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ADDIO GERARD DAMIANO

STATI UNITI 27 Ottobre 2008

 

 

ILSOLE24ORE.COM

La morte di Gerard Damiano,
regista di Gola profonda

di Damiano Laterza

28 Ottobre 2008

Gerard Damiano

«Trovo che la pornografia sia di per sé noiosa da portare sullo schermo, nel senso che il rapporto sessuale non si presta al linguaggio cinematografico. Non mi interessa cosa dice il "Kama Sutra", ma non credo ci siano 101 differenti approcci al tema. Ce ne sono solo tre o quattro». Così parlò Gerard Rocco Damiano, l'Ejzenštejn del cinema porno, scomparso ieri negli Stati Uniti all'età di ottant'anni. Era stato l'autore, nel 1972, del pirotecnico "Gola Profonda", ossia il primo film pornografico mainstream della storia del cinema. Cioè l'opera che spalancò le porte all'iconofilia hardcore di massa. Tutti, da Jackie O a Richard Nixon, lo avrebbero visto. Clinton lo avrebbe addirittura parodiato. Con la pubblica opinione nostrana che avrebbe finito per trasfigurare la mitica «Sala Ovale» della White House in una più godereccia «Sala Orale» di damianiana memoria. Perché il maestro aveva umorismo e mostrò quella che fino ad allora era stata la questione cardine dei movimenti di protesta e di liberazione dell'era lisergica, come mai nessuno prima di allora. Rivelò, al ceto della borghesia urbana – da quella insignificante ai guru radical del jet-set – una sessualità che contestava i diktat imperanti del dottor Freud e finiva per travisarli, convertendo il gelido lettino in un rovente boudoir.

Come dire che la psicanalisi gettò il seme e questo finì nell'esofago di Linda Lovelace, alias Linda Susan Boreman, l'attrice simbolo di "Gola profonda". Colei che contribuì al mito del film e che in seguito si sarebbe pentita, ma non troppo, alternando lezioni universitarie magistrali sul femminismo in chiave pornofobica a libercoli di memorie pruriginose su carta riciclata. Poi morì. In un incidente d'auto, nel 2002. «Quella gola va tagliata!» sentenziò il pubblico ministero del processo che vedeva coinvolti Damiano e soci, all'indomani del boom della pellicola. Che costò circa 25.000 dollari e ne incassò – stando a quanto riportato nel documentario-dietro le quinte, uscito qualche anno fa – oltre 600 milioni. Gran parte dei quali, però, se li è presi la mafia, che, pare, "si occupò" della distribuzione dell'opera, come riportano varie fonti dell'epoca, tra cui il settimanale "Time". "Gola profonda", dunque, merita di diritto un posto nell'olimpo della settima arte e dell'arte in genere. Se non altro perché amalgamò, con inconsapevole sapienza, l'elevato rapporto tra costi e ricavi, autentica ossessione del cinema come industria, all'elevato rapporto e basta.

Ossessione del pubblico di quegli anni. Perché, in fondo, Damiano seppe interpretare i bisogni autentici della sua epoca e lo fece con sincero spirito goliardico e pragmatico senso critico: «senza la furia censoria dell'amministrazione Nixon e dell'FBI, il film non avrebbe avuto lo stesso successo. La censura ha incoraggiato la curiosità della gente. Senza la disapprovazione istituzionale saremmo rimasti in sala solo la settimana programmata» disse, una volta. Per la cronaca, il film rimase in quella stessa sala per ben otto anni. Ma non fu totalmente un caso. Quando Damiano affibbiò un titolo tanto bizzarro alla storia di una donna che scopre di avere il clitoride in gola e picarescamente intraprende un inedito e fecondo viaggio verso la ricerca del piacere, sapeva che avrebbe fatto epoca. «All'inizio, il mio socio ha detto che il titolo non era buono – dichiarò in un'intervista del 1974 - ma io sono stato irremovibile: ero certo che sarebbe diventata una parola di uso comune, e così è stato. Non parlo solo del caso Watergate. La settimana scorsa siamo stati il 6 orizzontale del cruciverba del New York Times».

Damiano come Fellini, dunque. Da allora, infatti, la definizione di "Gola profonda" designerà un informatore anonimo di verità scottanti. Come l'artefice della caduta di quel Nixon che aveva ostacolato il lavoro di Damiano e che Zemeckis finirà per infilare nel mondo psicotico di Forrest Gump a guardarsi "Gola profonda" in Tv, sbellicandosi dalle risate. Ha scritto Mereghetti, a proposito di Damiano: «per il talento visionario delle sue storie e anche per la vena di disperata malinconia che spesso accompagna la rappresentazione del sesso, lo si può a ragione considerare come l'unico vero autore del genere cinematografico porno». Eppure i film successivi non raggiunsero mai il livello di genialità esibito nel "capo stipite" anzi, nel "gola stipite". Che rimane unico, anche per le circostanze in cui nacque: «ho scritto il film di Linda. Se non fosse stato per lei, per questa particolare abilità che aveva sviluppato, non ci sarebbe stato alcun "Deep Throat"».

Nel tempo Damiano sarebbe stato travolto dall'avvento dell'home video. Lui, che aveva aperto, letteralmente, le porte dei cinema a luci rosse dovette soccombere a quella stessa industria che contribuì a far nascere. Alla standardizzazione della trama, al trionfo della carnalità, alla volgarità pura e semplice, al "consumo" domestico. Niente a che vedere con la visione erotica di massa che Damiano inseguiva. All'orgasmo narrato con esplosioni e fuochi artificiali, alla maniera del maestro russo del Potëmkin. Solo che qui la scalinata di Odessa è nella trachea di Linda e la carrozzella che scivola giù… Vabbè, lasciamo stare. E' la causa, quella che conta. E la causa di Damiano fu il femminismo, inteso come liberazione del potenziale orgasmico femminile (e della libido maschile), dalla grande mela warholiana al resto del mondo. «Fine. E buona Gola profonda a tutti». E' l'ultimo fotogramma del film. Potrebbe essere l'epitaffio di Damiano.

 

Addio Gerard Damiano

 

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