L'inganno.

-LXVII-





   C'erano degli inganni, nascosti nel mio cervello; io dovevo scoprirli, svelarli a tutti i costi. Cominciai coll'appendere al muro, di fronte al mio letto, tutto quel che volevo analizzare.
Avevo cominciato con l'appendere il grande poster comprato a Madrid; ora la ghironda era là, al centro della scena, nella stanza in cui i miei genitori mi avevano concepito: questo mi sembrava un buon inizio. Intorno cominciai a disporre i dieci fogli con i volti; poi, di colpo, mi fermai, illuminato... i volti... i "cinque volti di Dio, o di Adam Qadmon", l'Adamo primordiale: i "Partsufim", in ebraico, erano ciò che sarebbe stata, alla fine dei tempi, la mutazione delle dieci Sephirot... così insegnava la Qabbalah di Isaac Luria di Safed... così la ricordavo: la rottura dei vasi successe per la mancanza d'armonia fra l'elemento maschile e quello femminile, come diceva lo Zohar spiegando l'elenco dei re di Edom in Genesi 36, e in questa crisi delle potenze della giustizia si generarono le potenze demoniache, nelle scintille più dure e più nere, precipitate in basso, e mescolate ai gusci dei vasi spezzati, le "Qelippoth". In questa formidabile deflagrazione primordiale, tutto o va verso l'alto, o va verso il basso, ma nulla resta simile a prima: nulla si trova più al suo posto, tutto sta da qualche altra parte. Questo è l'esilo di Dio, dalla sua unità.
Presi il libro in cui ricordavo essere le migliori chiarificazioni; era di Gershom Scholem, che scriveva: «E così ogni essere a partire da quell'atto originario è un essere esiliato, e deve essere ricondotto al suo posto e redento. La rottura dei vasi continua in tutti i suoi gradi successivi della emanazione e creazione; tutto è in qualche modo spezzato, tutto ha una macchia, tutto è incompiuto
Questo immenso, profondissimo dramma cosmico vedeva uscire dagli occhi dell'Adamo primordiale le emanazioni che i vasi non poterono reggere, e per rimediare a quel caos, dalla fronte di Adamo scaturirono raggi capaci di costruire e guarire. Questo era il Tikkun, la restaurazione. E questo processo si immaginava svolto non solo da Dio, ma anche nell'uomo, attraverso l'uomo, che è coronamento di tutto il Creato. I mondi che le Sephirot liberate dai vasi stavano costruendo, erano mondi in cui si mescolava la purezza della giustizia originaria alle forze del male; ecco che questa restaurazione, il Tikkun, si doveva svolgere o nell'espulsione di quelle forze negative, o nella loro conversione in energie costruttive di amore e di grazia. Così scriveva ancora Scholem: «In cinque figure, che Luria chiama partsufim, ... la figura dell'uomo originario si riforma nel mondo del tikkun. Sono le figure del "longanime", 'arikh; del padre; della madre; dell'"impaziente", ze'ir'anpin; e del momento femminile che lo integra, della Shekhinah, che a sua volta si manifesta in due configurazioni, Rachele e Lia.»
Il principio maschile che con la rottura dei vasi era uscito dalla sua originaria unità con il femminile doveva ora: «ripristinarla su un nuovo piano e sotto nuovi aspetti ... Tutto ciò che accade nel mondo dei partsufim si ripete in tutti i mondi inferiori, in una forma sempre più precisa. Questi mondi si formano nel continuo flusso di luci che s'intorbidano sempre più - e l'opinione di Luria su questo punto era chiaramente che la decima sefirah di ogni mondo, vale a dire la Shekhinah, vi funge insieme da specchio e da filtro che rimanda indietro la vera sostanza delle luci che affluiscono su di esso, mentre lascia passare solo il loro residuo e il loro riflesso, o li irradia a sua volta. Ma nello stato attuale delle cose il mondo del perfezionamento è mescolato con il mondo delle potenze demoniache, delle Klippòth, ciò che costituisce il carattere grossolanamente materiale che esso assume nei fenomeni fisici.». Questo, e molto altro, insegnava Luria e spiegava Scholem. L'esilio dell'anima dunque era qualcosa il cui teatro era il mondo della natura e dell'esperienza umana.
