4 aprile 2004 | 17 novembre 2003 | ||||
FuoriOnda | Raiot |
l direttore Ruffini aveva deciso la sospensione
Ha spinto gli autori di Raiot a mettere in piedi una rivolta pubblica contro chi aveva commissionato il programma e ha posto all'ordine del giorno i poteri dell'unico responsabile di rete non filogovernativo. Tutto questo senza che né il presidente del Consiglio né il direttore generale della Rai avessero alzato il telefono per intervenire. Questa surreale commedia dell'assurdo è cominciata quando Paolo Ruffini, direttore di RaiTre, ha chiesto agli autori di Raiot, di rinviare di una settimana l'esordio del programma. Ruffini poneva "un problema di opportunità", alla vigilia dei funerali di Stato per i caduti di Nassiriya, per il lancio di una trasmissione satirica. Ma sollevava anche - senza ipocrisia - la questione della compatibilità di "alcuni momenti del programma" con la "sobrietà" di RaiTre. L'annuncio che la prima puntata sarebbe slittata di una settimana ha provocato l'immediata sollevazione di tutti i responsabili di Raiot, dal capostruttura che gli rinfacciava "un atto censorio che chiude la satira in Rai" fino alla protagonista, Sabina Guzzanti, che invocava addirittura una rivolta popolare contro un simile "atto gravissimo e intollerabile per la democrazia", con immediata conferenza stampa in teatro e infuocati annunci di cause civili. Nessuno di loro voleva credere, conoscendo Ruffini, che si trattasse davvero di una sua decisione. Non poteva non essere un ordine di Berlusconi. Era stato di certo il Cavaliere a censurare la Guzzanti, che infatti spiegava ai giornalisti: "È come nello spot dove faccio Berlusconi e dico: "Ma chi ve l'ha detto che va in onda? Col cavolo che va in onda!"". Poi l'epilogo, con il direttore di RaiTre che sblocca la trasmissione e pone il problema del rapporto tra l'autonomia della satira e i suoi poteri. Un bel pasticcio, come si vede, dal quale non esce bene nessuno. Ruffini ha evitato in zona Cesarini un'immeritata iscrizione all'albo dei censori, ma quei problemi che oggi mette sul tavolo forse avrebbe fatto bene a considerarli nel momento in cui ingaggiò - con scelta felice e coraggiosa - la Guzzanti, invece di accorgersi all'ultimo momento della inevitabile discrepanza tra la "sobrietà" della rete e la non imbrigliabile vis satirica dell'attrice. Gli autori e la protagonista hanno ceduto precipitosamente alla tentazione di dimostrare al mondo (con un intempestivo pathos rivoluzionario) che la realtà si adeguava alla satira, e il Berlusconi in carne e ossa faceva esattamente quello che loro gli facevano dire nella parodia televisiva, censurando proprio la sfida alla censura. L'amara verità che ci rivela questa inverosimile commedia degli equivoci è purtroppo meno banale ma più inquietante. Ed è che nella Rai berlusconiana - presidiata da un direttore generale che interpreta alla perfezione il ruolo di guardiano dell'ortodossia mediatica - è diventata un'impresa temeraria, assai difficile e spesso impossibile mandare in onda un programma che vada al di là delle colonne d'Ercole di Porta a porta: la satira sul potere è diventata una merce che scotta, e chi prova a maneggiarla prima o poi si brucia le dita. Quasi sessanta minuti di show nell'esordio della
Guzzanti
