
Il musicista del Buena Vista Social Club aveva 95
anni
Una malattia lo aveva costretto ad annullare il tour in Europa
E' morto Compay Segundo
maestro della musica cubana
L'AVANA
- E' morto Compay Segundo. Il novantacinquenne cantautore cubano, leader
del Buena Vista Social Club, è morto questa notte nella sua casa
dell'Avana. Nei giorni scorsi era stato ricoverato in ospedale a causa di
una infezione renale. Già da alcune settimane aveva annunciato il suo
ritiro dalle scene, a causa della malattia che lo aveva costretto ad
annullare anche una tournée in Europa. La situazione è peggiorata ieri
sera: il musicista ha perso conoscenza intorno alla mezzanotte e poco dopo
è morto, circondato dai suoi cinque figli e dagli amici più cari. La
salma dell'autore di "Chan-chan" sarà trasportata oggi stesso a
Santiago de Cuba, dove sarà sepolta.
Nato in piccolo paese vicino a Santiago di Cuba nel 1907, Compay Segundo,
il cui vero nome era Maximo Francisco Repilado Munoz, ha conosciuto una
nuova stagione artistica da quando il chitarrista americano Ry Cooder lo
ha "riscoperto" a Cuba. Prima un cd, poi la felice
collaborazione con Wim Wenders per la realizzazione del film "Buena
Vista Social Club", del 1999, dedicato alla vita e all'arte dei
grandi cantanti dell'isola caraibica.
Compay Segundo, il panama sulla testa, il sigaro eternamente in mano, con
i suoi vecchietti dell'orchestra ha venduto quasi un milione di copie, ha
vinto un Grammy Award e ha fatto il giro del mondo portando ovunque la sua
musica. La sua ultima esibizione in pubblico risale al 27 febbraio scorso
quando tenne un concerto all'Auditorium Nazionale di Città del Messico.
Ma prima ancora del rilancio sulla scena internazionale, Compay Segundo
era considerato come uno dei maestri della musica cubana tradizionale e
del "son", tipico della sua regione. La sua passione per la
musica scoppia a Santiago de Cuba, dove a 14 anni impara a suonare il tres,
il tipico strumento a corde cubano, ma la sua carriera vera e propria
comincia all'Avana, nel 1929. In quegli anni incontra Beny Moré, il padre
della salsa moderna. Nel '48 fonda il duo Los Compadres, in cui canta come
seconda voce, detta "segunda", da cui il nome d'arte.
Nella vita ha fatto di tutto: ha lavorato nelle fabbriche di sigari, ha
fatto l'ebanista, il barbiere, l'attore, senza mai abbandonare la sua
musica. Ha anche inventato uno strumento, "l'harmonico", una
chitarra a sette corde. E' stato l'ultimo rappresentante della grande
epoca del "son": con il suo stile inimitabile alla chitarra e la
sua voce roca, ha colpito subito il pubblico europeo. Ha firmato oltre un
centinaio di canzoni, tra cui la celebre "Chan Chan", diventata
un classico. Ha sempre suonato e cantato la sua gioia di vivere: sigari,
fiori, il "ron" cubano e le donne. In occasione del suo
novantacinquesimo compleanno, nel novembre scorso, aveva espresso il
desiderio di una "proroga" fino ai 115 anni.
(14 luglio 2003)

|

"Hecho en Cuba" è il titolo della
raccolta di successi e inediti
firmati Ochoa, Gonzales, Ferrer, Segundo e Omara Portuondo
Buena Vista, un nuovo cd
per i "vecchietti" cubani
di RITA CELI
Tornano
isimpatici vecchietti del Buena Vista Social Club. "Scoperti"
grazie al progetto musicale di Ry Cooder, conosciuti meglio attraverso le
immagini del documentario di Wim Wenders, apprezzati durante i loro tour
italiani da soli o nella formazione completa, i super abuelos
(nonni) della musica cubana non hanno mai smesso di suonare e di cantare.
