E’ morto Arthur Miller,
scrittore e drammaturgo
Arthur Miller è morto all'età
di 89 anni nella sua fattoria di Roxbury in Connecticut che aveva acquistato
nel 1958 quando era sposato con Marilyn Monroe.
Il commediografo era malato di
cancro e di recente si era aggravato per una polmonite a cui si erano
aggiunti problemi di cuore. Al suo capezzale c'erano la sorella Joan
Copeland, la figlia Rebecca Miller, sposata con l'attore Daniel Day Luis e
Agnes Bailey, la giovane pittrice di 34 anni con cui Miller stava vivendo,
seppure così anziano, una storia d'amore.
Drammaturgo fondamentale per
la storia del Novecento, Arthur Miller nasce a Manhattan il 17 ottobre 1915
da famiglia ebrea benestante. Dopo la crisi del 1929 deve affrontare le
difficoltà e lavorare per mantenersi e frequentare la scuola di giornalismo
dell'Università del Michigan. Non tarda a scoprire la sua vera vocazione,
quella del teatro, nel quale esordisce a soli ventuno anni. Dopo la laurea
conseguita nel 1938 frequenta un corso di drammaturgia grazie ad una borsa
di studio e viene ammesso al seminario del Theatre Guild.
Scrive copioni per la radio e
debutta a Broadway con "L'uomo che ebbe tutte le fortune" nel 1944, un'opera
che, pur ottenendo il parere lusinghiero dei critici, viene replicata solo
quattro volte. Si cimenta anche nell'ambito della narrazione con "Situazione
normale" e nel 1945 con "Focus", romanzo sul tema dell'antisemitismo nella
società americana.
"Erano tutti miei figli", del
1947, è il primo lavoro teatrale di successo ed è subito seguito nel 1949
dal già ricordato "Morte di un commesso viaggiatore", (sottotitolo "Alcune
conversazioni private in due atti e un requiem"), che fu salutato in America
come una sorta di evento nazionale, (a Broadway 742 repliche). Il
protagonista Willy Loman è il paradigma del sogno americano del successo e
dell'autoaffermazione, che si rivela in tutta la sua ingannevole precarietà.
Il 22 gennaio 1953 è la volta
de "Il Crogiuolo", conosciuto anche con il titolo di "Le streghe di Salem",
testo che, ripercorrendo una vicenda di "caccia alle streghe" avvenuto nel
1692, allude al clima di persecuzione inaugurato dal senatore Mac Carthy,
contro l'ideologia comunista (ne farà esperienza più tardi lo stesso Miller).
Il 29 settembre 1955 va in
scena "Uno sguardo dal ponte", una tragedia con risvolti incestuosi in un
ambiente di emigranti italiani in America, abbinata a "Memorie di due
Lunedì", un testo autobiografico, una sorta di "metafora"
dell'incomunicabilità e della solitudine di un intellettuale.
Trascorrono poi anni di
silenzio creativo in cui Arthur Miller vive la sua breve esperienza
matrimoniale - dal 1956 al 1960 - con Marilyn Monroe, la seconda delle sue
tre mogli.
È del 1964 "La caduta", che
racconta l'esperienza di un ménage controverso fra un intellettuale e
un'attrice, opera in cui tutti hanno intravisto risvolti autobiografici,
mentre Miller si è sempre accanito a negarli. Dello stesso anno "Incidente a
Vichy" parla di ebrei arrestati in Francia dai nazisti.
Seguono molti altri titoli,
ognuno dei quali ha incontrato alterne fortune: nel 1973 "Creazione del
mondo e altri affari"; nel 1980 "Orologio americano" (un affresco di vita
americana durante la grande depressione); nel 1982 due atti unici "Una
specie di storia d'amore" e "Elegia per una signora"; nel 1986 "Pericolo:
Memoria"; nel 1988 "Specchio a due direzioni"; nel 1991 "Discesa da Mount
Morgan"; nel 1992 "L'ultimo Yankee" e nel 1994 "Vetri rotti", dove ancora
una volta si intrecciano psicanalisi, drammi storici sociali e personali,
con una sottile denuncia nei confronti della responsabilità individuale.
Arthur Miller sembra comunque
non essersi mai completamente liberato dal fantasma di Marilyn. A 88 anni
suonati è tornato su quella tormentata relazione con un nuovo dramma,
intitolato "Finishing the Picture" ( che può esser tradotto come "finire il
film" o "finire il quadro"), la cui anteprima mondiale è andata in scena al
Goodman Theater di Chicago per la regia di Robert Falls.
