Dopo mesi d'infuocate sedute della Delegazione Municipale, torno' la concordia
fra i consiglieri e si pote' dirimere la controversia sorta sull'argomento
fra il Podesta' ed il vescovo.
Nel marzo 1871 San Rocco sarebbe stata distrutta per far posto all'attuale
Palazzo Modello; quanto agli augustani, essi ottennero dal Comune 65.000
fiorini in contanti, piu' il fondo, valutato 30.000 fiorini, dove oggi
sorge la Chiesa Evangelica Luterana.
E qui torniamo sul binario principale del nostro racconto, poiche' il Comune
ebbe in cambio dalla Comunita' Evangelica proprio il tempio della Santissima
Trinita', privato dei monumenti e degli arredi, per farne la nuova Cappella
Civica.
Alle nove di mattino del 1° febbraio 1871 il Vescovo Bartolomeo Legat
riconsacro' la chiesa riaprendola cosi' al culto cattolico e restituendole
la denominazione originaria. Era presente un folto pubblico fra cui spiccavano
numerosi Consiglieri Municipali e soprattutto il Podesta' Massimiliano
D'Angeli.
Le autorita' cittadine stanziarono una cospicua somma per i necessari restauri
e per l'ampiamento della sacrestia.
Per sostituire una parte del pavimento si utilizzarono dei riquadri calcarei
recuperati durante la demolizione di S.Rocco.
In compenso si volle dotare la chiesa di un tabernacolo nuovo di zecca
con involucro di pietra.
Numerosi arredi della diroccata cappella di Piazza Grande furono trasportati
in quella che era divenuta la chiesa del Rosario.
Vale la pena ricordare gli stalli del Consiglio dei Quaranta (foto
3), pregevoli seggi in legno massiccio, il quadro che rappresenta l'apostolo
Pietro alla pesca, opera di Sante Peranda
e la tela che raffigura il Crocifisso (foto 4.a),
di mano dell'artista di scuola tedesca Andreas Harrlein, che svolse gran
parte della sua attivita' in Slovenia, presso Lubiana.
Un altro dipinto, della stessa provenienza dei due precedenti, e che orno'
a lungo il nostro altar maggiore, ritraeva la Beata Vergine della Misericordia
ed era appartenuto alla Confraternita omonima, fondata nel 1757.
Un discorso a parte meritano le vicende di un'opera, di pennello ignoto,
che al suo arrivo in questa chiesa fu sistemata in un apposito spazio sulla
sinistra. Si tratta della cosiddetta Madonna del Porto, risale al diciasettesimo
secolo ed ha valore di testimonianza storica piu' che di un effettivo pregio
artistico. La sacra effigie veniva da principio venerata dai marinai, che
ogni sera la recitavano dinanzi il Santo Rosario, sotto l'antica torre
del Mandracchio. All'abbattimento della torre, nel 1838, essi protestarono
vivacemente, fino ad ottenere la promessa che il Rosario sarebbe stato
detto in loro vece in San Rocco, dove il quadro era stato trasportato.
Passata, come gli altri dipinti, alla chiesa del Rosario, la tela ne fu
rimossa nel 1961 e da allora si trova depositata presso i Civici Musei
di Storia ed Arte.
L'attuale pala dell'altar maggiore e' molto piu' recente delle opere summenzionate:
risale infatti al 1932. Moderna e' anche la cornice argentea che la circonda.
Nella zona antistante il presbiterio, sulla destra, vi e' una statua
distesa di Sant'Antonio morente, ivi posta nel 1931 per commemorare il
settimo centenario della morte.
La Chiesa della Beata Vergine del Rosario e' divenuta parrocchiale il 1°
marzo 1948 ed ha ottenuto il riconoscimento il 5 gennaio 1949.
L'organo firmato da Francesco Dacci fu purtroppo smantellato per cause
non documentate e ando' perduto intorno al 1939.
Lo strumento odierno, <> dalla chiesa di S.Cipriano, e' di
autore ignoto, ma di pregevole fattura veneziana del XVIII secolo. Si trova
in cantoria dal gennaio del 1958 ed e' il piu' antico dell'intera diocesi.
(foto 2 2a
2b)
Subito a sinistra dell'ingresso principale vi e' il moderno battistero
scolpito da Tristano Alberti. (foto 6)
E' doveroso presentare ancora un angolo della nostra chiesa del Rosario,
l'ultimo non certo per importanza, bensi' con riferimento all'ordine cronologico
che in line di massima abbiamo voluto seguire. Si tratta dell'altare sulla
sinistra, intitolato ai caduti di tutte le guerre.
Fu consacrato da Monsignor Santin il 31 marzo 1962 e si accosta armoniosamente
al soprastante bassorilievo di Ugo Cara' ed al Crocifisso di Carlo Sbisa',
autore anche della portella del tabernacolo.
La mensa, in marmo e splendidamente intarsiata, risale al secolo scorso
e fu recuperata all'Orto lapidario, ove giaceva a pezzi. Essa arredava
un tempo la cappella della nobile famiglia Conti, costruita nel 1732 e
distrutta senza scrupoli dopo poco piu' di 200 anni, condividendo la sorte
di gran parte del centro storico.
Se vi trovaste a passare dalle parti di Piazza Vecchia, non trascurate
di varcare per un attimo la soglia della chiesa del Rosario: senz'altro
con il rispetto dovuto ad un luogo sacro, ma anche con tutta l'affettuosa
curiosita' che puo' essere ispirata da un piccolo, prezioso compendio in
miniatura di tre secoli e mezzo di storia triestina.