ADDIO DON GIANNI BAGET BOZZO GENOVA 8 MAGGIO 2009 |
da Repubblica.itAveva 84 anni e si è spento nel sonno nella sua casa di Genova
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ROMA - La sua ultima uscita era stata sul divorzio
Berlusconi-Lario. Lui, Gianni Baget Bozzo, don Gianni da quando nel 1967
aveva indossato la tonaca, si era schierato, come sempre con il Cavaliere:
"Veronica? Combatte su un piano politico". Gianni Baget Bozzo si è spento, stamattina, nel sonno nella sua casa di Genova. Aveva 84 anni. Polemista, fieramente contro "i cattocomunisti", fedele alla dottrina dell'attuale Pontefice, Baget Bozzo ha condotto una vita a metà tra tonaca e politica. Un crinale delicato. Percorrerlo gli è costato anche una temporanea sospensione a divinis. Baget Bozzo nasce a Savona. Così, in un'intervista, raccontava la sua infanzia: "Ero un bastardo. Mia madre non era sposata. Per questo ho due cognomi. Baget, quello di mia madre, catalana, Bozzo, quello degli zii che mi hanno adottato quando avevo 5 anni e mia madre morì". Nel 1967, all'età di 42 anni, viene ordinato sacerdote. Ma il cuore batte già per la politica. Ovviamente per la Democrazia cristiana. Nel gioco della correnti prima sposa la linea di Paolo Emilio Taviani e di Fernando Tambroni. Poi, più tardi, entra a far parte del potente gruppo dello scudo crociato romano di Pietro Giubilo, Paolo Possenti e Vittorio Sbardella. Si arriva così agli anni '70. L'era di Aldo Moro e del compromesso storico. Baget Bozzo non ci sta. Quell'intesa con i comunisti di Berlinguer la vede come il fumo negli occhi. Abbandona la Dc, flirta brevemente con i i radicali e alla fine approda nella cerchia del leader socialista Bettino Craxi. Il legame tra i due sfocia nella candidatura al Parlamento europeo. E' il 1984 e don Gianni varca le porte di Strasburgo. La Chiesa, però, non ci sta. E lo sospende un anno a divinis per aver violato la regola che proibisce ai religiosi cattolici di assumere cariche politiche senza aver ricevuto l'autorizzazione. La strada della politica ormai è tracciata. Nuove elezioni e nuova candidatura europea. E' il 1989 ed è l'ora del secondo mandato. Fino al '94 e alla riammissione alle funzioni sacerdotali. Arriva Mani Pulite. Baget Bozzo si schiera contro quello che definisce "lo strapotere dei magistrati". Svanito il Psi si butta anima e corpo in Forza Italia. Folgorato dal Cavaliere redige la Carta dei valori del movimento, diventando uno dei più ascoltati consiglieri di Berlusconi. Nel 1997 viene nominato responsabile del settore formazione del partito. Il Cavaliere lo ascolta e lo cita. Alla festa per i dieci anni di Fi la platea applaude un suo articolo in cui sostiene che Forza Italia "era nata grazie allo Spirito Santo". Troppo per le gerarchie ecclesiastiche che, per bocca dell'allora vescovo di Genova, Tarcisio Bertone, gli impartiscono una sonora lavata di testa. Ma serve a poco. Nel 2000, la sua attività politica gli costa una nuova ammonizione da parte dell' arcivescovo di Genova, cardinale Dionigi Tettamanzi. Lui non fa un passo indietro e replica secco: "Se la prendono con me perché rappresento la dottrina tradizionale e spirituale, qualcosa che nella Chiesa cattolica è soffocato. Un prete dell'Ulivo non crea scandalo. Ma un prete che sta con Forza Italia è anormale". Si
arriva così al Pdl. Anche in questo caso i toni sono ispirati. "Il Popolo
della Libertà sarà un partito nazional-popolare. Il movimento di Berlusconi
è nato con un appello rivolto al popolo. Ma il popolo non colto. La sinistra
ha il monopolio della cultura in Italia e il premier ha in mano il popolo
povero contro quello grasso". Tesi che Baget Bozzo riproponeva su
Ragionpolitica.it, periodico telematico di riferimento del Pdl.
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Addio Baget Bozzo
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