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IL 4 GIUGNO 2004 NINO MANFREDI CI HA LASCIATO

ADDIO  NINO MANFREDI

Le pagine di "La Repubblica"

 
 
 

5 GIUGNO 2004

Ogi la camera ardente, aperta dalle 9.30 alle 17.30
Alle 18 commemorazione con Veltroni, Scola, Banfi
Manfredi, la salma in Campidoglio
per l'ultimo saluto dei romani
Saranno dedicati all'attore i prossimi nastri d'Argento
Il suo ultimo film in anteprima a Napoli il 21 giugno
Nino Manfredi con Lino Banfi
 

Manfredi con Lino Banfi

ROMA - Si è aperta alla 9.30, in Campidoglio, a Roma, la camera ardente che consentirà ai cittadini, fino alle 17.30, di rendere omaggio a Nino Manfredi. Sostenuto il flusso dei visitatori, in fila fin dalle prime ore del mattino davanti alla sala della Protomoteca. Dietro il feretro, un maxischermo ripercorre le tappe salienti della vita professionale e personale dell'attore, morto ieri a Roma all'età di 83 anni. I primi a fare ingresso nella camera ardente, dove sono presenti la moglie di Manfredi, Erminia, i figli, ed alcuni amici della famiglia, sono stati il sindaco della capitale, Walter Veltroni, con la sua giunta, il presidente della Regione Lazio, Francesco Storace, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Gianni Letta, il prefetto di Roma, Achille Serra, l'attore Philippe Leroy.

Nel pomeriggio, alle 18, alla chiusura della camera ardente, è in programma una commemorazione pubblica dell'attore. Oltre a quello del sindaco Veltroni, sono previsti interventi di Ettore Scola e Lino Banfi. Ha invece declinato l'invito il regista Luigi Magni, grande amico di Manfredi, che ha fatto sapere che "non potrà essere presente" alla commemorazione. I funerali si svolgeranno lunedì mattina, 7 giugno, alle 11.30, nella chiesa degli artisti di piazza del Popolo, a Roma.

Intanto il sindacato nazionale dei giornalisti cinematografici ha deciso di dedicare a Manfredi i Nastri d'Argento 2004, che saranno consegnati a Taormina la sera del 19 giugno, nel corso del Festival che vide, l'estate scorsa, l'ultima apparizione pubblica dell'attore prima della malattia. Il sindacato aveva già attribuito all'attore il Premio Bianchi, consegnato alla moglie Erminia nel corso della Mostra del Cinema di Venezia 2003.

L'ultimo film girato da Nino Manfredi, La fine di un mistero, diretto da Miguel Hermoso, sarà proiettato in anteprima il 21 giugno al Napolifilmfestival, nel capoluogo campano. Il film è ambientato in Spagna nel 1936, Manfredi interpreta il ruolo di un anziano che ha perso la memoria dopo una ferita alla testa, scampato alla morte per fucilazione. Dopo alcuni decenni riacquisterà la memoria e si scoprirà che, con tutta probabilità, l'uomo non è altri che il poeta Federico Garcia Lorca.

 

4 GIUGNO 2004

Dopo la lunga malattia, Nino Manfredi si è spento a 83 anni
L'ultimo omaggio alla Mostra del cinema di Venezia
Addio all'ultimo grande
del cinema italiano
Dagli anni Cinquanta protagonista al cinema, in teatro, in tv
"Ora sono rimasto solo io", aveva detto dopo la morte di Sordi

ROMA - Dopo una lunga malattia, è morto questa mattina a Roma Nino Manfredi. Le sue condizioni, già assai precarie, nei giorni recenti si erano ulteriormente aggravate. L'attore, 83 anni, era ricoverato nel reparto di terapia intensiva dell'ospedale Regina Margherita di Roma. Il 9 luglio 2003 era stato colpito da emorragia cerebrale. Poi, a settembre, un netto miglioramento gli aveva permesso il ritorno a casa, prima di nuove ricadute e nuovi ricoveri.

Domani, dalle 9.30, sarà aperta la camera ardente in Campidoglio, dove alle 18 il regista Ettore Scola terrà una commemorazione pubblica. I funerali si svolgeranno a Roma lunedì 7 giugno alle 10.30, nella chiesa degli artisti di piazza del Popolo. Il figlio Luca ha chiesto di non inviare fiori, ma di devolvere il denaro all'associazione onlus "Risveglio".

"Albe', lasciami un posto in Paradiso, così continuiamo a scherza', sennò m'annoio...". Così Nino Manfredi aveva salutato Alberto Sordi nel giorno della sua scomparsa. "Ora sono rimasto solo io", aveva detto, quando se n'era andato l'ultimo compagno con il quale aveva condiviso, seppure lungo strade diverse, il viaggio che aveva reso grande il cinema italiano. Una strada lunga, per Manfredi, percorsa fino a La luz prodigiosa, il film di Miguel Hermoso che gli ha fatto raccogliere l'ultimo, appassionato abbraccio dal pubblico della Mostra del cinema di Venezia, a settembre del 2003. Che lo ha consacrato anche, e ancora una volta, con il Premio Bianchi consegnato nella mani della moglie Erminia.

