Parole in cammino.

 

 

Da: Claudio Ronco <claudioronco@iol.it>
Data: Tue, 04 Dec 2001 11:33:53 -0800
A: S.
Oggetto: guerra e violoncello



Il giorno 4-12-2001 18:28, S. ha scritto:


Mi dispiace che il tuo discorso possa giustificare il terrorismo di Stato, della cui esistenza forse non vuoi sapere. E non hai il diritto di dire cosa pensa "ogni persona civile", il che riflette una grandissima intolleranza; mi giudico civile tanto quanto te, e non la penso affatto come te in questo caso...
Meglio suonare il violoncello che tenere discorsi di questo genere...

Spero che un giorno ci sarà uno stato palestinese accanto a quello di Israele, però ogni giorno nascono nuove colonie che riducono il territorio di uno stato possibile, quindi la politica dello stato israeliano, che usa la forza, condanna questa gente al terrorismo della disperazione. E questo ti assicuro che non sono sola a pensarlo. Anche tanti Israeliani lo pensano e lo dicono con coraggio, senza giustificarsi con la fede...


ciao,
S
.


 

 

M E D I T A T I O N

 

Nel nuovo testo scolastico per il 6° grado di studi, approvato dalle autorità palestinesi, c'è un capitolo designato all'insegnamento della storia, della tolleranza e dei valori comuni, intitolato "The Honourable Martyrs", disponibile anche in inglese nella traduzione del Middle East Research Institute di Washington.
Trascrivo una parte di un poema da quel libro scolastico, nella versione inglese:

"I lay my soul in my palm
and fling it to the dephts of dissolution.
Either a life that will bring my comrades joy,
or a death that will cause my enemies anguish,
the noble soul has two goals:
death and desire for it."

E più avanti,dove si studia la lezione destinata ad educare i giovani palestinesi alle regole di buona cittadinanza, democrazia e senso della patria, si legge:

"Islam command every Muslim to defend (his land), whenever even an inch of his land is stolen"

cui segue poco dopo la seguente domanda:

"What role can I play in support of the national resistance movement against the occupier and the imperialist?"

Temo quella risposta, considerando il ricordo di una celebre e più volte ripetuta e citata affermazione del Muftì di Gerusalemme, qualche anno fa, che diceva:

"I Mussulmani abbracciano la morte. E guardate alla società degli israeliani: è una società egoista che ama la vita. Questa non è gente che brama di morire per il suo paese o per il suo dio! Gli ebrei preferiranno lasciare questa terra piuttosto che farsi ammazzare, ma il Mussulmano è felice di morire!"

Questo apprende a scuola il giovane palestinese.
Quasi quasi era meglio la "retorica della Patria" di scrittori come Edmondo de Amicis...

E N D  O F  T H E  M E D I T A T I O N

 


 

Cara amica,

sei male informata: c'è già uno Stato palestinese, sebbene da poco tempo, e in quei territori non c'è alcuna presenza di milizia israeliana, secondo gli accordi internazionali. Ma, appunto dopo i fatti dell'altro ieri, tutta quelle zone sono circondate da carri armati e milizia, perché Israele ritiene gli ultimi attentati un atto di guerra, e quindi prepara la difesa e l'eventuale offesa.
Inoltre, prendersi il diritto di accusare Israele di "terrorismo di Stato" è una cosa assai grave e irresponsabile, in una realtà allucinante e sanguinosa come quella attuale. Nessuno Stato al mondo è completamente innocente e "buono", ma è necessario accontentarsi del "meno peggio", il che va giudicato in base a una generica —...ahimè!— considerazione sulle basi più o meno democratiche del suo statuto. E anche sull'effettivo potere che quello Stato esercita sul suo popolo e sulla sua milizia. Questi elementi di giudizio, applicati allo Stato palestinese, si confermano insufficienti, visto che agisce immolando suicidi ed esaltando il martirio ideologico, contro ogni etica accettabile in tempi moderni!

Abbiamo un potenziale tecnologico distruttivo mai esistito prima, nella storia dell'umanità, e questo ci obbliga a formulare nuovi precisi limiti all'etica. L'ex Unione Sovietica non è in grado di controllare il tremendo mercato clandestino di materiali nucleari di spaventoso pericolo per la vita sul nostro pianeta, e nessuno può "civilmente" pensare che resti possibile, in una simile realtà storica, tollerare culture che esaltano il fanatismo e il martirio!
Un popolo che manda a morire i suoi bambini e i suoi giovani, genitori che si dichiarano fieri e orgogliosi del figlio morto suicidandosi per la causa e uccidendo civili innocenti (anche arabi, negli attentati ai bus pubblici...), che accetta di educare la gente indottrinandola con la demagogia mostruosa espressa quotidianamente dai media palestinesi... tutto ciò è FUORI da qualsiasi limite che la civiltà necessaria alla sopravvivenza dell'umanità oggi può accettare!

