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Credo molto nella Scienza, nei valori che essa riesce a mostrare e a insegnare. Essa abitua a interpellare la libertà di chiedere informazioni per creare, con sistematica coerenza, i presupposti e la base morale di spiegare i fatti senza complicità furbesca di pregiudizi e di superstizioni, provocando la ricerca, il progetto e l'impegno personale nel trovare risposte adeguate. Il contributo che la Scienza riesce a portare è originale, sicuramente progettuale, positivo, metodologico, specifico, valoriale, necessario soprattutto nella società moderna nella quale convivono ambigue contraddizioni tra scienza e pseudo-scienza, tra tecnologia e superstizione, tra cultura umanistica e scientifica che largo spazio danno ai falsi miti della società, come la fuga dall'impegno e dalla solidarietà, come illusorie ricerche e pericolose scorciatoie verso il piacere, l'edonismo, il successo, i falsi miti, il danaro, la droga, la pornografia, .... La Scienza presenta un ricco complesso di significati, di idee, di fatti, di valori, di visioni del mondo e di concezioni della vita (possedute per esempio dalle figure più significative e prestigiose della scienza) sui quali non è possibile non riflettere, senza in qualche modo risultare influenzati nella propria presa di consapevolezza e nella graduale formazione delle proprie convinzioni, dei propri gusti, dei propri quadri di valori e di significato. In queste ricche potenzialità risiede la componente più forte della funzione culturale e "umanistica" della Scienza e dell'insegnamento della Fisica in chiave formativa. Nell'esercizio della Scienza, nell'insegnare Scienza, compaiono, prima o poi, requisiti autenticamente morali, si manifestano scelte valoriali, che se in prima istanza sono impliciti alla Scienza stessa certamente l'insegnamento li esplicita ulteriormente rendendoli evidenti e permettendo di consapevolizzarli. D'accordo con A. Agazzi mi sento di affermare che:
In realtà, chiunque si occupa di scienza, a qualsivoglia livello, non ha difficoltà a comprendere che dietro l'immagine di scienza intesa come apparato formale di tecniche, procedure (adesso si chiamano "protocolli") e di linguaggi specialistici si nasconde un approccio di tipo umanistico che permette di dare significatività al suo contributo, per niente modesto, alla vita umana e alla cultura. Non per niente il bellissimo libro di S. Chandrasekar S., Verità e bellezza, Garzanti, Milano, 1990, ci informa sulla bellezza della scienza e di una teoria fisica come quella dell'elettromagnetismo classico di J.C.Maxwell. Se si è contemporaneamente consapevoli da una parte dei grossi limiti che caratterizzano la scienza e, dall'altra, si ha l'accortezza di non cadere nella tentazione di favorire atteggiamenti agnostici e scientisti, nel senso di pretesa superiorità del sapere scientifico - chè così non stanno le cose - resistendo all'impulso di innalzare il metodo di investigazione della fisica, a torto, a norma suprema di ricerca della verità allora, e solo allora, possono emergere, nella pienezza dei suoi significati e nella solidità delle sue qualità, i valori positivi della scienza che sono molti e significativi. Essi annoverano, fra l'altro, la rigorosa fedeltà al vero nell'indagine scientifica, l'autocritica continua dello scienziato, il senso rigoroso dei limiti, l'umile consapevolezza della insuperabile parzialità e provvisorietà della conoscenza scientifica, lo sforzo e la tensione continua per la eliminazione di errori ed arbitrii, il senso della giustizia (importantissimo) e l'impegno totale nella sua realizzazione più piena e completa. Non è poco. Anzi è molto. Certamente i caratteri essenziali della scienza riguardano il dominio dei fatti naturali e le leggi che li spiegano e li prevedono. Tuttavia, il sapere scientifico non è solo e riduttivamente sapere nozionistico e la lettura che esso ne fa non è una lettura esclusivamente naturalistica della realtà. Esso è anche sapere metodologico permeato da creatività culturale e spirituale che sottendono significati profondi sul piano del messaggio culturale e i suoi caratteri specifici non sono trasmissibili da altri saperi e sono anche di natura etica e morale.
Lo sforzo positivo dell'intelligenza è quello che permette di sviluppare una didattica della fisica che non trascuri di sottolineare, nei tempi e modi dovuti, che dietro l'avventura e la sfida della scienza vi è un profondo valore spirituale e umano che riguarda lo sforzo del conoscere e del capire la natura, il mondo e la vita. Queste considerazioni apparentemente estranee al tessuto conoscitivo della Fisica sono importanti e non sono per niente da considerare metafisiche. Anzi. E' proprio la tendenza a non considerare questi interrogativi come appartenenti alla struttura conoscitiva della scienza che produce la tendenza ad assuefarsi a strategie didattiche scientiste il cui messaggio, incentrato su aspetti tecnici e tecnologici, è incompleto e fuorviante. L'attenzione di cui esso gode è focalizzata esclusivamente alla dimensione nozionistica, e, in definitiva, limitata e riduttiva. Queste riflessioni, ancorché frammentarie e disorganiche, hanno l'importante funzione di ribadire, ancora una volta, che l'esperienza scientifica, dietro l'apparente facciata di studio del dato sensibile e osservativo, cela grandi e potenti possibilità positive e permette di scoprire una traccia di umanesimo che è da intendere come totalità di intenti culturali e "capacità di abbracciare tutto l'uomo in un'armonia globale tendente all'unità,...".
In più, vi è da rimarcare che in ogni epoca, ogni popolo ha fatto delle esperienze culturali scientifiche diverse: conoscere profondamente la Scienza significa ripercorrere, per quanto possibile, queste esperienze. Non è possibile una conoscenza della Fisica o, più in generale, della Scienza al di fuori della storia dell'uomo, delle differenze che si sono manifestate nel tempo e nello spazio. La tendenza a trascurare l'aspetto storico genera un impoverimento del sapere scientifico che da questo aspetto trae significatività e forza. Senza la conoscenza storica, lo spessore culturale della Fisica è sottile, fragile, superficiale e per niente approfondito. In conclusione, e senza retorica, mi sembra importante tentare uno sforzo finalizzato a un insegnamento che permetta, nella prospettiva succitata, di sviluppare non solo abilità specifiche e capacità logiche, ma anche le facoltà intellettuali e morali degli allievi, insegnando loro, di rimando, ad essere persone.
Ho voluto dire tutte queste cose perchè ritengo che la vita, il lavoro e il divertimento possono coesistere benissimo a condizione che si riesca a trovare la maniera migliore di coniugare semplicità, equilibrio, significatività e consapevolezza nel fatto che come essere razionali e pensanti esistiamo a causa di motivi fondanti che ci impongono di lavorare e vivere per qualcosa, oltreché per qualcuno. Il lettore (o navigatore?) non si dispiaccia se, leggendomi fino in fondo, è stato costretto ad annoiarsi. Si ricordi che io lo avevo già informato in precedenza di questo mio ulteriore difetto. Tutto sommato adesso può affermare di conoscermi meglio. In ogni caso gliene sono grato. Saranno gradite tutte le osservazioni che possono riguardare le impressioni personali del lettore. Si invita a scrivere un messaggio di posta elettronica al seguente indirizzo: v.calabro@iol.it |