Un debutto che ha registrato ottimi ascolti: in onda dalle 23.27 su RaiTre, è stato visto in media da 1.834.000 telespettatori con il 18.37% di share, ottenendo picchi del 25% e di oltre 2 milioni di spettatori. Un risultato che ha portato RaiTre, dopo la mezzanotte, a diventare prima rete nazionale per oltre mezz'ora. Nell'ordine: Sabina Guzzanti - Uma Thurman, con tanto di spada insanguinata, spiega che "tocca ai comici dire le cose serie... d'altra parte quando c'è un presidente del Consiglio che racconta barzellette..."; e poi Sabina-Annunziata (il presidente di garanzia che non conta un accidente), Sabina-Vespa, Sabina-Palombelli (che riporta il dibattito vicino alla gente denunciando gli alti affitti delle ville di Sabaudia), un accenno al classico Sabina-D'Alema, Sabina-Berlusconi (che parla a reti unificate seduto a una scrivania che naviga tra tele preziose e mucchi di oggetti d'oro e d'argento). Tra una maschera e l'altra Sabina-Kill Bill spiega che l'Italia è al 53simo posto della classifica sulla libertà d'informazione. "Nei Tg non l'avete sentito? D'altra parte se l'aveste sentito non saremmo al 53esimo posto". Ancora, Sabina con la spada in mano ricostruisce la storia politica di Berlusconi - dall'amicizia con Craxi all'appartenenza alla P2 - e quella delle sue televisioni - dalla legge Mammì alla sentenza della Corte Costituzionale che ha stabilito che Retequattro deve andare sul satellite, al Ddl Gasparri fatto per salvarla. Poi la tabella sulla distribuzione pubblicitaria tra giornali, Rai e Mediaset la cui quest'ultima risulta fortemente avvantaggiata. Nessun accenno (d'altra parte la trasmissione non era in diretta) al giallo del pomeriggio sulla censura della trasmissione. "Ci vediamo domenica prossima, forse" ha chiuso Sabina e poi un Riondino-Apicella che canta una canzone con le parole scritte da "Isso". Il gruppo di Cologno Monzese denuncia per
diffamazione
Mediaset infatti ha dato mandato ai propri legali di "avviare azioni giudiziarie nelle sedi competenti nei confronti di Rai e dei responsabili del programma di RaiTre". "Nel corso del programma - spiega una nota del gruppo - sono state pronunciate menzogne e insinuazioni gravissime contro Mediaset, contrarie alla verità dei fatti e di conseguenza lesive dell'onorabilità di una società quotata in borsa". Lesione "aggravata dal fatto che la diffamazione contro Mediaset provenga da un programma trasmesso da una sua diretta concorrente". Ieri sera una Guzzanti in versione samurai ha infilzato con battute al vetriolo un po' tutti, da Berlusconi a D'Alema, da Vespa a Barbara Palombelli, passando per un'esilarante presidente di garanzia Rai "che non conta un accidente" Lucia Annunziata. Ma l'indice di Mediaset punta dritto a quello spazio informativo, fatto di tabelle e grafici, che Raiot ha dedicato a un anno infernale per la pubblicità su giornali e tv. Sorpresa: mentre un po' tutti hanno perso, l'unica a guadagnare è stata Mediaset, con aumenti degli investimenti da parte dei maggiori inserzionisti. Certo non deve essere piaciuta neanche la ricostruzione della storia delle televisioni del premier, dalla legge Mammì alla sentenza della Corte Costituzionale che ha stabilito che Retequattro deve andare sul satellite, al ddl Gasparri.
Punito Andrea Salerno responsabile anche del
"Caso Scafroglia"
ROMA
- La Rai contro la satira politica: tre giorni di sospensione per Andrea
Salerno, giornalista, autore e dirigente di viale Mazzini, colpevole,
secondo il provvedimento disciplinare, di non aver esercitato un
efficace controllo preventivo sui contenuti dello show di Sabina
Guzzanti Giurodidirelavarietà, andato in onda lo scorso
novembre, in particolare sulla puntata in cui l'attrice ironizzava sl
ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, e sulla vicenda del
"pusher" al ministero di via XX settembre.
"La vicenda è di una gravità assoluta": è il commento del
parlamentare dei Democratici di sinistra Giuseppe Giulietti, che parla
di "via disciplinare oscurantista nei confronti del giornalismo,
della satira e di ogni voce diversa". Una vicenda ancor più grave
dei casi Santoro e Biagi, afferma Giulietti: "Non si colpiscono più
nomi eclatanti, perché si è visto che ciò provoca solo danni. I
provvedimenti riguardano direttamente i capistruttura, gli autori, i
responsabili dei programmi, rei di non aver svolto a monte il loro
compito di censori". |
Sabina Guzzanti