Storielle a caso, un po' pazze

Un grande dottore

28 giugno 2001

Caro nipote Pietro,

                   ho dato istruzioni al computer di usare un inchiostro magico. Se questo fax invece di leggerlo tutto tu da solo, te lo farai leggere da mamma o papà, lo scritto sparirà.  L’inchiostro si dissolverà come neve al sole. Quindi sappi come regolarti.

 So che stai per partire per le vacanze e a quanto mi hai detto ieri al telefono tra un bagno e l’altro leggerai molti libri.  Io te ne avevo portato qualcuno, piccolo e snello. Al ritorno ti interrogherò.

 A proposito di leggere poco o tanto, mi sono ricordato che quando io avevo la tua età il mio amico Carletto aveva un noiosissimo nonno che gli raccontava sempre delle metafore. Carletto sbuffava e così per dividere lo sbuffamento in due chiamava anche me quando vedeva arrivare il nonno con i suoi due baffoni. Così mi sorbivo anch’io le metafore del nonno di Carletto.

A quell’epoca io non sapevo cosa fosse una metafora. Ma poi il nonno di Carletto mi spiegò che era una parola che derivava dal greco. Meta vuol dire finto o qualcosa del genere e fora vuol dire discorso. Quindi metafora vuol dire un discorso finto, dire una cosa volendone dire un’altra. Per esempio tu vuoi dire che Sara è noiosa. Però lo dici raccontando la storia di un gatto che miagola sempre e che è noiosissimo starlo a sentire. Poi mi dici in un orecchio che in realtà parlando del gatto tu volevi riferirti a Sara. Così io capisco che la tua storia è una metafora.

 Ma torniamo a bomba. Quel giorno il nonno di Carletto ci prese per mano, ci fece sedere su una panchina e ci raccontò la seguente metafora.

 C’era una volta un regno degli animali. C’erano gatti, cani, cavalli, asini, pecore, buoi, eccetera. I cavalli erano i più prepotenti e saccenti. Siccome loro arrivavano sempre primi alle corse (per forza, erano cavalli) prendevano sempre in giro quelli che arrivavano ultimi. In particolare ce l’avevano con un povero asino che ce la metteva tutta a correre, ma siccome aveva le gambe corte e gli zoccoli larghi arrivava sempre ultimo.

I cavalli lo prendevano in giro dicendo che gli asini non erano capaci di fare niente e che lui poi era il più asino degli asini. “Guardate che orecchie lunghe che ha”, dicevano ridendo

Il nostro amico asino era sempre molto triste. Avrebbe voluto una volta tanto arrivare primo alle corse con i cavalli per far loro vedere che in fondo lui valeva qualcosa, non era vero che non era buono a nulla. Ma non c’era verso che lui vincesse una gara.

Un giorno, triste triste, se ne andava solo e soletto per il bosco. Per terra vede un libro. Forse l’aveva perso qualcuno. Lo raccolse e sotto l’ombra degli alberi si mise a leggerlo.

L’asino infatti sapeva leggere, perché aveva frequentato le scuole elementari del regno degli animali. Ma fino ad allora non aveva letto molto, sempre occupato com’era a fare corse con i cavalli che lo prendevano in giro.

Quel libro gli piaceva molto e così stette nel bosco fino a sera per finirlo. Il libro parlava di un certo Robinoson Crusoè che si era ritrovato dopo un naufragio su un isola tutto  da solo. Non era facile cavarsela, ma Robinson ce la fece. E l’asino pensò che forse anche lui avrebbe potuto farcela e dimostrare che poi non era così asino come dicevano i cavalli.

Il giorno dopo andò nella biblioteca del regno degli animali e scelse a caso un altro libro. Questa volta parlava di un certo Gulliver che prima era finito nel regno dei nanetti che lo consideravano un gigante pericoloso. Poi capitò nel regno dei giganti e lui ebbe molto paura ma riuscì a cavarsela. Poi capitò in altri strani regni con personaggi sempre diversi. Riuscì sempre a cavarsela perché Gulliver ragionava bene, era molto colto. Il nostro asino pensò che forse se anche lui avesse imparato tante cose sui libri avrebbe benissimo potuto cavarsela anche se gli fossero capitate avventure più difficili di quelle di Gullliver.

E così il nostro amico asino andava ogni giorno in biblioteca. Leggeva, leggeva molto. Prima libri di avventure, quelli di Salgari che parlavano dei pirati della malesia, poi quelli di Giulio Verne che raccontava di chi aveva fatto il giro in mongolfiera del mondo in 80 giorni e non aveva perso la scommessa pur avendoci messo 81 gironi perchè avevano girato la terra nel senso contrario a quello del sole e così avevano guadagnato un giorno di calendario. (quando arrivi in giappone devi tornare indietro di 24 ore)

Poi si mise a leggere libroni russi che parlavano di Napoleone e come il gelo dell’inverno lo fece tornare indietro sconfitto.

Insomma il nostro asino leggeva così tanto che si dimenticava anche di andare a fare le gare con i cavalli.

Passarono così degli anni. Il nostro amico asino sempre a leggere e studiare. Poi ci furono le elezioni nel regno degli animali. E sapete cosa fece lui? Si presentò alle elezioni come candidato. Il suo avversario era un cavallo, proprio quello che arrivava sempre primo alle corse e che era sicuro che avrebbe vinto anche le elezioni. E invece no. Venne eletto proprio il nostro amico asino.

La gente lo stava a sentire quando lui parlava per le tante belle cose che sapeva e diceva. Il cavallo invece tutto pieno di se, nitrita e si alzava sulle zampe davanti. Ma non sapeva bene cosa dire. Forse a furia di non leggere lui, il bel cavallo bianco, non sapeva neanche più leggere.

E così, presidente del regno dei cavalli venne eletto il nostro asino.

Sapete allora lui cosa fece per prima cosa? Fece una legge che obbligava tutti, anche i cavalli, a leggere un’ora per ogni ora di sport o di corsa o di nuoto che si fosse fatto. E così avvenne .

E nel nostro regno di animali tutti ormai sapevano leggere e parlare e dire cose sensate.

 

Questa sarebbe la storia che quel noioso nonno di Carletto ci raccontò quella volta. 
E siccome era una metafora, allora voleva addirittura che noi dicessimo a chi lui si riferiva parlando di cavalli e di asini. Ma io e Carletto scappammo via.

Se vuoi, puoi dirmi tu a chi si riferiva con la metafora il nonno di Carletto.

A proposito quante metafore ci sono in questo fax? Una o due o forse tre?

      Una stretta di mano dal tuo

  Nonno Lucio