1 maggio 1999
Cara Anita,
oramai non sono più l’uomo misterioso. Mi avete visto in carne
ed ossa. Ma un po' misterioso spero di restarlo sempre. Così avrai
ancora voglia di scrivermi ogni tanto per scoprire il mistero.
Sono contento che ti sia piaciuta la storia dei pesci e della scarpa.
Non ho mai tirato su una scarpa perché ho pescato poche volte. Con
Pietro, il mio nipotino, quando andiamo al mare mettiamo la canna in acqua.
Ma, una volta non abbiamo l’esca buona, un’altra vol-ta l’esca è
buona ma il pesce se la mangia senza abboccare, un’altra volta le onde
fanno imbrogliare l’amo negli scogli. Insomma, un disastro.
Pietro ha perso la fiducia nelle capacità del nonno, almeno
come pescatore. Ed i pe-sci immagino che se la ridano.
Però confesso che mi fanno invidia quei pescatori che buttano
l’amo e tirano subito su il pesce. Così per sfotterli, ho pensato
alla storia della scarpa vecchia. Chissà che una volta o l’altra
questi famosi pescatori non tirino su proprio una scarpa vecchia. E così
ho scritto la favoletta mettendomi dalla parte dei pesci.
La guerra del Kosovo è una tragedia. E come tutte le cose complicate
degli uomini la verità e la ragione sta un po' da una parte ed un
po' dall’altra. In ogni caso fa rabbia vede-re la faccia di Milosevic che
parla come se lui fosse un agnellino.
Su Internet ho guardato il sito del governo jugoslavo ed ho visto la
loro Costituzione. E’ bellissima. Tutti sono liberi cittadini qualunque
sia la loro etnia, in uno stato che vuole solo il loro bene. E malgrado
ciò trattano dei cittadini loro, solo perchè sono di un’etnia
di-versa, come fossero dei ladri.
Eppure Milosevic sa che perderà, ma per ripicca non gli importa
niente di far distrug-gere tutto il suo paese.
Tutti desiderano la pace. Ma come fare? Io sono molto più vecchio
e saggio di te (almeno per l’età) eppure su questo problema ne so
come te, non ho idee meglio delle tue.
Ciao
zio Lucio
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