E tornano di nuovo insieme (anche senza proporsi con l'ormai celebre
sigla) con una nuova raccolta, Hecho en Cuba (su etichetta
Carosello-Warner, in vendita al prezzo di 15 euro), registrata nei
leggendari studi Egrem nel cuore dell'Avana, gli stessi dove qualche anno
fa era nata la magia di Buena Vista Social Club. Il titolo
("Fatto a Cuba") corrisponde al timbro che contraddistingue le
scatole dei sigari cubani, quelli orginali, realizzati "totalmente a
mano". E come un sigaro cubano, il cd ha l'aroma inconfondibile del son
e dei tanti ritmi creati, trasformati e tramandati dagli artisti
dell'isola.
La copertina del primo volume Hecho en Cuba è dedicata alla
scatola dei Montecristo. Sfilando il cartoncino che copre il cd, ci sono
cinque sigari sulle cui fascette ci sono i nomi dei protagonisti della
raccolta: Eliades Ochoa, Ruben Gonzales, Ibrahim Ferrer, Compay Segundo e
Omara Portuondo. Compay Segundo è "l'anziano" del gruppo,
classe 1907, star indiscussa del progetto Buena Vista. Una terribile
artrite ha invece colpito Ruben Gonzales, considerato il più grande
pianista cubano, nato a Santa Clara nel 1919, il primo che portò il mambo
a Cuba: erano gli anni Quaranta, e arrivarono nell'isola anche le tecniche
moderne di jazz. Ibrahim Ferrer, classe 1927, ha pubblicato il suo primo
disco da solista soltanto nel '99, prodotto da Ry Cooder. Poi c'è il
giovanotto dell'orchestra, Eliades Ochoa (del 1946) e c'è Omara Portuondo
(nata nel 1930) una delle più grandi vocalist cubane. Tutti loro hanno
vissuto una nuova giovinezza artistica dopo l'esperienza con Ry Cooder e
Wim Wenders, e hanno diffuso nel mondo il loro talento e la loro musica.
Non a caso l'album è già stato pubblicato in 45 paesi riscuotendo un
enorme successo di vendite.
La
raccolta Hecho en Cuba, oltre a classici del loro repertorio,
contiene anche degli inediti come Te apartes de mi e Pobre
corazon (Compay Segundo), Fabiando (Ruben Gonzales), Bajo un
Palmar (Omara Portuondo y Pio Leyva), La Chica Del Granizado e Nuestra
Ruca (Ibrahim Ferrer), El Cuarto de Tula (Eliades Ocha). A
completare i tredici brani del volume c'è l'inossidabile Chan Chan
(Compay Segundo), Que Lio, Compay Andres (Eliades Ocha), Como
siento yo (Ruben Gonzales) e lo strumentale Buena Vista Social Club
(unico tributo al disco e al film che li ha resi famosi nel mondo).
A sottolineare il legame con uno dei prodotti tipici dell'isola, insieme
al ron, nell'ultima pagina del libretto all'interno del cd c'è una
storia in pillole del sigaro. Dal diario di Cristoforo Colombo che il 28
ottobre del 1492 scrive di alcuni nativi che stavano "bevendo
fumo" a Sigmund Freud che spesso fumava un sigaro mentre ascoltava i
sogni dei suoi pazienti. L'immagine del secondo volume (non ancora
disponibile in Italia) è invece ispirata alla scatola dei Cohiba e, oltre
ai brani dei cinque allegri vecchietti, ospita anche Mami te gusto
degli Afro Cuban All Stars, altra formazione cubana, capitanata dal
maestro Juan De Marcos Gonzalez con alcuni elementi della Buena Vista
Social Club, che negli ultimi tempi ha fatto il giro del mondo.
