Da "LADY IN SATIN" - Billie Holiday -
Arthur Koestler in passato scrisse un libro dal titolo The Ghost In The Machine, un saggio sul totalitarismo; ed i Police, con un ironico e subliminale gioco di parole, usarono il titolo del libro per un loro disco. Ed a ventotto anni dalla sua uscita, Lady In Satin potrebbe essere considerato l'equivalente musicale dell'opera di Koestler, in quanto racconta di tormenti e fantasmi, e della lenta distruzione, ad opera del potere, di una donna che non sa stare al proprio posto.
Questo album, è una profonda indagine autobiografica: la voce una ferita aperta, le sue corde vocali stroncate dalla malignità del razzismo e dall'indifferenza commerciale, ed io sfido chiunque a sedersi e ad ascoltarla senza che neppure una lacrima gli sgorghi dagli occhi. Lady In Satin è una dichiarazione politica fatta da una delle più grandi artiste del ventesimo secolo, e un album essenziale per qualsiasi amante del jazz.
Al tempo in cui questo disco fu per la prima volta stampato, io lavoravo per un quotidiano londinese, e senza retribuzione, facevo recensioni discografiche per un giornale di propaganda politica. Era uno di quei giornalacci messi a forza nelle cassette della posta nel cuore della notte, da entusiasti volontari, e che i destinatari gettavano molto volentieri, nei bidoni della spazzatura. Ma l'editore mi aveva dato carta bianca.
Mi ricordo che quando iniziai l'ascolto di Lady In Satin, ero un fervente anarchico del sindacato di Hollywood. A quel tempo il film The Inn Of The Sixth Happiness veniva proiettato in tutte le sale del mondo, e feci un confronto tra l'esibizione di Billie e quella di Robert Donat, che mentre stava per morire a causa dell'asma, nella sua ultima interpretazione si lamentò e strepitò come lui sapeva fare, cosicché poté lasciare del denaro ai suoi giovani figli. Sia il film che Lady In Satin mi lasciarono atterrito, e così terminai la mia recensione concludendo che quello era il peggior disco che avesse mai fatto.
Ora rabbrividisco di fronte alla mia inesperienza, poiché, sebbene la mia opinione, da un punto di vista tecnico, sia sostanzialmente rimasta immutata, mi rendo conto che non si può giudicare un'opera solo in base a criteri tecnici, e farlo, sarebbe come mettere in ridicolo l'anziana Duse per aver interpretato Giulietta, o condannare Renoir per aver dipinto quando le sue mani erano paralizzate dall'artrite.
Quando Billie registrò questo disco era ormai prossima alla sua fine, e la sua vitalità era già stata rovinata dai problemi con la giustizia. Era più facile sbatterla in prima pagina, perseguitando una donna di spettacolo, nera e tossicodipendente, piuttosto che mettere in difficoltà politici e gruppi di pressione, tentando di colpire le cause della sua tossicodipenza e i suoi fornitori. E' sempre stato così, e nulla è cambiato, eccetto i personaggi e il numero delle droghe ora disponibili.
Vorrei scrivere un libro che documentasse le ragioni del declino di Billie Holiday, partendo dall'energica ragazzina delle prime sessions a Brunswick (1935), per arrivare, alla fine degli anni Cinquanta, alla donna paranoica, dalla salute ormai distrutta, in cui si trasformò. Basti dire che dalla metà degli anni Quaranta, Billie era un'incallita consumatrice di droga. Nel 1947 fu arrestata per aver violato la legge sulla droga, e condannata a trascorrere un anno e un giorno di pena nel Riformatorio Federale della West Virginia, e per il resto della vita la Polizia di New York le avrebbe proibito di esibirsi in qualsiasi night-club della città. Per qualche ragione conosciuta solo dalle autorità locali, tenne regolari spettacoli presso il Club Ivory di Manhattan (che in seguito prese il nome di Birdland), di proprietà dell'allora fidanzato John Levy, sebbene il distretto locale di polizia le creasse dei problemi. Una volta fu sentita sbottare con amarezza: "Sono stata chiamata a cantare in parecchi locali tra i migliori al mondo, eppure, qui a New York, non mi è permesso di essere ascoltata nemmeno nel più squallido bar."
Nel 1952 firmò un contratto discografico con Norman Grantz e iniziò ad incidere una serie di fantastici LP. A quel tempo la sua voce era calata, diventando gutturale e perdendo in estensività, ma queste deficienze di carattere tecnico erano più che compensate dall'emozione e dalle raffinate qualità artistiche che dimostrava di avere. Nonostante fosse stata messa all'indice dal mondo dello spettacolo, i suoi spettacoli al Carnegie Hall, e in altri prestigiosi teatri, furono trasmessi da una rete di emittenti, e nel 1954 la sua tournée in Europa Orientale ebbe un enorme successo. Nel 1954 fu nuovamente arrestata a Philadelphia con l'accusa di uso di sostanze stupefacenti, ma le fu permesso di lasciare la città. Tornata a New York, si fece immediatamente ricoverare in una clinica per la riabilitazione dalle droghe. La cura ebbe successo, ma l'effetto collaterale fu quello di aumentare il consumo di liquori, fino a giungere almeno a due bottiglie di gin o vodka al giorno.
