FULVIA CAPRARA
Roma
Un’emorragia cerebrale, seguita all’incidente di cui era stato vittima
poche ore prima, ha stroncato l’esistenza di Theo Angelopoulos, maestro del
cinema internazionale, premiato nei festival del mondo, impegnato, nelle
ultime settimane, sul set del nuovo film incentrato sul tema della crisi,
protagonista Toni Servillo. Ieri mattina Angelopoulos, nato ad Atene, 76
anni fa, era stato investito da un motociclista in una località dell’Attica,
a Ovest del Pireo, proprio dove si stavano svolgendo le riprese. Ferito
gravemente, Angelopoulos è stato ricoverato d’urgenza in ospedale. Fino
all’ultimo è rimasta viva la speranza della salvezza, anche se le condizioni
sono apparse subito disperate. Dopo vari arresti cardiaci, intorno alle 22,
il cuore del regista ha cessato di battere.
Laureato in legge all’università di Atene, allievo a Parigi dell’IDEHC
(l’Istituto di alti studi cinematografici), direttore, dal ‘64 al ‘67, del
quotidiano «Democratic Ghange», chiuso con l’arrivo dei colonnelli,
Angelopoulos torna nella capitale francese e, a 33 anni, nel ‘68, dirige il
primo lungometraggio La trasmissione , seguito dal thriller
Ricostruzione di un delitto . Da quel momento la carriera s’impenna, i
suoi film vengono puntualmente presentati alle platee più prestigiose e
premiati con riconoscimenti importanti. Dopo la trilogia composta da I
giorni del ‘36 , La recita eI cacciatori , sugli abusi di
potere dei governi greci, Angelopoulos gira Alessandro il grande e
poi il documentario Viaggio a Cyteria . Nel 1986 l’incontro con
Marcello Mastroianni, ingaggiato, dopo il rifiuto di Gian Maria Volontè, per
Il volo . Tra i due nasce un’intesa profonda, destinata a rinnovarsi
nel tempo. Dopo Paesaggio nella nebbia , Angelopoulos chiama di nuovo
Mastroianni, stavolta affiancato da Jeanne Moreau, per Il passo sospeso
della cicogna , da molti considerato fra le sue opere migliori,
acclamato da critica e pubblico. Nel 1995 è la volta dello Sguardo di
Ulisse , dedicato alla guerra dei Balcani e funestato dalla morte,
durante le riprese, del protagonista Gian Maria Volontè. Al suo posto
subentra Harvey Keitel. Nell’88 alla Mostra di Venezia riceve il Leone
d’Argento per Paesaggio nella nebbia , poi La Palma d’oro al Festival
di Cannes arriva nel 1998, con « L’eternità e un giorno »,
interpretato dal tedesco Bruno Ganz. Figura di spicco del «Nouveau cinema»
greco, carattere non semplice, esigente, puntiglioso, Angelopoulos ha
descritto, meglio di tutti, la condizione del suo popolo negli ultimi
decenni.
La Grecia dei suoi film è lontana anni luce dagli stereotipi di sapore
turistico che ne hanno sempre caratterizzato le rappresentazioni. Nelle sue
opere, spesso sotto un cielo grigio e piovoso, tra distese montuose
desertiche, è emerso il cuore duro e profondo del Paese, quel nucleo di
sofferenza che forse, solo oggi, con l’esplosione della crisi economica, è
apparso chiaro agli occhi del mondo. Angelopoulos l’aveva raccontato molto
prima, con l’intuito e la sensibilità che fanno di un regista un grande
autore. Nel 2004 aveva avviato la nuova trilogia con La sorgente del
fiume , il secondo titolo, La polvere del tempo , con Willem
Dafoe, era stato presentato al FilmFest di Berlino nel 2009. Il nuovo film
s’intitola L’altro mare , è ambientato ad Atene e narra la storia di
un padre e di una figlia: «Sarà un film sul destino degli uomini - aveva
annunciato l’autore -, sui loro sogni. Il 20esimo secolo ha creato una
speranza di cambiamento, ma adesso il sogno è svanito e ci troviamo a vivere
in un vuoto che le nuove generazioni dovranno riempire di contenuti».
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