Nino Manfredi

 

Il cinema per tutta la vita. Ma non l'unico banco di prova per quella vena comica e genuina, alimentata dalle origini "burine" mai dimenticate, anzi, valorizzate, quelle radici ciociare delle quali aveva conservato la schiettezza rustica, l'approccio disincantato con le persone e le cose, la testardaggine. Un attore squisitamente italiano, premiato dalla stima del cinema internazionale: nell'estate 2003, al Festival di Mosca, La fine di un mistero, in cui Manfredi interpreta il poeta spagnolo Federico Garcia Lorca, era stato premiato come miglior film.

Saturnino Manfredi nasce il 22 marzo del 1921 a Castro dei Volsci, in provincia di Frosinone. Dopo una laurea in giurisprudenza (presa, diceva, "solo per fare contenti mamma e papà") passa direttamente all'Accademia d'arte drammatica di Roma. Poi, alla metà degli anni Quaranta, tenta la fortuna sul palcoscenico del Piccolo Teatro di Milano con Shakespeare e Pirandello. Ma anche nei teatri romani, e con Eduardo, ed Orazio Costa. Poi, l'incontro con il teatro di rivista. E il cinema.

La popolarità arriva alla fine degli anni Cinquanta, grazie ad una serie di film in cui interpreta malizie e ingenuità dell'"italiano del boom":

Tempo di villeggiatura (1956), Susanna tutta panna (1957), Guardia, ladro e cameriera (1958). Intanto, nel 1955, incontra la donna che gli resterà accanto per tutta la vita: Erminia Ferrari, bellissima indossatrice. Nascono tre figli, Roberta, Luca e Giovanna.

Risale allo stesso periodo l'approdo in televisione, prima con lo sceneggiato L'alfiere (1956), diretto da Anton Giulio Majano, poi con Un trapezio per Lisistrata (1958), al fianco di Delia Scala con la quale conduce, e insieme anche a Paolo Panelli, l'edizione del 1960 di Canzonissima, dove conquista il pubblico con la celebre macchietta del "barista di Ceccano" e il tormentone "Fusse che fusse la vorta bbona...". Pochi anni dopo, è il 1963, il trionfo in teatro, con Rugantino di Garinei e Giovannini.

I riconoscimenti arrivano però con il cinema, come il Nastro d'argento ottenuto per Questa volta parliamo di uomini (1956), di Lina Wertmuller, in cui Manfredi interpreta quattro diversi ruoli. Restano memorabili alcuni suoi personaggi, dall'innocente perseguitato in Girolimoni, il mostro di Roma (1972) all'emigrante italiano in Svizzera di Pane e cioccolata (1974), dal "piede amaro" di L'audace colpo dei soliti ignoti (1959), al barbiere innamorato Marino Balestrini di Straziami, ma di baci saziami (1966) a Titino, l'editore borghese che sceglie la libertà e diventa capo di una tribù in Angola, in Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l'amico misteriosamente scomparso in Africa?

Un successo anche quando tenta con la regia, com'è il caso di Per grazia ricevuta (1970), premiato a Cannes, del quale è anche protagonista. Seguono, ancora, C'eravamo tanto amati (1974), di Ettore Scola, e Café Express (1980), di Nanni Loy, altro Nastro d'argento. E un altro ancora, nel 1977, con In nome del Papa Re, diretto da Luigi Magni, regista, amico e parte di un fortunato sodalizio come dimostrano anche Secondo Ponzio Pilato (1988) e In nome del popolo sovrano (1990).

La televisione però resta in cima ai suoi pensieri. Lì che dà vita ad uno dei suoi personaggi più robusti e commoventi, il Geppetto del Pinocchio di Luigi Comencini. Ma c'è anche Barabba in La vita di Gesù (1975). Ed è proprio al piccolo schermo che regala le energie degli anni recenti, dalle miniserie Un commissario a Roma e Linda e il brigadiere, alle fiction Una storia qualunque e Un posto tranquillo. L'ultima volta, lo avevamo visto, accanto a Fiorenzo Fiorentini, nel film per la tv La notte di Pasquino, diretto, ancora una volta, da Luigi Magni, andato in onda nel gennaio 2003 su Canale 5. Ma era stato anche a lungo testimonial per una nota marca di caffè.

Infne, Venezia 2003. Anche lì, in qualche modo, c'era. Presente fra gli altri protagonisti della storia della Mostra, passati in rassegna dal cortometraggio Venezia 60. Lui era protagonista di un vecchio filmato girato proprio a Venezia. Poi, gli applausi e la commozione quando Erminia ha ritirato il Premio Bianchi. E l'ultima immagine dell'attore, in La luz prodigiosa, in cui presta il volto a Federico Garcia Lorca, il poeta spagnolo fucilato dalla Guardia Civil franchista nel 1936, e del quale non fu mai ritrovato il corpo: "Una storia bellissima, un personaggio che ho molto amato - aveva detto l'attore prima della malattia -, sono felicissimo che alla Mostra di Venezia sia questo mio ultimo lavoro a rappresentarmi".

Addio Nino Manfredi

 

1 GIUGNO 2004

 

Nino Manfredi

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