Disposi i disegni dei volti nelle posizioni delle Sephirot nell'albero, costruendone un altro con i fogli disegnati, a fianco del poster di Bosch... un volto vuoto era là a guardarmi... là, al posto della nona Sephirah: Jesod...
Di colpo ricordavo perfettamente, parola per parola, ciò che usciva dalla mia bocca mentre spiegavo a Sophia e Ahasvero di come la ghironda di Bosch nascondesse l'albero sefirotico: «...le Sephirot sono ciò che era uscito da Dio nell'atto della creazione. Il più delle volte si traduce con "emanazioni", comunque Dio si espande, col suo soffio, probabilmente, e la sua espansione si divide nei vasi che sono destinati a contenerla. I primi tre, Kether, la Corona, Hokmah, la Sapienza o la Saggezza, e Binah, l'Intelligenza, inizialmente reggono benissimo, e fanno da motore al movimento verso le altre. Ma poi ecco la catastrofe: quei vasi si spezzano, e tutta quell'energia, quella luce, si spande caoticamente, dando origine al caos primordiale, o alla materia prima...»
«Bravo, bravo. La materia prima no; quella grossolana, magari... ma continui!»
«Se osservo come la figura dell'albero sefirotico si sovrappone perfettamente alla ghironda di Bosch, posso allora capire che gli omini in cima, impegnati in azioni assurde, fisicamente impossibili, stanno in realtà cercando di far girare quella ruota del suono, e quindi dell'universo, o il movimento armonico della vita... o l'Armonia delle Sfere... proprio dove sono le prime tre Sephirot; e fanno ciò con una manovella tripartita, e dalla parte della ghironda dove Bosch mette i fori armonici, cioè l'uscita del suono, dove avviene l'espansione dell'aria che si è messa in vibrazione all'interno del corpo dello strumento.
Il perno della manovella è Kether, il punto primordiale della creazione; quindi il movimento dovrebbe essere: dalla Sapienza, Hokmah, la prima espansione, verso l'Intelligenza, Binah, che è come il fiume che scorre verso le altre; e infatti è così che cerca di girare la manovella quell'omino lì. E l'altro regge sulla schiena l'origine della vita, simboleggiata da un uovo...»
«Perché no? E poi?»
«Vedo la Grazia e l'amore di Hesed nel gesto delle braccia che suonano il triangolo... certo, è crudele, ma in tutto quel frastuono d'inferno mi sembra l'unico gesto delicato... e Gheburah, a sinistra, è la rivelazione del male, con lo sguardo arcigno della suonatrice di triangolo... brutta faccenda, e da quel lato escono schiere di dannati e di demoni... poi c'è Tiferet, al centro, la Bellezza e l'Armonia, l'Illuminazione, ma è nascosta dietro il legno dello strumento, proprio dove indoviniamo essere la sordida vagina della strega suonatrice di ingannevoli triangoli, ricettacolo di tutte le volgarità e generatrice di mostri... »
«Indubbiamente. E siamo a sette...»
«Poi viene Nezah, la Resistenza, la Sopportazione...»
«...E siamo a sette!» ...Maledetto! Era riuscito a fermarmi! Era riuscito nel perfetto inganno! Piccolo, invisibile inganno! quasi a dire: «e siamo a sette; è il giorno del riposo: chétati, fermati, lasciati andare... dormi... calmati... dormi... non andare a otto... non andare a nove... non c'è, il nove... calmati... dormi...» Maledetto! Eppure quel nove, Jesod, è proprio là nel manico! proprio là dove si immagina di reggere con la mano l'albero, dove si pensa di impugnare quella ghironda!!
Ricordavo perfettamente: «...In effetti Hod, la Gloria, è proprio dove siede il mostro-cornamusa che spara fumo dal culo... pardon, dal di dietro, indicando che quella gloria lì è tutta vanità e fumo, e non c'è arrosto che non sia quello dei dannati nel fuoco eterno...» Guarda! Non spara nessun fumo dal culo! Non ha una pipa in bocca! È una lingua simile a un frustino, con quattordici palline, come le note di una scala di due ottave, il massimo di una normale estensione vocale! mentre sull'arpa, a palline simili s'attaccano le ventun corde delle tre ottave di quello strumento... finendo, in cima a tutte, su una terrificante sensibile non risolta... suono interrotto, spinto dall'inerzia formidabile della sua tonica, ma eternamente sospeso sul vuoto di quella sommità troncata: doremifasollasi... e poi nulla! Non c'è l'ottava, non c'è la nona!!
