Ma la ricerca scientifica non è più di moda?

commenti ricevuti da Catello Cesarano
Febbraio 2001

.... il mio pensiero è che la scienza se la veda brutta al momento attuale perché vi è associato il pensiero di una cosa mostruosa che non si riesce più a controllare. Qualcosa di simile al
vecchio  Frankestein che turba le coscienze e l'immaginazione di molti. In effetti prima il "mostro" nucleare con le sue vittime - mai precisate come numero ma sempre indicate come numerosissime da voci interessate ma mai documentate - poi la "mucca pazza", poi le questioni legate alla biologia, per non parlare dell'Uranio impoverito, insomma c'è ne è per tutti e i
Verdi o gli Ambientalisti ci sguazzano dentro con vero piacere.

La scienza risulta oggi come oggi un po' troppo pericolosa e questo dà fiato agli ambientalisti che cavalcano con passione questi temi. Non che io ce l'abbia con gli Ambientalisti o Ecologisti o Verdi che dir si voglia. Ma appare evidente che le conseguenze estreme del loro punto di vista si incrociano alla perfezione con i timori del grosso pubblico. Essi vorrebbero
un mondo fatto di prodotti ecologici, fatti naturalmente e dove fosse abolita la carne, ma per carità anche i pesci e i maiali, la frutta avesse un baco di garanzia, dove non esistessero praticamente automobili e il riscaldamento venisse fatto con  pannelli solari, e gli aeroplani volassero con sistemi alimentati dal sole, le biciclette andassero trionfalmente per le strade, e le fabbriche di biciclette fossero alimentate con pannelli solari, e così la fabbriche di vestiti e le fabbriche di mobili  non lavorassero il legno, ma pannelli di materiale fatti con di qualcosa che non c'è e così via.

Queste persone non pensano che i tre quinti dell'umanità in effetti non hanno tutte queste cose. Non hanno cioè il riscaldamento, non hanno la carne e i pesci e i maiali, non hanno vestiti, né frutta fresca, non prendono l'aereo in continuazione e non si sognano di avere mobili. Però non sono affatto felici per questo e  aspirano ad averle.
La ricerca potrebbe trovare una ragion d'essere per risolvere questa apparente contraddizione, con la prudenza del caso cioè con la premessa che i suoi risultati siano verificati prima di essere applicati e siano ben valutate le eventuali controindicazioni dirette o indirette per ognuno dei
nuovi trovati. Ma temo che non andrà così.

Parlando della ricerca e dell'innovazione tecnologica ho trovato dei punti di contatto con il problema della scienza moderna, di come superare i contrasti tra chi ne vuole di più e chi la teme, delle difficoltà connesse con la sua crescente complessità e con i rischi che i prodotti che dalla scienza derivano possono comportare. A un certo punto nel parlare del fatto che anche i prodotti dovrebbero acquistare una coscenza, aggiungi: Come nel passato la società nell'accettare detti limiti, dovrà accettare un certo grado di rischio. Fai poi cenno al problema che è pesantissimo: con tutte le difficoltà di una gestione "democratica"della progettazione.
Non accenni però, per completare il discorso, alle difficoltà che incontra un certo progetto di ricerca a superare il nodo politico, che determina il finanziamento per svolgere il programma. Diciamo meglio per chiarire il concetto di nodo politico: la pubblicità e la forza di persuasione che deve avere presso l'opinione pubblica.

Oggi come oggi poi non c'è che dire la ricerca naviga momenti difficili. C'è in giro una certa paura dei mostri che la ricerca porta con se.
Tu parli dell'importanza del dibattito politico sulla ricerca, ma non fai cenno all'importanza dell'opinione pubblica. Perché? Probabilmente quando hai scritto le tue riflessioni negli anni '80, nessuno ci pensava. L'opinione pubblica, in pratica l'uomo della strada che impatto può avere sui progetti di ricerca spaziali?. Sembra nessuno.  E invece...

L'opinione pubblica è diventata determinante per accrescere o annullare la forza di urto che deve avere il progetto scientifico. In Italia si spendeva per la ricerca l'1,5 % del prodotto interno lordo, adesso si spende l' l,1 %. Come mai? E' semplice, la ricerca non fa più cassa presso l'opinione pubblica e quindi la politica non se ne interessa più. Ho sentito io Veltroni dichiarare a chi gli accennava alla ricerca scientifica negletta e trascurata: "la cosa non suscita interesse".
E aveva ragione. Guarda per esempio l'America. Il programma spaziale dopo i trionfi della esplorazione della luna sta attraversando un periodo grigio. Perché? Perché non c'è più nessuno disposto a spenderci una lira, sulla luna non c'è atmosfera, su Marte chissà.  Non ci sono più i militari che premono. Chi si fa carico di un programma di esplorazioni spaziali? Ci sono le industrie del settore, ma non arriva la pressione dell'opinione pubblica o per dirla con termine attuale della "audience" sugli ambienti politici per  un programma spaziale ricco come in passato.

In Italia possiamo citare il caso della ricerca nucleare. E' ovvio che hanno giocato un ruolo altre forze, ma determinante in questo caso è stato il ruolo della opinione pubblica. Tant'è che in questi momenti in cui si riesce a essere angosciati per l'inquinamento atmosferico sembra ovvio che il nucleare potrebbe essere invocato come una soluzione. E invece. Guarda tu se trovi un politico, dico uno solo, che si batte a favore del ripristino del nucleare.


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