati 10 minuti dal decollo da Roma e non abbiamo ancora forato completamente le nubi sopra di noi.
Questa mattina alle 6 nostro figlio Charly ci ha accompagnato in macchina all’aeroporto di Verona e con un volo di 40 minuti siamo atterrati a Roma alle 8.20.
La temperatura segna 8 gradi ed e’ piacevole passeggiare ad Ostia in riva al mare. Poi l’imbarco sul Jumbo della Thai.
Si sta ballando un po’, ma spero che duri poco, senno’ come faccio a scrivere?
Nel nostro reparto, proprio l’ultima fila, c’e’ uno steward molto simpatico; mi ha dato il permesso di fare le riprese del decollo e ci siamo intrattenuti parlando di Hua Hin.
Che lo aiuta a distribuire gli aperitivi c’è una Hostess veramente carina ma con un nome impronunziabile.
Io la chiamero’ "COSCIA LUNGA".
Ci porta il menu’ scritto su cartoncino pitturato e decorato. Il contenuto reale lo vedremo dopo.
Intanto "coscia lunga" arriva con gli aperitivi e posso subito esibirmi nel mio perfetto inglese.
Infatti chiedo un Campari con ghiaccio e mi ritrovo sul vassoio un bicchiere con succo di mela. Ma l’italiano che ha in testa il sale, dovrei essere io, non si perde di fronte all’incompetenza linguistica della hostess ed a gesti, indicando la bottiglia, mi ritrovo con due bicchieri, succo di mela e Campari. Da provare!!
Intanto sotto di noi, dopo un’ora dal decollo, si vedono le montagne della Grecia tutte innevate.
Comincio ad avere un certo appetito.
Dopo due ore e un quarto siamo sopra Ankara.
E’ già buio e si vedono le città illuminate della Turchia.
La cena-pranzo non è male : filetti di pesce al curry con riso, per me, e filetto di manzo con piselli e tagliatelle per Gianna. Il vino, bianco e rosso, è francese. Il profumino ed una certa fame mi fanno finire tutto, compresi i tagliolini della mia vicina di posto.
Fà molto scalpore la mia boccetta di peperoncino che porto sempre con me. Tutte le hostess si fermano, guardano, chiedono cos’è e fra una ch
iacchiera e l’altra mi permettono di portarmi via i bicchierini della Thai, per ricordo.
Fra i miei compagni di viaggio si notano due sposini in viaggio di nozze, brilla troppo la lora fede nuziale, sei giapponesini che già dormono, una compagnia di italiani che pensa di fumare nelle ultime file, e invece tira cinghia come me, ed una thailandese con un figlio piccolo, bisognevole di frequenti cambi di pannolini.
Dopo il bicchierino di Martell c’è più quiete, tanti leggono, alcuni guardano il film, altri tentano di assopirsi.
Solo un nonno italiano, con nipotino di tre anni ha scoperto l’intelligente giochino di rincorrersi per il corridoio, chiamandosi con urletti indiavolati. Tra poco, se continuano, mi addormenterò anch’io, ma con un piede fuori nel corridoio.
"O ridi ora, ‘mbecille" gli dirò aiutandolo a rialzarsi.
Intanto coscia lunga non si vede più. Chissà che fine avrà fatto.
Sono passate sei ore ed abbiamo sorvolato Teheran; tantissimi pozzi di petrolio sono riconoscibili nella notte profonda.
Una hostess antipatica mi manda via dalla sua poltroncina, dove si stendevano bene le gambe, e per questo è antipatica. Poi assieme a coscia lunga continua a passare per il corridoio con il vassoio delle bibite. Io per dispetto ogni volta ne prendo una.
Sopra Karachi c’è molta turbolenza.
Stò scrivendo a sgorbi. Tonfa, ritonfa. Tutti seduti per mezz’ora con le cinture allacciate. Vado ugualmente in bagno camminando come un ubriaco. Dentro mi scappa da ridere, perché scappa in quà e là anche qualcos’altro.
Mi viene in mente quella signora che scrisse a "lettere al direttore".
Caro direttore, mio marito ha sempre voglia di fare l’amore; quando dormo, quando preparo il pranzo, quando mangio, quando stiro, quando guardo la televisione. Cosa devo fare, signor direttore?
Si, ho capito, risponde il direttore, ma perché scrive a balzelloni ?