(18 maggio 2003)

|

o straordinario successo
di "Buena Vista Social Club"
dopo il celebre film-documentario di Wim Wenders
Quel disco senza tempo
rubato dalla mia scrivania
In cima alle classifiche a due anni dalla pubblicazione
È la prova che il pubblico sceglie anche senza i discografici
di ERNESTO ASSANTE
ROMA
- Quando due anni fa arrivò sui nostri tavoli "Buena Vista Social
Club", il disco prodotto da Ry Cooder con alcuni vecchi musicisti
cubani, molti di noi restarono assolutamente estasiati. Quel disco aveva
la straordinaria dote del sentimento, della meraviglia, nascondeva tra i
suoi solchi il sapore della musica che non ha tempo, che sfugge alle mode
e non si consuma, e al tempo stesso permetteva di respirare un'aria di
contemporaneità, di vita, che molti altri dischi di oggi non hanno.
Ma come capita a molti altri piccoli capolavori nessuno di noi pensò che
fosse un cd destinato al successo, al dominio delle classifiche. Eppure
l'avrei dovuto capire subito che quel cd era particolare, che aveva
qualcosa in più, qualcosa di strano e magico e che avrebbe trovato, a suo
modo, una via per entrare nei cuori di milioni di persone. L'avrei dovuto
capire quando, nel giro di sole cinque settimane, mi era stato rubato ben
quattro volte da sconosciuti frequentatori della redazione, costringendomi
ogni volta a tornare dal mio negozio di fiducia per comprarne una nuova
copia.
Certo, accade spesso che qualche disco scompaia dalle nostre scrivanie, ma
i "ladri" non sono quasi mai buoni intenditori, si accontentano
dei dischi di maggior richiamo, non cercano certamente le stranezze, i
suoni raffinati, i personaggi ignoti al grande pubblico. Ed invece, in
questo caso, per quattro volte in cinque settimane, ben due anni fa,
ignoti estimatori della buona musica avevano deciso di lasciar perdere i
cd dei soliti noti e prendere "Buena Vista Social Club", un
disco realizzato da un gruppo di vecchi suonatori cubani, prodotto da un
grande musicista come Ry Cooder.
Oggi, a più di due anni dalla sua pubblicazione, a molti mesi dall'uscita
nelle sale cinematografiche del film di Wim Wenders dedicato proprio ai
musicisti in questione ed alla loro musica, due mesi dopo l'arrivo in
Italia per alcuni fortunati concerti del gruppo di arzilli "rumberos"
cubani, il disco è improvvisamente arrivato al primo posto in classifica,
scavalcando i personaggi dell'estate, i Ricky Martin, le Alexia, i
Jovanotti, i campioni della musica popolare e i prodotti dell'industria
discografica. E lo ha fatto non in virtù di una ricca campagna
promozionale, o di qualche evento che ne ha favorito la popolarità
(sarebbe dovuto accadere quando il disco ha vinto il Grammy due anni fa, o
quando è uscito il film lo scorso inverno, o quando i musicisti sono
arrivati in tour a luglio), ma solo sulla base di un continuo passa
parola.
I "ladri" delle mie copie del cd, insomma, devono essere stati
il punto di partenza, il motore di una virtuosissima catena di
Sant'Antonio, che ha portato un disco registrato nel 1996 a Cuba a
diventare un hit dell'estate italiana del 1999. Avranno amato il disco al
punto di comprarne una seconda copia e regalarla ad un amico caro; avranno
consigliato parenti e conoscenti suggerendo questo strano piccolo gioiello
fatto di sentimenti e musica, di suoni latinoamericani e di passione, un
disco senza tempo e senza età che coinvolge chi lo ascolta in una sorta
di magica celebrazione del potere della musica. E chi ha ricevuto il
disco, o il consiglio, se n'è innamorato a sua volta, pensando che
Ibrahim Ferrer, Ruben Gonzales e Omara Portuondo avessero realizzato il
disco proprio per loro.
