Da "BALLADS" - John Coltrane -

 

John Coltrane ha talvolta manifestato la sua perplessità sul fatto che, in più occasioni, viene descritto come "il migliore tra i tenori arrabbiati".

"Suppongo" disse una volta, "che si dica così di me perché suono il sax con una certa energia".

Coltrane, in verità, è una delle persone più miti e tranquille che abbia mai conosciuto nel mondo del jazz. E due o tre anni fa, era forse il più timido. Non che sia diventato espansivo ed esuberante, ma ha fatto molto per uscire da quel bozzolo di quiete nel quale ha trascorso la sua vita privata. Ora è più loquace, ride più volentieri, e sembra essere più sicuro di sé.

Generalmente, una volta giunto sul palco, si bloccava a gambe aperte, chiudeva gli occhi e, senza crollare, suonava dritto davanti al pubblico. Ora sembra che spontaneamente si lasci avvicinare e che lo faccia per chi lo viene ad ascoltare; la musica esce istintivamente, senza forzature.

Fossi stato uno di quegli uomini sapienti che possono dire: "Accidenti! Ho ammirato Bird sin dalla prima volta che l'ho sentito suonare". Ma non lo sono stato: pensavo che Bird fosse assurdo, e sentire la sua musica, fu per me una rivelazione. Analogamente, pensai di Coltrane la stessa cosa. Ciò che mi rendeva perplesso erano la semplicità e la trasparenza di un uomo che in seguito mi portò a rivedere il suo modo di suonare. Ed ecco che scoprii che sotto lo smalto del suono, c'era una musicalità dotata di un eccezionale slancio lirico.

Per un momento, ebbe effetto su di me l'idea che lo slancio lirico fosse un aspetto nuovo del modo di suonare di Coltrane, ma poi misi le mani sul primo suo album. Fu registrato nel 1955 con Tadd Dameron. L'essenza di Coltrane, è contenuta in quel disco, slancio lirico compreso. Dunque, mi ero ancora sbagliato.

Sin dal 1955, il suo modo di suonare ha subito una considerevole evoluzione. Una volta, due o tre anni fa, gli accennai che se tempo fa non avevo approfondito la mia ricerca sul suo modo di far musica, ora invece, mi ci ritrovavo immerso. Gli dissi che non sapevo se il suo stile era cambiato, o se ero io che avevo iniziato ad ascoltare e a capire meglio ciò che suonava. "Probabilmente un po' l'una e un po' l'altra cosa" osservò lui.

Dopo una pausa di riflessione disse: "Suppongo che il mio modo di suonare debba per forza essere cambiato. Sei la seconda persona che ultimamente me lo fa notare". "E chi sarebbe quest'altra persona?" "Mia moglie," disse.

Bob Thiele che produsse questo disco, ritiene che più tardi, lo stile di Coltrane si sia ulteriormente evoluto, e presume che sia stato stimolato dal contatto con Duke Ellington in un altro disco della Impulse! (A-30 Duke Ellington e John Coltrane). Quando Bob chiese

a John di rifare il primo pezzo, Ellington disse: "Non chiedergli di rifarne un altro, altrimenti finirà di imitare sé stesso".

Che sia stata l'influenza di Ellington, o qualcos'altro, sta di fatto che John è notevolmente migliorato. Ora è più immediato, e i suoi assoli sembrano essere più ermetici, più brevi, organici, il che mi ha permesso di vincere le riserve che nutrivo nei confronti della sua musica.

Quindi un album di ballate parve essere fatto quasi su ordinazione. Ma a prescindere da ciò, John ne voleva farne uno. Quando gli chiesi il motivo, lui mi rispose: "Per cambiare". Voleva spostarsi su qualcosa d'altro, o forse voleva avvisare coloro che non se ne erano accorti, che lui poteva esprimersi con più entusiasmo.

Donald Bird disse una volta : "Dopo aver suonato per tutti questi anni, sono giunto alla conclusione che la cosa più difficile sia suonare una melodia lineare, e suonarla bene, con le giuste tonalità, e con sentimento".

Tutto ciò è quello che John fa in questo disco. Suonare su un tempo in levare presenta una serie di difficoltà; le ballate ne presentano altre. Un errore commesso nell'esecuzione di una ballata è più evidente che in una successione di note suonate velocemente.

John non ha avuto di certo problemi.

Quella, è stata uno delle fasi di registrazione più curiose cui abbia mai assistito. Ad eccezione di Easy to Remember, il quartetto non aveva mai suonato nessuno di quei pezzi prima di allora. Arrivarono in sala di registrazione con gli spartiti. Coltrane, McCoy Tyner, Jimmy Garrison e Elvin Jones, avrebbero discusso ogni brano, trascritto le variazioni su cui si erano accordati, avrebbero più o meno provato per una mezzora, e poi le avrebbero registrate. Generalmente i pezzi furono registrati solo una volta.

Un'eccezione fu All or Nothing at All, su cui John aveva scritto "Arabic Feeling". Poiché era ritmicamente più complessa delle altre, sbagliarono l'inizio più di qualche volta, ma poi la fecero senza incontrare altri problemi. John suonò i brani con sicurezza, rimanendo nelle tonalità degli accordi base, senza far sì che ci si accorgesse che i suoi incantevoli fraseggi terminassero in variazioni sulla melodia. Quando era necessario sviluppare un'idea, John risolveva il problema senza esitazioni e con concisione. Non l'ho mai sentito suonare così sicuro di sé.

La crescita di Coltrane prosegue senza ostacoli. Possa egli continuare.

 

—Gene Lees

Torna a John Coltrane

Torna all'elenco