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ADDIO GIANFRANCO FERRE'

MILANO 17 GIUGNO 2007

Addio Gianfranco Ferré

Lo stilista si è spento a Milano, dove era ricoverato. Aveva 62 anni
Una carriera di quasi quarant'anni, un simbolo del made in Italy nel mondo

E' morto Gianfranco Ferré
l'artigiano delle geometrie

Gianfranco Ferré

MILANO - Gianfranco Ferré è morto. Dopo tre giorni di ricovero all'ospedale San Raffaele di Milano, le poche speranze lasciate da una devastante emorragia cerebrale lo stilista, 62 anni, fra i simboli della moda italiana nel mondo, non ce l'ha fatta. Sarà trasportato a Legnano, dov'era nato il 15 agosto del 1944. Per la colonna sonora della sua prossima, imminente sfilata, collezione uomo, aveva scelto canzoni italiane che parlano di mare. L'acqua, che non ha forma, per accompagnare le geometrie che ha rincorso per tutta la vita, le linee che dovevano tratteggiare i contorni di una personalità. Perché un abito, sosteneva, è uno straordinario mezzo espressivo, strumento formidabile per essere individui.

Lo chiamavano "l'architetto della moda". Un appellativo che s'è portato dietro per tutta la sua carriera. Perché si era laureato al Politecnico di Milano nel 1969 (dove pochi giorni fa aveva tenuto una brillante lezione su moda e design) e perché le linee rigorose sono sempre state la cifra della sua arte. Una visione della moda grandiosa e strutturata, insieme semplice e rigorosa, l'attenzione maniacale per il taglio, la costruzione, l'uso dei tessuti, la lavorazione. Per la qualità e l'eleganza. Quella della camicia bianca, che ha sempre scandito le sue collezioni, rubata al guardaroba maschile e regalata alla donna come strumento di seduzione.

Ferré veniva da una famiglia di piccoli industriali di Legnano. Nella moda c'era arrivato all'inizio degli anni Settanta, creando accessori in collaborazione con Walter Albini (altro grande stilista, scomparso nel 1983). Dalle cinture e i bijoux era passato agli abiti, disegnava impermeabili per la Sangiorgio di Genova. Sono gli anni in cui nasce il sodalizio con la cugina Rita Airaghi, insegnante che lascia la professione per diventare il suo alter ego, e con Franco Mattioli, imprenditore bolognese, suo socio dal 1975 al 1999.

Con Mattioli crea la Gianfranco Ferré Spa, nel 1978. Nasce la prima collezione di pret-à-porter femminile. La sfilata al Principe di Savoia di Milano è il debutto di una carriera internazionale coronata, nel 1989, dalla direzione artistica della maison Christian Dior. Non piacque ai francesi che Bernard Arnault avesse scelto un italiano come erede di Marc Bohan. Ma fin dalla prima collezione conquistò tutti. Tre anni prima, le passerelle romane dell'haute couture italiana avevano confermato la sua attitudine a realizzare qualcosa di regale e moderno per la bellezza femminile.

 L'esperienza con Dior dura otto anni. Poi, Ferré si concentra sulla griffe. Nel 1998 vara il quartier generale di via Pontaccio. L'azienda si sviluppa, nascono le collezioni maschili, altre etichette. Alla fine degli anni Novanta, il gruppo vanta otto linee di abbigliamento e accessori. Ma la moda sta cambiando. Lo stile diventa approssimativo, lontano da quella sua, così attenta, "progettazione" di abiti.

I risultati economici della società sono meno incoraggianti. Ma sulla bravura dell'artista vogliono investire in tanti. La It Holding di Tonino Perna, nel 2002, acquisisce il 90% dell'azienda Ferré e lascia allo stilista il 10% delle azioni, la carica di presidente e di direttore artistico. Parte la ristrutturazione. Periodo difficile, ma Gianfranco ci mette tutto se stesso.

Tre mesi fa, a marzo, Romano Prodi gli aveva affidato la presidenza dell'Accademia di Belle Arti di Brera. Uno dei più prestigiosi atenei italiani, "una delle eccellenze assolute di Milano" aveva detto lui, definendosi "particolarmente orgoglioso e felice di questa nomina", anche in virtù di una profonda passione per l'arte e le arti figurative in particolare, e per la sua esperienza in un settore che "pur con tutte le differenze - aveva precisato - è accomunato all'arte stessa da una propensione alla ricerca dell'originalità, della sperimentazione, dell'unicità dei risultati a cui si mira". Era malato, ma non si tirava indietro. Nonostante le raccomandazioni dei medici (aveva avuto già due ictus) non aveva cambiato la sua vita.

Mole poderosa, colto e raffinato, burbero e tagliente, fedele alle emozioni. "L'ispirazione spesso viene da un'impressione, qualcosa che resta in mente più a lungo di altre - raccontò in un'intervista al Luxury Magazine - ed è il punto di partenza per un'idea, per un sogno. L'emozione di un attimo diventa progetto. Una scintilla crea associazioni di idee, rimanda al tuo bagaglio di esperienze e conoscenze. Un libro, un'opera d'arte, un viaggio, una persona di fascino. Il sogno prende forma, arrivano i volumi, le strutture, il materiale. E diventa una collezione".

Fra quei sogni nati dall'emozione di un attimo, restano certi bustier indimenticabili, o il cortissimo abito a collana di corallo, mozzafiato sul corpo di Naomi Campbell. Lui non era modesto, e voleva una donna senza false modestie, di grande personalità. Lo scorso gennaio, alla fine della sfilata della collezione uomo, era uscito in passerella, sotto la scritta (un aforisma attribuito a Jim Morrison) "Je ne sarais jamais personne, mais personne ne sera jamais comme moi": "Io non sarò mai nessuno, ma nessuno sarà mai come me".

(17 giugno 2007)

 

Addio Gianfranco Ferré

 

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