Quando Billie registrò nel 1958 The Lady In Satin, fu posta la condizione che Ray Ellis avrebbe scritto gli arrangiamenti. Lei aveva ascoltato il suo primo LP Ellis In Wonderland, e si era innamorata del suo modo di concepire la musica. La CBS Records aveva incluso una clausola nel suo contratto, che la istituiva rappresentante, e Earle Zaidkins, personalmente responsabile per la sua presenza negli studi di registrazione. Zaidkins, che sembra abbia mantenuto fede all'impegno con massima serietà, si accorse che Billie avrebbe lavorato meglio durante la notte, e così tutte le sessions iniziavano alle dieci della sera, e a portata di mano c'era sempre una bottiglia di gin che potesse calmarla dalle crisi nervose cui sempre più spesso era soggetta.
Ascoltando la base musicale nel nastro di registrazione, si potrebbe affermare che l'arrangiamento di Ellis sia superbo, anche se ritengo ancora che gli archi, nonostante la nota passione provata per essi che sembra risalire alle sessions in Toots Camarata fatte per la Decca verso la metà degli anni Quaranta, non abbiano permesso a Billie di dare il massimo di sé stessa. Come molti altri artisti Jazz, Billie provò a staccarsi dalle sue radici e ad estendere i suoi interessi in quanto cantante in voga e donna di spettacolo. Il senso della sua vita poteva averlo trovato nel canto, ma il poterlo fare, le dava la stessa sensazione di una scenetta divertente scritta da Jean Rhys, per Joan Rivers.
Durante l'ultimo anno della sua vita, Billie tornò in Europa, e chi ebbe l'occasione di vedere uno dei suoi spettacoli avrà potuto sicuramente rendersi conto di quanto male potesse stare. La morte di Lester Young, l'amico a lei più caro, avvenuta nel Marzo del 1959, affrettò il suo declino. Il 31 Maggio fu colpita da un collasso nel suo appartamento, e venne trasportata al Metropolitan Hospital di Harlem dove le fu diagnosticata un'epatopatia complicata da un'insufficienza cardiaca. Incredibilmente si riprese, ma il 12 Giugno fu colpita da un altro attacco di cuore. La polizia ispezionò la sua camera d'ospedale e trovò una piccola busta di carta stagnola che conteneva dell'eroina. In seguito, interrogato, il personale dell'ospedale disse che Billie, soffrendo a causa dell'apparecchio respiratorio che serviva a mantenerla in vita, non sarebbe stata in grado di raggiungere la busta, e che d'altra parte, essi l'avrebbero notata. Tuttavia, comunque fossero andati i fatti, la polizia dispose che una guardia piantonasse la sua camera ventiquattr'ore al giorno, e sebbene questa decisione fosse stata in seguito fatta annullare dal suo avvocato, giunse troppo tardi per impedire alle autorità, di sequestrare i fiori, il registratore e la radio.
Si riprese anche quella volta, e prese anche parte alle riunioni per la realizzazione di un film sulla sua vita. Ma la ripresa delle sue condizioni di salute fu illusoria, e all'alba del 17 Luglio del 1959 morì all'età di quarantaquattro anni.
Quando il suo corpo fu esaminato, furono trovati 750 Dollari legati con un nastro alla gamba: un anticipo per una serie di contratti sulla sua autobiografia. Il suo conto in banca ammontava a 70 Cents. Dalla fine di quell'anno più di centomila Dollari, il risultato dell'incremento della vendita dei suoi dischi, si aggiunsero al totale. Le persone che durante la sua vita l'avevano ignorata e insultata, ora si affollavano attorno al suo simbolico cadavere, a ciò che aveva lasciato, come fanno gli sciacalli dopo che si è verificato un incidente stradale. Billie Holiday non poteva più servirsi di quel denaro datole da chi l'aveva uccisa.
—Michael Brooks
NOTA DEL PRODUTTORE
Lady In Satin fu distribuito contemporaneamente in una versione mono ed in una stereo, sebbene in quella stereo mancasse l'ultimo brano "The Land Of The Love Affair." Quando riversammo le registrazioni originali su CD, il motivo divenne evidente: non era mai stata fatta una versione stereo del brano. Billie non conosceva la canzone, ed ebbe grossi problemi nell'interpretarla. Infine, fu fatta un'incisione, mixata in mono, e Billie vi cantò sopra. Per fortuna, trovammo una registrazione della base non mixata, un nastro con incisa la voce di Billie e una sezione ritmica. Il Tecnico del Suono Larry Keyes, le unì e le registrò su un nastro digitale. Sfortunatamente il registratore che fu usato per registrare la voce di Billie trascinava il nastro un Po' più velocemente rispetto alla base strumentale, e così, quando Billie giunse a cantare il secondo ritornello, la sua voce e la sezione ritmica erano sensibilmente in anticipo rispetto al resto. Larry Keyes, trovò una soluzione immediata affinché le due basi fossero sincronizzate, e il risultato finale è la prima autentica versione stereo di "The Ed Of A Love Affair", prodotta a 28 anni dalla registrazione originale.