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ADDIO BEN GAZZARA

MANHATTAN 3 FEBBRAIO 2012

 

Da LA STAMPA.it

Spettacoli

04/02/2012 -

Il cinema dice addio a Ben Gazzara
il duro più dolce di Hollywood

Ben Gazzara era nato il 28 agosto 1930

L'attore italo-americano


si è spento all'età di 81 anni

 

LOS ANGELES

E' morto ieri sera a Manhattan l'attore americano Ben Gazzara, stella di Broadway e di Hollywood, aveva 81 anni.

Lo sguardo liquido e limpido reso possibile dagli occhi azzurri che sapevano diventare di ghiaccio per recitare la parte del "bad guy", il sorriso amaro con un retrogusto costante di malinconia, i movimenti lenti con mani sensibili e dalla gestualità tipicamente mediterranea: tutto questo e molto di più disegnava il personaggio che Gazzara (al secolo Biagio Anthony) si era lentamente disegnato addosso nel corso di una carriera di oltre 60 anni.

Figlio di emigrante siciliano di Canicattì e cresciuto nella violenza urbana di East side di New York, Gazzara viene iscritto di forza dai genitori a scuola e poi all’università di ingegneria nella speranza, tutta da immigrati, che il ragazzo della nuova generazione riscatti il sudore dei padri. Ma Ben è irrequieto, sente il vento di rivolta del dopoguerra (era nato il 28 agosto del 1930) e lascia gli studi per il teatro alla prima occasione utile. Ha fortuna perchè viene ammesso alla compagnia teatrale di Erwin Piscator, due anni dopo all’Actors’ Studio e infine alla grande scuola di Broadway sulle cui assi debutta con una trionfale «Gatta sul tetto che scotta» diretto da Elia Kazan. Imparerà presto la dura legge dello spettacolo, perchè dopo una candidatura ai Tony Awards, si vedrà sostituito dal più celebre Paul Newman nella versione cinematografica. Gazzara punta allora le sue carte sulla tv, debutta nel 1957 nel teleplay di qualità «Un uomo sbagliato», si fa una fama da caratterista al fianco di James Stewart in «Anatomia di un rapimento» di Otto Preminger (1959), comincia a vedere i primi soldi. E butta via tutto per la voglia di ritrovare le sue radici: viaggia a Roma e dopo aver rifiutato per purezza ideologica un ruolo nel «Guerra e pace» di King Vidor che gli sembrava un’operazione troppo commerciale, appare al fianco di Totò e Anna Magnani in «Risate di Gioia» di Mario Monicelli.

Il ritorno a casa non produce però grandi risultati artistici e Ben Gazzara sfrutta le vecchie conoscenze per tornare in America, diventa amico di John Cassavetes, si scopre un vero intellettuale nella Los Angeles degli attori senz’anima ed è al posto giusto quando parte la moda della «nuova Hollywood» colta e ribelle. Lavorerà per tre volte agli ordini di Cassavetes da «Mariti» del ’70 ad «Assassinio di un allibratore cinese», fino a «La sera della prima» con Gena Rowlands. Da lì spicca il balzo per i suoi primi ruoli da protagonista assoluto con Peter Bogdanovich: «Saint Jack» (1979), «E tutti risero» (1981) dove consuma la sua meravigliosa e impossibile storia d’amore con Audrey Hepburn. Intanto ha anche firmato la sua prima regia «Un uomo da salvare» nel 1977. I successivi 20 anni di carriera, intensissimi, Ben Gazzara li ha vissuti con un piede ben saldo in America e l’altro in Italia. Un’intera generazione di filmmakers è andata a lezione da lui, dai fratelli Coen a Spike Lee, da David Mamet a Todd Solondz fino a Vincent Gallo e John Turturro. Ma intanto in Italia lo voleva Marco Ferreri per «Storie di ordinaria follia» (1981), Giuseppe Tornatore per il suo «Camorrista» (1986), e poi Pasquale Festa Campanile, Valentino Orsini, Alberto Bevilacqua, Giuliano Montaldo, Leandro Castellani. Fu proprio il suo «Don Bosco» del 1988 ad aprirgli le porte della tv nostrana che lo avrebbe trattato da divo fino al recente «L’onore e il rispetto» del 2009. Qualche curiosità, spiazzando tutti nel 2003 andò a recitare per Lars Von Trier in «Dogville»; i suoi film più amati lo legavano agli amici Cassavetes e Bogdanovich; il suo record lavorativo è degli anni Novanta con ben 38 pellicole; gli amori sono stati molti e sempre inquieti come li ha raccontati nella sua autobiografia del 2000, scritta mentre combatteva e vinceva la sua prima battaglia contro il cancro; la sua canzone preferita era italiana, di Nicola Arigliano, «Adagio Biagio» ripresa da Antonacci. Tutte prove di una versatilità e curiosità della vita che anche oggi avrebbe voluto come suo epitaffio, segni di una capacità di trasformarsi da camaleonte ben intesa da un cinema italiano che lo ha celebrato con tutti, ma proprio tutti i suoi migliori doppiatori, perchè per noi la voce di Ben Gazzara èstata volta a volta quella di Gino Rinaldi e di Pino Rocchi, di Pino Corizzi e Oreste Rizzini, Di Mariano Rigillo e di Ferruccio Amendola.

 

 

Addio a Ben Gazzara

 

 

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