Nell'antico Egitto credevano che la vita fosse sorta da un dio
indistinto, il Num (il mare primevo) da cui era sorta una specie di collina, che
impersona il dio creatore, l’Atum. Costui genera spontaneamente otto altri dei
che corrispondono ad altrettante qualificazioni del dio (tipo la bontà, l’intelligenza,
la morte, ecc.). Insieme, questa Enneade (nove deità) generano di nuovo l’Uno.
Questo, Horus, sarà il dio capostipite dei faraoni, e quindi degli uomini.
Questo mito rappresenterebbe una metafora (derivata da una conoscenza
precedente) della nascita della vita attraverso lo
sviluppo dell’embrione. La cellula è l’Uno che contiene dei cromosomi
ognuno corrispondente a certe proprietà dell’individuo. Nel processo di
mitosi, i cromosomi si raddoppiano, poi la cellula si divide rigenerando dalla
molteplicità dei cromosomi che si sono divisi di nuovo una cellula, cioè l’Uno.
Gli dei sarebbero la metafora dei cromosomi ed il processo di generazione dalla
Enneade di Horus sarebbe la metafora della mitosi cellulare.
La riflessione che viene spontanea è se sia possibile, guardando al futuro, che qualcosa del genere si riproduca. La scienza diventa sempre più materia esoterica, capìta da pochi e limitatamente a i compartimenti specialistici di ciascuno. L’uomo comune tende ad accettare i "riti" dell’utilizzazione dei prodotti sempre più complessi chiedendosi sempre meno come siano fatti, come funzionino.
Si può immaginare una fase di saturazione di prodotti nuovi, dopo di che essi verranno prodotti con delle procedure standard senza bisogno che si capisca come siano fatti neanche da chi li produce. Magari prodotti in fabbriche completamente automatiche. Gli scienziati diventano una casta sempre più separata dalla società, una specie di sacerdoti di qualche culto esoterico, che si dedicano a ricerche di cui comprendono solo la parte ristretta della disciplina di cui si occupano. La società in generale perde contatto con la cultura scientifica.
Poiché nel frattempo sarà stato fatto uno sforzo di
volgarizzazione (se non altro per riempire il tempo dedicato alla scuola), ciò
verrà fatto usando delle metafore che saranno le sole in grado di venire
percepite da una cultura che sempre più lontana dal sapere scientifico
primario.
D'altra parte, poiché la casta dei sacerdoti-scienziati vorrà continuare ad avere
risorse per la loro attività, essa tenderà sempre più a comunicare con la
società attraverso metafore e degli slogan-rito.
La stessa ricerca di
informazione, che sarà contenuta contenuta in enormi serbatoi multimediali,
avverrà come un rito. La informazione cercata uscirà misteriosamente dalla
rete informatica. Chi ce l’ha messa, che rapporto abbia con la realtà verrà
considerato un mistero che non vale la pena di capire. La cosa funziona e basta.
I sacerdoti-scienziati potrebbero anche venire tentati di prevaricare e creare anche dei riti a loro esclusivo interesse, derivati da metafore fasulle o tali per cui sarà sempre più difficile risalire alla conoscenza scientifica che la metafora vuol rappresentare. La società avrà perso, in altre parole, la memoria stessa delle conoscenze scientifiche che stanno dietro alle metafore ed ai riti che ormai regoleranno, magari attraverso apparecchiature molto complesse, la vita quotidiana. Non sarà difficile vedere quindi sorgere degli intermediari, degli pseudo scienziati-santoni che faranno da intermediari per lo svolgimento di alcuni dei riti quotidiani. Il loro compito sarà magari quello di ricordare le metafore che stanno alla base dei processi rituali di cui la vita sarà piena.