GORDIANO LUPI
Gualtiero Jacopetti è morto ieri sera, 17 agosto, alle 20 e 30, nella sua
casa di Roma. Aveva 92 anni. Toscano della Garfagnana, nasce nel 1919 a
Barga, paese caro a Giovanni Pascoli che lo immortalò con magici versi come
il suo “cantuccio d’ombra romita”. Jacopetti intraprende la carriera
militare, combatte nella seconda guerra mondiale come ufficiale di
collegamento ed è collaboratore del controspionaggio americano. Finita la
guerra fa il propagandista per la Democrazia Cristiana e con la sua azione
contribuisce alla vittoria nel referendum sul blocco socialcomunista alle
elezioni politiche del 1948. Nel primo dopoguerra, su consiglio e
raccomandazione dell’amico Indro Montanelli, si dedica al giornalismo e
scrive articoli di costume e attualità su Oggi, Corriere della
Sera e La Settimana Incom. Per il giornale di via Solferino fa
l’inviato speciale, alla Settimana Incom è capo redattore, infine
fonda e dirige il settimanale Cronache.
I primi contatti di Jacopetti con il mondo delle immagini avvengono nel 1950
e riguardano i commenti sonori del cinegiornale Settimana Incom e
della rubrica televisiva Cineselezione. Jacopetti vive con il peso
dell’ingiusta fama di fascista e razzista. In realtà è soltanto un liberale,
un uomo senza padroni, un giornalista controcorrente che segue la lezione di
Indro Montanelli. Fa sei anni di guerra mondiale come volontario da soldato
semplice, ma l’8 settembre si trova dalla parte dei partigiani e il 25
aprile 1945 è in piazzale Loreto. I servizi segreti americani lo incaricano
di rintracciare il carteggio tra Churchill e Mussolini, cosa che prova a
fare senza successo. Nel 1948 si mette a capo di un movimento studentesco
che si presenta alle elezioni schierandosi in alternativa a cattolici e
comunisti, appoggiando una scelta monarchica e filo statunitense.
Per fare propaganda elettorale si comporta come D’Annunzio, noleggia tre
aerei scassati e distribuisce volantini di propaganda contro il Fronte
socialista e comunista. Indro Montanelli è il suo giornalista di
riferimento, un amico che accompagna tutta la sua vita, dopo averlo
conosciuto a Milano al termine di un comizio in Piazza Duomo. Montanelli lo
prende sotto la sua ala protettrice come inviato da Vienna per il
Corriere della Sera, quotidiano dove affina un brillante stile
giornalistico. Jacopetti non è tipo da fermarsi, si lascia affascinare da
nuove idee da realizzare e nel 1953, insieme all’editore Luminelli, fonda un
settimanale di impostazione liberale come Cronache. Tra i
collaboratori ci sono: Malaparte, Prezzolini e Montale, ma anche i giovani
Saviane, Gregoretti, Zevi e Gambino. Il giornale può considerarsi a pieno
titolo il progenitore de L’Espresso. L’esperienza dura poco, perché
vengono pubblicate alcune foto osé di Sofia Loren che costano a Jacopetti
una condanna a un anno e quattro mesi per fabbricazione, commercio e spaccio
di foto pornografiche.
La sua vita prosegue come redattore del cinegiornale Europeo Ciak,
ma lo troviamo anche nei panni di attore nel ruolo di un avvocato galante ne
Un giorno in pretura (1954) di Steno. I problemi di Jacopetti cominciano nel
1955 quando viene arrestato con l’accusa di aver violentato una zingara
minorenne, Jolanda Calderas, che è costretto a sposare in carcere per
riparare. Tutta una montatura, afferma il regista. Finita l’esperienza di
Cronache comincia a lavorare ai cinegiornali satirici che vengono
passati nelle sale come anteprima alle pellicole. “Gli antenati di
Striscia”, commenta Jacopetti, che si divertiva a sbeffeggiare gli onorevoli
fornendo forbici spuntate per il taglio del nastro alle inaugurazioni. In
questo periodo scrive per Luigi Vanzi il documentario "Il mondo di notte"
(1959) e subito dopo "Europa di notte" (1959) per Alessandro Blasetti.
Jacopetti è sceneggiatore anche di "Che gioia vivere!" (1961) di René
Clement. Questi lavori di scrittura possono essere considerate le prove
generali di "Mondo cane" e gli antesignani degli innovativi "mondo movies".
Federico Fellini si ispira a Jacopetti quando gira "La dolce vita" e lo
vorrebbe come attore. L’amore con la giovane e bellissima attrice Belinda
Lee è un’altra tempesta di vita che porta Jacopetti a chiedere
l’annullamento del matrimonio con la Calderas alla Sacra Rota, anche perché
la compagna aspetta un figlio. L’amore tra Belinda Lee e Gualtiero Jacopetti
finisce tragicamente, perché l’attrice muore in un incidente d’auto a San
Bernardino in California, nel 1961. Jacopetti resta indenne, ma l’incidente
è tragico: l’auto buca una gomma ed esce di strada alla velocità di 160
chilometri orari. Il colpo è grande e il regista accusa dolori fisici ma
soprattutto morali che cura con la morfina al punto di diventarne
dipendente. Ne esce fuori con difficoltà grazie ad amici come Indro
Montanelli, Ursula Andress ed Elsa Martinelli.
Jacopetti riparte dal cinegiornale Ieri, oggi e domani prodotto da
Rizzoli che gli porta successo e popolarità, anche se non riesce a
realizzare il progetto di comprare Il Giorno da Enrico Mattei che
chiede ben cinque miliardi. Porta a termine l’idea di girare un film alla
moda dei cinegiornali, un documentario sensazionalistico su avvenimenti
curiosi che avrebbero sconvolto il pubblico: "Mondo cane" (1962), seguito da
"Mondo cane 2" (1963), "La donna nel mondo" (1963), "Africa addio!" (1966) e
"Addio zio Tom" (1971), realizzati insieme a Franco Prosperi e in alcune
occasioni con l’aiuto di Paolo Cavara. Il suo ultimo film è "Mondo candido"
(1975), trasposizione molto libera del Candido di Voltaire.
In tempi recenti Jacopetti sceneggia "Fangio – una vita a 300 all’ora"
(1981), documentario di Hug Hudson sulla vita del pilota argentino. Il
merito di Jacopetti regista è stato quello di aver rivoluzionato l’uso delle
immagini e dei documentari e di aver filmato per la prima volta le cose
eccezionali, trasgressive e scioccanti che accadono nel mondo. L’accusa di
aver prodotto filmografia trash non è condivisibile, perché Jacopetti ha
girato cose che nessuno aveva mai osato girare, ha immortalato immagini
sconvolgenti e bizzarre che hanno dato origine a nuovi generi
cinematografici.
Jacopetti è importante anche come animatore culturale perché ha saputo
raccontare coraggiosamente il lato dolente della nostra società. I suoi
documentari, tecnicamente perfetti, descrivono l’ipocrita realtà italiana
degli anni Sessanta che per reazione si è sempre difesa da chi voleva
smascherare limiti e contraddizioni. La sua attività di regista è oggi al
centro dell’attenzione di studiosi e appassionati, al punto che il regista
Andrea Bettinetti ha realizzato un dvd come "L’importanza di essere
scomodo", che racconta vita e opere di Jacopetti. Il film è stato presentato
alla Casa del Cinema di Roma, il 26 novembre 2009, a cura della Fondazione
Cinema per Roma e dell’Assessorato alle politiche culturali. In tale
occasione è stato proiettato anche il film inedito Operazione ricchezza,
girato da Jacopetti in Venezuela. |