Parola per parola... «...E infine, qui sulla fine del manico della ghironda capovolta a testa in giù, in questo spazio circolare dove Bosch ha dipinto la cassetta dei piroli per l'accordatura, c'è Malkhut, dov'è esiliata la Saggezza di Dio, dove tutte le cose si accordano e procreano, a volte bene e a volte male, a seconda di come il mondo dispone e ridispone le cose fra le Sephirot...» Sì, «il mondo»! O i demoni! Maledetti!!
«...proprio come il suonatore accorda il suo strumento... e poi, guardate e contate: i tasti della ghironda sono dieci, come le Sephirot, e le sue corde, contando i piroli, sono cinque, come le lettere del nome di Dio traslitterato in latino: Ieova; quello strumento vorrebbe raffigurare tutto il pensiero dei cabalisti, come inutile vanità e schiavitù dell'errore! È una messa in ridicolo della mistica ebraica! Vuole rappresentare l'illusione di mimare lo Tzimzum divino, la sua ritrazione, o contrazione; oppure mimare il suo ininterrotto soffio creatore di vita in una inebriante illusione di vita eterna, una droga acustica dei sensi...» Ah! «Guardate e contate» Pazzo! Stupido! Che ridicolo imbecille!! Presuntuoso, ignorante piccolo insetto nelle mani del demonio della tua vanità! «il nome di dio in latino...» Non senti quanto sei stupido? Quanto sei ignorante?! Sembri Indiana Jones all'ultima crociata!
Guarda: guarda quel tamburo azzurro ai piedi della ghironda! Guarda dov'è morta la tua Sophia! Quella Sophia che aspettava la tua chiamata, anche solo una semplice telefonata, mentre tu lo ascoltavi dire: «Andiamo, non mi verrà a raccontare che la sua bella Sophia è a casa sua che l'aspetta! L'avrà piantata in asso o il giorno dopo o dopo una settimana di "non posso vederti ora", "lasciami sola per qualche giorno"...»
«Il giorno stesso, perché quello dopo già non c'era più. E lei come lo sa?»
«Ah, beh, era chiaro come il sole: Sophia guardava tutti, in quel bar in cui vi ho invitati, meno che i suoi due amati ebrei erranti. Pensava "questi due parlano, parlano, e si parlano addosso; io con la gente che si fa le pìppe intellettuali non ho proprio niente da fare".»
«Sì, ma a me piaceva lo stesso, e ci sto male anche ora...» E lei è morta! Nella solitudine, nella disperazione!! Forse era lei l'unica donna della mia vita!! La vera metà della mia anima!! E tu, Ahasvero, Hans Hass, maledetto Hans dell'odio, tu, Joseph Dutilo, mi hai privato di lei, diventando uno specchio per rifrangere le mie percezioni più stupide!
Sophia è morta immersa nell'azzurro gelido del ghiaccio, nel suono congelato di quegli stridori, col dolore addosso di tutta la violenza che il mondo le aveva fatto...
Sophia violentata... la mia Sophia... per il godimento di pochi secondi, per un poco di sperma che esce e l'insemina di morte... ragazze vendute... sesso, violenza, droga, guerra...
...Joseph Dutilo: continuavo a ripetermelo... presi il libro di De'ak... ricordai... «D'accordo. Abbiamo cominciato con un ventidue e un nove da infilarci in mezzo; ora quel nove lo sposti a destra. - 229? Ecco la pagina. - Legga l'ultima nota, l'ottava. - Nota otto, eccola:...». Ed eccola di nuovo, davanti ai miei occhi: «Popper possedette diversi violoncelli durante la sua carriera. Il più importante fra quelli, per il quale lui ebbe una speciale predilezione, era il Nicola Amati (1650). Fu venduto dalla Signora Popper, tramite un commerciante di Vienna, a un violoncellista che viveva in Germania. Popper possedeva anche un G. B. Grancino, del seicentottantacinque, che fu venduto ad Alfred Wallenstein nel venti, anche questo in Vienna.
