E’ morto Guido Fanti,
uno dei grandi sindaci di Bologna
Fu partigiano e militante del Pci fino all'elezione di vicepresidente del
parlamento europeo. Ebbe il compito difficilissimo di sostituire Dozza, ma i
suoi furono anni di costante crescita: a lui la città deve i grandi
cambiamenti urbanistici
E' morto a Bologna Guido Fanti.
Fu sindaco della città dal 1966 al 1970, quindi primo presidente della
Regione Emilia Romagna. E’ stato anche parlamentare, nelle
file del Pci, e vicepresidente del Parlamento
europeo. Aveva 87 anni.
Nato nel 1925, partigiano dal 1943 e comunista dal
21 aprile 1945,
giorno della liberazione di Bologna, Fanti amministrò la città dal 1966 al
1970, anni d’oro per quella che fu considerata il fiore all’occhiello e il
biglietto da visita del comunismo italiano nel mondo. Per i sei anni
successivi fu Presidente della regione Emilia-Romagna, poi deputato e infine
parlamentare europeo. Nel 1984 l’apogeo di una carriera in costante ascesa:
Fanti viene eletto vicepresidente del parlamento europeo.
Poi, quando l’allora Pci cambiò nome e divenne Pds, il
graduale ritiro dalla politica. Un abbandono della vecchia linea annunciato
proprio sotto le Due Torri, con la visita di Achille Occhetto
ai partigiani della Bolognina.”Dite che tutto è possibile”, disse allora il
segretario del Pci ai cronisti. E in effetti il partito che fu di
Togliatti e di Gramsci cambiò nome e faccia, e da
lì partì quel processo che avrebbe portato alla nascita dell’attuale Pd.
Fanti il giorno dell’annuncio di Occhetto era a Roma, ma si disse subito
favorevole, seppur con la preoccupazione “di tenere la barra a dritta per
non disperdere il patrimonio della sinistra”. “Un problema ancora
irrisolto”, avrebbe poi aggiunto.
Fanti fu il sindaco che seppe guidare Bologna dopo la ricostruzione dando il
via al decentramento dei quartieri e lanciando il “piano Tange”, dal nome
dell’architetto giapponese che lo progettò.
Il piano avrebbe dovuto creare il cosiddetto “Fiera District”, una zona di
espansione per una città sempre più affollata di studenti. Le torri
dell’architetto giapponese furono costruite, ma il piano non fu mai portato
completamente a termine.
Pur avendo abbandonato la politica attiva, Fanti non ha mai
smesso di avanzare proposte e soluzioni per il rilancio di Bologna. Nel 2009
il suo ultimo affondo nel dibattito cittadino, con la presentazione di un
piano per cambiare il volto di Bologna (http://www.guidofanti.it/
). “Oggi – spiegò – è tempo di un mutamento sostanziale per Bologna, che
deve fondersi con i paesi che la circondano e dare vita a una città
metropolitana. Il primo obiettivo da realizzare è trasformare subito i
quartieri in municipalità”. Ancora adesso la politica locale sembra
impantanata nel raggiungere l’obiettivo.
A Fanti va riconosciuto anche il merito di avere per primo coniato
il concetto di “padania”. Fu il quotidiano La Stampa nel
lontano 1975 a riportare la notizia: un articolo in cui Fanti esponeva la
sua proposta di creazione di una “lega del Po, un coordinamento di tutte le
regioni che si attestano sul Po per avere più potere contrattuale verso il
governo centrale”. Niente a che vedere, ovviamente, con la “concezione
secessionista”, come la chiamò lui, della Lega Nord.
“Era un uomo innamorato della sua città – scrive in una nota il presidente
della regione Emilia Romagna Vasco Errani – Quando si parla
dei nostri valori e dei nostri primati bisogna sapere che si parla di Guido
Fanti e di persone che, come lui, hanno operato come protagonisti di questa
storia importante. Da sindaco di Bologna e poi da primo presidente
dell’Emilia-Romagna, ha lavorato per le istituzioni e impostato la Regione
su fondamenta sane e buone. E di ciò dobbiamo essergli riconoscenti”.
”A Guido Fanti dobbiamo la salvaguardia del territorio collinare e
l’importante opera di riqualificazione del centro storico di Bologna”.
Sono queste alcune delle eredità che lascia Guido Fanti secondo l’attuale
sindaco di Bologna Virginio Merola, che ha annunciato la
notizia della scomparsa “con immenso dolore”.
“Nel suo mandato – ricorda Merola – furono avviati importanti piani per
realizzare edilizia popolare e sociale. A lui dobbiamo il Fiera District,
figlio della lungimiranza di Fanti che diede incarico a Kenzo Tange
di realizzare una nuova cittadella. Il mio ricordo è dunque quello
di un uomo che ha saputo innovare, sia dal punto di vista culturale che
urbanistico, avendo a cuore la città e la tutela del suo patrimonio
artistico e architettonico. Alla moglie e ai figli esprimo il cordoglio
della città di Bologna.