I palestinesi NON SONO PIU' un popolo senza terra! E questo sia detto avendo stabilito, ormai, di DIMENTICARE tutte le polemiche degli anni passati, sul come e sul perché si siano sviluppate le intolleranze palestinesi verso lo Stato di Israele.
Oggi si deve indubbiamente mantenere uno sguardo diretto esclusivamente alla pace futura, abbandonando considerazioni sentimentali o complesse —come citare l'Olocausto ebraico contrapposto a quello palestinese—, e a seguito di ciò, evitare le "simbologie", qual è il ritenere che l'elezione di Sharon sia stata una "provocazione" per il popolo di Palestina. Ora, si pretende di accusare Sharon come terrorista, criminale di guerra, rappresentante di un mondo di falsità e inganno! E Sharon è un ministro eletto DEMOCRATICAMENTE in un paese democratico nel quale esiste un libero dibattito popolare, che ti piaccia o no! Un paese nel quale si può dire tutto e il contrario di tutto, perché il "dialogo" è esercitato e stimolato da una realtà culturale che non accetta assolutismi di alcun tipo, per antica tradizione e per scelta cosciente e spesso conservata con inimmaginabili sofferenze.
Che dire del mondo palestinese, invece, dove si ascolta ovunque e quasi soltanto il ripetere gli stessi slogan, e dove si ignora prepotentemente la VERITA' storica, fiduciosi del fatto che i media mangiano, macinano e vomitano ogni giorno e ogni ora sempre e soltanto ciò che è più facile e istintivo da capire e raccogliere?
Che dire della gente che si vanta di sapere tutto di Israele e Palestina, e parla di "nuovi insediamenti ebraici ogni giorno in territori palestinesi"?
O dimentica l'autonomia data alla milizia palestinese nei suoi territori?
O pretende di poter giudicare le diverse "qualità" delle libertà di stampa e di opinione nelle diverse località mediorientali?
O le diverse "qualità" delle milizie regolari, giudicando quelle israeliane "terroristiche"?
Quale ignoranza della struttura gerarchica e organizzativa di un esercito regolare è "buona cosa" avere per permettersi di credere e stabilire senza ombra di dubbio che un esercito di Stato sia un insieme incontrollabile di "terroristi", al pari di organizzazioni segrete di criminali internazionali?
O forse vorremmo negare a un qualsiasi paese al mondo il diritto di organizzare una forza di difesa il più possibile trasparente e sicura, sotto il controllo di un'etica condivisibile da tutti, in considerazione delle urgenze e dei pressanti doveri posti dal potenziale distruttivo delle armi moderne? O vogliamo perdere tempo nel discutere se le forze armate israeliane siano meglio o peggio di quelle francesi o belghe o americane o russe?

Non è in pericolo solo Israele! Lo sanno ormai tutti: è in pericolo il mondo intero.
Quello che dobbiamo affrontare nel prossimo futuro non è un problema "locale" del Medio Oriente, ma "IL" problema dell'esistenza di un futuro per il mondo intero!
Israele è un'isola di civiltà europea e occidentale nell'"oceano" islamico. E abbiamo due "verità" incompatibili, fra il loro mondo e il nostro occidentale. Se evidentemente nessuna verità può più essere "data e accettata incondizionatamente" come tale, non ci resta che affidare il nostro futuro alla formulazione di nuovi princìpi non di tolleranza, ma di etica, nei quali, primo fra tutti, ci deve essere l'assoluto rifiuto per il martirio e il fanatismo (religioso o politico), e per il terrorismo come arma di guerra.

Infine, suonare il violoncello, per me, non può e non ha mai potuto essere un atto di "intrattenimento", altrimenti potrei pure esser diventato ricco e famoso. Io suono per servire la Cultura dell'Occidente, conservando e proteggendo la "catena" dei maestri che ha formato il nostro linguaggio poetico e la nostra etica di vita. In musica, da Bach a Britten, da Palestrina a Schumann o Schostakovitch, nessuno ha ignorato o insultato le "differenze" (a parte Wagner, purtroppo...), né si è lasciato "contaminare"; ognuno ha contribuito a integrare, gettare "ponti" fra le diversità, per connetterle e creare nuove energie. Questa catena io cerco di continuare col mio lavoro.
E' assurdo e deprimente, quindi, pretendere che il mio lavoro sia "disconnesso" dalla vita e dalla "cronaca" della vita...
Per questo ascolto l'altro, il diverso, e non lo filtro col mio pregiudizio, così come non mi limito a raccogliere informazioni e opinioni da giornali, televisione o internet, ma vivo intensamente in mezzo alla gente, la guardo negli occhi, la cerco, la stimolo.
E parlo con tutti: il panettiere, il barista, la donna sull'autobus, il professore universitario, l'artista, il politico, l'indifferente, lo sportivo... e in tante diverse lingue e modi di comunicare.
Domani pomeriggio suonerò in ospedale per i malati terminali, forse riuscirò venerdì a suonare anche nel penitenziario di Vancouver (pieno di islamici...), e poi per il solito pubblico elegante e colto dei concerti di "musica classica". A tutti esprimo il mio "senso" dell'arte, che non è:

"INDOTTRINARE SUL GIUSTO E SULL'INGIUSTO",

ma :
"COSTRUIRE PONTI FRA LE DIVERSITA', PER CREARE NUOVI PERCORSI DELL'INTELLIGENZA, VERSO LA PACE".

Dunque ribadisco con forza: nessuno deve più tollerare come "civiltà" tutte le culture che continuino ad esaltare, o accettare, o tollerare il martirio quale atto positivo.
Questo, e solo questo, è il necessario punto di partenza per avere un futuro.

Ribadisco anche il mio affetto, e spero di avertelo comunicato anche con questa lettera.


Claudio,

Vancouver, 4 December 2001.

 

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Musica:
Claudio Ronco, da: "Scene dal Mercante di Venezia",
Adagio per flauto e orchestra.
Venezia, agosto 2001.