Per molti anni Popper usò con frequenza il suo J. B. Guadagnini (...del '72). Fu venduto in Inghilterra, e portato negli Stati Uniti attraverso Wurlitzer ed Emil Herrmann, e infine venduto a Joseph ...Ditullio...» No!! Non DUTILO!! Non c'era scritto Dutilo! Era scritto «Ditullio», non dutilo! DITULLIO! Bello chiaro, lì, davanti ai miei occhi: DI-TUL-LIO!
DU-TI-LO... L'U-DI-TO!! Maledetto! L'udito che stavo perdendo! L'inganno acustico! Uno dopo l'altro venivano alla luce i tuoi inganni! Lucifero!
Ahasvero!! Tu sei Lucifero! «...malediva suo padre, sua madre, la sua nascita nel destino d'essere strumento del più subdolo dei demoni: Lucifero! Lucifero che aveva vinto, con l'astuzia d'offrire il suo inganno ottico all'organo dell'udito!...» Ecco com'eri riuscito a tenermi nel sonno della ragione! Ecco come mi stavi usando!
Pagina 22: sì, il violoncello era lui! senza dubbio! Io avevo in mano quello strumento!! Liszt, maledetto! tu, allievo prediletto di Salieri! Avevo fra le mani i tuoi manoscritti veneziani... «Avec mille excuses/ de la mauvaise écriture,/ de la mauvaise encre,/ et des grattages de ce/ mauvais morceau,/ ce manuscrit/ est offert, selon/ souhait, à/ Ugo Bassani,/ par son très affectionné/ F. Liszt»; ecco la prima nota: il La a vuoto del violoncello! «La lugubre Gondole... Die Trauer Gondel... Andante Mesto (non troppo lento) Metronomo = 72...» ...il tempo di un violoncello... «...Dunque, la bellissima pupilla di Liszt, la figlia di Menter... - Sophia... - Si sposerà Popper e in dote gli porterà il Guadagnini nel '72.» ...un violoncello in mano alla vanità... «...Cioè Popper si sposerà a una carriera e a un violoncello: il violoncello del Re dei Re, il suo sogno di gloria e onori... ecco perché l'anno di fabbricazione del Guadagnini è dato da De'ak come il '72, e non il '45... - È Franz Liszt a star dietro a tutte queste faccende: nel '44, a Monaco, incontra Piatti che sta disperatamente cercando di far fortuna...» Franz Liszt!... la lugubre Gondola di Venezia, del dicembre dell'ottantadue, dieci anni dopo... eccole, le note della tua Gondola di Caronte, le tue note: poche, pochissime note, rarefatte note, essenziali note, come i tratti di un pennello Zen... che dipinge l'inferno!
Ecco la gabbia per la mia anima! L'inganno sublime! D'un lato c'era la Cantilena, così essenziale, così semplice, offerta in umiltà... dall'altro il gesto terribile della sua elezione!
Chi ha scelto, chi ha eletto quella semplice sequenza di note che noi, giorno dopo giorno, ripetiamo, eseguiamo, interpretiamo? Ed eccoci, noi umili interpreti, ritrarci in parte, moderare l'eccesso delle nostre personalità, per mostrare al mondo solo la purezza assoluta di quella sequenza, affinché ognuno ne canti la complessità che gli è concesso trovarvi e riconoscervi... ecco l'ARTE... innalza il povero di spirito, lo eleva!... o l'INGANNA?
Ormai il caos si diffondeva ovunque, da quelle Cantilene semplici, da quelle preghiere, da quelle serene dichiarazioni di fede... ovunque erano demoni! Uomini e donne che offrono le loro vite, le vite dei loro figli, tutte le loro anime al demonio! Rovesciano con l'arte il loro errore, lo consacrano: ...quel Generale... di quanti esseri umani aveva causato la morte, con la sua scelta? Andare lì anziché là: semplice, lineare... le conseguenze? «Oh, la prego, caro amico: non intorbidi le ragioni dell'Onore e della Gloria con mere questioni di complessità... che Iddio ci guidi e ci assista!».