ADDIO a un gran signore del piccolo
schermo, un volto celebre che ha fatto davvero la storia della tv italiana,
fin dalla sua nascita: Raimondo Vianello è morto - intorno alle 7 -
all'ospedale San Raffaele di Milano, dove era stato ricoverato qualche
giorno fa. Accanto a lui, anche se gravemente ammalata, Sandra Mondaini: la
prima a piangere una scomparsa che lascia un vuoto enorme, nel mondo dello
spettacolo. Dalle mitiche gag con Ugo Tognazzi, ai decenni di esibizione in
coppia con la moglie, lo humour leggero dell'attore e conduttore, la sua
levità, hanno fondato e poi arricchito il varietà televisivo.
Nato a Roma il 7 maggio del 1922, figlio di ammiraglio, cresciuto a
Spalato, aderisce alla Repubblica di Salò, e per questo viene rinchiuso nel
campo di prigionia di Coltano (dove c'erano, tra gli altri, anche Walter
Chiari ed Enrico Maria Salerno). Finita la guerra, non sembra appassionarsi
molto alle possibilità legate alla sua laurea in giurisprudenza. E coltiva
già un umorismo di tipo britannico, sottile e sornione. L'inizio della
carriera nello showbiz è però abbastanza casuale: alto, biondo, allampanato,
viene scelto per interpretare un soldato nella rivista Cantachiaro
di Garinei e Giovannini. Un debutto in sordina, il suo, ma all'insegna di un
marchio di grande qualità nell'ambito dell'intrattenimento, la premiata
ditta G&G. E' il 1950, lui ha 28 anni.
Da allora, praticamente, non si ferma più. Perché, subito dopo la sua
prima volta sul palcoscenico, comincia a lavorare con partner blasonati:
Carlo Dapporto, Macario, Gino Bramieri. E soprattutto Ugo Tognazzi, con cui
comincia a fare coppia fissa, artisticamente parlando. E' il primo dei due
incontri decisivi, nella sua carriera. Ma il secondo, avvenuto nel 1959, è
cruciale anche per la sua vita privata: conosce infatti Sandra Mondaini, la
sposa, e comincia un sodalizio sentimentale e professionale che durerà una
vita.
Ma torniamo a quegli effervescenti anni Cinquanta. Nel 1954 Vianello è il
mattatore, insieme a Tognazzi, del divertentissimo show Un, due, tre.
I loro sketch, spesso irriverenti nei confronti dei potenti, fanno
discutere, oltre che ridere. E quando, nel '59, arriva sul piccolo schermo
la parodia del presidente Gronchi che scivola a una serata col collega
francese De Gaulle, la censura non perde tempo, e il programma viene
sospeso.
Negli anni Sessanta, però, le apparizioni televisive riprendono. Accanto
alla moglie, che è attrice come lui; e che come lui è dotata di una verve
comica che ne fa una partner perfetta. Ed ecco formata la premiata ditta
Raimondo & Sandra, che tutti conoscono a amano. Sono loro due le star di
Studio Uno, a metà del decennio; e poi, nei primi Settanta, di Sai
che ti dico?, Tante scuse, e più avanti (nel '77) Noi...no.
Pochi anni, e il fenomeno delle tv private, riunite in un network
nazionale dall'imprenditore-costruttore Silvio Berlusconi, esplode. E dopo
Mike Bongiorno, è Vianello uno dei primi divi a trasferirsi in casa del
Biscione: lo ricordiamo, ad esempio, come conduttore del programma Il
gioco dei Nove. E soprattutto nelle sit-com Casa Vianello e
Cascina Vianello, che sulle reti Fininvest poi diventate Mediaset è
un appuntamento fisso. Ma le reti berlusconiane utilizzano il suo talento,
la sua capacità di sdrammatizzare gli animi più accesi, anche nelle
trasmissioni sportive, come Pressing.
La Rai, però, lo richiama quando è già un signore ben oltre la soglia del
settant'anni. Nel 1998, infatti, conduce il Festival di Sanremo: elegante
come sempre, distaccato quanto basta. Un personaggio inattuale, forse, in
una tv che stava cambiando pelle, con l'avvento imminente dei reality e dei
talent show. Ma il suo umorismo rimarrà per sempre un classico della
comicità made in Italy, senza volgarità e senza esagerazioni.
E al di là della televisione, Vianello va ricordato anche per le sue non
frequentissime interpretazioni su grande schermo. Due delle quali accanto a
un genio della risata come Totò: una, da semi-esordiente, in Totò
Sceicco; un'altra, da star della tv ormai affermata, in Totò
Diabolicus (1962). Ed è un peccato che i registi di cinema non abbiano
sfruttato di più le sue potenzialità.
I funerali di Raimondo Vianello si svolgeranno sabato alle 11,
nella Chiesa di Dio Padre a Segrate (Milano). La camera ardente sarà
allestita domani negli studi Mediaset a Cologno Monzese. Dopo le esequie la
salma verrà trasferita a Roma, per essere tumulata nella tomba di famiglia
al cimitero del Verano.
© Riproduzione riservata
(15 aprile 2010)