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ADDIO DAMIANO DAMIANI

ROMA 7 MARZO 2013

 

 

Da LA STAMPA.it

 

SPETTACOLI

07/03/2013

Damiano Damiani (Foto Da LA STAMPA.it)

Damiano Damiani (Foto Da LA STAMPA.it)

 

Lutto nel cinema. Aveva 91 anni, girò “Il giorno della civetta” e in tv “La Piovra”

È morto questa sera a Roma nella sua abitazione, per insufficienza respiratoria, il regista Damiano Damiani.

Nato a Pasiano di Pordenone il 23 luglio 1922, Damiano Damiani in una lunga carriera è stato regista al cinema tra l’altro de “Il giorno della civetta” e per la tv de” La Piovra”.

Una vita nel segno della passione civile, così si può sintetizzare la sua storia di scrittore, attore e soprattutto, ovviamente, regista. Da molti anni si era ritirato ma resta il suo cinema sbocciato nell’epoca del Neorealismo e proseguito con film in cui accanto ai codici del cinema popolare riusciva a far emergere una denuncia, in pieni anni ’70, delle storture del sistema e della cupola di potere. Un cinema civile, con titoli come Il giorno della civetta, dal romanzo di Leonardo Sciascia, con Claudia Cardinale e Franco Nero e Confessione di un commissario di polizia, riuscendo - era il 1984 - a trasferire questo cinema persino in tv con la prima e ormai cult Piovra, il film tv con il commissario Cattani di Michele Placido ancora oggi tra le cose più belle prodotte dalla Rai.

Passionale, curioso, con il gusto per la polemica, Damiano Damiani comincia a lavorare insieme a quel gruppo di talenti che si chiamano Comencini, Lattuada e Olmi. Nel 1960 firma il primo film, Il rossetto, in cui fa recitare nel ruolo di un commissario di polizia Pietro Germi. Gli anni ’60 sono il decennio d’oro di Damiani che piace ai critici, incassa al botteghino e ha le lodi della sinistra laica. Cesare Zavattini lo affianca nell’adattamento dell’Isola di Arturo di Elsa Morante (1962) mentre è dell’anno successivo l’adattamento con Tonino Guerra della Noia di Alberto Moravia. Stesso anno, il ’63, della Rimpatriata con Valter Chiari. Si cimenta con gli Spaghetti Western con Quien Sabe con Klaus Kinski. È del ’66 il suo film più noto, quel Il giorno della civetta che segue un filone di cinema civile. Nel 1972 è il regista di Girolimoni, il mostro di Roma con Nino Manfredi uno dei maggiori incassi del cinema di impegno, mentre è del ’70 La moglie più bella, il film d’esordio al cinema di Ornella Muti.

Negli anni ’80 il successo con La piovra, di cui firmò solo la prima serie ma che resta l’apripista di un genere tv che racconta la storia del Paese. Nel 1986 firma L’inchiesta, che indaga sulla morte di Gesù da una sceneggiatura di Suso Cecchi D’Amico, preceduto l’anno prima da Pizza Connection. In tv è regista del Treno di Lenin, L’uomo di rispetto, Una bambina di troppo e Ama il tuo nemico. Circa dieci anni fa il suo ritiro dalle scene anche per dedicarsi al segreto amore per la pittura.

«Lo dico con il cuore e con le lacrime agli occhi: io a Damiano Damiani gli devo tutto», dice all’Ansa Michele Placido. «Non sarei diventato quello che sono adesso, Damiano mi ha fatto conoscere non solo in Italia ma nel mondo perché La piovra l’hanno vista e amata ovunque. Ha reso il personaggio del commissario Cattani il simbolo universale della lotta alla mafia e ancora oggi vivo di quella gloria». Michele Placido si lascia andare ai ricordi, che sono tanti perché, oltre a La piovra, «abbiamo lavorato insieme tante volte e frequentato tante serate. È stato un regista - prosegue Placido - che mi ha formato più di tutti, mi ha fatto amare il cinema americano più di quanto lo amassi, è stato per me una grande scuola, un maestro vero».

«Ci conoscemmo sul set di Un uomo in ginocchio. Lì mi propose - aggiunge Placido - di fare una fiction per la Rai, una cosa nuova, un commissario diverso e mi scelse preferendomi ad altri, pur non avendo il fisico dell’eroe. La piovra è stato un film capolavoro per la tv e ancora oggi sono in giro i suoi succedanei, ma quando Damiani da integralista qual’era capì che dopo quella prima edizione di denuncia ne sarebbero seguite altre, sull’onda del successo, meno potenti riuscì a dire di no, rimproverandomi per anni di essere rimasto il commissario Cattani».

 

Addio a Damiano Damiani

 

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