E' un caso unico, quello di "Buena Vista Social Club", quello di
un disco che vive di vita propria e che sconvolge le regole del mercato
arrivando da Cuba, dimostrando che, insomma, il pubblico non ama soltanto
quello che la grande industria della musica propone. Magari i
"ladri" delle mie copie di "Buena Vista" sono i meno
meravigliati del successo del disco, sapevano da subito, dalle prime note
ascoltate, che quel cd era uno straordinario scrigno di sorprese e che
chiunque avesse avuto la pazienza di aprirlo avrebbe trovato quello che
avevano trovato loro: canzoni per il cuore e per la mente, realizzate da
un gruppo di vecchi musicisti cubani che nulla sanno di classifiche e di
successi ma che conoscono il segreto della musica meglio di chiunque
altro.
(11 settembre 1999)
 |

n "Buena Vista
Social Club" di Wim Wenders
le vecchie glorie della musica
Energici "supernonni"
di Cuba
di IRENE BIGNARDII
"Noi
crediamo nei sogni" dice una scritta su un muro della vecchia Havana.
Si riferisce ad altri sogni, naturalmente, ma sembra un commento più che
mai appropriato a quello che vediamo raccontato in Buena Vista Social
Club: il ritorno alla ribalta - dopo quarant'anni - di un gruppo di
talentosissimi musicisti cubani che la storia, le mode, le vicende della
vita, gli alti e bassi cubani avevano contribuito a sciogliere,
disperdendo un patrimonio di divertimento e di ingegno musicale. La storia
del gruppo e del suo improvviso ritorno al successo è stata molte volte
raccontata: basti ricordare che i "superabuelos", i supernonni,
come li chiamano adesso a Cuba, sono stati rintracciati e tirati fuori dal
loro quarantennale silenzio da Ry Cooder, che il disco da loro registrato
è diventato un successo mondiale, che hanno vinto il Grammy, e che la
loro vita è ricominciata a tempo di musica.
Wim Wenders, in uno dei suoi momenti di umore felice, ricostruisce questa
vicenda con libertà e devozione, senza mai forzare la mano, senza
avventurarsi in letture politiche o sociali - si accenna per un attimo
alla "crisi di ottobre" e se compare Castro, in una vecchia foto
mentre gioca a golf con il Che, è solo per scherzare sul fatto che il
Che, quel giorno, l'ha lasciato vincere -, abbandonandosi al puro piacere
della musica e della simpatia dei suoi personaggi. Cuba e l'Havana, il
Malecon invaso dalle onde e le case tarlate dalla salsedine, le strade
maltenute e i grandiosi vecchi palazzi, fotografati con molta libertà e
grandi contrasti di colori da Jorg Widmer, parlano da soli e per
allusioni: della difficoltà della vita, dell'ironia e della malinconia di
questa bellissima gente, della musicalità di un popolo.
I superabuelos sono simpaticissimi e belli, dal veterano Compay Segundo,
classe 1907, che, dice, fuma da ottantacinque anni, progetta non si sa
quanto seriamente di fare il sesto figlio e dà la ricetta per il brodo
contro la sbronza, a Ruben Gonzales, classe 1919 ("il più grande
solista di piano che io abba mai sentito", secondo Ry Cooder), che si
era ridotto a non avere più un pianoforte, da Omara Portuondo, l'Edith
Piaf cubana, classe 1930, stile da regina e voce da brivido, a Ibrahim
Ferrer, del 1927, che canta sempre con il suo berrettino da devoto della
Santeria - la religione popolare cubana. La loro musica è travolgente ed
elettrizzante: l'amore che portano al loro paese - la cui bandiera
sventola nell'ultima scena del film sul loro trionfo al Carnegie Hall, in
una sorta di innocente provocazione agli ospitanti Stati Uniti - finisce
per sedurre anche lo spettatore.
(8 maggio 1999)
 |
|