11 Feb 2005
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Addio ad Arthur Miller ultimo grande
commediografo americano |
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Il suo recente lavoro dedicato alla ex
moglie Marilyn Monroe. Autore tra gli altri di «Morte di un commesso
viaggiatore», è morto ieri sera nella sua fattoria di Roxbury in
Connecticut che aveva acquistato nel 1958 quando era sposato con Marilyn |
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NEW YORK - L’ultimo lavoro di Arthur Miller, il leggendario
commediografo americano morto ieri a 89 anni, è stato un lungo addio a
Marilyn: l’anno scorso, 44 anni dopo il divorzio dalla diva al platino,
lo scrittore newyorchese aveva mandato in scena a Chicago una piece
teatrale in cui aveva rivisitato la fine del suo matrimonio sul set
degli ’Spostati’.
Era stato un addio, e da ogni punto di vista un mesto addio: al pubblico
’Finishing the Picture’ (Finire il film ma anche il quadro) non era
piaciuto e il pubblico aveva disertato i botteghini del Goodman Theater
di Chicago dove l’ultima opera di Miller era stato in scena appena poco
più di un mese.
Ora, con la morte del suo autore, non è certo se il dramma approderà a
Broadway.
’SPOSTATI’, UN FILM SEGNATO DALLA SFORTUNA - Gli ’Spostati’ fu un film
segnato dalla sfortuna: fu l’ultimo per Marilyn ma anche per la sua
co-star Clark Gable che morì d’infarto due settimane dopo aver lasciato
il set a soli 59 anni. Miller aveva scritto la sceneggiatura mentre il
suo matrimonio andava a rotoli cinque anni dopo aver incantato
l’America.
L’unione tra ’grande cervello americano’ e il ’grande corpo americano’
come li aveva definiti all’epoca Norman Mailer, aveva affascinato
l’America come e quanto il mito dei kennedy ma era arrivata ormai al
capolinea quando nel 1960 la coppia era arrivata a Reno per le riprese
degli ’Spostati’. Nella capitale dei divorzi del Nevada Marilyn era
perennemente imbottita di Nembutal e sull’orlo continuo della crisi di
nervi.
Non era la prima volta che Miller rivisitava il mito di Marilyn: 18 mesi
dopo il suicidio dell’ex moglie aveva mandato in scena ’After the Fall’,
che all’epoca fece scandalo e fu contestato dai fan della diva che
l’avevano giudicato irrispettoso nei confronti della sua memoria.
’Dopo la Caduta’, con cui il commediografo aveva detto di aver voluto
liberarsi per sempre dell’ossessione verso l’ex moglie, era generalmente
considerato il lavoro teatrale più autobiografico di Miller, ma
’Finishing the Picture’ ne aveva spiazzato il primato: la nuova piece,
come dice il titolo, cerca di «finire il quadro» rimasto incompiuto.
KITTY E’ UNA DIVA DI FAMA MONDIALE - Come le riprese dei ’Misfits’,
anche il nuovo dramma è ambientato in un hotel di una città del West. Un
produttore sta cercando di decidere se abbandonare un film di cui sono
in corso le riprese. Il film è in ritardo di cinque settimane e Kitty,
la sua star, non sembra essere nelle condizioni ideali per continuare.
Kitty, una diva di fama mondiale che non appare mai sul palco: resta a
letto per ore mentre il cast la aspetta sotto un caldo da deserto
africano, indignato e irritato per la vana speranza che la diva
riemerga.
Kitty ha gravi problemi: ingurgita pillole, beve come una spugna, mangia
gelato a colazione, vaga nuda per i corridoi dell’hotel. Al suo letto, o
per meglio dire al suo capezzale, siedono in permanenza i maestri di
recitazione, ispirati a Lee e Paula Strasberg, i due leader dell’Actors’
Studio che accompagnarono Marilyn a Reno durante le riprese dei Misfits’.
FANTASMI DI COSE CHE HA FATTO SUL PETTO - Come Monroe, anche Kitty è già
stata curata da due dei migliori analisti d’America. Ha «fantasmi che le
pesano sul petto», afferma Miller attraverso uno dei suoi personaggi:
«Fantasmi di cose che ha fatto».
Come Marilyn anche Kitty è sposata a uno sceneggiatore di nome Paul:
«Tutti vogliono qualcosa da lei», dice della moglie: «Noi non siamo
eccezione: vogliamo un bellissimo film, per questo insistiamo che si
svegli bella e brillante anche quando lei si sente morire».
Il ’New York Times’ aveva chiesto a Miller la genesi del nuovo dramma:
«L’ho cominciato vent’anni fa, poi mi sono fermato, disperato». Era
stato nel 2002, dopo la morte della terza moglie Inge Morath con cui era
stato sposato per 40 anni, che il commediografo aveva ripreso in mano il
progetto: Non capisco il processo. So solo che è tornato».
Altri hanno visto in modo meno mistico l’origine di ’Finishing the
picture’: «Mio padre ha voluto essere giusto con se stesso e essere
giusto con Marilyn», aveva detto Robert Miller, il figlio del primo
matrimonio che aveva nove anni quando Arthur aveva lasciato la famiglia
per andare a vivere con la diva.
Alessandra Baldini
11/2/2005 |
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